The Media in the War on Terror

Kim Sun decapitato

Lo ha riferito la Tv Al Jazeera, che ha trasmesso un video di conferma della vera natura dei terroristi islamici e internazionali.

La Tv ha fatto vedere le immagini dei carnefici e di Kim Sun poco prima dell’omicidio a freddo, “costruito” con un un abile impiego delle più moderne e sofisticate tecnologie per provocare paura, scoramento e orrore fin nell’infosfera, e determinare l’abbandono dell’Irak, dell’Arabia Saudita e di tutti i paesi musulmani nelle mani dei khmer verdi: la giovane vittima è in ginocchio, umiliata, ammutolita, vestita di una tuta arancione e bendata. Dietro, cinque babbuini armati con il volto coperto, fra cui il boia con il coltellaccio alla cintura.

“Spezza il cuore dare notizie tristi come queste”, ha dichiarato Shin Bong-kil, portavoce del ministero, nel confermare la notizia lanciata da Al Jazeera.

Kim Sun, 33 anni, era un cristiano cultore della lingua araba che alternava il suo lavoro di interprete in Iraq con un’opera di evangelizzazione.

Seul conferma il dispiegamento delle proprie truppe e la propria alleanza con le forze della coalizione e chiede ai civili sud-coreani non impiegati in servizi indispensabili di lasciare il paese.

Fonte: http://news.bbc.co.uk/

http://www.terrorisme.net/p/article_107.shtml

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Oltre agli sgozzamenti in mondovisione, alle autobombe e alla perfidia dell’impiego dei martiri-killer, continuano intanto in alcune zone del paese gli omicidi – com’è già accaduto in Algeria – di filosofi, giornalisti, scrittori, attivisti politici, donne che lavorano. Sgozzati e crivellati di colpi: come la preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Mosul e suo marito assassinati ieri nella loro abitazione, o due sorelle che lavoravano per una compagnia americana uccise quest’oggi da colpi di fuoco da un ‘auto. “Stanno tentando di distruggere il nostro paese, ma noi non lo permetteremo”, ha dichiarato” il primo ministro Allawi anch’egli minacciato di morte da al Qaeda e il cui governo potrebbe far valere la legge marziale in alcune zone del paese.

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OSSERVAZIONI

Stay Quiet and You’ll Be OK”

” State buoni e andrà tutto bene…” ( Mohamed Atta, ai passeggeri dell’aereo)

Va osservato che per arginare e debellare la peste verde, trattandosi una malattia infausta come l’Aids o certi tipi di cancro in fase aggressiva e con metastasi ubiquitarie e diffuse, il ricorso alle sole forze militari non è sufficiente per eradicare il male che ha radici e rizomi a partire dalla mente, in maniera molecolare, e cioè in ognuno, in ognuna: ancor prima di affiorare sulla scena con parole dure, azioni scellerate e dispiegarsi in massa su intere società, facendo crollare torri, ponti, metropolitane e discoteche… per poi instaurare un lugubre e totalitario regime nei paesi musulmani e ovunque non ci si sottometta alla Legge di Allah oppure, per conservare le proprie leggi, non si paghi il “pizzo” al capobanda, musulmano puro e duro.

Gli esseri umani – anche quando si dicono Leoni di Allah o servi di qualche altro superpotente – non hanno zanne o artigli, ma fragili unghie e piccoli denti. La ferocia è quindi nella mente, nell’odio covato e nel risentimento accumulato e non elaborato dalle arti, la politica, la scienza o una coscienza che per esercitarsi avrebbe bisogno di quella libertà che manca specialmente nei paesi arabo-islamici, mantenuti dai loro dirigenti e dai religiosi nell’ignoranza, in un clima generalizzato di vittimismo organizzato e di esaltazione, eternamente indigente – nonostante le ricchezze petrolifere arraffate dai dirigenti e i clan dei capi. Sono paesi privi di giustizia e quindi della base stessa della relazione umana. L’odio si costituisce in un turbine di affabulazioni, di assurdità e di risentimenti. Ricorre alla ripetizione delle vecchie scritture, alla nostalgia della restaurazione dell’Origine, al sogno del Glorioso Califfato e delle grandi cavalcate nel deserto, inducendo a modi arcaici di elaborare l’invidia e la vendetta. L’odio, alimentato anche da numerosi media arabi e dalle prediche nelle moschee, accende gli animi di passioni guerriere e rappresenta un ostacolo disperante che impedisce di crescere e di evolvere, e fissa l’uomo allo stadio babbuino. Oppure ve lo riporta di nuovo, come per improvvisa amnesia accadde anche in Germania – risentita e in pieno boom demografico – durante l’ascesa, non a caso sfolgorante, della peste bruna e della sua ideologia mortifera, astratta e violenta che andava conquistando soprattutto i giovani – proiettati naturalmente a rottadicollo verso mete entusiasmanti… e catastrofiche.

L’odio – come l’amore o il “desiderio mimetico” analizzato da René Girard – è intenso, feroce e crudele. Sogna di abolire il Tempo. Si fissa in un cuore duro e tenebroso e sembra non avere limiti. E’ questa la fine di un mondo, il nostro, e l’annuncio – ancora barbaro – di altre storie possibili, o anche impossibili… Mi piace credere che certamente il mondo conoscerà periodi di tranquillità mentale e fisica, di fragile felicità e di gioia: e, nonostante tutto, il cielo sembrerà più ampio e il mondo apparirà ancora come quel luogo bello e terribile che è: un universo che, tutto sommato, non è poi un brutto posto per vivere e far vivere.. Intanto, non abbiamo ancora toccato il fondo degli orrori che i babbuini verdi – dotandosi di mezzi sbagliati e perseguendo fini fallaci e perdenti – sono programmaticamente e assolutamente determinati a perseguire (vi sono orrori presumibilmente in preparazione specialmente per l’Europa, quando a luglio scadrà la tregua proposta da bin Laden). Le armi chimiche e batteriologiche – più facili da preparare e da nascondere che non l’atomica islamica che l’Iran sembra seriamente intenzionata a mettere a punto – sono ormai dietro l’angolo. Chi sgozza a quel modo “infedeli” e “apostati”, e ha preparato con tanta feroce determinazione l’inaudito 11 settembre e le stragi di Bali, di Casablanca, di Istanbul, di Gerusalemme, di Tel Aviv e del porto di Ashod, di Nassirya e di Madrid, ha anche affermato più volte di amare la morte più di quanto noi amiamo la vita. E’ il desiderio di morire, nel corto circuito fra Eros Polemos e Thanatos, e gettando i corpi gli uni contro gli altri . Stando così le cose, ci si sta certamente preparando il peggio non fosse che per mostrare all’universo mondo che si oscura e si confonde, ancora una volta, quanto in basso possa precipitare l’uomo.

L ‘uso della forza – che non è certo la felicità e neanche la soluzione – è tuttavia giusto e necessario per evitare – finché si è in tempo – sciagure e pericoli maggiori – e se non si vuole fare come l’Onu sotto i cui occhi strabici e indifferenti si vanno consumando, come già nei passati decenni, le peggiori nefandezze.

Non si capisce la posizione di Furio Colombo, che pure parla del terrorismo come di una orrenda malattia. Forse ritenendola incurabile – per una sua personale forma di pessimismo o forse di disperazione, o anche perché purtroppo esiste davvero anche l’incurabile – vorrebbe che le si lasciasse fare il suo corso. Un po’ cinicamente, magari ritirandosi in qualche biblioteca ( se gli adoratori dell’unico Libro non la bruciano prima) a studiare, lungamente, le possibilità di qualche rimedio più sofisticato, migliore di una volgare barriera difensiva e dell’uso della forza: a studiare – mentre là fuori saltano gli autobus – magari partendo dall’interrogazione – all’infinito – sull’enigma rappresentato dall’esistenza di quello strano male. Il cuore umano è immenso e talvolta il cervellino sembra ridursi al cosiddetto sistema limbico, la parte più arcaica secondo la teoria evoluzionista, non più grande del cervello di un coccodrillo. E tutti hanno una loro ragione per spiegare e giustificare le loro azioni: anche il mostro di Dusserldof o la Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, autrice fra l’altro del libro “ Confessioni di un’anima amereggiata”, scritto al manicomio di Aversa, dove per fortuna fu rinchiusa in tempo e con forza, prima che cominciasse a distribuire saponette di grasso umano ai vicini.

Ci si sarebbe potuto fermarsi a riflettere all’infinito – voltando la testa dall’altra parte come tanti e criticando l’uso della forza – anche durante l’ascesa del nazismo in Europa: considerarla una terribile ed enigmatica malattia e snobbare il grossolano uso della forza, in considerazione delle cause da ricercare e anche delle ragioni avanzate dall’ “avversario”. Non il “nemico”, ma un “povero fanatico-in-lotta-con-i-ricchi-tecnologici” – come teorizza ideologicamente il buon Luciano Violante – a proposito di spietati terroristi che Furio Colombo forse crede si debbano trattare più efficacemente con i guanti bianchi, non anche con la forza.

Nel frattempo, in attesa del meglio e privi energia morale, non si fa neanche il bene. Anzi, in sintonia con le ideologie del comunismo utopico, voler fare l’impossibile diventa un alibi per non fare il possibile per superare avversità, ostacoli e rischi reali; e spesso non si fa altro che sputare ideologicamente veleno su chi cerca di fare il possibile per evitare pericoli maggiori. (gdm).

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