Libri – Hotel Oasis

LIBRI / FINZIONI

RITORNO ALL’ HOTEL OASIS

 

 

Hôtel Oasis – Editions Biliki . Roman traduit de l’italien par Christian Pirlet, Bruxelles, 2008

 

Gianni De Martino, qui mêle la rêverie au style direct et cru, s’appuie sur l’ethnographie. Analysant les mots et les comportements, il propose une étude du langage érotique et du comportement sexuel dans la culture arabo-musulmane." ( Z. F. , “Qantara – Le Magazine de l’Institut du monde arabe” n°68 • Paris, été 2008).

 

 “Hôtel Oasis raconte ce qu’au cinéma, on appellerait un flash back, autrement dit un souvenir. Le souvenir d’un lieu, Kebira, et d’un garçon, Aliwa. Mais il raconte aussi «la tentative d’enracinement dans une société différente à travers l’étude du langage érotique et du comportement sexuel de la civilisation arabo-musulmane». – Dal Diario europeo di Alberto Moravia, ‘Corriere della Sera’, 17 luglio 1988; in Diario europeo. Pensieri, persone, fatti, libri (1984-1990), Milano, Bompiani, 1993.

In occasione della ristampa dell’ “Hotel Oasis” ho trovato, in cantina, i riflessi di ricordi lontani e queste recensioni:

 “La ricerca etnografica sul campo attraversa una specie di mutazione che la porta su strade soggettiviste radicali: etnografi come David Hayano, proveniente dal mondo del gioco d’azzardo (Poker Face, Berkeley 1982), Carlos Castaneda con il suo primo libro del 1979 dedicato all’insegnamento ricevuto da uno stregone yaqui che lui chiama Don Juan, Tobias Schenebaum, pittore di professione ( come il Peter di Hotel Oasis) che finisce con il diventare etnografo della tribù degli Akarama ( Sono stato un cannibale, Milano, Longanesi 1978), e Susan Krieger, attivista di una comunità femminista (The Mirror Dance, Philadelphia 1983), sono tra i principali autori che si possono citare per illustrare la tendenza radicale della nuova etnografia . A differenza degli anacoreti della scienza che non utilizzano il proprio corpo e le proprie emozioni come strumento di ricerca, con la nuova etnografia si produce un sensibile spostamento: invece di verificare delle ipotesi da dimostrare o respingere con esperimenti, si parte dall’esperienza vissuta per elaborare delle ipotesi. Hotel Oasis illustra questo rovesciamento e lo evidenzia fin dalle prime pagine con il racconto di una rottura esistenziale e una brusca entrata sul campo, Kebira, con il suo erotismo segreto. Anche in quest’opera l’esistenza serve da trampolino di lancio a uno studio etnografico che costituisce in questo etnoromanzo il momento della riflessione.
L’etnografia è già nelle pratiche reali prima che nelle riflessioni e la teorizzazione. Non si tratta, mi pare, di legittimare ideologicamente pratiche non assunte come avrebbe fatto André Gide utilizzando Nietzsche per giustificare gli amori omosessuali del protagonista de L’Immoraliste. L’etnografia a cui approda De Martino è infatti parte integrante di una più generale strategia di sopravvivenza e si articola tra la vita e la riflessione. (…). Peter non è partito per Kebira per condurre un’inchiesta etnografica sulle pratiche sessuali locali: è partito per viaggiare, o come si legge nel romanzo, per vivere: " Volevamo solo vivere, non conoscevamo sogno più bello e più crudele di questo". Ma nel corso del viaggio si confronta con la realtà di una dissociazione più intensa che altrove tra le pratiche sessuali e i discorsi. Emerge così una società in cui la denegazione della vita sessuale reale è sistematica. Ufficialmente all’ Hotel Oasis l’amore dei ragazzi e la bisessualità dei maschi non esiste, ma – come accade anche con la canapa indiana, invisibile e quindi "inesistente" per chi non la cerca – se cerchi ti accorgi che l’omosessualità è ovunque: non concentrata in una minoranza sociale e visibile in luoghi specializzati come in Occidente, ma diffusa e sommersa in tutta la società. E’ questa la rivelazione fondamentale tanto del racconto di De Martino che dei saggi di etnometodologia maghrebina inseriti in Hotel Oasis”. (Georges Lapassade,  I silenzi di Kebira, “Quotidiano” – 17 Dic. 1988).

 “E’ sulla struttura e sulla lingua che De Martino, giornalista e saggista, gioca le sue carte più consistenti. Il romanzo è infatti un impasto di narrazione e saggismo così come un misto di differenti livelli linguistici: ora sognanti, decisamente lirici, ora crudemente realistici o gelidamente referenziali. Si tratta di un romanzo sperimentale? Non c’è risposta a questa domanda poiché l’abilità dell’autore è proprio nella sua abilità di giocoliere della lingua, della parola”. (Corrado Augias, “Panorama”, 19 Giugno 1988).

 

Questa voce è stata pubblicata in Varie e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *