Circus islamicus / Docente minacciato di morte

  CIRCUS ISLAMICUS

DOCENTE E GIORNALISTA MINACCIATO DI MORTE

 Robert Redeker, il professore di filosofia che aveva pubblicato un articolo molto critico sull’islam il 19 settembre nel quotidiano francese Le Figaro, è stato condannato a morte da una fatwa proveniente da ambienti dell’estremismo islamico e posto sotto protezione dalle forze dell’ordine, che rifiuta ogni informazione supplementare “per ragioni di sicurezza”.

Nel testo intitolato "Face aux intimidations islamistes, que doit faire le monde libre", Robert Redeker , a proposito di Maometto, il fondatore dell’islam, afferma : “ Esaltazione della violenza: spietato capo di guerra, razziatore, massacratore di giudei e poligamo, tale si rivela Maometto attraverso il Corano”. 

Dopo aver affermato che “odio e violenza abitano il libro nel quale ogni musulmano è educato, il Corano”, Robert Redeker , professore al liceo di Pierre-Paul-Riquet a Saint-Orens de Gammeville, aggiunge che: " Mentre il giudaismo e il cristianesimo sono delle religioni i cui riti scongiurano e delegittimano la violenza, ‘islam è una religione che, nel suo stesso testo sacro, così come in alcuni suoi riti banali, esalta violenza e odio”.

Per dimostrare che non è vero, alcuni gruppi fondamentalisti condannano a morte il professore di filosofia, mentre Kamel Kabtane, il rettore della grande moschea di Lione, esprime “le più grandi riserve circa l’origine di tali minacce, facilmente attribuibili a dei fedeli musulmani smarriti…”, e Dalil Boubakeur, il presidente del Conseil français du culte musulman afferma ambiguamente di condannare “ : "tutte le violenze, fisiche e… verbali”.

La Tunisia e l’Egitto avevano immediatamente protestato proibendo fin dal 20 settembre sia Le Figaro sia altri due giornali europei, il tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung” e un’edizione del britannico “The Guardian Weekly”.

Occorre denunciare con la più grande fermezza le minacce che colpiscono Robert Redeker, anche se siamo in disaccordo con quanto ha scritto”, è la presa di posizione degli amici di cultura musulmana – laici, credenti o atei – riuniti attorno al Manifeste des Libertés.

In effetti, l‘aspetto paradossale di questa nuova intimidazione islamista è che mentre nel mondo musulmano troppi uomini e donne subiscono anonimamente censure, persecuzioni, attentati, a motivo dell’esercizio reale della loro libertà di parola (vedi  “In nome dell’islam” – Quello che si fa “in nome dell’islam” ovunque nel mondo ), occorre prendere le difese dell’autore di un articolo piuttosto mediocre, che con le sue affermazioni triviali non fa che da specchio agli islamisti narcisisti e violenti, pronti a marciare al piffero delle pseudo-umiliazioni invece di affrontare le umiliazioni reali inflitte ai musulmani dai propri dirigenti politici e religiosi.

D’altra parte, denigrando Maometto o dicendo che tutto l’Islam è cattivo, si corre il rischio di semplificare la storia e di entrare in una specie di complicità speculare con gli islamisti, e – in interconnessione con altre forze distruttrici – di produrre scenari di squalificazione di tutto e di tutti da parte di tutti , entrando così all’ombra dell’epoca dell’oltraggio globale e di una possibile sciagura generale.

Si tratta – osserva lo psicoanalista tunisino Fethi Benslama – di questa rabbia multiforme che si estende, e che mira a far uscire l’altro dalla sua dignità, per quello che è o per quello che è stato, per attribuirsi l’esclusività della ragione e della civilizzazione, per autorizzarsi a rimangiarsela ed eventualmente a distruggerla, come una vita spregevole”.

  • Le Figaro. Texte de R. REDEKER., publié le 19 septembre 2006

  •  Su Al Jazira, Youssef al-Qaradawi designa Robert Redeker alla vendetta “in nome dell’islam” ( in francese)

  •  Lesa religione, in arabo istikhfaf,  è un concetto che finisce con l’impedire non solo la satira e  la libertà di espressione, ma anche con il sopprimere lo spirito critico e impoverire ogni funzione intellettuale. Qualsiasi critica dell’islam viene percepita immediatamente come blasfemia. Il concetto di istikhfaf è alquanto elastico: confutare nel corso di un dibattito un precetto islamico è lesa religione? Disapprovare una norma o un comportamento ammesso nell’islam, come la poligamia, è lesa religione? Il problema si pone ancora oggi nei paesi islamici o islamizzati, e in particolare nel Pakistan dove i cristiani denunciano la cosiddetta “legge sulla blasfemia” che punisce di morte chiunque sia accusato di offendere Maometto e condanna all’ergastolo chi offende il Corano… Molti, troppi giureconsulti islamici, impropriamente definiti "teologi", ritengono lecito ( e cioè conforme al “diritto del dio Allah", erroneamente vissuto dalla "religiosità psichica" di taluni fedeli ad oltranza come una specie di Saddam Hussein cosmico) spargere il sangue di chi biasima, critica o attribuisce un pur minimo difetto fisico o morale a Maometto (in arabo sabb al-rasul) e a qualsiasi profeta (nabi).

Les réactions, LES MENACES SUR ROBERT REDEKER

AGGIORNAMENTI

 – Samir Khalil Samir ad AsiaNews: “Vi è in atto un attacco culturale dell’Islam all’occidente, a cui l’Europa risponde con la paura e l’indietreggiamento. Il papa a Regensburg ha mostrato la strada: no alla violenza dell’Islam; far rinascere la cultura europea”.Islam violento ed Europa codarda: dalle vignette a Regensburg

 Riferendosi al caso Redeker , “ da quest’ultimo indizio di sottomissione al furore islamista – osserva Ruggero Guarini sul Velinonon è esagerato dedurre che presto, molto presto, dalle scuole europee non verranno licenziati solo gli insegnanti che coltivano ed esprimono qualche pensierino critico su Maometto e sul Corano, bensì anche i loro massimi maestri. Il primo provvedimento dovrebbe colpire ovviamente Voltaire, che in una sua tragedia definì Maometto "un mostro incomprensibile di audacia e di impostura"; e nel suo Dizionario filosofico descrisse la fede islamica come una superstizione sanguinaria che promette il paradiso a chi sgozza uno o più infedeli. Il secondo dovrebbe colpire Schopenhauer, che in Il mondo come volontà e rappresentazione, dopo aver definito la religione musulmana "la forma più squallida di teismo", aggiunse che il Corano "non contiene nemmeno un pensiero dotato di valore".Il terzo dovrebbe riguardare Jacob Burckhardt, che nelle sue Riflessioni sullo studio della storia tracciò questo ritrattino del Profeta: "Maometto è fanatico all’estremo, ogni libertà in materia di religione lo riempie di sacro furore, e questa è la sua forza principale. Il suo fanatismo è quello di un semplificatore radicale, e come tale del tutto genuino. Era un fanatismo della specie più tenace, la furia dottrinaria, e la sua vittoria fu una delle più grandi vittorie del dottrinarismo e della banalità". E Il quarto dovrebbe raggiungere Dante, che sbatté Maometto all’inferno, raffigurandolo come un fantoccio spaccato a metà; anzi, più esattamente, "rotto dal mento infin dove si trulla" (vale a dire dalla bazza al deretano); offrendo così lo spettacolo descritto in questa crudele terzina: a le gambe “Tra le gambe pendevan le minugia, | la corata pareva, e il tristo sacco | che merda fa di quel che si trangugia". Qualche ingenuo a questo punto eccepirà che non si licenziano i morti. Errore, grave errore. Allah esige che i suoi beffatori vengano denunciati, processati, condannati e tormentati per tutta l’eternità […] ”.


Stiamo assistendo a forme di autopunizione. “In Olanda – spiega a il Foglio il professor Pieter van der Horst storico delle religioni all’Università di Utrecht, di Princeton e altri centri – soprattutto dopo la morte di Theo van Gogh, sempre più esponenti della cultura hanno paura a parlare chiaro e ad alta voce. Alcuni critici importanti dell’islam sono stati minacciati e intimiditi dagli islamisti e alla fine si sono ritirati dal dibattito pubblico. Ed è ciò che proprio vogliono: che tutti i critici dell’islam siano messi a tacere. In un modo o nell’altro. Nessuno alza la sua protesta. Ayaan Hirsi Ali era una delle pochissime che aveva avuto il coraggio di denunciare una delle facce più cupe dell’islam. E non poteva essere tollerato”. Il caso Redeker dimostra quanto sia grave la situazione. “Quelle osservazioni critiche hanno scatenato minacce alla sua vita da parte di musulmani. La correttezza politica è la malattia più letale dell’occidente. Nel mio paese la sinistra chiude gli occhi sull’odio antiebraico dell’islamismo. La cecità sulla natura perversa del fenomeno, che la sinistra arriva perfino a comprendere, è un segno della nostra decadenza morale. Se i leader europei non si oppongono a questa deriva la mancanza di libertà di parola e accademica diventerà intollerabile […]”.

Ci rendiamo conto – scrive Magdi Allam sul Corriere – che si sta tentando di sostituire la Jihad dei tagliagola, che ha traumatizzato il mondo intero e ha diviso i musulmani (perché sono al contempo i carnefici e le principali vittime), con la Jihad dei taglialingua...?” E così continua: “ Ebbene, ciò che non vediamo o facciamo finta di non vedere è che tra la Jihad dei tagliagola e la Jihad dei taglialingua c’è sola una differenza formale: entrambe le guerre sante islamiche mirano ad annientare la persona, la prima direttamente e fisicamente, la seconda indirettamente e psicologicamente. Si tratta della differenza che intercorre tra i jihadisti alla Bin Laden, che vorrebbero conquistare il potere decapitando la testa del nemico, e i gradualisti quali i Fratelli Musulmani che perseguono il medesimo traguardo del califfato islamico minando dalle fondamenta il potere nemico. Oggi l’Occidente si sta di fatto arrendendo agli estremisti islamici che in cambio dell’archiviazione di una condanna a morte inflitta dai loro tribunali della sharia, esigono la rinuncia definitiva alla nostra facoltà di criticare l’islam e Maometto, un’opzione che culminerà di fatto con l’archiviazione del nostro legittimo diritto alla libertà d’espressione. Ecco perché io difendo senza se e senza ma il diritto del Papa, Redeker, Theo van Gogh, Ayaan Hirsi Ali, Bernard Lewis, Daniel Pipes, ma anche di Dante, Voltaire e Mozart, nonché di Wafaa Sultan, Ibn Warraq, Sayyid al Qimni, Lafif Lakhdar e Said El Eshmawi di criticare l’islam e Maometto. Oggi più che mai. Leggi tutto

PER REDEKER

Levy Bernard Henri al Corriere

Più in là, forse, dirò ciò che penso davvero del pezzo di Robert Redeker sul Figaro del 19 settembre scorso. Per adesso, il principio è semplice. Ed è un principio che va affermato senza sfumature. Non si discute con un uomo a terra: lo si aiuta a rialzarsi. Non si apre una polemica contro chi, per aver scritto un articolo, si vede minacciato di morte, braccato, stigmatizzato: gli si tende la mano, lo si difende e, se si è un governo, lo si protegge, insieme con la sua famiglia, e gli si offre riparo”.

 Sì, ma questa Europa moralmente impigrita e interessata solo agli affari , nonostante l’espansione illimitata della tecnica non sa offrire altro ai propri intellettuali e a tutti noi che un piccolo nascondiglio più o meno sicuro. D’altra parte, il coraggio uno non se lo può dare, e Don Abbondio si conferma un punto di riferimento esemplare per taluni preti con la kefiah e i sinistri governanti – i guardiani dei cosiddetti "bisogni della gggente" ( con tre "g").

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2 risposte a Circus islamicus / Docente minacciato di morte

  1. flaviablog scrive:

    Grazie per la ricca documentazione informativa.

  2. AMALTEO scrive:

    questo post meriterebbe più lettori.

    pian piano rilancerò alcuni dei temi che tu tratti.

    sono arrivato qui perchè sto cercando la citazione in esteso delle riflessioni di schopenhauer sul corano e la religione islamica.

    trovo semplicemente mostruoso che oggi sia più pericoloso che nella prima metà dell’ottocento dire che la religione islamica è il più vuoto pensiero che esista

    grazie

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