Gay e Spagna

Madrid – “HABEMUS MATRIMONIUM”. Aprobada la reforma que permite el matrimonio entre homosexuales

21/04/2005 – "El matrimonio tendrá los mismos requisitos y efectos cuando ambos contrayentes sean del mismo o diferente sexo" , esta es la frase que se añade al artículo 44 del Código Civil y que permitirá a las parejas homosexuales casarse”.

Qualche osservazione sul matrimonio gay

Omologate al regime dell’Identico e sottoposte per legge alla monarchia del re-coppia, le omosessualità accedono oggi in Spagna all’istituto matrimoniale che diventa indifferenziato. Modeste e talvolta bellissime deviazioni, le piccole e grandi omosessualità oggi visibili, politicizzate e concentrate in versione spettacolare neo-gay si pongono come istanza ideologica progressista e libertaria. Numerose persone che si vivono come gay – appartenenti nella maggior parte dei casi a una classe media prudente, informata, nemica dell’oltraggio – parlano quindi di “trionfo gay” ma sembrano non aspirare ad altro che a conformarsi alla follia della normalità, al diritto a una bella stufa calda e alla strategia della pensione.

In pratica, il matrimonio gay emerge come il tentativo illusorio di occultare le differenze esistenti fra una sessualità di piacere ( a volte banale, semplicemente anale – un’ars amandi che non tutti disprezzano – altre volte una forma di comunicazione affettiva che può anche assumere un immenso rilievo esistenziale) e il matrimonio che per sua costituzione è uno stato di vita che ha rilievo pubblico e richiede non poche responsabilità e rinunce pulsionali in considerazione del bene comune e in cambio di alcune compensazioni ( anche in termini di tutela della maternità e di sicurezza sociale) .

Non a caso il termine “matrimonio” contiene la radice latina di madre e include quindi l’accesso della donna alla maternità come bene pubblico, quindi da legalizzare e tutelare, come uno dei suoi elementi strutturali. D’altra parte è anche vero che nell’etimologia delle parole non è contenuto un senso fisso e immutabile, e che nelle società borghesi occidentali la posizione della donna-madre è mutata e la figura del padre è andata sbiadendo, perlomeno dall’epoca di Proust in poi e la successiva invenzione della pillola, insieme al controllo chimico delle nascite e le tecniche di riproduzione non-umane, che permettono alla donna di non generare e di renderla più autonoma, meno legata alla maternità come “destino”, e quindi nel bene e nel male più libera di dire “sì” o “no” al dono della vita. Tuttavia non per questo il rapporto eterosessuale diventa in tutto e per tutto simile al rapporto omosessuale. In quanto costitutivamente ( e non accidentalmente) sterile, piacevole e magari fecondo in termini psicoemotivi e anche affettivi, il rapporto omosessuale resta di fatto in alcun modo omologabile al rapporto eterosessuale ( che può essere sterile di fatto, per scelta, per vecchiezza o per malattia, ma non è mai sterile nel suo principio costituito dal segno della differenza che permane nel sesso maschile o femminile).

L’ omosessuale – a meno di non voler eludere o rendere insignificante un deposito che trascende l’egoismo dei nostri piaceri o dispiaceri, e che ci costituisce in un sesso maschile o femminile – non può rivendicare una vera ed autentica pretesa mimetica nei confronti dell’eterosessuale. Il rapporto omosessuale resta di fatto altro da quello eterosessuale.

Non riuscendo a sostenere nel bene e nel male la differenza i neo-gay più oltranzisti, oscillando tra arroganza, prepotenza e vittimismo organizzato dai sinistri guardiani dei bisogni, non intendono pagare il prezzo della libertà e dell’enigma ( se non del mistero ) costituito dalle omosessualità maschili e femminili. Scambiando la legge del desiderio per uno strano desiderio di legge, gli attivisti neo-gay e i loro guardiani credono di poter ridurre la sessualità a gestione ottimale dei bisogni in un regime babelico di politeismo etico , in cui sembra dissiparsi la memoria, la storia, la stirpe e perdersi persino la parola. “Questa legge – scrive il Foglio di oggi – rende insignificanti il racconto di Adamo ed Eva e tutta la narrazione civile, politica e letteraria intorno a quel momento della coscienza umana che è la propagazione della specie. E’ una riforma ideologica, che non tocca i credenti, muniti dello strumento del matrimonio religioso, ma la comunità dei laici, cui viene imposto un modello unico dispotico di alleanza famigliare. E’ una riforma democratico-autoritaria mascherata da avanzamento libertario, una norma che nega ai figli il diritto di essere generati da un uomo e da una donna o di essere affettivamente accuditi dai due tronconi dell’umanità, dalle due metà del cielo. …”. Il presunto “trionfo gay”, come titolano alcuni giornali, comporta inoltre la dimenticanza, se non l’oblìo, anche delle lotte dei primi movimenti omosessuali per tenere lo Stato fuori dalle camere da letto e si riduce alla riproduzione in versione omosessuale di tutti i vecchi meccanismi di perbenismo e di esclusione insiti in una istituzione monogamica fino ad ieri strutturalmente fondata sull’unione dell’uomo e della donna e l’ordine delle generazioni.

E’ assurdo irridere o rendere indifferenziato il matrimonio, che resta una necessità per la maggior parte degli uomini, cedendo alle richieste dei neo-gay politicamente organizzati che cercano di convincere l’universo mondo che il matrimonio è un istituto giuridico lì apposta per riconoscere le coppie di fatto esistenti nella società. Non è neanche vero che tutti gli omosessuali non aspirano ad altro che a essere – tramite una finzione giuridica – simili agli eterosessuali supposti o suggeriti “normali”, tutti con figli “normali” e titolari di privilegi dai quali i gay sarebbero ingiustamente esclusi. E’ come se, in nome di un astratto principio di uguaglianza, uno volesse entrare in un club di cui non condivide né le pratiche, né lo statuto, né le finalità. Oppure, non essendo disabile se non per partito preso, rivendicare il diritto al posto macchina… ( non mi si dica “eterofobo”, non intendo paragonare gli etero ai disabili, sarebbe troppo facile). 

In Italia il matrimonio omosessuale non è "per il momento" oggetto di una proposta di legge. Perlomeno ufficialmente il  movimento glbt non chiede il matrimonio  bensì una legge che dia vita a un istituto diverso e distinto dal matrimonio che nella proposta  legge a firma di Franco Grillini è chiamato Pacs. Sembra quindi esserci un apparente rispetto della diversità fra Patto di solidarietà e matrimonio. Il matrimonio indifferenziato per tutti resta tuttavia una rivendicazione politica in una prospettiva  considerata libertaria e progressista. Per numerosi attivisti della sinistra utopica pare inoltre trattarsi di una semplice questione linguistica. Certamente matrimonio è una parola, ma quello che alcuni nominalisti e relativisti sottovalutano, considerandola una semplice difesa della parola matrimonio, costituisce il 90% del problema. Strappando il matrimonio a una presunta “aristocrazia” eterosessuale, rendendolo indifferenziato e ridotto a un mero rapporto d’interdipendenza emotiva svincolato dalla paternità e dalla maternità, i nuovi perbenisti prudenti, informati , tesserati ed evanescenti , svuotano di significato l’unione dell’uomo e della donna, ne diventano la parodia spettacolare in nome della promessa zapatera di un futuro uguale per tutti e tutte, color rosa bonbon.

Stabilire giuridicamente che il matrimonio può essere anche omosessuale, ovvero matrimonio indifferenziato, comporta la destabilizzazione se non la dissoluzione del matrimonio eterosessuale. In altri termini, se una coppia sposata pubblicamente non è più formata da un marito e una moglie il significato della parola matrimonio non sarà più condivisibile. E sarebbero in primo luogo gli eterosessuali a perdere la capacità di parlare in pubblico del ‘loro’ matrimonio facendosi capire . Paradossalmente è proprio in nome di parole rese banali, se non banalizzate, come “libertà”, “ uguaglianza” e persino “amore” che oggi i neo-gay inseriscono il dato omosessuale nel matrimonio e invocano paradossalmente lo Stato nelle camere da letto, i divani e i pagliai, nell’illusione omofagica che l’universalità del diritto possa rendere tutti uguali in tutto e per tutto, quando per fortuna o sfortuna non lo si è.

Due uomini, o due donne, che decidono di vivere insieme e di scambiarsi dei piaceri formano una coppia di amici, di sodali, d’innamorati, di amanti , non di marito e moglie. L’amicizia, i piaceri condivisi, le passioni, l’amore sono realtà pre-giuridiche che non hanno niente a che fare con l’istituzione del matrimonio e potrebbero, volendo, trovare una forma di regolarizzazione nelle leggi esistenti e , se del caso, nell’istituzione delle unioni civili senza distruggere il diritto di famiglia. Senza cioè introdurre – a partire dalla demolizione del simbolico costitutivo della nostra civiltà – innovazioni affrettate e demagogiche dagli esiti imprevedibili.

Legalizzati in nome dell’accesso all’uguaglianza per riparare alla presunta ingiustizia proclamata da chi preventivamente si dichiara vittima delle circostanze ( “Dio, il buon Vasaio, o la natura mi ha fatto così…” ), i matrimoni gay sono una scelta compiuta in obbedienza alla bestialità politica e alle condizioni demagogiche oggi esistenti per la costituzione di una coscienza: una scelta distruttiva per l’esercizio responsabile della libertà e per la verità antropologica, storica, sociale che è nella differenza.

Il matrimonio indifferenziato non rende giustizia né a quegli imperfetti abbracci che si vivono come omosessuali né a quegli incerti amori che si vivono come eterosessuali. L’istituzione del matrimonio gay, ovvero unisex, parassitando nella forma e nella sostanza l’istituzione del matrimonio, costituisce in definitiva una vera e propria forma di volgarità, se volgarità è proprio voler apparire quello che non si è.

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5 risposte a

  1. anonimo scrive:

    Sulla “parola”. Le parole hanno un senso perché descrivono la realtà, contribuiscono in gran parte a determinarla. Per questo motivo il loro travisamento è il travisamento della realtà. “Chiunque voglia cambiare in modo drastico una società è sufficiente che ne corrompa il linguaggio espropriandolo dei suoi significati”.

    saluti,

    JimMomo

  2. anonimo scrive:

    Complimenti per la chiarezza e il rigore dell’argomentazione. Linked!

    Donatello – BlogGlob

  3. anonimo scrive:

    Analisi impeccabile.

  4. anonimo scrive:

    Gentile autore, ti comunichiamo che il tuo post, visibile all’indirizzo http://liberoblog.libero.it/mondo/bl302.phtml, ritenuto particolarmente valido dalla nostra redazione, è stato segnalato all’interno di LiberoBlog, il nuovo aggregatore blog di libero.it. Pensiamo che questo ti possa dare maggiore visibilità sul web e presumibilmente maggiore traffico sul tuo blog, in quanto Libero.it è visitato quotidianamente da milioni di persone. Nel caso tu fossi contrario a questa iniziativa, il cui fine è quello di segnalare ai nostri lettori i contenuti più validi rintracciati nella blogosfera, ti preghiamo di segnalarcelo via e-mail chiedendo la rimozione del tuo post dal servizio. Procederemo immediatamente.Per saperne di più di LiberoBlog e sulla sua policy http://liberoblog.libero.it/disclaimer.php. Per suggerimenti e critiche, non esitare a contattarci a questo indirizzo e-mail: blog.n2k@libero.it. Ringraziandoti per l’attenzione, ti porgiamo i nostri più cordiali saluti, Libero Blog Staff

  5. edi scrive:

    solo un appunto: la “sessualità di piacere” credo sia prerogativa tanto dell’omosessualità quanto dell’eterosessualità. Direi, anzi, che oggi propende più per la seconda.

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