All'ombra di Thomas Mann

LETTURE
ALL’OMBRA DI THOMAS MANN
 
(Lubecca, 6 giugno 1875 – Zurigo, 12 agosto 1955)
«Io amo la vita… e mai e poi mai potrò concepire che lo straordinario, il demoniaco vengano onorati come ideale. No, la “vita”, intesa quale eterno contrapposto allo spirito e all’arte, non si presenta a noi anomali come anomalia, come una visione di sanguinosa grandezza o di bellezza selvaggia, no, il regno delle nostre aspirazioni è proprio la normalità, la decenza, l’amabilità, insomma la vita nella sua banalità seducente. [… ] ».
«Mio padre, sapete, era un temperamento nordico; riflessivo, scrupoloso, puritanescamente diritto e incline alla malinconia; mia madre, invece, l’indefinito sangue esotico, bella, sensuale, spontanea, a un tempo indolente e appassionata, spensieratamente impulsiva. Senza alcun dubbio era questa una mescolanza che racchiudeva in sé straordinarie possibilità e straordinari pericoli. Ed ecco che cosa ne risultò: un borghese sviatosi nell’arte, un bohemien pieno di nostalgie per la buona educazione, un artista con rimorsi di coscienza. Perché appunto la mia coscienza borghese è quella che in tutto ciò che è arte, genio ed eccezione mi fa scorgere alcunché di profondamente ambiguo, profondamente dubbio, profondamente sospetto, è essa che mi riempie di quell’amorosa debolezza per il semplice, per il candido, per il piacevolmente normale, insomma per l’antigenialità e la costumatezza». ( Thomas Mann, Tonio Kröger).
Tentati di sciogliersi dall’abbraccio convenzionale delle virtù comuni e di andare sui limiti della follia della normalità, gli anomali del Novecento sono stati, nella maggior parte dei casi, estremisti in arte e moderati nella vita, oscillando come Thomas Mann tra forma e vita, tra rivolta e obbedienza.
Se certi "classici del moderno" ( come Proust o Joyce, Kafka o Svevo, e una certa misura Thomas Mann ) si contraddicono, è perché sono vivi e sembrano far parte direttamente del destino dei loro lettori.  
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