Ma Cristo non ha cancellato Israele”

da “Le Chiese di Palestina e l’ebraismo”

di Francesco Rossi de Gasperis S.I.

Siamo ben lontani oggi dal comprendere come sia stato possibile chiedere agli ebrei che si convertivano a Gesù di abiurare la “perfidia ebraica” e la “superstizione giudaica”, come prescriveva il Rituale Romano fino a pochi decenni fa! Al contrario, abbiamo riscoperto la fede cristiana non come una “religione nuova”, ma come una trascendente fioritura messianica dell’ebraismo del I° secolo.

Questa seconda conversione, però, non è stata compresa, e non è condivisa dalle Chiese del Medio Oriente!

In esse se ne parla comunemente come dell’espressione di un complesso di colpa da parte degli occidentali, prodotto dalla Sho’ah, da cui i cristiani di Oriente si sentono immuni.

In realtà, una “teologia della sostituzione” che identifichi la Chiesa come il superamento teologico d’Israele (il ‘nuovo Israele’) e che è ancora radicata nelle Chiese di Oriente – mentre in Occidente ha cominciato a essere seriamente messa in questione, sia pur timidamente , spogliando di ogni significato teologico la permanenza del primo Israele fino a oggi – equivale praticamente anche in esse a una sorta di Sho’ah culturale e spirituale, le cui conseguenze non sono piccole.

In Oriente, e non solo in Palestina, ci si imbatte molto spesso in una teologia e in una prassi liturgica e pastorale fondate sulla convinzione (‘costantiniana) che il cristianesimo sia una religione nuova, che non ha nulla a che fare con l’ebraismo, che gli si è sostituita e ne ha preso il posto nel disegno divino di rivelazione e di salvezza.

(…) In modo particolarissimo, poi, i cristiani d’Oriente, solidali con i loro fratelli islamici, rifiutano assolutamente di riconoscere la minima relazione teologico-biblica tra l’Israele odierno e il loro paese, la Terra Santa, che per essi è solamente e tutta intera “Palestina”. La promessa e il dono della Terra, che il Signore ha fatto agli ebrei secondo le Scritture dell’Antico Testamento, per essi è un argomento inaccettabile, e in ogni caso del tutto e per sempre superato. Di conseguenza, la creazione dello Stato d’Israele appare loro unicamente come un’aggressione, un’invasione straniera, o tutt’al più come un evento prodotto da circostanze politiche puramente secolari, dei secoli XIX e XX. C’è una canzone palestinese che dice più o meno così: “Noi, cristiani e musulmani, vivevamo felici e in pace su questa terra, ma è arrivato un popolo estraneo, da fuori, che ci ha spogliati della nostra patria”.

Si comprende, perciò, la difficoltà che i cristiani palestinesi sperimentano nel leggere l’Antico Testamento, non trovando apparentemente nella Bibbia un’intelligenza accettabile di ciò che sta loro succedendo oggi. Al contrario, essi temono a ogni passo che la lettura integrale delle Scritture ebraiche, che noi favoriamo nelle Chiese di Occidente, giustifichi e favorisca l’interpretazione fondamentalistica e nazionalistica, che ne fanno i coloni e i gruppi della più estrema destra israeliana. Di nuovo, molti di loro si meravigliano, e quasi si scandalizzano, dell’amore e dell’entusiasmo con cui, invece, in Occidente, noi riscopriamo la bellezza e la decisiva importanza delle Scritture ebraiche per la nostrra vita di fede cristiana.

L’ultimo documento della Pontificia Commissione Biblica su "Il popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia  cristiana", pubblicato nella Festa dell’Ascensione del 2001, afferma nella conclusione che "le sacre Scritture del popolo ebraico costituiscono una parte essenziale della Bibbia cristiana e sono presenti, in molti modi, nell’altra parte. Senza l’Antico Testamento, il Nuovo Testamento sarebbe un libro indecifrabile, una pianta privata delle sue radici e destinata a seccarsi" (n. 84): una citazione che il card. Joseph Ratzinger evidenzia nella prefazione che premette allo stesso documento.

Abbiamo ascoltato un vescovo palestinese (non cattolico) interpretare e giustificare la lettura dell’Antico Testamento da parte dei cristiani, nel senso che in quelle pagine si tratterebbe di eventi e insegnamenti ormai tutti compiuti e assorbiti da Gesù e in Gesù, e dunque, per noi, privi in se stessi di ogni significato proprio e di ogni valenza teologica. Un “compimento cristologico” dell’Antico Testamento, inteso in un modo così radicale che la realtà storica e teologica dei suoi eventi e dei suoi personaggi venga tutta assunta e dissolta direttamente ed esclusivamente in Gesù Cristo, nasce da una tipologia ideologica, radicalmente platonizzante e dualistica, che non riconosce altro nella storia e nelle storie d’Israele, se non delle ombre–prefiguranti altre verità–realtà appartenenti a un ordine superiore, la quali rendono quelle “figure” ormai completamente sorpassate, consumate e svuotate di ogni loro portata intrinseca, e dunque oggi completamente irrilevanti per la verità cristiana. E, allora, come intendere le parole di Gesù in Mt 5,17-19: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Torah e i Profeti…" ?

È questa è la Sho’ah culturale, di cui parlavo sopra, che – dobbiamo confessarlo dolorosamente – ha nutrito per molti secoli anche buona parte della lettura cristiana della Bibbia tra noi, in Occidente, divenendo, senza volerlo, uno dei fattori (non certo l’unico) dell’antisemitismo europeo, anche di quello che il paganesimo nazista ha trovato disponibile per la costruzione della sua folle mitologia ariana.

 Contro un tale antisemitismo, fondato su di una teologia ed esegesi “platonicamente ideologizzate”, Giovanni Paolo II ha condotto forse la sua battaglia più bella per la difesa della fede contro ogni forma di gnosticismo.

Ma Cristo non ha cancellato Israele”. Le Chiese di Palestina e l’ebraismo

di Francesco Rossi de Gasperis S.I.

Fonte: http://it.groups.yahoo.com/group/supportingisrael/

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Consiglio di lettura

STORIA DELL’ ANTIGIUDAISMO E DELL’ANTISEMITISMO

di Maurizio Ghiretti


Un’acuta analisi dell’ostilità antiebraica dall’antichità a oggi: per individuarne i “momenti” più significativi, si è tenuto presente che le cause delle persecuzioni hanno avuto uno stretto rapporto con l’essere degli ebrei delle minoranze disperse all’interno di macrosocietà. Eppure non si è ritenuto storicamente corretto omologare l’ostilità antiebraica a quella rivolta contro altre minoranze, a causa del fondamentale ruolo della diversa identità ebraica; una diversità che, come sostiene il sociologo Zygmunt Bauman, non si adatta alle strutture del mondo predisposto da altri; una diversità, un essere altro, che spesso mina le certezze, le sicurezze di chi la incontra ( dalla scheda di presentazione dell’editrice Bruno Mondadori).

INDICE

I. Nell’Età antica

II. Dalla tarda Antichità all’alto Medioevo

III. Dal basso Medioevo all’Età moderna

IV. Nell’Età contemporanea: dalla Restaurazione alla prima guerra mondiale

V. Nell’Età contemporanea: dall’ascesa dei regimi totalitari alla strategia terroristica mondiale

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In rete

http://www.nostreradici.it/

vedi anche

 L’errore dei Bizantini

Il bizantinismo, che è stato ostile per principio al progresso cristiano, che ha voluto ridurre tutta la religione ad un fatto compiuto ad una formula dogmatica e ad una cerimonia liturgica – questo anticristianesimo nascosto sotto una maschera ortodossa – ha dovuto soccombere nella sua impotenza morale di fronte all’anticristianesimo aperto ed onesto dell’islam. E’curioso constatare come la nuova religione, con il suo dogma fatalista, sia apparsa proprio nel momento in cui l’imperatore Eraclio inventava l’ eresia monotelita, quella cioè dietro la quale si celava la negazione della libertà e della energia umana. Con questo artificio si voleva consolidare la religione ufficiale, e ricondurre all’unità l’Egitto e l’Asia, preferirono l’affermazione araba all’espediente bizantino. “L’estremismo islamico riassume l’eredità delle due principali eresie imperiali del Basso Impero: la negazione della libertà umana, la devozione cieca dei fedeli e un’umanitá che non viene chiamata a realizzare alcun progresso”.

 Fonte: http://www.suffragio.it/suffragio/articoli/soloviev.htm#awok0

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  Link

http://www.uncuoreperisraele.org/index.php

vedi anche l’ articolo  “ Israele come laboratorio per l’Islam”di Alma Cocco  in : http://www.ebraismoedintorni.it/

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