La lezione libanese di Amos Oz

 LA LEZIONE LIBANESE DI AMOS OZ

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Difensore a oltranza della libertà di pensiero, fondatore di «Pace adesso » ai tempi dell’invasione israeliana del Libano nel 1982, lo scrittore animatore del movimento pacifista israeliano Amos Oz preannunciò arditamente riguardo alle più aggressive organizzazioni islamiste contrarie a Israele: "Nel momento in cui lasceremo il Libano meridionale dovremo cancellare il termine Hizbullah dal nostro vocabolario". Un anno dopo, a seguito di un attacco missilistico dal Libano dovette purtroppo ricredersi; e oggi, dopo il violento attacco dal Libano che mette in pericolo la sopravvivenza stessa di Israele, riconosce l’amara necessità dell’autodifesa di un paese minacciato di distruzione dal jihad internazionale che interpreta la volontà di pace come debolezza, e quindi non esita ad attaccare con perfidia, prendendo di mira i civili e incurante delle conseguenze.

L’intervento di Amos Oz

«Speriamo tutti, falchi e colombe, nella sconfitta di un’organizzazione del terrore che prende di mira i civili»

Molte volte in passato il movimento pacifista israeliano ha criticato le operazioni militari delle sue forze armate. Questa volta no. Questa volta la battaglia non c’entra con l’espansione e la colonizzazione israeliana. Non c’è territorio libanese occupato da Israele. Non ci sono rivendicazioni territoriali da una parte o dall’altra. Mercoledì l’Hezbollah ha sferrato un violento attacco, senza precedenti, all’interno del territorio israeliano. Si è anche trattato di un attacco all’autorità e all’integrità del governo libanese eletto. E questo perché attaccando Israele l’Hezbollah ha anche privato il governo libanese della prerogativa di controllare il proprio territorio e di prendere decisioni in fatto di guerra e di pace.

Il movimento pacifista israeliano disapprova l’occupazione e la colonizzazione della Cisgiordania. Ha disapprovato l’invasione del Libano da parte di Israele nel 1982 perché quell’invasione puntava a distogliere l’attenzione del mondo dal problema palestinese. Questa volta Israele non sta invadendo il Libano. Si sta difendendo da un attacco e da un bombardamento quotidiano di decine di città e villaggi, cercando di annientare l’Hezbollah ovunque sia in agguato. Il movimento pacifista israeliano dovrebbe sostenere il tentativo di pura e semplice autodifesa da parte di Israele finché questa operazione prende di mira soprattutto l’Hezbollah e risparmia, quanto più possibile, le vite dei civili libanesi (compito non sempre facile visto che i lanciamissili Hezbollah usano spesso civili libanesi come sacchi di sabbia umani).

I missili dell’Hezbollah sono forniti da Iran e Siria, entrambi nemici giurati di tutte le iniziative di pace in Medio Oriente. Non può esserci equazione morale fra Hezbollah e Israele. L’Hezbollah prende di mira i civili israeliani ovunque essi siano, mentre Israele prende di mira soprattutto l’Hezbollah. Le ombre oscure di Iran, Siria e islam fanatico aleggiano sulle città e i villaggi in fumo da una parte e dall’altra del confine israelo-libanese. Queste ombre oscure stanno anche soffocando la società civile libanese, che con eroica battaglia si era recentemente liberata da una colonizzazione siriana di lunga durata.

La vera battaglia di questi giorni non infuria affatto tra Beirut e Haifa, ma tra una coalizione di nazioni in cerca di pace — Israele, il Libano, l’Egitto, la Giordania e l’Arabia Saudita da una parte — e l’islam fanatico, alimentato da Iran e Siria, dall’altra. Se, come tutti in Israele speriamo, falchi e colombe insieme, l’Hezbollah verrà presto sconfitto, ad aver vinto saranno sia Israele sia il Libano. E inoltre: la sconfitta di un’organizzazione del terrore islamista militante può far accrescere sensibilmente le speranze di pace nella regione.

Amos Oz

(Traduzione di Monica Levy)

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