Repressione cinese in Tibet

 
REPRESSIONE CINESE IN TIBET
 
Mentre centinaia di giovani tibetani in esilio si preparano a compiere una marcia dall’India al Tibet, per giungervi l’8 agosto, giorno dell’apertura dei Giochi olimpici di Pechino, cinquanta monaci buddhisti sono stati arrestati oggi a Lhasa, secondo Radio Free Asia, durante una manifestazione di protesta nel 49esimo anniversario della fallita insurrezione  anticinese. Testimoni oculari hanno riferito di veicoli militari che bloccavano alcune strade nei pressi del monastero di Drepung a Lhasa, uno dei più importanti centri religiosi del Tibet. In corso dimostrazioni anche a Nuova Delhi, Katmandu e Nepal, dove decine di manifestanti sono stati arrestati in seguito a scontri con la polizia.
 
Il Tibet fu occupato nel 1951 dal cosiddetto Esercito Popolare di Liberazione, e da allora vive nella paura, la repressione e – come ha denunciato il Dalai Lama, capo spirituale dei buddhisti tibetani – “inimmaginabili violazioni dei diritti umani”.
– Miglialia di tibetani sono tuttora imprigionati, torturati e condannati  senza processo.
– Le donne tibetane sono costrette a subire involontariamente la sterilizzazione e l’aborto.
– I tibetani sono perseguitati per il loro credo religioso.
– Monaci e monache sono costretti a sottostare a sessioni di rieducazione patriottica, a denunciare il Dalai Lama e a dichiarare obbedienza al Partito comunista.
da "Diritti umani nel Tibet", su >
 
 
Da decenni Pechino sta attuando una politica di genocidio culturale e religioso verso i tibetani, colonizzando l’area con l’emigrazione di cinesi per sfruttare le risorse turistiche e minerarie della regione.
 
Fonte dell’illustrazione:
 
 
Questa voce è stata pubblicata in Varie e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *