Il 150esimo anniversario della nascita di Freud

  Il 150esimo anniversario della nascita di Freud

NEL SEGNO DEL DIVANO

 

Centocinquant’anni fa a Pribor (allora Freiberg, oggi nella Repubblica Ceca) nasceva Sigmund Freud (6 maggio 1856), l’uomo che rivoluzionò il modo di concepire i meccanismi della mente. Per festeggiare il suo illustre cittadino Vienna organizza la mostra “Die Couch: Vom Denken im Liegen“ («Il divano: sul pensare in posizione orizzontale»).

L’ esposizione verrà allestita a Vienna dal 5 maggio al 5 novembre alla Casa di Sigmund Freud dove visse dal 1891 al 1938, al primo piano della Berggasse 19, trasformata in un museo sulla vita del fondatore della psicoanalisi che studiò e pubblicò a Vienna, prima di fuggire a Londra nel 1938, lui ebreo. Morì a Londra nel 1939.

Nello studio di Berggasse 19, a Vienna, sono raccolti diversi documenti, foto, cimeli e oggetti antichi che egli amava collezionare. Manca il divano qui raffigurato sul quale il professore faceva distendere i suoi pazienti: è finito a Londra dove egli si rifugiò con la moglie nel 1938 dopo le prime persecuzioni naziste.

 

Freud non praticava l’ipnosi in senso stretto, ma  ebbe l’idea di far adagiare il paziente su un divano, di porlo in una condizione di rilassamento , che in un certo senso si può considerare come uno stato leggero di ipnosi, nel quale è più facile che possano emergere contenuti psichici profondi .

L’utilizzo di tale stato di coscienza ( diverso dal sogno e dal sonno ) sembra risalire all’ antica pratica medica dell’incubazione. E’ questa coscienza in trance che viene giocata regolarmente nella relazione con l’analista, vale a dire nel transfert. Tutto ciò che è vicino ci viene da lontano. Infatti. E’ giacendo nella Kline, il luogo da cui ancora prende il nome la moderna clinica, che i pazienti attendevano il sogno "terapeutico" – così invocato sul frontone del tempio ad Epidauro, secondo l’epigramma 1027 decifrato dal Kaibel: " Orsù dolce Asclepio,/ svegliati e ascolta il tuo inno./ Che tu sia salutato come un salvatore." L’effigie che si dà per reale, nello spazio a-temporale proprio dell’inconscio, si ritrova nella fenomenologia del "sogno lucido", di cui sia il transfert sia la condizione di produzione poetica si pongono come casi particolari di "coscienza".

" Nello stato utilizzato per l’analisi dei sogni e delle idee patologiche, si rinuncia intenzionalmente e volontariamente ad ogni attività e si usa l’energia psichica risparmiata ( o parte di essa) per seguire attentamente i pensieri non voluti che si presentano ora, e che conservano il loro carattere di rappresentazioni. (…) I pensieri ‘non voluti’ scatenano generalmente una resistenza violentissima che tende a impedire il loro sorgere. Ma, se prestiamo fede al nostro grande filosofo e poeta Schiller, un atteggiamento molto simile costituisce anche la condizione della produzione poetica. ( L’ interpretazione dei sogni, 1899).

Transfert ed atto dello scrivere in condizione di produzione poetica non sono assimilabili l’uno all’altro, tuttavia potrebbero entrambi figurare, in termini di dinamica degli stati di coscienza, come sogno lucido . L’induzione e il lavoro di un vero e proprio "sogno lucido" nel quale fra soggetti continuamente affrontati si combinano l’allucinazione e la cognizione, è lo spazio della trance. Ma non di quella trance profonda, sonnambolica, alla quale Freud ha rinunciato per inventare la psicoanalisi, bensì di un’altra figura della trance: quel lavoro del transfert indotto dalla regola della libera associazione, e da un dispositivo di rilassamento, il divano, che conserva qualche elemento della tecnica dell’"ipnosi".

Link

Vita ed Opere di Freud – INDICE A container of informations about VITA E OPERE DI SIGMUND FREUD a cura della Dott.ssa Rossana Ceccarelli.

The Freud Page Sito web in inglese, a cura di Maria Helena Rowell

Freud Museum – a Londra

Sigmund Freud-Museum Vienna

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6 risposte a Il 150esimo anniversario della nascita di Freud

  1. SFreud scrive:

    In pratica eliminiamo le interferenze del mondo esterno, per favorire l’introspezione: nella posizione classica della Psicoanalisi è più facile avere accesso alla propria emozionalità e al proprio mondo interiore inconscio.

  2. giannidemartino scrive:

    Come in ogni trance, nel tentativo di “rendere l’inconscio conscio”, non cessa di porsi il problema dello sdoppiamento. E non solo all’interno dei due personaggi della relazione analitica, fra i quali esiste – con le parole di J. Laplanche – ” une essentielle dissymétrie”, ma ” entre l’imaginaire et le réel, entre l’archaique et le présent, entre l’infantile inadapté et l’adulte adapté, et, finalement, entre l’rrationel et le rationnel”. A questa serie di “dédoublement”, Laplanche aggiunge un’altra dissimetria, “un décalage” che sarebbe, in ultima istanza, fondatore: ” précisément celui où se constitue l’ordre de la sexualité humaine”. Tale sdoppiamento, “fondateur meme de la spécificité de l’objet psychanalytique ” appare nel “surgissement de l’ordre sexuel, dans l’enfance, à partir de l’ordre de l’adaptation: un dédoublement de la sexualité et de l’adaptation qui nous renvoie lui-meme à ses origines c’est à dire aux situations originaires de l’enfant, plongé dans un monde qui de toutes parts le dépasse et où il a à faire sa place”.

    In tale analisi dello sdoppiamento ( che, secondo Lapassade ( v. “Saggio sulla transe”) , rinvierebbe all’incompiutezza umana, alla sua “neotenia”), si può intravedere, forse, l’enigma della trance.

  3. SFreud scrive:

    Si, Giannidemartino, ma oggi siamo andati molto oltre tutto ciò: il vero problema attuale non sta più solo nel

    – Rendere conscio l’inconscio, o nel far sì che le componenti consce dell’Io riconòscano, dòminino e contròllino quelle inconsce dell’Es/Io e SuperIo (come nell’epoca di Sigmund Freud) – D’accordo, in certe condizioni (una esigua minoranza di casi) tutto ciò resta ancora valido e applicabile, ma il vero centro nevralgico della Psicoanalisi contemporanea è : rivitalizzare il Sè rendendolo coesivo, forte e armonico. Non più dunque una lotta, un conflitto tra le varie componenti della personalità (Es/io/SuperIo), ma l’esigenza assoluta e primaria di dare un minimo di integrità e coesione alla personalità, al Sè rimasto incompleto, immaturo, esangue, fragile, insufficiente, infantile, e non perchè non abbia risolto i conflitti infantili oppure quelli della vita adulta, ma perchè non ha avuto la possibilità di cristallizzarsi, crescere e rafforzarsi, rimanendo debole e immaturo. Quindi alla psicologia del conflitto e delle Nevrosi di Transfert (Freud), si sostituisce oggi (dal’esperienza viva di qualunque Psicoanalista contemporaneo) la Psicologia di una strutturazione e crescita insufficienti del Sè. Della modernità e della psicologia dell’uomo del ventunesimo secolo ho parlato a lungo in vari post del mio Blog. A presto, con simpatia … SFreud.

  4. giannidemartino scrive:

    Se ho capito bene, mi scusi il ritardo, si tratterebbe di uscire fuori dal proprio Io. Ma per andare dove ? Verso il Sé coesivo, forte e armonico … Ma non potrebbe capitare d’ inciampare in qualche nodo, anche isterico, nella carne, o nel grottesco di qualche sbadataggine o lapsus ritenuti irrilevanti o dimenticanza inavvertita, se non rifiutata ?

    E ancora: come fa il Sé a “cristallizzarsi” se non attraverso il confronto e il conflitto tra le sue varie parti attualizzate e rappresentate dal lavoro del transfert ? Ovvero tramite il lavoro di un inconscio non già in qualche profondità ma distribuito secondo una certa geometria dello spazio relazionale umano ?

    Quante domande ! D’altra parte, non ho alcuna difficoltà ad andare in trance ed uscire fuori dal mio Io, sia pure per gli occhi belli di una zingara, so cosa domando a Dio e perché corro dietro di Lui. Tuttavia, sebbene Egli sia al suo posto non so cosa Egli vorrà da me… Tramite la zingara, ovviamente…

    In altri termini, continuo a pensare che la struttura individuale non sia data già in partenza e eguale per tutti ( il Sé cristallizzato ) ma il frutto di un lavoro, di una storia e di un rinvenimento che è sempre singolare; e che un Io personale, ben individualizzato, sia “ancora” una necessità per la maggior parte degli uomini e delle donne, creature per niente cristalline. O perlomeno così pare, a partire dall’osservazione di tanti inconsci zingareschi che magari crediamo vitali, se non rizomatici e desideranti, e che poi si rivelano – nel corso del transfert – piuttosto meschini e polipeschi. O perlomeno così pare. A presto, grazie per la simpatia… gdm

  5. SFreud scrive:

    Caro Gianni, per fare chiarezza su ciò che volevo dire, e sulla base delle mie esperienze terapeutiche, il vero problema del mondo contemporaneo è il fatto che le relazioni infantili, in particolare quelle con i genitori, non sono quasi mai in grado di costruire un Sè coesivo nella prima infanzia ( si ritiene fondatamente che il Sè si formi a circa due anni di età ), cioè una personalità solida, coesiva e funzionante, come struttura concreta e duratura ( e in analisi immediatamente distinguiamo un Sè fragile e difettoso, da un Sè solido e relativamente privo di difetti grossolani ). Oggi sempre più spesso questo processo avviene in modo lacunoso e difettoso e il Sè resta incompleto e difettoso: è già “poco cristallizzato e coesivo” all’uscita dalla primissima infanzia. Un Sè in queste condizioni ( quasi tutto il campo della psicopatologia contemporanea è occupato dai difetti del Sè, compresi i Disturbi Di Personalità, gli Stati Borderline, le Psicosi, le Anoressie/Bulimie e gli altri DCA, i Disturbi Bipolari ecc.) non entra affatto nella fase Edipica: non vive i conflitti e i drammi del Complesso Edipico, ma solo le apparenze sessualizzate del Complesso Edipico, perchè il Sè non è ancora maturo per vivere realmente questa fase. Diciamo, per capirci, in termini Freudiani, che è “Fissato alla Fase Preedìpica” e non può accedere alla fase Edìpica. Quando un Sè così debole e difettoso, da adulto entra in Analisi, sviluppa spontaneamente un tipo particolare di Transfert (non Edipico, ma un Transfert d’OggettoSè) nei confronti del Terapeuta, e, attraverso l’Analisi può portare a compimento lo sviluppo del Sè interrotto e difettoso. Solo a questo punto, cioè solo se e quando il Sè sarà tornato coesivo, avrà la possibilità di uscire da se stesso e sviluppare rapporti d’amore maturi, nella reciprocità: altrimenti (se il Sè rimarrà ancora difettoso e debole) questa possibilità non esisterà perchè esso sarà totalmente impegnato nella necessità assoluta di “costruire e rafforzare il Sè-carente attraverso l’altro”. In sintesi, e qui sta il succo di tutto, non ci è data la possibilità di amare uscendo da noi stessi, se siamo drammaticamente COSTRETTI a sostenere noi stessi (il Sè bisognoso) attraverso l’altro: usando l’altro, anche quando non ce ne rendiamo conto. Non è possibile AMARE per un Sè frammentato e debole, ancora incapace di autosostenersi!!! Voglio aggiungere che oggi la quasi totalità dei pazienti che si rivolge all’Analisi si trova purtroppo in questa drammatica situazione: – Non esisto ancora Io, con la mia personalità, figuriamoci se mi è possibile pensare di aiutare o sostenere la persona che amo: lo desidererei, ma è al di là di ogni mia possibilità: posso solo usare la persona “amata” al fine di sostenere me stesso – E questa non è affatto, oggi una colpa, una deliberata forma di egocentrismo narcisistico, ma una insufficienza, una autentica impossibilità: non il dramma dell’ “Uomo Colpevole” (dell’epoca di Freud), ma quello dell’ “Uomo Tragico” del ventunesimo secolo. Nessun conflitto interiore tra pulsione/difese con eventuale Senso di Colpa, ma solo … SVILUPPO INSUFFICIENTE DI UN SE’, CHE NON PUO’FARE ALTRO CHE USARE GLI ALTRI PER SOPRAVVIVERE !!!

  6. SHONAGON scrive:

    a tal proposito ho trovato molto interessante l’ipnosi costruttivista.

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