Jihad, giornata di preghiera

 JIHAD

GIORNATA DI PREGHIERA

 Mentre l’infelice e coraggiosa Israele *, attaccata dal jihad islamico e internazionale che minaccia la sua sopravvivenza, è costretta a lottare per avere libertà e pace,  e deve proteggersi dal terrore promosso da Iran e Siria , e a soffrire è specialmente la povera gente dell’una e dell’altra parte, mentre il ”Partito di Allah” scatena un attacco fortemente simbolico lanciando missili su Nazareth, la città di Maria e di Gesù, città-simbolo che, assieme a Betlemme, è legata, nella memoria collettiva dell’ Umanità e alle dolci immagini del Natale, Benedetto XVI ha indetto per domenica prossima  una giornata di preghiera e di penitenza per implorare da Dio « il dono prezioso della pace».

Il Papa si preoccupa che a pagare siano innanzitutto i libanesi e, tra questi, i tanti cristiani che da tempo proprio nel paese dei Cedri convivono più e meno pacificamente con i musulmani, e quindi «auspica che la preghiera si elevi al Signore, perché «cessi immediatamente il fuoco tra le parti , si instaurino subito corridoi umanitari per poter portare aiuto alle popolazioni sofferenti e si inizino poi negoziati ragionevoli e responsabili, per porre fine a oggettive situazioni di ingiustizia esistenti in quella regione».

* NOTA. – “ Il comandamento ‘ ama il prossimo tuo come te stesso’ è la più forte difesa contro l’aggressività umana (…). Eppure, chi nella presente civiltà s’attiene a tale precetto si mette solo in svantaggio rispetto a chi non se ne cura. Che immane ostacolo alla civiltà dev’essere la tendenza aggressiva, se la difesa contro di essa può rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza! La cosiddetta etica naturale non ha qui da offrire nulla al di fuori della soddisfazione narcisistica di potersi ritenere migliori degli altri. L’etica che si appoggia alla religione fa qui intervenire le sue promesse di un aldilà migliore. Sono d’opinione che finché la virtù non è premiata sulla terra l’etica predicherà invano.” ( S. Freud, Il disagio della civiltà, 1929 ) .

 La mia preghiera: “ Padre nostro che sei nei cieli, Tu che non ci hai creato con canini di tigre, ma ci hai dotato di piccoli denti e tenera preziosa carne prudente, impaurita e che invecchia, e tuttavia risorge a vera vita in Cristo Gesù, ti prego, ti preghiamo, dacci il coraggio di restare teneri e rendi la cosiddetta umanità civilizzata, specialmente in Medio Oriente, meno stupida, malvagia e cazzona”.

ALCUNE RIFLESSIONE SUL CONFLITTO IN CORSO

 

René Girard mostra che Cristo denuncia e rivela al mondo il carattere violento del sacro, nel senso arcaico della parola, con tutte le implicazioni sacrificali, vittimarie e autoritarie che questa posizione implica.

– “ Il sentimento apocalittico nasce dalla consapevolezza che un meccanismo si è definitivamente decomposto, che il suo schermo non è più in grado di proteggerci, che niente più si frappone tra noi e la possibilità di essere distrutti. Questo meccanismo nelle religioni arcaiche era il capro espiatorio: l´idea che il sacrificio di una vittima avrebbe riportato l´ordine e l´armonia. Con l´ebraismo prima, con il cristianesimo poi, la verità persecutoria del meccanismo del capro espiatorio è stata portata completamente alla luce: la vittima è innocente, la violenza non viene da Dio. E così la protezione sacrificale salta, lasciandoci davanti a noi stessi ”. ( La vittima innocente ha un difensore: a Gerusalemme, un´intervista con René Girard ).

INVIDIA E ODIO GENOCIDARIO IN MOVIMENTO

 Non è esattamente fare penitenza, ma dopo la preghiera per implorare da Dio « il dono prezioso della pace». ritorno su alcune considerazioni di Freud e riprendo la lettura di un articolo su Le Monde del 5 novembre 2001, in cui il filosofo e antropologo René Girard ha descritto il terrorismo islamico e internazionale come una forma di competizione mimetica su scala planetaria.

"L’errore è sempre quello di ragionare utilizzando la categoria della ‘differenza’, – scrive Girard – quando la radice di tutti i conflitti è piuttosto la ‘competizione’, la rivalità mimetica tra persone, nazioni, culture.

La competizione è il desiderio di imitare l’altro al fine di ottenere la stessa cosa che quello ha, se necessario con la violenza"

L’ imitazione e la competizione che nascono da una specie di “invidia” per gli oggetti che l’altro possiede, e di cui è supposto godere di più e meglio, risultano evidenti nei discorsi degli islamisti e si manifestano nel loro desiderio di “difendere” la “Umma” ( la “matria” ideale e idealizzata di tutti i musulmani ) e loro credenze “minacciate” dall’ incontro con la modernità. Un incontro che, in mancanza di ponti culturali, vira al disastro e investe moltitudini in pieno boom demografico, in preda a correnti psichiche che fanno leva sul tema potente dell ‘ “umiliazione”: moltitudini percorse da giovanili passioni vittimarie e guerresche, a un tempo esaltanti e oppressive, e a una vera e propria “disperazione di massa”.

Con il disperato attacco “nel nome dell’islam” a un Occidente genericamente designato come “mondo dell’arroganza” da Ahmadinejad, individuato come “crociato”, “ebreo”, “nemico della legge di Allah”, e ritenuto il “responsabile”delle proprie deficienze e di tutti i guai, si attuerebbe il riscatto dall’ “umiliazione” dovuta al fatto che l’islam non trionfa. Nello stesso odio portato dall’islamismo politico radicale confluiscono, peraltro provvisoriamente, i “rivoluzionari” falliti rossi e bruni, portatori di ideologie totalitarie.

Mentre gli sciiti esportano la rivoluzione khomeinista, i seguaci sunniti di Bin Laden perseguono intanto la restaurazione del glorioso periodo d’oro del Califfato, un periodo rimpianto e idealizzato, tramite l’imposizione violenta delle ideologie islamiste e l’applicazione pratica della sharia, dopo aver dato una lezione catastrofica al “grande Satana” ( U.S.A.) e distrutto il piccolo Satana ( “Israele”).

A tale scopo è in atto, su scala planetaria, una convergenza delle varie fazioni dell’islam nel maligno tentativo di ostacolare con tutti i mezzi messi a disposizione dal jihad transnazionale, promosso dall’Iran e dalla Siria, la normalizzazione in Irak, di provocare la destabilizzazione dell’Arabia Saudita , di terrorizzare gli Stati Uniti, di distruggere Israele e di minacciare l’Europa, anche con il ricatto petrolifero, se non si tiene alla larga.

Nel desiderio ossessivo di “trionfare” ad ogni costo, fermare il tempo alla fissità aurorale dell’ Origine dell’islàm e realizzare il Paradiso in terra, così come nella cattiva reciprocità instaurata con il non-musulmano, non giocano solo imitazione e rivalità mimetica, ma anche una forte determinazione e un’intelligenza tanto più lucida ed efferata quanto più si nutre di risentimento, di obiettivi utopici e di mezzi perfidi. Si tratta di un odio genocidario armato in movimento. E l’atomica islamica è nel frattempo in preparazione.

Eric Gans ha descritto il conflitto in corso anche in termini di risentimento dal punto di vista del suo modello originario di reciprocità in "Window of Opportunity" Chronicle 248 (http://www.anthropoetics.ucla.edu/views/vw248.htm).

Sostanzialmente, Gans afferma che, dal momento che ogni ordinamento sociale genera risentimento, il conflitto in corso non è uno scontro di religioni o culture ma una battaglia tra coloro che guidano la civiltà e coloro il cui risentimento è così forte che essi ne vogliono la distruzione, anche se questa comporta la loro stessa distruzione.

Leggi anche:RICORDANDO AMALEK l’undici settembre e il pensiero generativo (I) di Adam Katz ( in Anthropoetics 10, no. 2 – autunno 2004 / inverno 2005), ripreso da  GENERATIVA, il Sito di Fabio Brotto.

 

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