LA FATTORIA DEI GEN RICH 

 Particolare di san Nicola con Bambini cm. 170 Vetroresina con occhi di cristallo 

 L’ingegneria genetica umana è inevitabile perché “il mercato globale regna sovrano”. Lo afferma Lee Silver, professore di biologia molecolare e neuroscienza alla Princeton University , sostenendo che questo condurrà a una maggiore stratificazione sociale e alla fine a specie umane separate, i “Gen Rich” e i “Natural”.  I Gen Rich controlleranno l’economia, i media e l’istruzione, mentre i Natural faranno i lavori servili. Silver liquida il destino dei Natural (che, secondo lui, comprenderanno il 90% della popolazione) con un’alzata di spalle, per poi lanciarsi in una celebrazione dell’intelligenza, della saggezza e del potere geneticamente superiori dei Gen Rich. 

Lee Silver, in his book "Recreating Eden" (1997), describes the division between the "Gen-rich" (who have artificial chromosomes with cassettes of desirable genes) and the "normals" in the year 2350. They are in the process of separating into different species : The Gene Letter by GeneSage – Archives 

 Affermazioni recenti di scienziati e studiosi sulla nuova tecno-eugenetica:

[Nel futuro] i «Gen Rich» (che saranno il 10% della popolazione americana) avranno tutti geni sintetici… Tutti gli aspetti dell’economia, dei media, dell’industria dello spettacolo e della cultura saranno controllati dai membri della classe Gen Rich… I Natural lavoreranno a basso prezzo come manovali… [Alla fine] la classe Gen Rich e quella Natural diventeranno… specie completamente separate senza alcuna possibilità di incrocio, ma con un interesse romantico l’una per l’altra, così come oggi gli esseri umani possono essere curiosi di uno scimpanzé… In ogni caso, io credo, l’uso delle tecnologie reprogenetiche è inevitabile… Che ci piaccia o no, il mercato globale regnerà sovrano”. Lee Silver, professore di biologia molecolare e neuroscienza alla Princeton University; autore di Remaking Eden: How Cloning and Beyond Will Change the Human Family.

 “La biotecnologia riuscirà a fare ciò in cui le ideologie del passato, con i loro mezzi incredibilmente grossolani, hanno fallito: creare un nuovo tipo di essere umano… Entro un paio di generazioni… avremo definitivamente scritto la parola fine alla storia dell’uomo, perché avremo abolito gli esseri umani in quanto tali. A quel punto, comincerà una nuova storia postumana.” Francis Fukuyama, docente di scienze politiche alla George Mason University.

Alcuni la odiano, altri la amano, ma la biotecnologia ci sta portando inevitabilmente in un mondo in cui le piante, gli animali e gli esseri umani saranno parzialmente prodotti dall’uomo… Supponi che i genitori possano aggiungere 30 punti al quoziente d’intelligenza dei loro figli. Forse che non vorrebbero farlo? E se non lo facessero, i loro figli sarebbero i più stupidi del quartiere.” Lester Thurow, docente di Economia alla Sloan School of Management, MIT; autore di Creating Wealth: The New Rules for Individuals, Companies and Nations in a Knowledge-Based Economy.

Non ci sono dubbi che a un certo punto del prossimo millennio fare figli attraverso il sesso sarà raro… Molti genitori accetteranno subito la possibilità di avere figli più intelligenti, belli e robusti… Le preoccupazioni etiche saranno accantonate… dalla considerazione che la tecnologia si limita a creare bambini migliori. In una società competitiva di mercato, la gente vorrà dare ai figli una marcia in più… Lentamente, si abituerà all’idea che un vantaggio genetico non è diverso da un vantaggio ambientale.” Arthur Caplan, direttore del Centro di Bioetica dell’Università della Pennsylvania.

via http://www.innernet.it/geoxml/home.htm

Dalla rete

Programma di Medicina, Tecnologia e Società della UCLA (direttore: Gregory Stock, fra i più eminenti e i più attivi sostenitori della manipolazione genetica umana) http://research.mednet.ucla.edu/pmts/germline

Vedi anche: Basta vite da scarto. Il tic dell’usa e getta

di Claudio Risé, da Avvenire, 9 giugno 2005

 "PROCEDERE SULLA CODA DELLA TIGRE "

Nel dicembre del 1990 incontrai lo scrittore americano Michael Crichton nel suo hotel milanese, a due passi dal Museo di Scienze Naturali, dove Piero Angelo e Guido Almansi presentavano il suo libro. Lo scrittore di fantascienza, 47 anni, l’aria dello scienziato distratto, con quegli occhiali da studioso e la figura allampanata ( era alto circa due metri, come si poteva non notarlo?) era a Milano per la presentazione del suo libro Jurassic Park in uscita per Garzanti, un bestseller annunciato dal quale poi Spielberg avrebbe tratto un film da cento milioni di dollari.

Il libro era una finzione, un racconto di quanto poteva succedere, e voleva essere una parabola sui rischi insiti in queste nuove tecnologie. “ L’ingegneria genetica – disse Crichton – presenta un campo di grandi promesse e di immense possibilità, ma io sono preoccupato dal fatto che possa essere usata con troppo libertà, se non addirittura con incoscienza”. Poiché nel suo libro La vita elettronica ( Garzanti 1984), Crichton aveva citato l’ I King, il libro oracolare cinese che si dice “abitato” dagli spiriti dettiscenn”, confessai di averlo interrogato anch’io sui rischi dell’ingegneria genetica, e che la risposta ottenuta era l’esagramma LU – IL PROCEDERE : “ Procedere sulla coda della tigre” : una sentenza oracolare che suggeriva prudenza e circospezione nel corso di impresa pericolosa. “ Mi sembra una risposta congrua – osservò allora Chrichton. – Anch’io talvolta interrogo I King e ottengo risposte sensate come questa. E’ un libro che m’interessa molto e ho anche scritto parecchi programmi di computer per poterlo interrogare ( …). Il segno da lei ottenuto m’incuriosisce e, leggendo l’I King, mi ha sempre fantasticamente colpito. Tra l’altro c’è un film di Kurosawa sull’uomo che cavalca la tigre: un’immagine che potrebbe essere riferita a quanto avviene in Jurassic Park e, più in generale, ai rischi delle manipolazioni genetiche.” ( Il testo completo della mia intervista con Michael Crichton si trova in “Rinascita” n.46, 30 dicembre 1990, pp.52-54, pubblicata con il titolo : ‘ Brevetti per catastrofi’ ).

L’individuazione della realtà del nuovo potere bio-tecnologico con le sue immense possibilità e anche le sue minacce attribuite alla nuova tecno-eugenetica che si profila all’orizzonte, circonda oggi di un chiaro malumore non solo il cosiddetto uomo della strada ma anche scienziati e tecnologi… Non pochi fra loro, avendo rinunciato alla cosiddetta “illusione religiosa”, considerandola nient’altro che una favola, diventano poi i preti di un laicismo che crede in un “misto” di illusioni, compresa l’illusione nel progresso e il comfort illimitati e la credenza nella cristalloterapia, negli oroscopi o ne’ I King, per non dire negli angeli new age. L’individuazione della minaccia in generale ( minaccia che può essere bio-tecnologica, ma anche atomica, ecologica, politica, economica) non manca, nella maggior parte dei casi, di una certa vena espiatoria, tipica di un Occidente che è insieme se stesso e il nemico di se stesso.

Lungo la china espiatoria, di fronte al danneggiamento anticipato dall’immaginazione o dopo che è accaduto, in genere sono tre le reazioni possibili: 1) quella nevrotica, ovvero l’auto-colpevolizzazione nutrita dall’attrattiva torbida dell’insufficienza e dall’odio di sé , che attualmente percorre specialmente l’Europa; 2) quella paranoico-sacrificale, che attualmente percorre specialmente il mondo arabo e musulmano, caratterizzato da un rapporto mistico con la morte e portato secondo moduli arcaici e sanguinari ad accusare dei propri guai sempre e solo gli altri ( gli “infedeli”, gli “ingrati verso Allah”, ovvero i kuffar come si dice con termine polemico di uso comune); quella umana e quasi eroica che consiste nel considerare la minaccia non esportabile, da affrontare come un ostacolo da superare.

Il compito di elaborare la minaccia secondo moduli meno nevrotici e meno arcaici e sanguinari, così come il compito di allenarsi a convivere con la minaccia, ovvero con la morte, all’ombra di una possibile sciagura generale, richiede certamente l’uso della ragione ( ancorché la sua sola veglia non basti per non generare mostri ), ma anche il ricorso a forze spirituali che permettano a ognuno, a ognuna, di agire per vivere e far vivere; e agli scienziati e ai tecnologi di procedere sulla coda della tigre con prudenza e circospezione: secondo scienza e secondo una verità illuminata che – come non a caso insegna la Chiesa cattolica – non è “della” coscienza, bensì “nella” coscienza.

Un’istanza molto fragile, la coscienza, in oscillazione fra illuminazione e abbaglio, e tuttavia anche un compito nella cui coltivazione attenta e consapevole ( e realizzazione con un’anima e con un corpo ) è forse possibile rintracciare – oltre che una qualche fragile felicità – la risurrezione di una gioia che resta per noi inaudita e che è il meglio dell’uomo.

Piante, animali e esseri umani non sono fatti per finire nel solito mare di pus. E, pur nell’annientamento del vivente, qualcosa d’incondizionato in loro sembra conservare la sua parte. Forse la gioia è l’essenza dell’esperienza, ed è per questo che siamo nati e dovremo morire. Sebbene , nella maggior parte dei casi,  la vera gioia in noi e tra noi s’ignori, quando non sembra passare per una porta stretta furtivamente, fugacemente, quasi colta al culmine nel suo apparente svanire in Oriente e in Occidente, la gioia resta l’ essenza indistruttibile dell’esperienza forse ancora per poco umana.

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