NAPOLEONE NON MORI’ AVVELENATO

  Fu un cancro allo stomaco, complicato da un’emoraggia nella parte superiore del tratto digestivo, che fece trapassare Napoleone il 5 maggio 1821.

Questa la conclusione dello studio presentato martedì a Bâle da Alessandro Lugli, anatomopatologo dell’ospedale universitario di Bâle, in collaborazione con l’istituto di storia della medicina dell’ università di Zurigo e i medici Andrea Kopp e Milo Horcic.

La diagnosi dei tre ricercatori svizzeri coincide peraltro con quella già stabilita da Francesco Antommarchi, il medico personale di Napoleone, e trascritta nel suo rapporto autoptico.

Le conclusioni dello studio degli esperti di Bâle ritengono che la tesi dell’avvelenamento da parte del governatore inglese di Sant’Elena, Sir Hudson Lowe, e il confidente dell’imperatore in esilio, il conte di conte di Montholon, debba essere scartata.

L’idea che gli Inglesi avessero potuto avvelenare Napoleone ha “avvelenato”, è il caso di dire, le relazioni franco-britanniche su lunghi periodi e anche l’immagine che ci si faceva in Francia della perfida Albione. Nell’immaginario collettivo dei Francesi, ma anche degli Europei, Napoleone rappresenta un mito che si è costruito in vita e in morte. “Vittimizzare” Napoleone è stato il miglior modo per renderlo “eroico” ( un po’ come si è tentato di fare in tempi recenti con Arafat, attribuendone falsamente la morte a un avvelenamento da parte degli Israeliani ).

Questo corrisponde perfettamente a un personaggio che ha sempre riportato la responsabilità delle sue sconfitte sugli altri. Napoleone è stato il prototipo dei pubblicitari, un comunicatore eccezionale. Era maestro nell’arte di trasformare un prodigioso scacco militare in una magnifica riuscita sul piano scientifico. Napoleone ha distrutto la Francia, rendendola più piccola di quanto non fosse quando la prese. Voleva imporre con la forza a tutta Europa le idee della Rivoluzione francese e ha lasciato la Francia imbevuta del mito della “grandeur” e della missione “civilisatrice”. Sentendo che sarebbe stato imbarazzante per la sua gloria postuma Napoleone si è dato i mezzi per presentarsi come vittima durante il suo esilio all’isola di Sant’Elena.

Il fatto che Napoleone, questo superuomo tanto descritto, sia stato vinto dalla malattia non abolisce tuttavia il mito. Nell’immaginario popolare resterà qualcuno che ascende e invecchia a grande velocità, conducendo una vita sfolgorante.

Il giovane ed elegante vincitore del Grand Saint-Bernard sul suo cavallo bianco lascerà il posto più tardi a un vecchietto traballante, la mano sullo stomaco, sofferente di ulcera. Ma niente pare più indistruttibile dei miti e nessuno potrà staccarsi dall’idea – falsa – che egli non è morto solo su quell’isola. Se Napoleone non esistesse più nel nostro immaginario occorrerebbe inventarlo.

Il Cinque Maggio
Ode di Alessandro Manzoni

Dedicata a Napoleone. Scritta dal 17 al 19 luglio 1821, cioè subito dopo ch’era giunta a Milano la notizia della morte di Napoleone, avvenuta appunto il 5 maggio.

 Il Manzoni non ha mai amato la dittatura di Napoleone, però considerava giuste le idee della Rivoluzione francese. Il poeta qui non giudica il dittatore col metro morale, non si chiede cioè se il suo operato fu "vera gloria", in quanto lascia la sentenza ai posteri. Dice soltanto che anche in Napoleone, Dio ha compiuto i suoi disegni in modo misterioso, perché si diceva fosse morto cristianamente ( “ Bella Immortal ! Benefica / Fede ai trionfi avvezza / Scrivi ancor questo, allegrati; / ché più superba altezza / al disonor del Gòlgota / giammai non si chinò.”). Di conseguenza il vero soggetto dell’ode civile è Dio che redime gli uomini, e Napoleone non è che un uomo affidato alla provvidenza di Dio.

 

Una statua di Napoleone del Canova, offerta dal governo britannico al duca di Wellington e che si trova a Londra, all’ hôtel Apsley.

Questa voce è stata pubblicata in Varie. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *