UN RICORDO DI CARMELO BENE

morto il 16 marzo di tre anni orsono



LINK per sentire la voce di Carmelo Bene da "Hamlet-suite" da J.Laforgue (182 KB)  ( grazie a Dario Mazzoli )

E adesso, niente. Niente. nemmeno il suo sonnambulismo…Quì…proprio qui…c’era una lingua che biascicava: good night, ladies, good night, sweet ladies, good night…Cantava…

Ha parlato, ha arrossito, ha sbadigliato! Orrido, orrido, orrido! Ho forse ancora vent’anni, trent’anni da vivere, e poi verrà il mio turno come è venuto per gli altri…O tutto! Che sventura non esserci più!

Si, voglio andarmene via domani e informarmi per tutto il mondo dei più adamantini processi d’imbalsamazione! Ah, tutto è bene quel che non finisce mai!…Come m’annoio, superiormente!

E allora, che aspetto qui, la morte? Io morire?!…Si, d’accordo, si muore…ma non esserci più…Parole, parole, parole!

Basta! Quando ho fame, ho fame, quando ho sete, ho sete, quando ho voglia, ho voglia! E allora se l’idea della morte m’è così lontana, vuol dire che la vita mi ha in balia, vuol dire che la vita mi reclama, e allora: vita mia, a noi due!

***

Macchina attoriale Real video (buona visione..!)

***

Io ho sempre vissuto da monaco anche se talvolta le apparenze erano ingannatrici, turbolente. Nei riguardi del mio corpo ho esercitato la disciplina degli gnostici che contemplava fustigazione e distacco o, in alternativa, il logorio stressante del libertinaggio. Quest’ultima pratica appartiene per me al passato e da tempo vivo l’esatto rovesciamento, ossia uno spirito di autodistruzione.

                                                  C.B.

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2 risposte a

  1. wXre scrive:

    ottime citazioni. mi sono permesso di riprenderne una che calzava a pennello.

    saluti

    ld

  2. giannidemartino scrive:

    Viene in mente una poesia di Constantinos Kavafis – il grande poeta greco nato e vissuto in Alessandria d’Egitto ( 1863/1933) – intitolata “Rischi”. Il poeta situa lo studente siriano Myrtìas in Alessandria, regnanti Costanzo augusto e Costante augusto: quindi tra il 340 e il 350 d. C., vale a dire negli anni dell’adolescenza di Giuliano, nel corso dei quali egli, educato cristiano, diviene pagano. In questa poesia Myrtìas, lo studente, fa l’apologia della propria sensualità oscillante – come in Carmelo Bene ed anche in tanti giovani sessantottini – tra ascetismo ed edonismo:

    Eipe oJ Murtiva” (Suvro” spoudasth;”

    sth;n jAlexandreia: ejpi; basileiva”

    aujgouvstou Kwvnstanto” kai; aujgouvstou Kwnstantivou:

    ejn mevrei ejqniko;”, k’ ejn mevrei cristianivzwn):

    «Dunamwmevno” me; ;qewriva kai; melevth,

    ejgw; ta; pavqh mou de;n qa; fobou’mai sa; deilov”.

    To; ;sw’ma mou ste;” hjdone;” qa; dwvsw,

    ste;” ajpolauvsei” te;” ojneiremevne”,

    ste;” tolmhrovtere” ejrwtike;” ejpiqumive”,

    ste;” lavgne” tou’ ai{matov” mou oJrmev”, cwri;”

    kanevna fovbo, giati; o{tan qevlw –

    kai; qa[cw qevlhsi, dunamwmevno”

    wJ” qamai me; qewriva kai; melevth –

    ste;” krivsime” stigme;” qa; xanabrivskw

    to; pneu’ma mou, sa;n privn, ajskhtikov.»

    “ Forte di studi e di speculazioni,

    le mie passioni non le temerò

    da vile. Il corpo lo darò al piacere,

    ai godimenti vagheggiati in sogno,

    alle più ardite brame erotiche, ai lascivi

    impeti del mio sangue,

    senza paura: sol ch’io lo voglia

    ( e lo vorrò così fortificato

    dalle speculazioni e dagli studi)

    ritroverò, nei miei momenti critici,

    il mio spirito ascetico di prima.”

    Sebbene nel testo della lirica ( pubblicata nel 1911) non sia specificato quali siano precisamente i pericoli cui allude il titolo, pare di capire che essi risiedono proprio nella pretesa del giovane siriano, verosimilmente ancora disorientato nell’Alessandria del IV secolo dove si è recato a studiare – pretesa secondo la quale egli, dopo essersi dedicato alla ricerca dei piaceri sensuali, sarà capace di ritrovare lo spirito ascetico in virtù della sola forza di volontà.

    Ripresi questa poesia di Kavafis, “Rischi”, in un libro ormai introvabile del 1980 , “ L’altro mondo. I giovani e l’utopia dopo il ’68”, (a cura di Pino Mercuri), Edizioni dell’Apocalisse, Milano, 1980. Il libro raccoglieva scritti di Belpoliti ( autore del recente “Crolli”, Einaudi) , Bergamini, Bifo, Binaghi, Giorgini, Ramina, Valcarenghi, e un mio contributo dal titolo “Adiòs muchachos”.

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