Il progetto Ground Zero e il Cavallo di Troia

 IL PROGETTO GROUND ZERO
E IL CAVALLO DI TROIA

Il progetto di costruire un centro islamico a Ground Zero,  nel  luogo dove  è stato compiuto il più grande massacro di civili della storia americana  continua a fare discutere l'America e la comunità internazionale. Ci si chiede perché mai, con tanto spazio che c’è in America, si vuole costruire uno dei più grandi centri islamici del mondo  proprio lì ?

Alla vista del magnifico progetto, le opinioni sono assai contrastanti. I partigiani del progetto voluto da Feisal Abdul Rauf, imam della Grande Mela e promotore dell’iniziativa, tramite l’associazione Cordoba initiative , sostengono che la "Casa Cordoba"  – in onore della città capitale dal 756 al 1031 della conquista araba della penisola iberica –  aiuterà a superare i pregiudizi di cui, dal giorno degli attacchi "in nome dell'islam" contro le torri gemelle, costati la vita a circa tremila persone, continua a soffrire la comunità musulmana della città. Che naturalmente non ha nulla a che fare con l’islàm estremo e con al Qaeda, e che però in chiave autoassolutoria vuole fare questo dono alla città di New York.

"Casa Cordoba", piazzata nell’edificio che un tempo ospitava i grandi magazzini Burlington Coat Factory danneggiati  l’11 settembre 2001 in nome dell’islam estremo,  non evoca forse  fin dal nome l’illuminato e pacifico Emirato-Califfato della dinastia degli Omayyadi nella penisola iberica ?  Quando non sconfina con il revanscismo,  la dolce e nostalgica evocazione  del nome di Cordoba si confonde con il racconto o mito orientalista della splendida Andalusia perduta e rimanda al bel sogno di un islam  conviale, accogliente e multiculturale, pacifico  e dialogante. Insomma, un islam po’ diverso dall’islam attuale, scisso in vari islam in lotta fra loro e apparentemente in pieno marasma sociale, culturale, spirituale nella maggior parte delle società in cui predomina un modello di potere islamico.

Nonostante il 70% dei cittadini statunitensi sia contrario, nonostante le proteste dei parenti delle vittime dell'11/09, Hussein Barak Obama si è dichiarato subito entusiasta del progetto dell'imam  Feisal Abdul Rauf. Ansioso di tendere la mano in un gesto di pace universale alle vittime designate dell’esclusione e delle demagogie xenofobe, se non dell’"islamofobia", ha detto che, in principio, si può fare, perché la costituzione del 1789 garantisce a tutti la libertà di culto ( « "Questa è l'America, qui c'è libertà di religione. La causa di al Qaeda non è l'Islam" ).  Facendo eco a Barak Obama si schiera anche Mahmoud al- Zahar , leader di Hamas a Gaza, che parlando oggi  a WABC Radio dà anche lui una lezione di libertà religiosa agli Americani e si esprime a favore  di un centro islamico e una moschea  vicino a Ground Zero, dove sembra ansioso di organizzarvi pellegrinaggi, perché « I musulmani devono costruire moschee ovunque in modo che i fedeli possano pregare. » Un sostegno abbastanza imbarazzante per Obama e per « Casa Cordoba », dal momento che negli Stati Uniti e in Canada  Hamas è considerata una "organizzazione terrorista ".

Gli oppositori del progetto ritengono invece che un grande centro islamico a New York può anche andar bene, ma che realizzarlo proprio a Ground Zero sia un insulto alla memoria delle vittime, oltre che un ulteriore passo verso la sottomissione all’ideologia delle vittime del vittimismo islamico organizzato, se non all’arroganza  dei promotori dell’iniziativa.  

Contro il progetto, finanziato dai sauditi, non ci sono soltanto noti critici dell’islamismo.  Contrario è anche  Zuhdi Jasser ,  musulmano e presidente e fondatore dell’ American Islamic Forum For Democracy: « Non si tratta di libertà religiosa, ma di comprendere l’importanza che il sito del World Trade Center ha sulla psiche del popolo americano », scrive Jasser. E osserva : « L’imam Faisal Rauf non condivide la violenza islamista, ma sembra condividere l’idea  che le strutture islamiche siano politiche e che anche a Ground Zero si dovrebbe guardare attraverso la lente dell’islam politico ».

Anche alcuni docenti dell’Università islamica di  al-Azhar hanno espresso la loro opposizione alla costruzione di  "Casa Cordoba"  vicino a Ground Zero, perché così facendo temono che si potrebbe collegare  l’islam  all’attacco terroristico dell’11 settembre – e cioè a una tragedia che Al-Muti Bayumi ed altri illuminati di al-Azhar affermano essere stato  opera di un complotto sionista. La tesi complottista sostiene, assurdamente, che gli americani, con l’aiuto dei sionisti, si siano gettate giù le torri e un pezzo di Pentagono  per mettere l’islam in cattiva luce, umiliare i musulmani e andarsi a prendere il loro petrolio, l’oro nero, prima in Irak e poi in Afghanistan, ecc.

 Per motivi diversi dal desiderio di raccontare un islam  assolutamente innocente, numerosi intellettuali, giornalisti e studiosi musulmani sono contro il progetto . Fra i più noti, il professor Akbar Ahmed, cattedra Ibn Khaldun all’Università americana di Washington e firmatario della fatidica “lettera dei 138” saggi islamici a Benedetto XVI. “La leadership musulmana non ha compreso l’impatto dell’11 settembre sull’America”, dice Ahmed. “Pensano che gli americani l’abbiano dimenticato e perdonato. Ma le ferite sono aperte e costruire una casa di preghiera lì sarebbe come gettare sale sulle ferite”.

 Come ironizza il comico  Jon Stewart su Obama e la moschea a Ground Zero: “Yes, we can. Ma dovremmo?””Vi ricordate il suo slogan elettorale: ‘Yes we can’ (Sì, possiamo). Ora bisogna aggiungere ‘But should we?’ (Dovremmo proprio?). Chissà poi se è la cosa giusta? Ne siamo sicuri?”.

I saggisti musulmani Raheel Raza e Tarek Fatah del  Muslim Canadian Congress, hanno entrambi lanciato un appello : “Non è sensibile costruire un luogo di preghiera islamica esclusiva nel luogo in cui dei musulmani hanno ucciso migliaia di newyorkesi. E’ come consentire una chiesa serbo- ortodossa a Srebrenica, dove furono uccisi ottomila uomini e ragazzi musulmani”. I due autori sostengono che i promotori del progetto “avrebbero potuto proporre a un memoriale dell’11 settembre la denuncia del jihad, ma non lo hanno fatto”. Altrettanto critico  è il giornalista bengalese Salah Uddin Shoaib Choudhury, che parla del progetto di costruire uno dei più grandi centri islamici del mondo proprio a Ground Zero   come di una “conquista  del suprematismo islamico”. Ovvero, con le parole del poeta tunisino Basset ben Hassan, « la menzogna conquistatrice » : quella che si « arrampica nella nudità delle anime ed edifica i suoi paradisi » ( in ‘ Ab’ad min al – adhîdh – Più lontano del disastro).

Sul Washington Post Neda Bolourchi, la cui madre musulmana era sul volo United Flight 175 che si è schiantato contro il World Trade Center, ha intanto pubblicato il commento più realistico contro il progetto di Ground Zero. “Non ho una tomba da visitare o un luogo in cui portare i fiori gialli preferiti da mia madre, tutto quello che ho è Ground Zero. Temo che la costruzione della moschea al World Trade Center diventerà un simbolo della vittoria dei musulmani militanti e coltiverà una visione fondamentalista della fede islamica. Non mi vergogno della mia fede, ma ai sostenitori della moschea dico: costruite il vostro monumento ideologico da qualunque altra parte, ma non sulla tomba di mia madre. Lasciatela riposare in pace”.

Insomma – tra passato, memoria e politica obamiana dell’ "appeasement"– il dono che l'imam Feisal Abdul Rauf  e gli altri ideologi dell’islam politico, ma non-jihadista,  vorrebbero fare alla città di New York  sembra una specie di mela avvelenata, se non un  cavallo di Troia. 
 

Luciano De Crescenzo  presenta, col suo stile brillante, il racconto del Cavallo di Troia.

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2 risposte a Il progetto Ground Zero e il Cavallo di Troia

  1. kreben scrive:

    chissà se ci sono chiese cattoliche là dove vennero scannati gli ugonotti.

  2. giannidemartino scrive:

    Difficile, ma non impossibile, uscire dalla Preistoria. Con le parole di Raimond Panikkar, recentemente scomparso: " […] Il grande pericolo, e qui non vorrei scandalizzare nessuno, è il monoteismo. Il monoteismo pensa che Dio è la Verità, perché il monoteismo pensa un Dio isolato, un Dio solo. Non è così in tutti i monoteismi, la questione è molto complessa, ma vi è questo costante pericolo: benché io non possieda la Verità, c’è un Dio che la possiede e questo Dio ce l’ha rivelata. Non mi convince il monoteismo. Penso che il monoteismo non sia cristiano, perché il cristianesimo crede nella Trinità […]".

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