Il giorno in cui il mondo è cambiato

 

IL GIORNO IN CUI IL MONDO E’ CAMBIATO

Time out of joint ( W. Shakespeare)

L’11 settembre 2001 – per rendere simbolica la data dei tragici avvenimenti che portarono al crollo delle torri gemelle di New York – è il giorno in cui la figura del mondo è cambiata. L’odio e il disprezzo per la vita umana sono esplosi sulla faccia delle moltitudini con un fulgore da sex-appeal spettrale e osceno in mondovisione; e il Tempo – sequestrato insieme all’islam dai terroristi e dagli Stati che sponsorizzano il terrorismo maligno – è uscito fuori dai cardini.

Se è senz’altro ingiusto dire che tutto l’islam, nel cui nome fu condotto e rivendicato l’attacco dei martiri-assassini o shaid, è la barbarie, si ha tuttavia un fondato motivo per constatare che oggi una delle tre grandi religioni monoteiste, che basa la sua esistenza sul fatto di essere costruita sull’idea di una Legge trascendente, non è più una barriera contro la barbarie.

E’ indubbiamente una cattiva notizia quella portata dall’osservazione di quello che non è più terrorismo politico, calcolato , organizzato e negoziabile, ma mera pulsione di morte nutrita da un vero e proprio odio genocidario che mira ad annettere l’altro oppure a ridurlo – come a Bali, a Tel Aviv, a Beslan, a Madrid, ad Amsterdam, a Londra, a un mucchietto di spazzatura. Del resto è proprio questo ciò a cui tende il terrorismo: a “bruciare il cuore”, oltre che a creare confusione e divisione – come si legge nei proclami jahidisti.

Da allora – dal giorno dell’attacco a ciò che ancora diciamo umanità – siamo entrati nella morsa e l’epoca dello squilibrio del terrore destinato a durare lunghi anni, all’ombra di una possibile sciagura generale e delle nuvole di una strana guerra che non è una guerra internazionale fra stati, non è una guerra civile, non è una guerra partigiana, ma sembra una specie di vera e propria “disperazione di massa” nei confronti della vita, della civiltà cosiddetta umana e del futuro.

Con le parole di René Girard: "Se le scienze umane non avessero trattato la religione e l´aspetto religioso della vita umana come un´arcaica favola primitiva, escogitata giusto per spiegare l´origine del mondo, forse ciò che è avvenuto l´11 settembre 2001 a New York e le rovine di Ground Zero avrebbero suscitato meno stupore, in un pianeta che vive ancora nella convinzione della propria eternità. È una convinzione sbagliata di origine aristotelica e che non mette in conto la possibilità che il nostro universo un domani possa essere distrutto…".

Iran, gli ayatollah procederanno con l’arricchimento dell’uranio per arrivare al riarmo nucleare
Fonte: Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana – Roma,Italy

Per fortuna, o sfortuna, un sano, ironico e consapevole sentimento apocalittico, ci dice che un meccanismo, anche concettuale, si è decomposto, e che il nostro mondo di splendide rovine non è eterno. «Il sentimento apocalittico – continua Girard – nasce dalla consapevolezza che un meccanismo si è definitivamente decomposto, che il suo schermo non è più in grado di proteggerci, che niente più si frappone tra noi e la possibilità di essere distrutti. Questo meccanismo nelle religioni arcaiche era il capro espiatorio: l´idea che il sacrificio di una vittima avrebbe riportato l´ordine e l´armonia. Con l´ebraismo prima, con il cristianesimo poi, la verità persecutoria del meccanismo del capro espiatorio è stata portata completamente alla luce: la vittima è innocente, la violenza non viene da Dio. E così la protezione sacrificale salta, lasciandoci davanti a noi stessi… Mi lasci citare san Paolo. Scriveva: ´Il tempo ormai si è fatto breve´. La violenza irrefrenabile che vediamo all´opera in questi anni ci dà una sensazione analoga, di non avere molto tempo a disposizione».

Come in ogni catastrofe, non c’è “molto tempo a disposizione”, si va verso l’imprevisto, l’inaudito, e solo un Dio che si dimostri amico come un fratello o un padre forse potrà salvarci se non dal male perlomeno dalla disperazione di doverci difendere, ancora una volta, dal nemico. Con le parole di Freud, in nota a Il disagio della civiltà : “Che immane ostacolo alla civiltà dev’essere la tendenza aggressiva, se la difesa contro di essa può rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza!”. Freud lo ha scritto nel 1929, durante l’ ascesa sfolgorante dell’aggressiva barbarie nazista. Si tratta di un’annotazione a proposito del precetto “ama il prossimo come te stesso”. Dopo aver riconosciuto la funzione civilizzatrice di tale precetto, osserva : “ Eppure, chi nella presente civiltà s’attiene a tale precetto si mette solo in svantaggio rispetto a chi non se ne cura. Che immane ostacolo alla civiltà dev’essere la tendenza aggressiva, se la difesa contro di essa può rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza!”.

Tuttavia l’estremità del tempo, ovvero l’angoscia che è nell’uomo di oggi, può essere anche il momento della meditazione, del ricordo delle vittime e della preghiera affinchè l’amore resti con noi al mondo e vinca, alla fine, sull’odio; nell’attesa, non inerte, di una voce che risponda da uno spazio di non-morte, e non sia solo immagine, simulacro o un’eco senza un futuro umano.


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6 risposte a Il giorno in cui il mondo è cambiato

  1. angelikaramella scrive:

    Vivrai il viaggio, per scappare, per scoprire, per ritrovarti… per

    perderti.
    Godrai della poesia senza la quale vivresti lo stesso ma

    peggio.
    Sarai accompagnato dal refrain della vita tra le note migliori.
    Dall’Agorà un occhio disincantato ti mostrerà come si gioca su di noi.

    Tra mille storie troverai quella da ricordare.
    Avrai modo di non

    dimenticare mai niente, nessuno… tutti.
    Sarai circondato da pittura, scultura, architettura e fotografia, tutto ciò che rende l’abitudine al

    bello un vizio.
    I fatti rincorreranno le parole per offrirti tutto ciò

    che è attuale.
    Potrai scegliere se andare al Cinema o viverlo da casa.

    Scoprirai la parte robotica che è in noi.
    Vivrai vite come brandelli  ricomposti di un puzzle umano.
    Libererai il tuo eros scoprendo che godere

    è vivere.


    Questo è un invito,semplicemente, senza pretese e in tutta la blogsfera si muove ormai.
    L’evento che segna la nuova era nel mondo dei blog sta per aprire le magiche porte.
    Data dell’apertura: giovedi’ 15 settembre alle ore 21 e 30.

    Ti aspettiamo.Lasciati tentare.
    E’ gradito l’abito da sera. Grazie.

    LA REDAZIONE (http://blog.virgilio.it/postselezionati)




  2. etty scrive:

    ciao! posso chiederti dove hai trovato la citazione di Rene Girard?

    mi piacerebbe legger anche il resto che ha scritto sull’11 settembre

    grazie

  3. pit0pit0 scrive:

    e una data per ricordare il massacro delle popolazioni autoctone americane?

  4. anonimo scrive:

    x pitOpitO, la tua e’ una domanda fuori luogo

  5. anonimo scrive:

    Per etty, la citazione { tratta da “L´espresso” n. 25 del 12 giugno 2003, titolo originale “Il Dio dell´apocalisse”, colloquio con René Girard di Attilio Scarpellini.

    gdm

    __________

    “Se le scienze umane non avessero trattato la religione e l´aspetto religioso della vita umana come un´arcaica favola primitiva, escogitata giusto per spiegare l´origine del mondo, forse ciò che è avvenuto l´11 settembre 2001 a New York e le rovine di Ground Zero avrebbero suscitato meno stupore, in un pianeta che vive ancora nella convinzione della propria eternità. È una convinzione sbagliata di origine aristotelica e che non mette in conto la possibilità che il nostro universo un domani possa essere distrutto…”.

  6. giannidemartino scrive:

    Certamente “la storia ha il fetore dei nostri errori” ( W. Shakespeare) e l’idea che , nel massacro delle Twin Towers, gli Americani “se lo meritano” ricorda l’analoga posizione nevrotica, se non sadomaso, che taluni religiosi ad oltranza assumono di fronte alle vittime di eventi estremi e catastrofici: le vittime hanno dovuto “peccare” per essere così “punite”… Ora hanno certamente “peccato”, essendo tutti gli esseri umani peccatori, ma questo giustifica i lugubri e maligni “giustizieri” ? Le malefatte dell’America sono innegabili. Ma sono introvabili altrove? E questo giustifica il suo “giustiziere”? Anche se si pone come “vittima”, e malgrado il culto arcaico della vittima e la pratica islamista del vittimismo organizzato, chi si pone come “giustiziere” può davvero “vincere” ?

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