Morte in Tibet / Sanguinosa repressione cinese

SANGUINOSA REPRESSIONE CINESE IN TIBET
Sono almeno due i tibetani uccisi stamane dalla polizia comunista cinese. Decine i feriti alcuni dei quali versano in gravi condizioni.
Molti hanno preferito non farsi curare per non finire nelle mani della polizia politica che ha avuto l’ordine di giustiziare sul posto i presunti capi della rivolta.
In queste ore gli agenti stanno perquisendo tutto il centro storico alla ricerca di manifestanti , laici e religiosi, che per sfuggire all’arresto hanno trovato rifugio nelle case dei tibetani.
Da altre aree del Paese giungono notizie di manifestazioni e proteste che si stanno estendendo a tutte le regioni.
Stamane a Sangchu 5000 manifestanti guidati dai religiosi , che sventolavano bandiere tibetane ed inneggiavano all’indipendenza del Tibet,hanno cercato di assaltare la sede della polizia.
In molte località minori si registrano episodi di aperta ribellione nei confronti dell’occupazione coloniale cinese.
Le comunicazioni si fanno sempre più difficili e non sono in grado di inviarvi altri rapporti per le prossime ore.
dal nostro corrispondente
Mila
Lhasa è in fiamme. La polizia militare, intervenuta in forze per mettere a tacere le proteste ha sparato sui manifestanti, monaci e laici tibetani, ferendone un numero imprecisato. Secondo l’emittente Radio Free Asia almeno due persone" (una ragazza di 16 anni e un monaco) sono rimaste uccise. Testimoni hanno detto all’Ansa di aver visto persone in borghese su delle automobili sparare sulla folla, e hanno descritto strade "piene di sangue". > CINA; TIBET; A LHASA NUOVI INCIDENTI, MERCATO IN FIAMME – Beniamino Natale all’ ANSA 
>Le Olimpiadi sono già sporche di sangue
Le cronache da Lhasa sono tremende e, di ora in ora, il bilancio degli scontri diventa spaventoso. Il Tibet si ribella all’oppressione del regime comunista cinese che risponde massacrando i tibetani, assaltando i monasteri, sparando sui monaci, arrestando i manifestanti che chiedono libertà, chiudendo al mondo la capitale del Dalai Lama. – Il Giorno
L’APPELLO DEL DALAI LAMA
In una dichiarazione rilasciata a Dharamsala, il Dalai Lama ha chiesto alla Cina di rinunciare all’uso brutale della forza.
Sono profondamente preoccupato della situazione che si sta verificando in Tibet a seguito delle proteste pacifiche degli ultimi giorni in molte aree, inclusa Lhasa. Queste proteste sono la manifestazione del profondo risentimento della gente del Tibet sotto l’attuale governo.
Come io ho sempre detto, l’unità e la stabilità sotto la violenza bruta costituiscono al massimo una soluzione temporanea. E’ irrealistico aspettarsi unità e stabilità sotto un simile governo e questo non contribuirà a trovare una soluzione pacifica e durevole.
Dunque io faccio appello alle autorità cinesi, affinché smettano di usare la forza e indirizzino il risentimento covato a lungo dal popolo tibetano verso il dialogo col popolo tibetano stesso. Allo stesso tempo esorto i miei compagni tibetani a non fare ricorso alla violenza”.
Anche dalla comunità internazionale arrivano appelli per la cessazione delle violenze. Condanne da Usa e Europa. "Rispettare i diritti del Tibet".
Questa voce è stata pubblicata in Varie e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *