GAY NELL’ISLAM

UN APPELLO ALL’ONESTA’ E AL CAMBIAMENTO

Irshad Manji, 35 anni, ha scritto The trouble with Islam: a wake up call for honesty and change (Il problema con l’Islam: un appello all’onestà e al cambiamento”), dove sfida i suoi correligionari a chiedersi se l’Islam giustifichi le violazioni dei diritti umani e delle donne e si descrive come una donna femminista e lesbica, legata alla sua religione.

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TORONTO – E’ lesbica e musulmana, emigrata in Canada. Il suo libro ha scatenato una tempesta di polemiche. E’ stata persino inondata di e-mail di protesta e ha ricevuto minacce di morte. Ma lei, Irshad Manji, 35 anni, non si arrende certo. Nel suo saggio “The trouble with Islam: a wake up call for honesty and change” (Il problema con l’Islam: un appello all’onestà e al cambiamento”), uscito in Canada, Stati Uniti e Germania, contesta le spinte antisemite e sfida i suoi correligionari a chiedersi se l’Islam giustifichi le violazioni dei diritti umani e delle donne. “Chiunque scriva un libro del genere deve essere preparato alle conseguenze – spiega al Washington Post – avevo un’esigenza profonda di scriverlo, “dovevo farlo essendo cresciuta con una pelle dura, un gran cervello e una bocca ancora più grande”.Manji, che non vuole rinunciare alla sua fede, dice di porsi ad alta voce le domande che gli altri musulmani si pongono in privato: “perchè dobbiamo essere ostaggio di quanto accade fra palestinesi e israeliani? Perchè vi è questa testarda vena di antisemitismo nell’Islam? Chi sono i veri colonizzatori dei musulmani, gli americani o gli arabi? Perchè dobbiamo sprecare i talenti delle donne, metà della creazione di Dio?”.Nata in Uganda, Manji arrivò con la famiglia in Canada nel 1972 all’età di quattro anni ed è felice di questo destino. “Come donna musulmana, ringrazio ogni mattina Allah di avermi fatta finire da questa parte del mondo”. Del Canada dice di amare la possibilità di pensare liberamente: fin da ragazzina si è posta molte domande e all’età di 14 anni è stata espulsa dalla madrassa, la scuola religiosa che frequentava a Vancouver, perchè ha chiesto all’insegnante la prova che Maometto abbia ordinato lo sterminio dell’intera tribù ebraica. Poi ha smesso di frequentare la moschea, anche se ha continuato a pregare da sola.Oggi esorta gli altri musulmani ad adottare “l’ijtihad”, la tradizione islamica di pensiero indipendente. Si descrive come una donna femminista e lesbica, legata alla sua religione. “Come possiamo essere sicuri che gli omosessuali meritano l’ostracismo o la morte quando il Corano dice che ogni cosa creata da Dio è eccellente?”. “Naturalmente – continua – il Corano scrive anche altre cose, ma per quale motivo bisogna leggerlo letteralmente se è così contraddittorio e ambiguo?”.A suo parere l’unico modo di riformare l’Islam è diffondere il potere economico fra le donne musulmane. Manji non nega che questo potrebbe essere un processo rischioso, ma sostiene che comunque sarà sparso del sangue: se violenza ci dovrà essere, lo sia almeno per il bene della libertà.Ufficialmente i musulmani canadesi ostentano indifferenza per il libro. “Il problema con l’Islam? Il libro dovrebbe essere intitolato: i problemi della vita di Irshad Manji”, commenta Mohammed Elmasry, presidente del Congresso islamico canadese, secondo il quale l’opera è una storia personale e l’autrice non ha certo la statura per commentare il Corano. La comunità islamica canadese- aggiunge- intende ignorare il libro, come fece quella britannica con Salman Rushdie. da GAY.IT

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The Trouble with Islam è un libro difficile da catalogare: non è un saggio ma nemmeno soltanto un pamphlet. Si presenta come una lettera, ha una prosa sanguigna, a volte trasuda dolore a volte usa un tono volutamente enfatico, è radicato nell’attualità ma non disdegna digressioni storiche. Non ha note, in compenso sul sito dell’autrice si troverà un dettagliato apparato di fonti che supportano il discorso.

Il sottotitolo è una coraggiosa dichiarazione d’intenti: «A Muslim’s Call for Reform in Her Faith». Irshad Manji dichiara, con disarmante onestà, che se fosse vissuta in un paese musulmano probabilmente sarebbe diventata atea: per reazione, per esasperazione. E invece la sua identità religiosa si è alimentata di domande lasciate in sospeso durante le sessioni di madrassa – la scuola religiosa domenicale – e di altre che il Corano le ha affidato: come conciliare, ad esempio, l’Islam e l’omosessualità? «Allah fa eccellente ogni cosa che crea», dice il testo sacro. Quanto meno, parole come queste rimettono in discussione un ostracismo radicale verso la diversità, qualunque essa sia.

E’ dunque con tenacia di credente che Irshad Maji invoca il principio di una riforma dell’Islam che può farsi tale soltanto trovando dentro di sé le energie intellettuali e morali.

Una parte del suo libro è dedicata allo smantellamento di luoghi comuni e pregiudizi, e si presenta come una serie di impietosi capi d’accusa al mondo islamico di oggi – «perché siamo tutti ostaggi della questione israelo-palestinese?», «chi è il vero colonizzatore dei musulmani: l’America o l’Arabia?».

Ma l’aspetto più interessante è proprio la riflessione entro il contesto della fede, articolata con lucidità e impegno. Irshad Manij richiama un principio tradizionale, insito nella tradizione islamica e in fondo nella radice stessa del monoteismo biblico: in arabo è detto ijtihad. E’ in parole povere l’esercizio dello spirito critico entro i confini del detto sacro. Procedimento che l’Islam si è perduto per strada secoli fa, in favore di un congelamento della dialettica probabilmente funzionale all’affermazione politica. Questa fissità teologica, lungi dal rappresentare un punto di forza, sta ora minando la credibilità dell’Islam, nel suo confronto con l’Occidente ma anche con il futuro (Elena Loewenthal: “Se Allah mangia l’hamburger”)

FONTE: http://www.zoooom.it/rubriche/giornalino.php?id=257&tipo=PRIMA+PAGINA

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INCHIESTA SULL´OMOSESSUALITÀ NEI PAESI DEL MAGHREB. PARLANO I GIOVANI E FANNO I CONTI CON UN PESANTE TABÙ

La vita dura del gay musulmano

GIOVANI maghrebini si raccontano: musulmani e gay, fanno i conti con se stessi, l’Islàm e la tradizione.

Hicham, 24 anni di Tangeri:«Vado a letto con gli europei, anche se mi sono antipatici. Cosa dovreifare? Non ho altri mezzi per trovare un po’ di soldi… e a me piace comprarmi delle cose belle, mi piace soprattutto vestire bene».

Rachid, 27 anni, di Casablanca: «Mi piacciono solo gli uomini. Non ho mai avuto nessuno rapporto sessuale con una donna. E’ una cosa con la quale sono nato, l’ho scoperta da bambino, è Dio che mi ha fatto così. No per me la religione e Dio non sono un problema».

Nour-Eddin,trent’anni, di Casablanca: «Da circa tre anni sto con un ragazzo di Casablanca, ma non so se è un’amicizia o qualche cosa di più. Ci vogliamo molto bene. Molte volte rimango a dormire da lui, senza che a sua famiglia sospetti niente, ufficialmente sanno che sono povero e che a casa mia spesso il mio letto è occupato da qualche mio fratello…

Conciliare la religione con l’omosessualità è ancora un problema,so di fare una cosa non giusta, ma non riesco a farne a meno».

Qouboul, 23 anni, di Biserta: «Da noi è una cosa normale. Basta che un ragazzino stia vicino a uno più adulto, e questo gli dice:

“Vienifacciamo così, faccio prima io, magari dopo lo fai tu…” Non è una cosa così tremenda…».


Karim, 25 anni, di Rabat: «Il Coranonon condanna l’omosessualità, tutto quello che c’è scritto èsempre vero.E poi se Allah ha creato gli omosessuali non è possibile che non pensi a loro».

Mohamed, 21 anni, di Mekhnès: «All’inizio mi sentivoin colpa, ora non più. Del resto conosco persone molto religiose che magari sono sposate ma hanno rapporti regolari con ragazzi. E se vuoi sapere la verità, io sono stato sverginato a quindici anni dal meddeb nella scuola coranica dove andavo».

Hassan, 25 anni, di Djerba:«Ho avuto avventure con donne, ma se devo essere sincero preferisco gli uomini. Li sento più vicini a me».

Islàm e omosessualità.

La cronaca da una parte ci informa degli oltre 50 gay egiziani condannati per avere partecipato a una festa in una discoteca del Cairo e dall’altra torna a raccontarci delle città tunisine e marocchine tradizionali mecche del turismo sessuale gay europeo.

Repressione feroce, tradizionale tolleranza e grande povertà. Contraddizioni del mondo arabo. Sulle quali cerca di fare luce

Arabi e noi. Amori gay nelMaghreb di Vincenzo Patané appena pubblicato da Derive Approdi. Libro che mette insieme diversi saggi e interviste a studiosi arabi. Ma che in tredici lunghe e avvincenti conversazioni a giovani maghrebini ha il suo punto di forza.


Ragazzi sinceri, ingenui, strafottenti,intercettati nei luoghi tradizionali di incontro omosessuale:spiagge, bar, grandi alberghi, hammam.


Nel saggio introduttivo Patané rievoca i miti e le leggende del Marocco: i grandi viaggiatori, Paul Bowles, Allen Ginsberg e tutta la banda della beat generation; la stagione hippy e il turismo di massa degli Anni 80 e 90. Poi c’è spazio per affrontare il tema anche dal punto di vista della cultura e della società islamica, dei suoi riflessi nella letteratura contemporanea del Maghreb.

Un ulteriore approfondimento su Islàm e sessualità arriva dal saggio “Il corpo e lo stendardo” di Gianni De Martino. E il rapporto ufficiale fra omosessualità e religione non è così semplice e confortante come emerge dalle convinzioni dei ragazzi maghrebini.


Lo studioso Khaled Fouad Allam, intervistato da Patané lascia poco spazio a visioni ecumeniche e precisa: «Il comportamento omosessuale nell’Islàm è vietato… Nell’Islam l’idea di sessualità èvista nell’ottica della perpetuazione della specie umana e dunque della creazione, perché nell’atto sessuale c’è una visione quasi divina che ci ravvicina comunque al creatore. L’omosessualità è vista come un impedimento alla creazione».

( Sergio Trombetta, da La Stampa 30 marzo 2002)

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– bösen Orientalisten

Kleine Schriften zu zwischenmännlicher Sexualität und Erotik in der muslimischen Gesellschaft by Arno Schmitt, Gianni De Martino

Kleine Schriften zu zwischenmännlicher Sexualität und Erotik in der muslimischen Gesellschaft by Gianni De Martino

Mohr: Was sagt der Islam über Homosexualität?
Schmitt, Arno / Gianni de Martino: Kleine Schriften zu zwischenmännlicher
Sexualität und Erotik in der muslimischen Gesellschaft
. Berlin 1985

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L’amour circoncis

d’Albdelhak Serhane

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Islamic Homosexualities: Culture, History and Literatur

di Stephen O. Murray e Will Roscoe

The fullest analysis of homosexual behavior over the many centuries and diverse regions of the Islamic world. . . . A splendid collection!” www.geocities.com/westhollywood/ stonewall/3044/islamic.html

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Muhammed Qasim 1627 - Wine Pourer - Illuminated minature of Shah Abbas I (1571-1629) of Persia, embracing his wine boy - Louvre, ParisShah Abbas I, 1627, Musée du Louvre, Paris

ARABESCO ROSA, da: http://membres.lycos.fr/abounawas/page1.html

ISLAM AND HOMOSEXUALITY

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Per leggere l’articolo, in francese, clicca sulla copertina.

– Looking for the recent 144 page report by HRW on human rights abuses against gays in Egypt – please click here.

Iran

L’homosexualité est illégale dans 26 pays islamiques
filoumektoub.free.fr/gaibeur/actu/iran/iran.htm – 47k –

“Noi gay palestinesi costretti a fuggire in Israele”

Corriere della Sera

2003-11-06 I lati nascosti di Arafat
L’Opinione

– intervista con Malek Chebel: L’HOMOSEXUALITÉ EST UN FAIT ARABE

Abu Nuwas, the first and foremost Islamic gay poet

L’érotique du beur, de Gide à Kelma

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Nella regione di Kandahar (negli anni ’60 e ’70 attraversata dagli hippies in transito verso l’India e città nella quale a partire dagli anni ’80 i taliban avevano il loro quartier generale e nella quale poi risiederà il mullah Omar, avido di ragazzini) i costumi di segregazione e reclusione delle donne erano rigidissimi e nello stesso tempo fiorivano le passioni omosessuali e la prostituzione maschile – una prostituzione omosessuale che in maniera sommersa e diffusa è presente in tutto il mondo-arabo-islamico ed è celebrata nella tradizione letteraria, nella poesia, nella danza. Lo ricorda, tra gli altri, Michael Griffin ( Reaping the Whirlwind: the Taliban Movement in Afghanistan, Pluto Press, 1999).
Sull’ amore eterosessuale hanno sempre gravato elementi fortemente disincentivanti come la paura di un attentato all’onore, la minaccia dell’innesco di una vendetta e – in paesi come l’Afghanistan, l’Arabia Saudita, l’Iran e il Sudan – la morte per lapidazione.

In particolare nella società pashtun-pathana, l’amore tra un uomo e una donna era un fatto di cui non si osava ed era severamente proibito parlare, mentre gli adolescenti maschi potevano esercitare tra loro i propri talenti di corteggiamento senza alcun problema.
Più in generale, la fanatica arroganza dei barbuti taliban con turbante, che intendevano convertire il mondo a un islam arcaico e medievale che perfino gli ayatollah iraniani – più sofisticati nella loro misoginia e omofobia – giudicavano dannoso per l’intero islam, nascondeva un “panico del femminile” che è tratto peculiare dell’educazione islamica al virilismo, al pragmatismo , alla durezza, alla crudeltà verso i vinti, i sottoposti, i bambini, le donne, i diversi , gli animali e i deboli (gdm)

AAVV Le conflit du Proche-Orient: pourquoi les revolutionaires
CHEBEL Malek, prefazione e a cura di Gianni DEMARTINO La cultura dell’ harem. Erotismo
e sessualità nel Maghreb.
LEONARDO. MILANO. 1989

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OMOSESSUALITA’ ARABA. Un tratto peculiare dell’omosessualità araba – che nei paesi arabo-islamici è sommersa e diffusa, al contrario delle nostre società in cui si presenta concentrata e visibile – è quello di pretendersi solo attiva e virile, e cioè unicamente insertiva, senza reciprocità o possibilita’ di rispecchiamento e quindi priva di qualsiasi coinvolgimento emotivo o di sentimentalità. Espressione non tanto di mancanza, quanto di un surplus di virilismo ( rajoulìa) e di aggressività dai connotati sadico-anali confusa con la passione guerriera e con la razzìa, si risolve abitualmente con l’esibizione del predominio del forte e del maschile, e si scarica su tutto ciò che viene designato o suggerito come debole, femminile o non conforme alla rajoulìa islamica. ( gdm).

Si racconta che durante una razzìa contro i Greci di Bisanzio si trovò un mujaheddin accoccolato sulla schiena di un infedele-kuffar .

‘ E tu ti comporti così’ gli fu rimproverato ‘ tu! un combattente nella santa e giusta causa del jihad ?’.

‘ La mia azione è perfettamente meritoria al cospetto di Allah’ rispose quello. ‘ Che combattimento c’è più grande di questo ?’.

da AHMAD AL-TÎFÂCHÎ (XIII sec.) p.c.c. The Delight of Hearts , by Ahmad ibn Yusuf al-Tifashi – d. 1253/651).Islamic Medical Manuscripts, Dietetics 4Nuzhat alalbab fima la yujadu fi kitab FONTE dell’immagine: http://www.snotglass.com/smirkosama.jpg

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Outcast heroes: the story of gay Muslims
From Britain to Egypt, gay men are stigmatised and attacked. But some are starting to fight back.
Despite the threat of violence, at least in democratic societies gay Muslims can wrestle with their dual identity. For most of the 50 million gay Muslims in the world, this isn’t an option. They are more likely to be worried about avoiding imprisonment or even execution”. Una realtà di intimidazione e di violenza sfidata da alcuni coraggiosi.

Johann Hari va a cercare i segni di un cambiamento. ( Segnalato da: http://1972.splinder.it/1083373200).

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aggiornamento luglio 04:

 &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Gay nel mondo arabo

Mondo arabo: Gay arab organization
Uno dei primi siti gay arabi. Offre la possibilità di chattare
formato html | in inglese

Mondo arabo: Gay middle east
Ricco d’informazioni: leggi, rapporti di Amnesty international e notizie sui vari paesi
fomato html | in inglese

Egitto: Gay Egypt
Molto documentato, con rassegne stampa e informazioni utili
formato html | in inglese

Lesbiche: Bint el Nas
Bintelnas significa “ragazza di buona famiglia”. Finanziato dal Queer cultural center di San Francisco, il sito si rivolge alle lesbiche arabe
formato html | in arabo e inglese

Islam: Al-Fatiha Foundation
La Fatiha è la prima sura del Corano. Obiettivo di questo sito è conciliare fede religiosa e scelte sessuali
formato html | in inglese

Stati Uniti: Ahbab
Creato dall’associazione americana Gay and lesbian arabic society, offre notizie, articoli e annunci personali
formato html | in inglese

Francia: Kelma
Kelma vuol dire “parola”. Questo sito vuole proprio dare la parola agli omosessuali di origine magrebina

fonte:http://www.internazionale.it/documenti/?issue_id=130

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– Link : pagina dell’islam
pagina web di enrico oliari
pagina web di gaylib

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