Lo Straniero di Albert Camus

LETTURE
LO STRANIERO DI ALBERT CAMUS
   … Poi i lampioni della strada si sono illuminati d’improvviso e hanno fatto impallidire le prime stelle che sorgevano nella notte. Ho sentito i miei occhi affaticarsi a guardare i marciapiedi con il loro carico di uomini e di luci. I lampioni facevano luccicare il lastricato umido, e i tram, a intervalli regolari, illuminavano dei capelli lucidi, un sorriso o un braccialetto d’argento.
Poco dopo, i tram divenuti più rari e la notte divenuta già nera sopra i lampioni e le piante, il sobborgo si è svuotato a poco a poco, fino a che il primo gatto traversò lentamente la strada ritornata deserta. Ho pensato che bisognava cenare. Mi faceva un po’ male il collo a essere appoggiato tanto tempo sulla spalliera della sedia. Sono andato giù a prendere del pane e della pasta, mi sono fatto da mangiare e ho cenato in piedi. Ancora ho voluto fumare una sigaretta alla finestra; ma l’aria si era rinfrescata e ho sentito un po’ freddo. Ho chiuso i vetri e rientrando ho visto riflesso nello specchio un angolo della tavola con il fornello a spirito, accanto a dei pezzi di pane. Ho pensato che era sempre un’altra domenica passata, che adesso la mamma era seppellita, che avrei ripreso il lavoro; e tutto sommato non era cambiato nulla”. ( Albert Camus, Lo Straniero, 1942 ).
“Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so”. Così comincia Lo Straniero, con parole che trasmettono una sorta di stupidità che accompagnerà ogni pagina del libro. Questo il riassunto. Siamo nel 1936 ad Algeri, Meursault è un modesto impiegato francese. Riceve la notizia della morte di sua madre, ricoverata in un ospizio, e con indifferenza si reca a vegliare la salma. Al ritorno, dopo i funerali, incontra Marie , un’ex collega di lavoro, e senza vero desiderio inizia una “relazione” con lei ( “Mi ami?”, chiede Marie. “Che importa?” ). Fa anche amicizia per modo di dire con un suo vicino di casa, Raymond, un magnaccia dalla cui stanza una sera sentono le grida di una donna che l’uomo sta picchiando: è la ragazza araba di Raymond che grida, ma a Meursault non importa niente e con indifferenza testimonia a favore del vicino di casa, e la cosa viene messa a tacere (“ Sei veramente un amico”, gli dice Raymond) .
Una domenica si recano tutti al mare, alcuni amici arabi della donna picchiata li seguono e per vendicarsi aggrediscono Raymond, ferendolo. Questi ha una pistola, per evitare il peggio Mersault gliela sottrae, ma poi, alla vista del baluginare di un coltello, come spinto dal calore, dal sole abbagliante, spara. Arrestato e processato non tanto per il delitto ma per la sua indifferenza e insensibilità verso la madre, lamenta l’assurdità degli eventi e si prepara alla condanna a morte.
Niente. Il mondo di Meursault è fatto di sensazioni del presente, più che di sentimenti o di pensieri (j’avais une nature telle que mes besoins physiques dérangeaient souvent mes sentiments – avevo una tale natura che i miei bisogni fisici disturbavano spesso i miei sentimenti ). La frase più frequente nel romanzo è proprio questa: ça m’était égal – per me era lo stesso.
Superficialità anche dinanzi alla morte e “sfogo” finale contro il sacerdote venuto a raccogliere la sua confessione ( Era come se avessi atteso sempre quel minuto…e quell’alba in cui sarei stato giustiziato. Nulla, nulla aveva importanza e sapevo bene il perché. (…). Anche gli altri saranno condannati un giorno. Anche lui sarà condannato. Che importa se un uomo accusato di assassinio è condannato a morte per non aver pianto ai funerali di sua madre? ). Attento ai cambiamenti del clima, ma per niente presente a se stesso e agli altri, Meursault si preoccupa solo dei propri bisogni e lamenta un po’ di male al collo. Al collo ? Non a caso, alla fine del romanzo, per non essersi ribellato  agli assurdi "modi" con cui l’uomo struttura negativamente il proprio esistere e il proprio convivere, muore ghigliottinato.
L’attonito Meursault rappresenta ancora il soggetto di un’era di “piccoli omicidi” e d’indifferenza per la vita nostra e degli altri. Lo Straniero annuncia un mondo dove sono mescolate rivoluzioni fallite, una tecnologia impazzita, divinità morte e ideologie consunte”. Mentre la veglia della Ragione genera i mostri della perfezione tecnica e della gestione ottimale dei bisogni, il sonno delle emozioni, della compassione e del pensare, non cessa di generare sempre nuovi indifferenti, ciechi e sordi del sentire. Segnato dall’assurdità della vita e da una specie di superficialità congenita, Meursault è il nonno di quei killer tipo Erika, Omar , Amanda Knox, adolescenti che uccidono “un attimino”, senza essere neanche “esistenzialisti” o interrogarsi sul nichilismo. Niente riflessioni, pensieri, sentimenti, neanche disperazione, solo sorda indifferenza per la propria e l’altrui vita.E’ una verità ancora negativa", ebbe a scrivere Camus nella prefazione per un’edizione americana dello Straniero, "senza la quale però nessuna conquista di sé e del mondo sarà mai possibile".
 P.s. Lo Straniero è vecchio libro duro e triste, ancora necessario. Sembra una sconcertante ”tabula rasa” dei valori dell’occidente e delle virtù comuni. Appare alle soglie di quello che Umberto Galimberti, che ha consegnato alle stampe il suo recente libro (L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani), direbbe “ un’enorme trasformazione antropologica”. Nel tentativo di circoscriverne la minaccia ubiquitaria e diffusa,  il buon Umberto Galimberti la dice “ determinata dalla combinazione tra cinquant’anni di televisione, dieci di Internet e quella logica del mercato che governa il mondo occidentale”. Ci sono filosofi che si tranquillizzano ripetendo che la “colpa” della minaccia nichilista è della televisione, di internet e del mondo occidentale. Come dire: dacci oggi il nostro “occidente” quotidiano, sul quale autoinfliggerci salutifere bastonate… Suona come un diversivo ideologico e forse è un modo per darsi la zappa sui piedi e – fra tante stelline e arcobaleni – non voler vedere troppo da vicino quel nucleo di orrore originario che, simile a un assurdo magma distruttore (cannibalismo, sessualità selvaggia, assassinio), pulsa oscuramente al centro dell’umano in oriente e in occidente – producendo a ripetizione nuovi giardini d’infanzia popolati da sempre nuovi stranieri, vittime e carnefici.  
 
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2 risposte a Lo Straniero di Albert Camus

  1. Paolo-di-Lautreamont scrive:

    Eccellente testo. Riprendere i temi profondamente “sfiorati” da Camus è quasi un “dovere” per noi occidentali.

  2. ..nefer.. scrive:

    Me lo consigli?

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