Il corpo estatico

 Antropologia

IL CORPO ESTATICO

In un ’ estasi mi apparve un angelo tangibile nella sua costituzione carnale e era bellissimo; io vedevo nella mano di questo angelo un dardo lungo; esso era d’oro e portava all’estremità una punta di fuoco. L’angelo mi penetrò con il dardo fino alle viscere e quando lo ritirò mi lasciò tutta bruciata d’amore per Dio […] Il dolore della ferita prodotta dal dardo era così vivo che mi strappava dei deboli sospiri, ma questo indicibile martirio che mi faceva nello stesso tempo gustare le delizie più soavi, non era costituito da sofferenze corporali anche se il corpo vi partecipava nella forma più completa […] Ero in preda a un turbamento interiore che mi faceva vivere in una continua eccitazione” ( santa Teresa di Avila, Vita scritta da lei medesima ).

VERTIGINI DEL CORPO E CONOSCENZA

La singolarità di questa santa sembra sorgere dal “fondo comune” del corpo. Più che uno “sballo” ( come scrive il nostro buon Malvino ) sembra un accendersi. L’estasi presuppone il corpo come mediatore indispensabile ( negli ultimi anni vi sono state numerose scoperte sulla biochimica del sistema nervoso centrale in relazione all’estasi). Al seguito della psicoanalista Marie Bonaparte, che riteneva la relazione mistica nient’altro che una relazione carnale non assunta, anche Georges Bataille (1897-1962) sosteneva che l’immagine del dardo che penetra fino alle viscere e lascia Teresa “bruciata d’amore per Dio”, somiglia a un orgasmo. Bataille ne parla nel suo studio sull’erotismo, nel capitolo intitolato “ La santa cagna d’Avila”.

A me è sempre sembrata una forzatura, perché l’estasi di cui scrive Teresa non pare riducibile a un orgasmo, con il quale lo scritto molto suggestivo stabilisce un rapporto metaforico di contiguità, di risonanza, non una connessione causale stretta.

Se si riconduce l’estasi all’orgasmo ( a un fantasma di godimento femminile), o lo si fa derivare da esso, si riduce o si elimina nettamente la specificità di ciò che vive il mistico. Come osserva Elvio Fachinelli ne “ La mente estatica” ( Adelphi, 1989, p. 29): “ Per impossibilità di credere a ciò che crede il mistico, si è finito spesso per non credere all’esistenza del mistico” *.

Il sacro non è una cosa, ma l’irradiazione o il contagio di una forza che ci oltrepassa e distrugge ogni distinzione. E’ per questo che vi è del sacro nell’erotismo ( una forza che mescola i corpi e che , per tranquillità, chiamiamo sessualità, nell’illusione che sia riducibile alla gestione ottimale dei bisogni ) e vi è del sacro anche nelle esperienze estatiche ( di cui quella mistica è una delle forme). Il rituale religioso permette di contenere l’eccesso del sacro tramite il rigore simbolico della regola e della misura.

  Libri

Sugli stati modificati di coscienza ( SMC) considerati nei più diversi aspetti – etnologico, antropologico, psicanalitico, v. Dallo sciamano al raver. Saggio sulla transe di Georges Lapassade ( Apogeo-Urra edizioni).

* ALTROVE

Da "La danzatrice del cielo" Ubaldini Ed.

di K. Dowman

Un buddha possiede i tre aspetti dell’essere del Risveglio: l’indivisibile trikàya (i tre corpi).

Questi tre aspetti sono l’essere vuoto fondamentale (dharmakàya), l’essere visionario (sambhogakàya) e l’essere di apparizione (nirmanakàya).

C’è una formula semplice che definisce i tre aspetti: l’assenza è vuota, la natura è luminosa, la manifestazione compassionevole è onnipervadente.

Questi tre aspetti possono essere concepiti come tre sfere dell’essere che si compenetrano, allo stesso modo in cui ghiaccio, acqua e vapore sono aspetti o modalità dell’acqua.

– Sebbene "l’essere vuoto, fondamentale" sia la totalità, è anche Vacuità di esistenza inerente di ogni individuo.

Il vuoto spazio primordiale che è alla base di tutti gli esseri senzienti è consapevolezza non duale, priva di oggetto, in quanto non c’è né un soggetto che ne faccia esperienza.

E’ puro piacere, perché se ne acquista ‘coscienza’ attraverso l’unione e-statica.

In termini di mandala, è il centro che tutto pervade.

  • L’"essere visionario" è la natura luminosa del Risveglio che risplende di variegati colori di arcobaleno che trasmettono gioia, e dà piacere estetico perché è totalmente privo delle contaminazioni emotive; è perfetto godimento in quanto infinito e senza impedimenti.

    In termini di mandala, è lo spazio compreso fra il centro e la circonferenza.

     

  • L’"essere di apparizione", è l’universale sensibilità dell’essere compassionevole che, in risposta alle esigenze di tutti gli esseri senzienti, si manifesta attraverso apparizioni illusorie; è "l’essere incarnato" perché la principale forma di emanazione è quella umana.

    In termini di mandala è la circonferenza.

Ibn el Arabi, un grande mistico sufi dice:

Il mio cuore è ora capace

di qualunque forma

Una radura per gazzelle;

un monastero per monaci;

un tempio per idoli;

la Moschea della Mecca

dei pellegrini;

le tavole della Torah e le

pagine del Corano.

lo seguo l’amore:

con qualunque forma si

presenti, là è la mia religione e la mia

fiducia.

Parlando dell’unità primordiale Rumi si esprime così:

Vasti eravamo e di un’unica sostanza

senza testa né piedi eravamo

eravamo un’unica testa, un’unica sostanza come il

raggio di Sole.

Senza nodi eravamo e limpidi come l’acqua.

LE VIE SPIRITUALI
http://www.globalvillage-it.com/enciclopedia/spi/spi04.htm

* L’AMORE SILENZIOSO

Salvador Dalì, Cristo di san Giovanni della Croce, 1951

Ciò che manca non è né la parola né lo scritto, ma il silenzio e l’azione. Infatti, oltre tutto, le parole distraggono, mentre il silenzio e l’azione raccolgono lo spirito e lo rinvigoriscono. Perciò appena una persona conosce ciò che le è stato detto per il suo profitto, non ha più bisogno di pronunciare né di ascoltare parole, ma di agire davvero con silenzio e con cura, in umiltà, carità e disprezzo di sé, senza andare subito in cerca di novità, ricerca che serve solo a soddisfare l’appetito in cose esteriori (senza poterlo saziare) e a rendere lo spirito fiacco e vuoto, privo di ogni virtù interiore. La maggiore necessità che abbiamo è quella di tacere con l’appetito e con la lingua dinanzi a questo Dio, il cui linguaggio, che Egli solo ode, è l’amore silenzioso. [San Giovanni della Croce, Lettera alle Carmelitane Scalze di Beas, 22 novembre 1587].

Libri

Pierre Klossowski, Simulacri letterari. Il puro e l’impuro della parola, a cura di A. Marroni, Mimesis Edizioni, Milano, 2004.

Tra il 1945 e il 1950 Klossowski svolge un’intensa attività di recensore e di critico, pubblicando lavori su Rilke , Jouve, Blanchot, Parain, Bataille, Kafka, Barbey d’Aurevilly. Il problema della scrittura sembra ossessionarlo e questo argomento lo provoca particolarmente quando è in relazione al problema della colpa e del peccato, del puro e dell’impuro. Cos’è la parola pura e la parola impura? Un silenzio puro esigerà necessariamente una parola impura; mentre un silenzio impuro solleciterà una parola carica di puro silenzio, divenuto però impuro e falso. La parola impura si fa carico di tutte quelle impulsionalità del corpo che invece un linguaggio puro vorrebbe sopprimere. Rilke, posseduto da potenze che lo condizionano durante la redazione delle sue elegie, Kafka, alle prese con le sue lotte spirituali, Jouve, affascinato dal potere salvifico del peccato, Parain teorico di un linguaggio che redime proiettandoci oltre la morte: sono questi i temi che Klossowski affronta in questi quattro magistrali saggi ( dalla quarta di copertina).

Pierre Klossowski (Parigi 1905-2001). Romanziere e filosofo, amico di Rilke e di Gide, iniziò pubblicando una serie di saggi su Sade, Nietzsche, Fourier, Kierkegaard ed altri autori su varie riviste di letteratura, filosofia e psicoanalisi. Negli anni Trenta partecipò all’attività culturale e politica delle avanguardie artistiche francesi, collaborando anche a progetti teatrali con Artaud.
Negli anni Quaranta svolge attività di recensore e di critico, pubblicando lavori su, Jouve,
Blanchot, Parain, Bataille, Gide, Kafka, Barbey d’Aurevilly. Con Bataille, Masson ed altri, Klossowski fondò le riviste “Contre-Attaque” e “Acéphale” e contribuì all’attività del Collège de Sociologie.

 GLOSSA

In conclusione, tornando all’estasi di Teresa, non c’è alcun rapporto fisico. “Il vino più delizioso – scrive Giovanni della Croce, peraltro citato da Roland Barthes in Frammenti di un discorso amoroso – è quello che non ho mai bevuto”. Teresa si “vede” trafitta da una lancia di fuoco e utilizza metafore molto suggestive ( contigue all’orgasmo, metafore dell’orgasmo, ma non riducibili ad esso), del genere: “in questa casa che è la Sua, solo Dio e l’anima godono l’un l’altro in un profondissimo silenzio”.

Più in generale, sembra esserci un rapporto di “consonanza” tra le vertigini del corpo, la conoscenza e la scrittura.

Allorché per esempio Dante ( il padre della nostra lingua, l’autore della “Commedia”) vuole dire l’estasi dell’incontro con un “Tu” (che "solo amore e luce ha per confine" – Pd. XXVIII,53-54), inventa parole nuove, come ad esempio “l’inluiarsi”, “l’inventrarsi’, il “trasumanar”, e scrive:

La forma universal di questo nodo 

credo ch’i’ vidi, perché più di largo,

dicendo questo, mi sento ch’i’ godo.

Un punto solo m’è maggior letargo

che venticinque secoli a la ‘mpresa

che fé Nettuno ammirar l’ombra d’Argo.

Così la mente mia, tutta sospesa,

mirava fissa, immobile e attenta,

e sempre di mirar faceasi accesa.

(Paradiso · Canto XXXIII ).

Evidentemente si tratta di un godimento che va al di là del godimento d’organo (Lacan) , di una “gioia eccessiva” ( Elvio Fachinelli) che il linguaggio non può contenere e che affiora dal “fondo comune” del corpo ( dalla biochimica del sistema nervoso * ) e dalla singolarità dell’anima di Teresa, di Giovanni della Croce, di Ibn Arabi, di Rumi o di Dante. I diversi linguaggi sottendono l’incontro con l’essenza dell’esperienza umana, ovvero con la gioia – una gioia ancora più profonda della morte: una “gioia eccessiva” e tuttavia angelica, lieve, immacolata che forse costituisce il segreto del linguaggio e il cui rinvenimento è sempre singolare.

nota

* Articolo con il quale il quotidiano della CEI "Avvenire" ha riferito del convegno “Mente, cervello e spiritualità” domenica 21 novembre 2004:  "Ma i neuroni non tolgono l’anima" .E questo è l’articolo con cui ne ha parlato "L’espresso" :  www.chiesa | La chimica dell’anima ( Da “L’espresso” n. 45 dell’11 novembre 2004. di Sandro Magister ).

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2 risposte a Il corpo estatico

  1. Paolo-di-Lautreamont scrive:

    Ci sono riferimenti e testi che mi sono serviti in passato (es. Bataille e Klossowski) per salire al di là della pura materia e per non esiliare per sempre da me tutto ciò che non è “apparenza”.

  2. giannidemartino scrive:

    Ben detto, Paolo. Certamente l’invisibile precede il visibile, e gli autori che ti sono serviti in passato si sono in qualche modo mobilitati nell’addentrarsi nell’invisibile – come peraltro la parte più decisiva delle avanguardie del Novecento.

    Tuttavia – dico a me stesso – non per questo occorre accantonare, tralasciare la cura delle “apparenze” – o addirittura trascurare le “apparenze”.

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