ISLAM E TORMENTO DELL’ORIGINE

Non ho la pretesa di spiegare in maniera esaustiva un fenomeno di così ampia e devastante portata come la crisi che scuote l’insieme del mondo musulmano, dove più che altrove oggi la modernità vira al disastro e assume i caratteristici tratti del marasma paranoico-sacrificale.

Al seguito degli studi di Fethi Benslama, psicoanalista, e della sua èquipe di filosofi e storici riuniti attorno alla rivista ‘ Intersignes ‘ fondata a Parigi nel 1990, si tratta piuttosto di reperire alcuni focolai di tensione, di rottura o di trasformazione, il cui centro di gravità è stato identificato come il tormento dell’origine.

Dietro il tentativo di una restaurazione forsennata del governo dell’origine ( Califfato come nei gruppi binladisti, restaurazione del “puro” islam originario e sforzo estremo nel combattere il presunto e minaccioso ritorno della jahiliyya – l’epoca dell’ignoranza della Legge di Allah – nei vari gruppi che vanno dai Fratelli Musulmani ai jahidisti,) si nasconde di fatto la dislocazione del rapporto al proprio mito sovrano.

L’ESILIO DALLA METAFORA

La famosa pietra nera, un meteorite donato da Allah ad Abramo ( Ibrahim) durante un loro incontro alla Mecca, a cui era presente anche il figlio ritrovato laggiù , Ismaele (Ismail) avuto da Agar ( Hagar) , poi ripudiata e abbandonata nel deserto su incitazione della prima moglie Sarah. Da cui il termine polemico Saraceni, schiavi di Sarah. Ismail è il mitico capostipite , che Maometto racconta riconcilato alla Mecca con il Padre Abramo in modo da fare apparire quest’ultimo come Padre nazionale degli Arabi, annetterlo e accreditarlo come uno dei profeti dell’islam. Era un modo creativo per connettere gli arabi al monoteismo. D’altra parte, è anche una storia di famiglia e di affabulazioni sull’origine che, accolta con entusiasmo da orientalisti come Massignon, è alla base della credenza in una religione abhraminica che conterrebbe giudaismo, islam e cristianesimo ( Maometto infatti annette anche Gesù-Aissa all’islam, un profeta minore che in quanto inviato dal potentissimo Allah non poteva essere morto in croce, bugìa dei cristiani che errano, per non dire delle menzogne dei ‘perfidi giudei’, definiti fin dalla prima sura del Corano, Al fatiha, come “quelli che meritano – letteralmente – l’ira di Dio”, solo per aver cercato di ragionare con i fanatici e aver rifiutato di sottomettersi all’islam che cercava d’imporsi come la vera e unica religione, perfezionamento e culmine insuperabile di tutte le rivelazioni precedenti . L’apocalisse è già avvenuta, prima e dopo l’islàm,non c’è che l’Ignoranza – ed ‘ è come se il tempo fosse abolito, il sole di Allah sempre fisso allo zenith, e il mondo senza ombre. Se c’è qualche macchia, va subito lavata. E lo pseudo-musulmano, così come il non-musulmano preferibilmente eliminato, in modo da restaurare la purezza originaria dell’islam. Questa ossessione è ormai una moda, uno spettacolo, un must per i numerosi giovani acculturati che rivendicano la loro islamicità e sono fans delle gesta di bin Laden e dei khmer verdi, gli sgozza-sgozza in mondovisione, le nuove super star. Stando così le cose, con l’ascesa sfolgorante dell’islam globalizzato sembra prudente – ai nostri sindacalisti – istituire il ramadan anche in Europa e togliere i crocifissi dalle scuole e dagli uffici, anche per non disturbare le bambine con il velo – ovvero quel corpo femminile che non si deve vedere e che rimanda al corpo-occhio dell’origine e a tutta una serie di rimozioni costitutive di una religione che s’impedisce di pensare e di vedere, per quanto sia possibile vedere, una realtà familiare che risulta insopportabile.

Gustav Doré, Agar la ripudiata e Ismaele abbandonato dal padre vagano nel deserto.

D’altra parte, la riconciliazione della famiglia di Hagar, già in partenza così sfigata, non è propriamente una falsità, ma un modo creativo – da parte di Maometto – per sopperire a un’angoscia di abbandono e di deiezione che è comune a tutti gli esseri umani. Siamo stati tutti abbandonati, anche se abbiamo voluto dimenticarlo. L’incontro di Abramo con Ismail alla Mecca non è un fatto storico, ma un evento spirituale. Coloro che, all’interno dell’islam, hanno voluto come taluni spirituali interpretare simbolicamente le Scritture non hanno avuto molto successo, sono stati perseguitati o uccisi dai letteralisti e dai pragmatici e duri dottori della Legge. E come se oggi uno venisse perseguitato dai tribunali in Francia se affermasse che i Francesi non discendono da Francus…Quei rari momenti di effervescenza creatica e culturale che l’islam ha conosciuto in Andalusia o nella Baghdad di Harun ar Rachid si sono verificati quando i principi, nella maggior parte dei casi dei tiranni, sono riusciti a tenere a bada e ad arginare le pretese dell’islam letteralista e legalista. La maggior parte dei musulmani sono abituati, fin da piccoli, ad aver paura dell’islam. Le Andalusie sono passate, dalla leggenda dorata di un islam colto e raffinato siamo stati bruscamente svegliati dalle grida dei lugubri Ayatollah, mentre cadevano insieme alle mani dei ladri le teste dei giornalisti, dei poeti e degli amanti… Sheerazade è morta su un autobus esploso a Tel Aviv, in una discoteca di Bali, o in un bar di Casablanca o di Istanbul. Sheerazade non smette di morire…Nel corso della sua storia la civilizzazione islamica, schiavista e colonialista, ha nella maggior parte dei casi distrutto e beduinizzato i territori in suo dominio, ed è stata nemica della cultura in maniera peculiare e superlativa rispetto alle altre civilizzazioni. La civilizzazione è la morte delle culture. E quella islamica si è dimostrata senz’altro superiore nell’arte della menzogna necessaria, ma anche particolarmente esercitata nell’arte dell’onesta dissimulazione, dell’inevitabile tradimento e della perfidia, oltre che nella millenaria pratica dell’estorsione, del ricatto e della razzia. Jean Genet, per esempio, grande amico degli arabi e specialmente dei palestinesi, li amava proprio perché anche lui bastardo, vedeva incarnarsi nei comportamenti dei suoi quasi-fratelli, le tre virtù che egli aveva elogiato in letteratura: furto, tradimento e sodomia.

Nel mondo islamico moderno non dovremmo aspettarci verso le Scritture atteggiamenti analoghi a quelli occidentali. L’evoluzione occidentale è dovuta a due fenomeni, entrambi prodottisi nell’Ottocento: l’emergere della “critica testuale” della Bibbia e la “fede tiepida” favorita dalle dure e lunghe guerre e lotte per l’ampilamento delle libertà individuali e l’introduzione di leggi umane dove prima vigeva solo il Diritto di Dio, amministrato dai chierici e dai preti, i prototipi medievali dell’intellettuale moderno. Niente del genere nel mondo islamico in cui la credenza religiosa sovradetermina la politica, i discorsi e tutti gli atti di quello che chiamiamo ‘intimità’, quotidianità’ , “vita privata’. Ancora oggi, inoltre, se si rilevano incongruenze nelle Scritture i dotti dell’islam, nella maggior parte dei casi, emettono fatwe per affermare che archeologia e storia hanno torto e la Scrittura di Allah dice la verità e non usa metafore ( anche perché Maometto ha maledetto i poeti, oltre ai cani , agli ‘infedeli-kuffar’ e a quelli che non pagano il ‘pizzo’ ai musulmani puri e duri ). La tendenza islamista, che si pone al seguito dei modernisti ed è più informata di quella tradizionalista, riconosce i risultati della scienza moderna, ma afferma che erano già contenuti nel Libro che così pullula di fatti scientifici: dall’anticipazione dell’embriologia alla teoria del Big-Bang. Solo che è rischioso, perché se tali teorie scientifiche dovessero – come accade nel corso della storia delle scienze – cambiare, i fontamentalisti teo-scientisti si troverebbero spiazzati.

Anche per questo i commentatori musulmani più sofisticati evitano d’impegnarsi nell’attività molto diffusa e ben finanziata che si occupa di ricondurre al Corano le verità della scienza moderna: una riconduzione precaria e omologante che alcuni musulmani tra i più colti condannano aspramente.

I moderni risultati delle ricerche storiche e scientifiche rendono dubbia e metaforizzano ogni presunta o suggerita origine, e di fatto nella maggior parte dei casi ci si comporta come se l’origine fosse definitivamente abrogata. L’abrogazione dell’origine costituisce una prima fonte di tormento per numerosi individui – credenti, mezzi-credenti, agnostici o anche atei – in riferimento a Dio, alla sua morte, al suo ritorno o anche al puzzo che diffonde, da circa un paio di secoli, la decomposizione di quel nobile cadavere. Nella vasta area, composta da circa un miliardo di persone, e che per tranquillità chiameremo mondo arabo-musulmano, l’abrogazione dell’origine assume i tratti di una vera e propria “disperazione di massa”.

A questo esilio dalla metafora dell’origine, un esilio verticale, coincide l’esilio orizzontale delle moltitudini rurali nei pressi dei più grandi agglomerati urbani del pianeta, come per esempio il Cairo.

La disperazione di massa – favorita dal boom demografico, dalla disoccupazione, dalla mancanza di giustizia – che è la base stessa della relazione umana – e dalle condizioni demagogiche esistenti per la costituzione di una coscienza – si proietta sulla scena del mondo e mostra la portata storica e strutturale di questo tormento.

Il mondo musulmano non ha conosciuto veri pensatori, se non occasionalmente per farli subito fuori, e così non c’è nessuno fra di loro in grado di gettare qualche ponte, o perlomeno una passerella fra i tempi. E così si finisce con l’ allucinare l’origine aurorale. Oppure sognare – piattamente, in uno sventolare sinistro di bandiere arcobaleno, una calata dell’Europa verso il Nordafrica e l’afrore dei suk variopinti… “Perché non sognare?… – scrive Tahar ben Jelloun. – E poi l’Europa fredda al nord avrà caldo al sud…” Nella prospettiva di una generale calata, anche di braghe, sognata per i “freddi” e “futili” Europei dal perfido e dolciastro ben Jelloun, si nasconde la miseria – anche intellettuale e umana – di chi furbescamente propone di gettare subito falsi ponti … ( Signor Ben Jelloun, Quando l’Europa incontrerà il Maghreb, oltre che doversi sorbire i suoi dolciastri ammonimenti a superare i pregiudizi verso il suo mondo e ad essere più democratici e rispettosi dei sacrifici fatti dai nostri padri per conquistare quel poco di libertà e di fragile felicità che ci rimane, temo che avremo caldo, troppo caldo… ma questa è un’altra storia…).

DELIRIO DI RAPPRESAGLIA

Intanto, nel dolore, la pena e i supplizi che risuonano di mille gemiti, lamentele e rimostranze sulla distesa di un mondo aperto, e che richiede inventività, flessibilità e soprattutto il coraggio della conoscenza e la capacità di sopportare il vuoto e farne breccia o porta verso nuove creazioni si costituisce dapprima un’attesa inerte verso l’esterno, come un’attesa narcisistica collettiva. Poi – messi di fronte alla realtà dei propri ritardi e delle proprie responsabilità – cova ed esplode un delirio di rappresaglia, un odio per tutto ciò che ha espulso soggetti che si credevano come fusi in un sol blocco fuori dalla metafora dell’inizio.

L’affare Rushdie esprime lo smarrimento e l’odio che coglie il mondo arabo-musulmano quando la letteratura e la storia sovvertono le metafore originarie. Non più un movimento cosmico e celeste attorno all’origine, e neanche il tempo meteorologico del mondo rurale o quello lunare delle carovane, ma quello delle milleluci di New York con le sue torri da abbattere, insieme a un tempo non assoggettato ad Allah bensì a condizioni che non sembrano dipendere che dall’accordo e la libertà degli individui, e da ciò che Deleuze chiamava “ordine del cambiamento interminabile” ( in Critique et clinique, Minuit, 1993).

Quando, come oggi, i tempi virano verso l’impensabile ( ovvero, nel caso dell’islam verso ciò che ci si proibisce di pensare o che non si è in grado di pensare o di sopportare ) , il divenire si urta al delirio di spoliazione, all’invidia e alla volontà di vendetta. E’ “ il regno dei martiri”, come scrive Benslama: un regno, o piuttosto un processo in corso, e di cui purtroppo non abbiamo ancora toccato il fondo, che chiamo: esplosione paranoico-sacrificale

Il delirio di rappresaglia ormai ubiquitario e diffuso dall’islamismo radicale si esercita contro la storia moderna accusata di sloggiare i fedeli, di volerli rinchiudere fuori origine in una incredulità fabbricata alle loro spalle, a loro insaputa… Non potendo prendersela con la realtà, la minaccia vittimista di un ritorno alla jahiliyya – l’epoca mitica dell’Ignoranza della Legge di Allah – viene proiettata in un ambito circoscritto e riferita a un generico e minaccioso Occidente e poi, più precisamente, ai “giudei” e ai “crociati”, identificati di volta in volta come gli ebrei, lo Stato d’Israele, gli Stati Uniti e ora anche l’Europa. Naturalmente non ci si può difendere con la forza ( l’esercito o la polizia) , perché ogni azione di contrasto all’azione terrorista viene interpretata, puntualmente, come la causa del furore terrorista. Qui si possono misurare la profondità e l’estensione di quelle rimozioni della violenza costitutive delle religioni in genere e, in particolare, dell’islam – che noi per comodità chiamiamo religione ( religio), quando in realtà è concepita e viene praticata come din, ovvero come “debito” da pagare al Signore per avere quella pace che deriva dallo scampato pericolo ( di un castigo, o anche vendetta, proveniente dal Signore allucinato in posizione, sempre incombente, di Creditore infinito… ).

L’ASCESA DEL NAZI-TEO-SCIENTISMO ISLAMICO

Non a caso, nello stesso sito ( http://www.ansarnet.ws/ ) in cui un nick name che suona The tunisian sheicks lover riprende in italiano le minacce di al Qaeda all’Europa ora che la tregua sta per scadere ( Dal Web islamista minacce all’Italia) , troviamo le tracce del discorso islamista che sta soggiogando le masse.

Islam the Modern Religion

The Miracles of the Qur’an Part 15
http://api.fmanager.net/api_v1/xmla…d=file,id=16302

Videos

منتدى دعوة التوحيد Calling non-muslem to Islam ( ( زائر ) 60)

مخصص لدعوة غير المسلمين من يهود ونصارى ومشركين وملحدين إلى دين الإسلام بالحكمة

Fonte: http://www.ansarnet.ws /والموعظة الحسنة فقط


http://www.ansarnet.ws/vb/showthread.php?t=9909

Disperatamente, come illustra questo sito islamista radicale ( che sul Corriere della Sera di oggi Magdi Allam ha analizzato per quanto riguarda il significato del messaggio in italiano: Osama ora «parla» italiano: su un sito minaccia di sangue ) si fa appello ala scienza per riempire i buchi e colmare le brecce. Proprio come fa la morte, che appunto riempie i buchi… L’illusione secondo la quale la scienza persegue gli stessi fini della religione islamica segna il protocollo di abdicazione di tutti i nomi, compresi dei 99 nomi di Dio , divisi in altrettanti nomi di Bellezza e di Terribilità…- davanti a una verità del reale che per fortuna o sfortuna è meravigliosamente e terribilmente vuota. Invece di varco verso nuove creazioni, tramite l’esercizio dei limiti della fedeltà e del disinteresse liberamente scelti , il porsi dell’islamico davanti alla verità del reale conduce unicamente alla brutalità autorizzata nel nome del più grande…

Contrariamente ai luoghi comuni e all’idea di un “mondo di poveri fanatici” in lotta contro “i ricchi tecnologici che li sfruttano” ( come sostengono gli antisemiti progressisti, i sinistrati di ogni bordo, compreso Tahar Ben Jelloun famoso scrittore francofono conosciuto per la sua dolciastra perfidia) non si tratta di un ritorno del religioso, quanto della sconcertata manifestazione dell’imputridimento della religione musulmana e della sua ricomposizione, una specie di bricolage, in una NUOVA IDEOLOGIA TOTALITARIA MODERNA, per alcuni tratti simile al nazifascismo : il NAZI-TEOSCIENTISMO-ISLAMICO.

Il nazi-teoscientismo-islamico raccoglie non solo musulmani di origine che vivono borghesemente in Europa, ma anche nostalgici europei del nazismo e comunisti utopici, o giovani sinistrati oppure senili brigatisti non ancora andati in pensione. “ Quando il senso non è più orientato dall’altro mondo – scrive Benslama, – quando l’uomo non è più lo specchio dell’Uno, quando la morte non vi riconduce più, allora il circuito scappa da tutte le parti e ‘prende il niente’ da tutte le parti… Da qui il patetico tentativo di ristabilire l’orientazione guardiana della finalità del senso in un circuito chiuso che conduce da Dio a Dio…”

Traduco, annoto e commento velocemente, per finire, da pag. 88 di “La psychanalyse à l’epreuve de l’Islam” ( Aubier, 2002), sottolineando i passaggi salienti:

Decomposizione e ricomposizione non sono determinate da un gioco d’idee secondo l’aria del tempo, ma da un sistema di regolazione della vita dei corpi.

All’occorrenza, si tratta della disfatta e della rotta di tutta l’economia di jouissance che l’ordine teologale aveva un tempo potentemente strutturato.

Una civilizzazione può ammalarsi se le resistenze alle rivendicazioni pulsionali da essa predisposte non sono più sufficienti.

In mancanza dell’invenzione di nuovi modi di soggettivazione attraverso i quali si effettua una distribuzione più appropriata dei limiti, si osserva l’apparire dall’interno della civilizzazione islamica di forze morbose e crudeli. E nello stesso tempo si verifica un appello reattivo a forme radicali di repressione pulsionale ( per esempio, il richiamo fatto dal ministro della cultura della Repubblica islamica degli Ayatollah a non sorridere senza prima accertarsi di quello che in merito al sorriso hanno scritto i giuristi musulmani… N.d.T.) e l’instaurazione del regno del Dio oscuro…

Reislamizzare, ricristianizzare, regiuidizzare la modernità…, sono le parole d’ordine delle acque del diluvio oscurantista che dilaga e ascende sfolgorando, amplificato dai nuovi mezzi di comunicazione di massa, e predisponendo il luogo della vittima sacrificale di turno. ” O Signore, di fronte a tante munacce ubiquitarie e diffuse, noi ti preghiamo: dacci oggi il nostro ebreo, il nostro arabo, il nostro gay sulle cui schiene appoggiare salutifere bastonate…”. Il Tempo degli Assassini previsto poeticamente da Rimbaud è quello dell’ascesa, non a caso sfolgorante ( quindi non vista) delle ondate ricorrenti della neo-Restaurazione del Senso, del Libro, del Fine assoluto, del Dio-Gesù- Ciclope ( come nel film di Mel Gibson) e dell’Origine allucinata.

“Arriva il tempo in cui – ancora una volta, ma in forme dai tratti diversi dai totalitarismi nazisti e comunisti – preti con la kefiah, ayatollah, bastonatori e/o protettori dei “diversi”e lugubri guardiani dei sogni e dei bisogni degli uomini e delle donne, si pongono come mullah sotto i portici degli Inizi, così come nei punti – sensibili, intensi e feroci – in cui la vita, ogni vita va al di là, per ridurre il corpo sociale in schiavitù, opporsi al divenire della ricchezza corrosiva della vita e godere nel comandare la morte prelevando la triste decima di vita e di carne.

La posizione fanatica – che oggi interroga e minaccia tutti noi , per cui è giocoforza elaborarla in maniera non reattiva e non arcaica – è alla radice stessa del terrorismo islamico e transnazionale. I cui utili idioti sono, ancora una volta, i preti con la kefiah, i multiculturalisti assolutisti, i buonisti arcobaleno , i senili contestatori attardati nella lotta al “sistema”, i bahatisti laici e gli antisemiti progressisti, per dire di quel mondo letterato europeo, nella maggiar parte dei casi sinistrata e in preda a quel gran senso di noia e di sazietà che la predispone allo sfogo della barbarie. Oltre, naturalmente, a innamorarsi sempre dell’uomo sbagliato: di Mao, di Castro o del vecchio terrorista Arafat…

Il fanatico, ricco o povero che sia, assume comunque la figura della Miseria Umana in persona. La posizione fanatica, prostrata sotto il peso della mancanza più grande che ci sia, assume le caratteristiche forme del risentimento ed è alla fonte non tanto della paura di morire quanto del terrore di non essere e del delirio di massa che si genera.

CATASTROFI DEL SACRO

Occorre interrogare la molteplicità delle interpretazioni dell’islam secondo le differenti culture e le differenze all’interno delle differenti culture, tuttavia nell’approccio all’inconscio di soggetti allevati nella tradizione islamica non si può eludere sia la referenza islamica sia l’angoscia prodotta e attualizzata dall’attivismo fondamentalista. “ La religione – scrive Benslama – non faceva ritorno perché non si era mai allontanata…”.

Non si tratta quindi di un “integralismo”, come si continua a dire per tranquillità, bensì di un discorso delirante sull’abbandono, sull’angoscia e – per Benslama – specialmente sull’origine. “ Non appena cominciai a prestare attenzione ai discorsi islamisti – scrive Benslama – mi accorsi che la questione delle origini era la loro idea fissa e la loro passione e che riuscivano progressivamente a fare aderire le masse alle loro ossessioni… cosa significa questo desiderio politico dell’origine e il terrore che l’accompagna? Come interpretare questo desiderio di esilio dal presente? “.

Secondo lo psicoanalista Elvio Fachinelli, scomparso troppo presto, nelle configurazioni arcaiche, ossessive e fasciste ci si trova in uno stato di (con)fusione col morto vissuto come fonte di pericolo, persecuzione e contaminazione… Il sacro – riconosciuto nelle proprie divergenti estrinsecazioni ( dal numinoso al repellente e dall’energico fino al terrificante) può debordare ampiamente dal territorio che noi siamo soliti assegnare all’esperienza e alla teoria religiosa. Un tratto peculiare delle catastrofi del sacro è il tentativo, anche politico, di annullare il tempo.

Pasolini avrebbe parlato in chiave nostalgica di “resistenza al progresso”, immaginando masse “non omologate” di erotici ragazzotti semplici e un po’ selvatici come forse piacevano a lui che ne è morto massacrato sulla spiaggia di Ostia. Benslama parla invece di “desiderio di esilio dal presente”.

L’ intralcio al divenire si configura, di fatto, come forclusione di ogni interpretazione ( anche fascismo e nazismo apparvero come “fenomeni inspiegabili”). Se si misura l’estensione e la profondità di quelle forze che intralciano il divenire e impediscono di crescere umanamente, socialmente e storicamente, ci accorgiamo che sono illimitate. La portata delle devastioni interne ed esterne che tali forze sono in grado di compiere è tale che solo un termine religioso, Satana, sembra adeguato per designare il caporione delle tenebre. Al cuore della problematica islamista la forclusione non riguarda la storia – che si può inventare e affabulare a volontà – bensì ogni possibile metafora dell’origine.

La forclusione di ogni possibile interpretazione dell’origine la si trova perfettamante costituita nei testi fondatori dell’islamismo contemporaneo, specialmente in quelli di Sayyd Qutb, fatto impiccare da Nasser il 29 agosto 1966. Lo sceicco dei Fratelli musulmani opera dapprima una distinzione logica tra l’islam e le società islamiche, poi constata che queste società non sono più governate dalla Legge di Allah ( sharia) in quanto hanno adottato lo stato moderno e i diritti che vi corrispondono, inventati dall’occidente laico ( Satana, però dal loro punto di vista). Dunque, contrariamente alle apparenze, queste società non sono più musulmane… sono regredite verso l’epoca dell’ignoranza ( della Legge di Allah, quindi verso il tempo della jahiliyya, ovvero il tempo della barbarie dal punto di vista islamico), vale a dire verso l’anti-islam… L’azione richiesta si configura come uno sforzo doveroso di restaurazione del diritto di Allah , è la re-islamizzazione delle società e dei musulmani, i quali non sarebbero che degli pseudo… I movimenti islamisti, chi con le buone e chi con le cattive, si prefiggono di conseguenza come compito quello di sgombrare la via alla pre-origine. “facendo ri-passare i musulmani per l’origine… sono degli apostati, peggio, dei simulacri di musulmani la cui morte renderebbe servizio all’islam”.

Gli attentati compiuti dai martiri-killer ( shaid) a Casablanca, a Istanbul, in Arabia Saudita sottolineano il terrore che si sprigiona dal contatto di massa e a corto-circuito con la numinosità dell’origine allucinata ( quello che potremmo chiamare anche “sballo mistico”, in gergo canagliesco), e rivelano anche crudelmente la determinazione strategica e politica di terrorizzare follemente l’apostata.

L’operazione stragista consiste nel colpire d’irrealtà il mondo in cui vive il credente nella tradizione – spesso un credente mezzo-credente, ironico e disincantato, fautore di un islam accogliente, non politico, oppure di un islam all’acqua di rose e fin troppo bonario…

La posizione islamista è quella di un “tormento dell’origine” che coglie soprattutto i ceti borghesi acculturati e individui semintellettuali formatisi in occidente e in crisi d’identità. Qui l’islamista dell’origine incontra l’aderenza di una disperazione di massa. Dal punto di vista eminentemente psicoanalitico e storico in cui si pone Benslama, la posizione del “tormento dell’origine” è anzitutto il sintomo di un dissigillamento della solidarietà tradizionale tra la verità e la legge, lasciando il soggetto con un eccesso di jouissance e di reale che gli fa orrore. Riattivando così, aggiungerei, il magma pulsionale e l’arcaico senso di colpa nei confronti della Cosa e del divieto della Cosa del Padre su cui poggia il fragile edificio della civiltà umana e del suo malessere costitutivo. Tutte le civiltà si edificano su fragili basi pulsionali, e basta il verificarsi di una sola delle tante minacce ecologiche, economiche, politiche e fondamentaliste che incombono ormai dietro l’angolo, per crollare nella svista tra valori e malori e senza che le forze della cultura possano prevenire, risollevare o impedire la catastrofe.

In tal senso, l’innocenza pacifista e il buonismo sinistrato si riveleranno, si stanno già rilevando sotto i nostri occhi, arcaismi ancora più antichi e criminali della colpa. Occorre quindi, non solo un altro desiderio più alto e più veloce del gorgo di morte “montata” dagli islamisti, ma anche un barlume di coscienza, un minimo di senso della responsabilità e del comune destino, e un po’ di sano senso di colpa- solo un po‘, senza correre a pentirsi dopo agni attacco e conservando la forza, anche morale, di voler continuare a vivere e a morire a modo nostro,: vale a dire nel flusso della vita, e non nel gorgo della morte che il nazi-teo-scientismo islamico sta costruendo e facendo incombere sulle teste di tanti inconsapevoli…

C’è qui quasi un caso di scuola a illustrazione dell’avvertimento di Freud in Malessere della civilizzazione, allorché scriveva: “ Il sentimento di colpevolezza è il problema più importante nello sviluppo della cultura…”.

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“ noi voi salvare con nostra Islam,

voi no preoccupare !”

( Mohamed )

Khamsa – Mano di Fatima. Amuleto maghrebino ( Essaouira, Marocco) contro il malocchio.

A proposito dell’articolo di Tahar Ben Jelloun, Quando l’Europa incontrerà il Maghreb , ecco invece – a commento del suo sogno irenico e dolciastro di una fusione Europa-Islam che al limite, nel migliore dei casi, non potrà che essere un imperfetto abbraccio , la verità espressa con maggiore sincerità da Mohamed e dal suo pugnace balbettio – non sappiamo se ancora barbaro o già un po’ civilizzato, sebbene – come si evince dai commenti che seguono – veramente scostumato:

4 Commento lasciato da Mohammad il 07 July 2004 alle 16:40PM

Democrazia è la strada che noi scelto per farci conoscere e portare voi via da falsa dottrina cristiana e portarvi a vera musslimana !

4 Commento lasciato da x Mhoammad il 07 July 2004 alle 16:39PM

Caro inculacammelli tu non porterai un bel niente,almeno non a casa mia, e se non bastano i B-52 di bush (pensa caro mio gli usa in Iraq hanno usato il 5% della loro forza aerea e i risultati si son visti, e se decidessero si usare il 50%, sarebbero cazzi amari) io tengo in casa sempre il mio fucile, e ringrazia che l’italia è un paese democratico senno l’ 11/09, l’attentato di novembre e l’assassinio dell’ostaggio, venivo dalla vostra moschea e facevo una strage, brutti animali, è un peccato che vogliano chiudere Abu Ghraib, almeno Guantanamo resta aperto.

4 Commento lasciato da Mohammad il 07 July 2004 alle 16:37PM

Voi ancora paura perché non potete capire, perché non ci conoscete, vostra falsa religione sempre mentito contro noi…ma noi pronti a guidarvi verso la luce della salvezza de Islam, Allah Akhbar !!!

4 Commento lasciato da Mohammad il 07 July 2004 alle 16:34PM

voi perso ogni valore sociale, dite pervertiti come normali e volite dare loro persino bambini, voi pensate solo soldi e volete riprodurvi solo in provetta, ma nostra missione è di voi salvare portando vera fede del vero profeta…noi non imponiamo Islam, quando voi lo conosceti voi lo capito e selierete solo vero credo di salvezza scritto in Corano da Maometto, Allagh mille volte lo benedica !

4 Commento lasciato da Mohammad il 07 July 2004 alle 16:30PM

Vostra religione falsa e porta voi a peccato, noi voi salvare con nostra Islam, voi no preoccupare

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PRATICHE CULTURALI DIVERSE
If your stomach can take it, click
here. If this doesn’t show utter disregard for humanity, nothing will! [Allow a few minutes for this audio file to download]

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Nota

Fethi Benslama, insegna la psicoanalisi e la psicopatologia all’ università di Paris VII., dove ha fondato il gruppo di ricerche maghrebine. E’ direttore del Relais de la Cité internationale et della rivista Cahiers Intersignes da lui fondata nel 1990.

Pubblicazioni di Fethi Benslama

La nuit brisée : Muhammad et l’énonciation islamique, Ramsay, 1988

Une fiction troublante : de l’origine au partage, éditions de l’Aube,1994

Contributi

Intersignes

« La virilité en Islam », éditions de l’Aube,1998.

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The Origin of the World 1866 Courbet – 1886, L’origine del mondo

In sintesi: se il nostro problema è il pene ( che dopotutto non è il Fallo ) e la denatalità, l’invecchiamento e la demoralizzazione dell’Occidente, quello del mondo arabo-musulmano è invece la cesura, la crepa, la fessura e il vuoto che la modernità ha reso visibile al soggetto della tradizione – una cesura che permetterebbe l’esercizio della differenza, inventività, creazione e produzione, ma che nel soggetto fisso e contratto della tradizione prende la forma di una “disperazione di massa”.

Il soggetto fuso in un sol blocco è portatore di un caratteristico panico del femminile, di una strutturazione dello spazio pubblico in maschile e in femminile,dell’imposizione del velo alle donne. Non a caso, il soggetto in preda a un moralismo accecante avvolge la propria testa in un’orrenda kefiah che ne nasconde il viso e lo rende, nella maggior parte dei casi, simile all’Uomo Nero, all’Ombra – forse ai riflessi della nostra stessa ombra – o a un membro tartufesco, incazzato e brancolante del Ku Klux Klan.

Il soggetto del rifiuto, della negazione, del non voler vedere e dell’invidia è in posizione ciclotimica, ovvero sia di prostrazione sia di tremenda esaltazione . E’ anzitutto un sentimentale, quindi predisposto alla brutalità. E, ridottosi a un fanatico credente nel più grande che non vede, lo va gridando sopra i tetti e affligge se stesso e gli altri con il cuore, la politica e un “tormento dell’origine” , che è anzitutto il sintomo di un dissigillamento – per fortuna o sfortuna reso possibile dalla modernità – della solidarietà tradizionale tra la verità e la legge, lasciando il soggetto aperto, quindi in posizione ricettiva, accogliente, femminile e con un eccesso di jouissance e di reale che gli fa orrore.

Cartoon No.2

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Alcuni riferimenti

Mosé e il monoteismo, Sigmund Freud

Totem et Tabu, Sigmund Freud

I versetti satanici, Salman Rushdie

Dell’utilità e degli inconvenienti della storia per la vita, in Considerazioni inattuali I e II, Friedrich Nietzsche

Introduzione a La cultura dell’Harem di Malek Chebel, a cura di Gianni De Martino ( solo nella prima edizione Leonardo 1988, espunta dalla successiva edizione Bollati-Boringhieri forse perché non in linea con l’ideologia comunista e antisemita progressista di qualche impiegato della casa editrice torinese)

La freccia ferma. Tre tentativi di annullare il tempo, Elvio Fachinelli, L’erba voglio1979

Marges de la philosophie, Jacques Derrida, Paris, minuit, 1972

Le site de l’étranger, Pierre Fédida, Paris, puf,1995.

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Su erotismo e sessualità nel Maghreb:

AAVV Le conflit du Proche-Orient: pourquoi les revolutionaires
CHEBEL Malek, prefazione e a cura di Gianni DEMARTINO La cultura dell’ harem. Erotismo
e sessualità nel Maghreb. LEONARDO. MILANO. 1989

Mohr: Was sagt der Islam über Homosexualität?
Schmitt, Arno / Gianni de Martino: Kleine Schriften zu zwischenmännlicher
Sexualität und Erotik in der muslimischen Gesellschaft
. Berlin 1985

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Ulteriori riflessioni sulla storia del terrore nel sito di cultura e analisi politica http://leguerrecivili.splinder.com di Paolo di Lautreamont, che ringrazio per gli stimoli che offre e gli utili suggerimenti.

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