Il discorso di Regensburg

 LECTIO MAGISTRALIS

IL DISCORSO DI REGENSBURG

FEDE E RAGIONE

 Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni.

 Aula Magna dell’Università di Regensburg, Martedì, 12 settembre 2006. Il testo integrale del discorso del Santo Padre  (NOTA – Di questo testo il Santo Padre si riserva di offrire, in un secondo momento, una redazione fornita di note. L’attuale stesura deve quindi considerarsi provvisoria ).

Benedetto XVI e l’islam

"Dio non si compiace del sangue; non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio"

Per papa Ratzinger le religioni si devono paragonare sulla cultura e la civiltà che esse generano. Per evitare il conflitto delle civilizzazioni l’islam deve sganciarsi dalla violenza terrorista; l’occidente dalla violenza secolarista e atea. L’analisi di Samir Khalil Samir, da asianews.it

Vedi anche – Il discorso del papa, una mano tesa all’Islam proponendogli di uscire dal ciclo della violenza

 

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7 risposte a Il discorso di Regensburg

  1. anonimo scrive:

    … resto sempre un po’ perplesso quando un Papa dice qualcosa (intendo negli ultimi anni) di importante rispetto questioni scottanti, di attualità politica, sociale e di forte contesto storico.

    Resto perplesso perché ripenso alla responsabilità (…secolare) della negazione delle verità scientifiche, storiche, sociali, semplicemente razionali da parte della Chiesa. Poi, con un certo sforzo, mi distacco da questi pensieri e mi concentro solo in termini di attualità; ovvero: cosa dice adesso questo preciso Papa ed in questo preciso momento a proposito di… ? Non penso al passato insomma!

    Ebbene, Benedetto xxy (a proposito del post in questione) dice cose assolutamente condivisibili; prende in esame una deriva fondamentalista dell’Islam (… certo è successo e forse anche succede ancora e spesso al Cristianesimo nelle sue molteplici chiese ogni qualvolta si ha a che fare con questioni che riguardano le istanze di liberazione sociologicamente e scientificamente parlando…) e la commenta citando passi storici di protagonisti dei tempi che furono.

    Qualcuno può smentire che, allo stato attuale, l’Islam non sia preda di una trista e violenta deriva fondamentalista?

    Quanto poche sono le voci autorevoli (… islamiche) che contrastano questa deriva? E non metto assolutamente in dubbio che ve ne siano! Ma quanto valgono? E quanto si spendono (rischiando) i loro sostenitori ne farle valere?

    Daccordo, ragion pratica esigerebbe che un protagonista, un Capo di Stato o di Chiesa, avesse una visione ed un eloquio pragmatico, politico (… p minuscola?), dettato dalle circostanze militari ed economiche congiunturali. Una visione “commerciale” insomma. Ma si può sempre parlare cosi? Si può sempre vivere cosi? Si può sempre considerare “l’altro” (amico o nemico che sia) così? Si deve sempre evitare di dire all’altro puramente e semplicemente: “… amico, che cazzo stai facendo?…”

    Fabio D’Amico

  2. anonimo scrive:

    “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”. Questa è la frase più pesante del discorso del Santo Padre ed anche se è solo una citazione di un testo feudale si presta a facili strumentalizzazioni da parte di coloro che agitano gli animi islamici. Per cercare il dialogo con le altre religioni io preferivo l'”altro” Papa, quello che andava per il mondo senza dare lezioni sulle altrui religioni ma anzi, spesso, chiedendo perdono delle mancanze storiche della chiesa di Roma. E lo amavano tutti, come s’è visto alla sua morte.

    Ciao

    Riccardo Mantovani

  3. giannidemartino scrive:

    ” …Nel settimo colloquio (διάλεξις – controversia) edito dal prof. Khoury, l’imperatore tocca il tema della jihād, della guerra santa. Sicuramente l’imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: “Nessuna costrizione nelle cose di fede”. È una delle sure del periodo iniziale, dicono gli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l’imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il “Libro” e gli “increduli”, egli, in modo sorprendentemente brusco, brusco al punto da stupirci, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”. L’imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima. “Dio non si compiace del sangue – egli dice -, non agire secondo ragione, „σὺν λόγω”, è contrario alla natura di Dio…”.

    Dal contesto si evince con chiarezza che si tratta di una citazione nel contesto di una lezione universitaria sul tema della fede e della ragione.

    Il prof. Ratzinger stesso definisce “pesante” il modo di esprimersi dell’imperatore bizantino citato fra i suoi ricordi: un modo – osserva Ratzinger – “sorprendentemente brusco, al punto da stupirci.”

    La tv satellitare al Jazira, per agitare “gli animi islamici”, ha estrapolato la citazione, facendola sembrare un’affermazione del papa.

    Chi ha preventivamente deciso di fare la jihad ( “in nome dell’islam…”)userà tutti i mezzi per “agitare gli animi”. Ma se dobbiamo evitare le citazioni che potrebbero essere strumentalizzate dai burattinai del circus islamicus, diventiamo meno liberi e facile preda dell’offensiva liberticida che cominciando con il colpire la libertà di pensiero e di espressione, finirà con il tapparci la bocca e ottundere il pensiero.

    Ritengo quindi che occorra esprimere la massima solidarietà al professor Ratzinger, e non cedere ai bugiardi, ai burattinai del terrore e a inqualificabili minacce.

    Dire la verità, o perlomeno quello che si pensa essere la verità, è comunicazione, è un atto di compassione. Il professor Ratzinger ha dimostrato, come Giovanni Paolo II, ma secondo il suo proprio stile, di amare coloro che si vivono come musulmani, e di essere aperto al dialogo secondo ragione. Occorre porre vere domande e cercare vere risposte secondo ragione. La violenza ( che ha inizio dalla menzogna, e si propaga tramite la paura) non può in alcun modo essere occultata per fare posto a un falso dialogo.

    E’ quando non si amano gli altri, e anzi li si disprezza, che non si dice loro la verità.

  4. anonimo scrive:

    Abbiamo anche nella nostra Scrittura passi da analizzare con la stessa lucidità e con pari approfondimento ed attenzione, come questo di Matteo 10:

    34 Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. 35 Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera;

    Facilmente si potrebbe travisare il significato di “spada”, che è invece, a mio modesto parere, una metafora della lotta fra bene e male e non deve istigare ad una guerra fra presunti uomini buoni contro presunti uomini cattivi, come purtroppo spesso nel passato è stata interpretata. Forse molti Cattolici fra di noi avrebbero storto la bocca sentendo questo passo in TV COMMENTATO DA UN’ALTA PERSONALITA’ DELL’ISLAM, infatti è “poco gentile” comportarsi con tale mancanza di tatto.

    Per il resto sono in totale accordo a parte la vignetta del calcio in culo nel post successivo, 1 pari e palla al centro, che gioia.

    Bentornato al lavoro

    Ciao. Riccardo

  5. giannidemartino scrive:

    Purtroppo, caro Riccardo, al mondo c’è anche gente davvero cattiva, fonte d’infelicità per se stessa e per gli altri, specialmente se non riesci a tenertene alla larga o se ti viene addirittura in casa con un coltellaccio o si fionda in metropolitana come ha fatto, e potrebbe ancora fare, l’irragionevole e quasi inarrestabile uomo-bomba, celebrato in gran parte del mondo islamico, e anche in Europa, come “shaid” – con termine religioso.

    In realtà, per quanto possa essere molto sgradevole, e addirittura un modo arcaico e sanguinario di far fronte alla minaccia, per fermare un assassino-killer-suicida imbottito di esplosivo e di chiodi per fare più male possibile al prossimo, cioè ad altri uomini, donne e bambini, risulta più utile – se si è poliziotti o militari preposti alla difesa dei cittadini – sparargli un colpo in fronte – in modo da non dargli la possibilità di esplodere fra la gente “in nome dell’islam…”.

    Altre volte si rendono necessarie barriere difensive, pur sapendo che sarebbe più bello e produttivo sciogliere le trecce arcobaleno al vento e costruire ponti e accogliere, invece di discernere, scegliere, valutare, costruire dighe, brutte bolle di sicurezza e qualche appuntito muretto difensivo.

    Certo, occorre elaborare una minaccia reale in modo meno arcaico e sanguinario, e occorre anche non trattare la brutta realtà in cui forse dovremo vivere per lunghi anni a venire come se fosse un sogno, un brutto sogno.

    Nel frattempo ci accorgiamo che siamo disposti a perdonare più facilmente qualcuno che ci ha offesi che non uno che vuole farci paura, cercando di fare di noi dei sottomessi all’ideologia della sottomissione, ovvero dei cacasotto.

    A proposito della bruttezza e dell’infelicità che risiede nella necessità di doversi difendere, forse possono essere ancora utili e più che mai attuali le osservazioni di Freud del 1929, scritte alle soglie dell’ascesa sfolgorante, e quindi non vista, del nazismo, tratte da Il disagio della civiltà:

    “ Il comandamento ‘ ama il prossimo tuo come te stesso’ è la più forte difesa contro l’aggressività umana (…). Eppure, chi nella presente civiltà s’attiene a tale precetto si mette solo in svantaggio rispetto a chi non se ne cura. Che immane ostacolo alla civiltà dev’essere la tendenza aggressiva, se la difesa contro di essa può rendere tanto infelici quanto la sua stessa esistenza!”.

    Così continua Freud, ne “Il disagio della civiltà”:

    La cosiddetta etica naturale non ha qui da offrire nulla al di fuori della soddisfazione narcisistica di potersi ritenere migliori degli altri..L’etica che si appoggia alla religione fa qui intervenire le sue promesse di un aldilà migliore. Sono d’opinione che finché la virtù non è premiata sulla terra l’etica predicherà invano.

    (…) Il problema fondamentale del destino della specie umana a me sembra sia questo: se, e fino a che punto, l’evoluzione civile degli uomini riuscirà a dominare i turbamenti della vita collettiva provocati dalla loro pulsione aggressiva ed autodistrutrice.

    In questo aspetto proprio il loro tempo presente merita forse particolare interesse. Gli uomini adesso hanno esteso talmente il proprio potere sulle forze naturali, che giovandosi di esse sarebbe facile sterminarsi a vicenda, fino all’ultimo uomo. Lo sanno, donde buona parte della loro presente inquietutine, infelicità, apprensione.

    E ora c’è da aspettarsi che l’altra delle ‘ due potenze celesti’ , l’ Eros eterno, farà uno sforzo per affermarsi nella lotta contro il suo avversario altrettanto immortale. Ma chi può prevedere se avrà successo e quale sarà l’esito ? ”

    Aggiungo di non essere, naturalmente, un santo, come per esempio è santa suor Leonella o tanti altri cristiani disposti al martirio per testimoniare l’amore del Crocifisso-Risorto. E osservo che, a differenza che nel Corano, nel Vangelo, così come nell’insegnamento della Chiesa cattolica – che ritengo la religione più evoluta che esista, anche in termini psicosessuali – non si trova alcun appello alla “guerra santa”, benché nel passato anche i cristiani l’abbiano fatta. Ma il passato è passato, e il futuro dipende da quello che i cristiani faranno del cristianesimo, i musulmani dell’islam e i laicisti di un’idea riduttiva di ragione, la cui veglia illuminista – per niente illuminata, anzi abbagliata – ha generato in Europa non pochi mostri.

    Scusa, Riccardo, ma se uno sotto casa mi sgozza i suoi correligionari ritenuti “pseudo-musulmani” e sempre “in nome del Più Grande” cerca di terrorizzare coloro che non la pensano come lui, questa persona è proprio un uomo cattivo e non un “presunto cattivo”.

    Non sarà politicamente corretto, ma non vi sono solo dibattiti, ma anche e ancora problemi.

    Il problema, per esempio – per metterla per così dire sul “personale – di essere forse anch’io “sedotto” dai mostri – forse perché come scrittore credo di capire il punto di vista dei mostri… E nello stesso tempo dover resistere alla “tentazione” di lasciarmi sedurre dalla barbarie dei tempi, ovvero di questo secolino che, appena nato, già sembra voler tramontare tra la barbarie e la brutalità, così com’è cominciato a ground zero.

    Eppure non riesco a sottomettermi ai barbuti, forse perché non sono abbastanza cinico, disincantato e annoiato come la maggior parte della classe letterata europea, che proprio la noia e il disincanto predispone alla barbarie e a innamorarsi, puntualmente, sempre dell’uomo sbagliato ( di Mao, di Stalin, di Che Guevara, di Arafat, di Khomeini e ultimamente – come accade ai Vattimo, ai Diliberto, e persino ai Prodi – di Nasrallah o di quel volpino di Ahmedinejad…).

    Oggi vi sono purtroppo situazioni quasi “impensabili” in cui – non potendo fare altrimenti – un calcio in culo a certi barbuti potrebbe rivelarsi salutare e addirittura salvare una vita o molte vite.

    Mah!, invece di lasciarsi sedurre da gente che ti viene in casa con orribili suggestioni, gridando troppo forte Morte Morte Morte alle orecchie di un dio oscuro ( una specie di Saddam Hussein cosmico) meglio tornare al lavoro e fare un buon uso della libertà e della fragile felicità che ancora, forse per poco, ci resta – come peraltro diceva anche mio nonno e anche mio padre, dettando, mentre mia madre cantava a un balcone aperto al mare e al sole forse mentitore della cara e vecchia Europa che scompare.. verso la mezzaluna…chissà.. Ciao.

  6. anonimo scrive:

    Caro Gianni,

    grazie della bella e lunga lettera e delle tue confidenze che sono una lieta sorpresa. Certo viviamo un momento molto difficile in cui un passo falso potrebbe creare molta sofferenza, persino di più di quella che ci “morde” già ora un po’ tutti. I telegiornali confermano che lo sfascio è planetario, se non gli arabi sarà il clima o chissà cosa, il 2012, il sesto sole, la “terra in bilico”, l’innalzamento dei mari, Genova che sparisce, the “big one”… in mezzo a tutto questo enorme casino che senso ha costruire muri? per proteggerci? non saranno mai grandi abbastanza per difenderci ma abbastanza per imprigionarci.

    Cosa si saranno detti S.Francesco, l’ebbro di Dio, ed il “feroce Saladino” a Gerusalemme? Certo qualcosa che lo salvò da una morte atroce!

    Bisognerà scoprirlo al più presto, il primo che lo sa avverta gli altri! CIAO

    Riccardo

  7. giannidemartino scrive:

    La speranza ( tenace come le erbacce dei cimiteri… pardon, erbe di cui non si conoscono ancora le virtù) è forse – come scriveva Montale – “nell’imprevisto”…

    In tal caso, nell’attesa, non inerte, sull’orlo della tomba vuota, non possiamo fare altrimenti che restare qui, fra quelli che non perderanno mai la speranza e che verranno dopo…

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