PERCHE’ ORFEO SI VOLTA ?

PERCHE’ ORFEO SI VOLTA ?
Figura di confine, Orfeo si spinge ai limiti dell’umano. Nell’episodio di Euridice, ottiene la possibilità di riportare in vita la sua donna morta.
A un patto: che nel tragitto tra le profondità e le soglie dell’uscita dall’Ade, non si volti.

Perché Orfeo si volta ? Fra le tante ipotesi, possiamo dire perché non poteva farne a meno. C’è infatti una sproporzione enorme tra la possibilità concessagli da Ade di riportare in vita un morto e l’apparente facilità con cui può essere soddisfatto il patto. Orfeo non può vedere Euridice. Ma può un amante essere messo nella condizione di non poter vedere e quindi non poter riconoscere ciò che dice di amare con il canto e persino con la pretesa di potersi intrufolare vivo nel fondo del Tartaro ?

Il patto non è così agevole da soddisfare come sembra. Anche Ade è infatti sottoposto alla legge eterna, più forte di qualsiasi incantamento o patto. Orfeo non porta con sé per la mano un’Euridice viva e vegeta, ma trasporta solo l’enorme possibilità di riportarla alla vita, nel momento stesso in cui porta, in sé, il lutto di una donna morta. Da quanto tempo Orfeo porta in sé il lutto di una donna ? Può l’amore essere scisso dalla conoscenza ? Può un amante non poter vedere l’amata ? Così, proprio alle soglie dell’uscita dall’Ade, alle prime luci del giorno, spinto dalla superiore forza dell’amore, Orfeo, irragionevolmente, si volta. E la legge si attua: Euridice ritorna tra le ombre, il mortale non trionfa sulla morte e il kosmos è salvo!

Il mito sembra avere una funzione politica, legale. Ricorda infatti gli invalicabili limiti dell’umano. E insegna che amore e conoscenza sono inseparabili, che non si ama, per così dire, al buio e non importa chi o cosa. E dice, ancora una volta, che i mortali sono mortali; e che in ogni coppia di amanti, inevitabilmente – nonostante il Canto per quanto eccelso o la Poesia – uno dei due vedrà morire l’altro/a. Così, ai confini del Tartaro incognito, tra ombre moleste, l’ultima domanda sul letto di morte, la domanda fondamentale sarà : « Chi, o cosa, ho veramente amato ? ».

~ Auguste Rodin, “Orfeo e Euridice “, Metropolitan Museum of Art, New Yorkorfeo-1

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