Letture / Sartre e l'antisemitismo

 LETTURE

SARTRE E L’ANTISEMITISMO

Réflexions sur la question juive (1946)

 [ Une lettura indispensabile.]

    

Le Réflexions sur la question juive di Jean-Paul Sartre (1905-1980) ignorano i Lager e la “soluzione finale”, forse perché sono state pubblicate per la prima volta nel 1946, in un contesto diverso dal nostro, caratterizzato dall’ assordante silenzio che circondava il genocidio degli ebrei appena consumatosi tra il disinteresse delle popolazioni europee. Tuttavia, analizzando l’antisemitismo come una “passione”, come un irrazionalismo e un manicheismo che istituisce l’ebreo e i suoi valori supposti ( terra, danaro, ecc.) come male assoluto, Sartre denuncia nettamente e senza alcuna ambiguità questo crimine ( e non “opinione”) che è l’antisemitismo, troppo spesso spacciato per antisionismo.

Per Sartre ( che ha sempre difeso la legittimità dello Stato d’Israele, anche negli ultimi anni della sua vita, malgrado l’antisionismo dei giovani amici maoisti di cui si circondava ) non ha senso definire un uomo come ebreo, arabo o negro, “giacché nessun individuo può essere ridotto a una comunità d’appartenenza. Gli uomini sono quello che sono non in funzione di una qualche sostanza presupposta, ma esclusivamente in funzione delle loro azioni".

Non poteva essere diversamente per il filosofo esistenzialista, per il quale "l’esistenza precede l’essenza", eccetera.

In periodi come questo, di peste comunitaria diffusa, forse può essere utile richiamare l’esistenzialismo e le molte verità contenute nel saggio sugli ebrei di Jean Paul Sartre ( specialmente allorché afferma che una " soluzione possibile dell’antisemitismo è da ricercarsi nella comprensione da parte ogni cittadino che il destino degli ebrei – e, aggiungerei, quello di tutti coloro che vengono supposti o suggeriti anzitutto come arabi, neri, stranieri, se non estranei, è il suo destino" ) .

Di Réflexions sur la question juive è disponibile una traduzione italiana ( L’antisemitismo. Riflessioni sulla questione ebraica, trad. it. Ignazio Weiss, Mondadori, Milano 1990) e una reidizione Gallimard del 2004 ( coll. Folio-Essais ) , che contiene una presentazione di Arlette Elkaïm-Sartre, la figlia adottiva del filosofo francese . Al momento ho sotto mano l’ edizione francese del 1954 ( Collection Idées), dalla quale traduco i seguenti passaggi:

 

L’antisemitismo non rientra nella categoria dei pensieri che sono protetti dal Diritto di libera opinione. D’altronde si tratta di ben altro che un’opinione. E’ anzitutto una passione. ( p.10)

 ..Se l’Ebreo non esistesse, l’antisemitismo lo inventerebbe. (p.14)

Così nominerò volentieri l’antisemitismo uno snobismo del povero. (p.30)

L’antisemitismo, in una parola, è la paura davanti alla condizione umana. (p.64)

E’ dunque l’dea che ci si fa dell’Ebreo che sembra determinare la storia, non il “dato storico” che fa nascere l’idea. (p.18)

Ma come si può scegliere di ragionare falsamente? E’ perché si ha la nostalgia dell’impermeabilità. (p.20)


[A proposito dell’antisemita: ]

L’antisemita ha scelto l’odio perché l’odio è una fede; ha scelto originariamente di svalorizzare le parole e la ragione. (p.22)

..un uomo che trova naturale denunciare degli uomini non può avere la nostra concezione dell’umano. (p.24)

Distruttore per funzione, sadico dal cuore puro, l’antisemita è, nel più profondo del suo buon cuore, un criminale. Quello che auspica, quello che prepara, è la morte dell’Ebreo. (p.58)

Ora siamo in grado di comprenderlo. E’ un uomo che ha paura. Non certo degli Ebrei, ma di se stesso, della sua coscienza, della sua libertà, dei suoi istinti, delle sue responsabilità, della solitudine, del cambiamento, della società e del mondo; di tutto, eccetto che degli Ebrei.

E’ un vile che non vuole confessare a se stesso la sua vigliaccheria. (p.62)

Aderendo all’antisemitismo, non adotta semplicemente un’opinione, si sceglie come persona. (p.63)


[ A proposito del democratico: ]

L’individuo per lui non è che una somma di tratti universali. Ne consegue che la sua difesa dell’Ebreo salva l’ebreo in quanto uomo e l’annienta in quanto ebreo… “ Non c’è Ebreo, dice, non c’è questione ebraica.” Questo significa che auspica di separare l’Ebreo dalla sua religione, dalla sua famiglia, dalla sua comunità etnica, per infornarlo nel crogiuolo democratico, dal quale uscirà solo e nudo, particella individuale e solitaria, simile a tutte le altre particelle. ( p. 67).

Si può cogliere nel democratico più liberale, una sfumatura di antisemitismo. Egli è ostile all’Ebreo nella misura in cui l’ebreo ritiene di pensare come un Ebreo. (p.68)

L’antisemita rimprovera all’Ebreo di essere Ebreo; il democratico gli rimproverarà volentieri di considerarsi come Ebreo. (p.69)

.. per noi, l’uomo si definisce anzitutto come un essere “in situazione”. (p.72)

L’Ebreo è un uomo che gli altri uomini ritengono Ebreo: ecco la semplice verità da cui occorre partire. ( p. 84).

Così, l’Ebreo è in situazione di ebreo perché vive in seno a una collettività che lo ritiene Ebreo. (p.88) [ In seguito, agli inizi degli anni ottanta, Sartre cambiò idea riconoscendo che oltre all’ebreo inautentico, e cioè quello costituito dallo sguardo dell’altro, esiste anche un ebreo autentico e reale, in rapporto alla fedeltà al Libro per lui fondatore. A tale proposito, Benny Lévy – che con il nome di Pierre Victor aveva fondato ‘Libération’ con Sartre prima di diventare il suo segretario particolare – si esprimeva in una intervista del 1988, ricordando gli ultimi colloqui con Sartre pubblicati per la prima volta tra il 10 e il 24 marzo 1980 nel Nouvel Observateur , poco prima della morte di Sartre, e poi nel controverso L’espoir maintenant – Benny Lévy, Jean-Paul Sartre. ]

[ Ultima frase del libro : ]

Non ci sarà un francese libero, finché gli ebrei non godranno la pienezza dei loro diritti; non un francese vivrà sicuro, finché un ebreo in Francia e nel mondo intero potrà temere per la propria vita.

[ Pas un Français ne sera libre tant que les Juifs ne jouiront pas de la plénitude de leurs droits. Pas un Français ne sera en sécurité tant qu’un juif, en France et dans le monde entier , pourra craindre pour sa vie. (p.185) ]

    Leggi anche:

    Jean- Paul Sartre, L’antisemitismo

    ( Jean- Paul Sartre, L’antisemitismo. Riflessioni sulla questione ebraica, Oscar Saggi Mondadori, 1998)
    http://www.liceoantonelli.novara.it/index.htm

     Così splendeva la stella di Sartre di Jean Daniel

Sito Web Italiano per la Filosofia-La Repubblica-28 GENNAIO 2000

Che cosa resta del filosofo francese? Finito fuori moda, oggi Parigi lo riscopre
Una generazione di intellettuali si riconobbe nelle sue tesi sull’impegno
Tutto il suo talento, passò per la scrittura, per lui scrivere fu un modo di costruire il futuro.

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2 risposte a Letture / Sartre e l'antisemitismo

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