CRISTIANI, VITTIME DI UN COMPLOTTO ?


GIORDANO BRUNO (1548-1600). Frate domenicano, bruciato vivo come eretico, a Roma, in Campo di Fiori.

Potenti lobby culturali, economiche e politiche, “mosse prevalentemente dal pregiudizio verso tutto quello che è cristiano” contrastano, quando non riescono a soffocare l’ascolto degli interventi del Papa”. Così dal Vaticano, tramite il puntuto e risentito intervento del cardinale Renato Martino, parte la denuncia a una “nuova santa inquizione” laicista e post-moderna, “piena di soldi e di arroganza”. Non manca il riferimento a Buttiglione, forse utile al Vaticano – perché no? – per poter controllare le politiche sociali dell’Europarlamento.

In modo duro e esplicito – ma tacendo sull’offensiva islamista in corso contro i cristiani – il Vaticano ribalta lo sciatto e ricorrente luogo comune di una Chiesa di ex-inquisitori, – oggi però pronta a chiedere scusa a Galileo, alle donne, agli ebrei ( quasi in passato fosse stata una società di malfattori oggi pentita) – , e denuncia l’intolleranza laica contro il credo dei cattolici. L’ambito di questo ribaltone, di questa “nuova santa inquisizione” sarebbero le pericolosissime organizzazioni di donne e di gay ( ovvero di “culattoni in maggioranza”, come suggerisce Tremaglia). Tali pericolosissime organizzazioni rappresenterebbero un insieme di malvagi interessi, strutturati e non, che, soprattutto nel mondo occidentale, ma anche dovunque se ne segue il modello culturale, lotta per affermare l’irrilevanza del pensiero cristiano. Pare di udire il J’accuse degli ayatollah di Teheran contro i presunti misfatti e il complotto ordito ai danni della religione islamica e del suo pensiero da parte delle democrazie.

Un complotto contro la Chiesa e il suo pensiero? Va osservato che non è da oggi che il pensiero del Vaticano, che non è quello di tutti i cristiani, brilla sì chiaramente su tutti noi, ma sfolgorando purtroppo sullo sfondo oscuro di una morale impraticabile, non fondata sull’interesse rappresentato dalla fragile felicità degli individui e il bene sociale, ma radicata sull’arroganza di conoscere la “verità oggettiva” rivelata, nonchè sulla credenza in una Legge naturale fissa e immutabile, basata sul mito di Adamo & Eva., più che sull’esempio di Gesù. Con questo non vogliamo negare alla Chiesa cattolica un certo sapere sul bene, acquisito sulla base della sua frequentazione dei salotti buoni del potere e di una sua bimillenaria esperienza. E neanche ridurre una religione al modello culturale e ai concetti espressi dai portavoce del Vaticano. Tuttavia non è da oggi che la sua semplicistica metafisica estroversa, il suo pensiero sempre più asfittico e la morale che ne deriva si rivelano anguste per l’Italia e per l’Europa. Di questo passo, per poter esercitare il suo “rilevante” pensiero cristiano, se non la carità pelosa, la Chiesa avrà sempre più bisogno dei lebbrosi di Calcutta, dei poveri negretti e degli indios, o perlomeno di quello che ne resta – se mai le ricche, potenti e perfide lobbies islamiste dovessero permetterlo.

Nessuno è perfetto. Ma dalla coppia Chiesa-Europa così messa in evidenza potrebbero anche nascere dei mostri che poi né la Chiesa né l’Europa vorranno riconoscere come loro figli. Voglio dire che in una prospettiva morale angusta, senza vie d’uscita , il piccolo e tenero Eros, che comunque è un demonietto, potrebbe anche andarsene a scrivere sui muri: “Cloro al clero”, oppure trasformarsi – se il posto non è già occupato da san Buttiglione martire – in un san Sebastiano patinato, magari con il borsello, o in un vizioso e bestiale avventuriero.

Per sintetizzare in maniera esplicita, è proprio il modo sostanzialmente negativo e colpevolizzante che la Chiesa ha di affrontare la questione femminile e quella omosessuale che viene sempre più percepito, anche da numerosi cattolici, come fonte di grave ingiustizia. In mancanza del necessario lavoro della cultura laica e di quella cristiana non integralista, della politica e dell’ educazione alla libertà, il rischio è quello del sorgere di forze morbose e crudeli, nello stesso tempo che un richiamo reattivo, se non reazionario, a forme radicali di repressione pulsionale. Già incominciamo a sentirci tutti delle vittime e a strillare da martiri. Con questo non voglio dire che “un po’” di senso di colpa non sia salutare. Anzi, continuo a pensare che il senso di colpa resti “ il problema più importante dello sviluppo della cultura” ( Freud, 1929 ).

Se in base a una sua scienza mentale o morale personale il filosofo cattolico Buttiglione ritiene che un touche-pipi tra papa-boys a letto, sul divano o in un pagliaio sia un peccato, questo è affare riguardante il suo delicato animus religioso. Ma se lui pensa di sedere da politico sul seggio per la giustizia della Commissione europea col mandato di scrivere atti e direttive con questo suo animus , allora mescolare il pensiero religioso della curia di Roma ai diritti civili da garantire a tutti gli europei potrebbe risultare inopportuno e anche pericoloso per le libertà di tutti.

Insomma, continuo a pensare che sfiduciarlo forse non è perversione della laicità in intolleranza anticattolica. E che potrebbe anche essere espressione della “scena laica del pensiero” – che per sua stessa costituizione è critica, e sempre al lavoro per spostare – fra crisi e giudizio – i confini del socialmente accettabile. Espressione, insomma, di movimenti culturali e politici in corso, composti, nella maggior parte dei casi, da persone vive e concrete, più che da “potenti lobby” : un numero rilevante di uomini e di donne stufi di sentirsi dettar le leggi civili da preti intransigenti o da politici che si mettono il cappello del prete.

Tali movimenti talvolta esagerano, nel considerare per esempio il matrimonio come un diritto degli omossessuali, andando oltre l’auspicabile riconoscimento e giusta tutela dei diritti e dei doveri derivanti dalle unioni civili anche tra persone dello stesso sesso, ma non sono sempre e necessariamente movimenti mossi da pregiudizi anticristiani. Se esprimono delle critiche e tendono ad andare oltre “l’ovvio che ci costituisce”, verso un reale più largo, anche all’interno delle chiese, possono contribuire a limitare i danni derivanti dalla commistione fra questioni religione e questioni civili. E questo perché, come già alle origini della moderna Europa osservava David Hume, “ se gli errori della filosofia sono ridicoli, quelli della religione sono pericolosi”. Ma ecco che si grida subito al complotto. Ma non hanno bocciato Gesù Cristo, hanno solo votato la sfiducia a Buttiglione ! Tuttavia per aver toccato un filo d’erba, ecco che emerge l’intero prato di un ben più complesso, vasto e significativo complotto anticristiano! Forse lo si fa anche per regolare dei conti con una post-modernità che non esprime un modello culturale forte, e bacchettare una società civile errante, spesso banalmente disponibile, che sembra vedere tutto in termini di economia rosa e di grande Disneyland planetaria.

La laicità ha i suoi sinistri guardiani dei bisogni, come se la sessualità e i sogni degli uomini e delle donne fossero riducibili a gestione socialdemocratica e zapatera dei bisogni o all’egoismo del cosiddetto piacere. Né la laicità né le leggi civili prendono in considerazione le profonde emozioni religiose. Dovrebbero farlo ? E in che modo ? Istituendo guardiani per la repressione del vizio e l’incremento delle virtù pubbliche e private? In ogni caso, non è certo il Parlamento dell’Europa il luogo per esibire la propria Fede e filosofeggiare di peccato e di peccatori. Più in generale, che uno stato o che un insieme di stati post-nazionali come l’Europa ancora informe, in corso di edificazione, debba dettare il Bene del popolo in base alla morale cattolica versione curia Vaticano e dell’Opus Dei per mezzo di Buttiglione – e farsi magari carico del Senso del cammino degli individui e delle società – è un’idea di essenza totalitaria.

Laico, non laicista, è l’amore per il prossimo, la cura delle libertà civili e del bene della città, insegnamento di derivazione cristiana. Diversamente dalla civiltà islamica fondata sulla commistione tra politica e religione, in cui il Bene del popolo è dettato dalla Legge fissa, immutabile e repressiva del Dio oscuro. Di un Dio giudicante, incombente sui suoi fedeli e servi, sempre pronto a gridare al complotto contro il Suo diritto divino, quando non è occupato a esplodere contro tutto ciò che si muove. Un Dio esplosivo, dedito a ripulire l’aria da ogni forma di vita diversa da quella dell’Ideale politico-religioso. Per fortuna il cristianesimo non è un monoteismo, o perlomeno così pare…

In ogni caso, oggi a sparare contro la vita non sono i laici o gli scienziati “strampalati”, ma le tante minacce ubiquitarie e diffuse ( minacce fondamentaliste, economiche, politiche, ecologiche, atomiche), difficilmente circoscrivibili in un ambito definito. Eppure per darle un nome la Chiesa non trova di meglio che circoscriverle al sessuale, in particolare all’omosessuale, o meglio all’omogenitale, associato a maliziose “lobbies piene di soldi e di arroganza”, che non avrebbero niente da meglio da fare che darsi a Belzebù e perseguitare soprattutto i cristiani, verso i quali ogni metodo sarebbe lecito se servisse a zittirne la voce: dall’intimidazione al disprezzo pubblico, dalla discriminazione culturale all’emarginazione.

A proposito di povere vittime, sullo psicodramma del filosofo cattolico e parlamentare italiano Buttiglione trombato – beh, è così – al Parlamento europeo , il cardinale Martino ha anche aggiunto che la Chiesa è “preoccupata” e che visto che “il Parlamento europeo e’ composto di cattolici, cristiani e esponenti di altre religioni, vorrei sentire – ha detto – anche l’esperienza di tutti”. Ma l’onorevole Buttiglione forse occupa quel seggio in qualità di “esponente” di una religione? E’ strano che al Parlamento europeo, invece che i politici siedano “esponenti” delle religioni, a che titolo ? Credevamo fosse un Parlamento, non il Consiglio degli ulema in trasferta alla Comunità di sant’Egidio.

In ogni caso, ecco di seguito una prima risposta, sia pure per obliquo. Si tratta dell’esperienza di alcuni italiani, fra i quali non pochi sono cristiani, ma non “esponenti” della religione. Alcuni sono anche fedelmente cattolici e non tutti sono necessariamente culattoni – ma non ne sono così sicuro, occorrerebbe chiedere all’onorevole Tremaglia.

COMPLOTTO CONTRO IL VATICANO

«Gruppi pieni di soldi e di arroganza ormai ci possono insultare impunemente» ( Cardinale Renato Martino )

INFATTI : Dante Alighieri , padre della nostra lingua , così fa così parlare san Pietro contro un papa:

” Quegli che usurpa in terra il luogo mio,

il luogo mio, il luogo mio che vaca

nella presenza del figliuol di Dio,

fatto ha del cemeterio mio cloaca

del sangue e della puzza, onde il perverso

che cadde di quassù, laggiù si placa”.

E definisce la curia papale come:

“il luogo là dove Cristo tutto dì si merca”

Giovanni Boccaccio nella terza novella del Decameron, che è tutto percorso da disinvolte e allegre squille di cristiana laicità, così fa dire di Roma a Melchisedec giudeo :

“Quivi niuna santità, niuna divozione, niuna buona opera o esemplo di vita o d’altro, in alcuno che chierico fosse, veder mi parve; ma lussuria, avarizia e gulosità e simili cose e piggiori (se piggiori esser possono in alcuno) mi vi parve in tanta grazia di tutti vedere, che io ho piuttosto quella per una fucina di diaboliche operazioni che di divine”.

Per questo Melchisedec si converte al cristianesimo, pensando che solo lo Spirito santo può sostenerlo, avendo i preti ridotta Roma a un inferno.

Francesco Petrarca, il più mite dei poeti , così impunemente dà addosso alla corte papale:

“Fiamma dal ciel su le tue trecce piova

nido di tradimenti, in cui si cova

quanto mal per lo mondo oggi si spande;

in cui lussuria fa l’ultima prova.

Per le camere tue fanciulle e vecchi

vanno danzando, e Belzebub in mezzo

co’ mantici, col foco e cogli specchi”

Leonardo da Vinci: nelle sue “Profezie” si prende gioco delle “bugiarde scienze mentali”, come l’astrusa teologia, e le confessioni e le indulgenze, e denuncia ironicamente la ricchezza e l’arroganza del clero: “Assai saranno che lascieranno gli esercizi e le fatiche e povertà di vita e di roba, e andranno abitare nelle ricchezze e trionfanti edifizi, mostrando essere questo il modo di farsi amico a Dio”.

Niccolò Machiavelli così osserva:

“Quelli popoli che sono più propinqui alla Chiesa romana, capo della religione nostra, hanno meno religione”

Occore ricordare che Machiavelli è stato a lungo calunniato dai preti per la sentenza che “il fine giustifica i mezzi”, oggi imputato ai laici. Vale la pena ricordare che nel 1503 egli scriveva alla signoria di Firenze che il cardinal Riario, nipote di Sisto IV, gli aveva detto che “di tutte le cose gli uomini guardavano più al fine che ai mezzi”. Date a Machiavelli ciò che è di Machiavelli, e al cardinal Riario ciò che è dei cardinal Riario.

Francesco Guicciardini, così si augurava nei Ricordi :

“Tre cose desidero vedere innanzi alla mia morte, ma dubito, ancora che io vivessi molto, non ne vedere alcuna: uno vivere di repubblica bene ordinato nella città nostra, Italia liberata da tutti e’ barbari, e liberato il mondo dalla tirannide di questi scelerati preti”.

Michelangelo Buonarroti riprende l’invettiva dantesca contro il Vaticano:

“Qua si fa elmi di calici, e spade

E ’l sangue di cristo si vende a giumelle,

E croce e spine son lance e rotelle:

E pur da Cristo pazienza cade”.

Torquato Tasso, ossessionato dai timori religiosi e accusato davanti alla santa Inquisizione, – oggi diventa Congregazione per la Dottrina della Fede presieduta dal cardinal Ratzinger – lamenta:

“Che con sottili artifici gli erano stati fatti tenere, fuor d’ogni sua intenzione, alcuni libri proibiti: oltre che era consapevole a se stesso di aver detto con alcuni…alcune parole assai scandalose, le quali potevano porre alcun dubbio di sua fede”. E aggiunge: “Il supplicante è stato fatto restringere come peccante di umor melanconico, e fatto purgare contro sua voglia”. Vale la pena notare che oggi , con procedimento più delicato , quella stessa purga data a Torquato Tasso viene propinata sotto forma di fraterno e curiale invito alla “catarsi”. Vedi per esempio la soave pastorale per la cura degli omosessuali : “ Se ti prude non farlo, è peccato: invece di fornicare, ascolta un bel brano di musica, piuttosto. ”. Insomma, una bella catarsi neo-platonica e purgativa! D’altra parte è anche vero – e in questo non si può che essere d’accordo con il cardinal Ratzinger – che talvolta la musica è più importante dell’amore. Ma non ne farei un dogma.

Fra’ Paolo Sarpi, nella sua Storia del Concilio di Trento, per la quale fu perseguitato dai preti, così complotta :

“Se mai vi fu causa di permettere ai chierici il matrimonio, era … che di cinquecento sacerdoti cattolici appena se ne trova uno che non sia fornicario …, e che par grande assurdità non admettere chierici ammogliati e tolerar li fornicari: e il voler rimanere ambidui, essere un voler restare senza ministri”.

Giuseppe Parini, abate, come membro di una commissione per la riforma degli studi, denuncia:“La mediocrità, la bassezza e la corruttela in tutti i generi di scuole formalmente poste o tacitamente ridotte sotto la direzione dei frati … e l’estremo decadimento delle Università (dove) l’esser cadute quasi sempre in mano dei frati ha introdotto il medesimo spirito corrotto, falso e fazionario, che si rivede nelle loro istituzioni, nei loro collegi e nelle scuole in qualsivoglia modo pervenute sotto la loro cura”.

Galileo Galilei, di cui è nota la storia della sua forzata abiura e delle recenti scuse presentategli dal Vaticano, nel suo capitolo in biasimo della toga dà addosso a bigotti e baciapile:

“E se tu vuoi conoscere i sciaurati

uomacci tristi e, senza discrizione,

basta che tu conosca i preti e i frati,

che son tutti bontà e divozione”.

Tommaso Campanella, che disse “ ho acceso un lume” e per fortuna chissà come ( forse simulando la pazzia) scampò al rogo, ma passò la vita in prigione, così si rivolge a Cristo ( e par che Gli parli dello stato presente) :

“I tuoi seguaci, a chi ti crocifisse,

più che a te crocifisso, simiglianti,

son oggi, o buon Giesù, del tutto erranti

da’ costumi, che ’l tuo senno prescrisse.

Lussurie, ingiurie, tradimenti e risse…”.

Vittorio Alfieri, così inveisce contro la desolazione di un territorio senza stato e di chiese senza religione:

“Vuota insalubre region che Stato

ti vai nomando: aridi

campi incolti…

ricchi patrizi, e più che ricchi stolti:

prence, cui fa sciocchezza altrui beato:

Città, non cittadini: augusti tempj,

religion non già: leggi, che ingiuste

ogni lustro cangiar vede, ma in peggio;

Chiavi, che compre un dì schiudeano agli empj

del ciel le porte, or per età vetuste:

Oh, se’ tu Roma, o d’ogni vizio il seggio?”

Ugo Foscolo, deplorando – senza avere ovviamente visto prima il film di Almodovar – che il clero “abbia l’educazione dei giovani interamente nelle proprie mani”, annota:

“L’educazione può essere così congegnata da produrre soltanto abilità mediocri, e i collegi dei Gesuiti affollarono l’Italia di versificatori, di declamatori e di autorucci, pieni di affettazione e di mal gusto. E se quell’epoca produsse alcun uomo meritevole per i posteri di ammirazione e di riconoscenza, si troverà esser uomo e avere scritto sempre in stato continuo e pericoloso di guerra coi Gesuiti”.

Alessandro Manzoni: difensore della morale cattolica non integralista e della chiesa, avendo votato, come senatore del Regno, per la proclamazione di Roma a capitale d’Italia, incorse nella scomunica e fu perciò sepolto nel cimitero degli a-cattolici, ove tuttora il suo corpo riposa.

Luigi Settembrini, spirito religioso e liberale, patì il carcere borbonico, e sapeva da dove magari con delicatezza era arrivata la spiata alla polizia della diocesi:

“Tra i preti più indegni il governo sceglie i più stupidi e malvagi, li nomina vescovi e loro affida la cura delle anime, l’istruzione, la polizia della diocesi, e la vigilanza della coscienza di tutti. Onde i vescovi sono potenti spie degli intendenti di polizia”.

Giuseppe Mazzini, spirito religiosissimo, a modo suo, e fautore della democrazia:

“Libertà e Papa stanno in contraddizione. Ora, nella questione che s’agita fra il Papa e la libertà, a chi spetta vittoria? … In quale delle due teoriche, rappresentate dal Papa e dalla libertà, vi è speranza? Parliamo ai preti in buona fede. Deponiamo ogni stimolo di passione, ogni vanità di difesa, e guardiamo attorno…”.

Giuseppe Garibaldi: “La nostra bella patria sarà grande quando sarà sanata dalla nera scrofolosa genia dei gesuiti e dei gesuitanti … Io mi figuravo con ragione essere giunto il tempo di dare il crollo alla baracca pontificia ed acquistare all’Italia l’illustre sua capitale… Tutto prometteva infine la caduta del prete, nemico del genere umano”.

Giosuè Carducci, nel suo Inno a Satana, composto nel 1869, declama:

“A te disfrenasi / il verso ardito, / te invoco, Satana, / Re del convito. / Via l’aspersorio, / Prete, e il tuo metro! / No, prete, Satana / non torna indietro! / (…)”. Il Satana del Carducci insorge contro l’angusta morale del suo tempo , e si fa portatore dell’’anticlericalismo, dello scetticismo e di quel nuovo impulso al divenire continuo, vale a dire senza misericordia, aperto dalla modernità e dal mito – ben presto trasformatosi in dogma laicista – del progresso a tutti i costi, dell’erranza, della dèrive ( questa idiozia!) e della trasgressione, in una logica d’iperconsumo:

“Excelsior è il suo motto ( di Satana) , come quello dell’ignoto peregrino americano del Longfellow. E nella immaginazione mia, egli non può sostare che sulla cupola di Michelangelo, in vetta al San Pietro. Quando egli sarà colassù, noi suoi fedeli sotterreremo finalmente Geova. Perocché cotesto vecchietto Dio è vivace: altri si è affaticato finora a seppellirlo, ed egli fa mostra di rassegnarsi; ma a un tratto scoverchia la tomba e salta fuori. Ma noi lo sotterreremo profondo, più profondo che i cretesi non facessero con Giove, perocché gli accatesteremo a dosso la grave mora del cattolicesimo romano. Questo è l’officio degli italiani”.

Francesco De Sanctis: “Vogliamo insegnare la verità per mezzo della menzogna, e inculchiamo negli altri certe idee, di cui ci beffiamo nel secreto della coscienza, e gridiamo contro i preti, e ci mettiamo sul capo il berretto del prete”. E profeticamente ammonisce : “Né i concordati rinvigorirono la fede, né le costituzioni rinvigorirono le libertà”.

Benedetto Croce: “Tutto questo fermento … generò nel 1846 un papa liberale, Pio IX. Un impossibile, nella logica e nella realtà”.

Antonio Gramsci: “…il sofisma pseudostoricistico per cui pedagogisti a-religiosi (a-confessionali) e in realtà atei, concedono l’insegnamento della religione cattolica perché la religione è la filosofia dell’infanzia dell’umanità che si rinnova in ogni infanzia non metaforica”.

… eccetera… le citazioni si potrebbero moltplicare ed estendersi al gran numero dei filosofi e degli uomini di cultura che – nella maggior parte dei casi né ricchi né arroganti – hanno generosamente, e con carità davvero cristiana ( perché la comunicazione resta una forma di carità), dato addosso a preti luttuosi e a suore intransigenti, contribuendo a fare dell’Europa uno spazio di precaria laicità, di fragile felicità e di libertà condivisa fra tutti noi – responsabilmente* se possibile…

*NOTA: La virtù del cittadino è la sophrosyne, la prudenza come capacità di autolimitazione. Questo nella società politica greca – una delle radici o piuttosto rizomi dell’Europa, insieme all’eredità romana e a quello giudaico-cristiana.

Come ricorda Silvia Gastaldi (Sophrosyne, in Platone, La Repubblica, trad. e commento di M. Vegetti, Napoli, Bibliopolis, 1998, vo. II pp. 205-237), sophrosyne, nel mondo omerico, designa la prudenza come capacità di autocontrollo e di riflessione. La parola – come si può vedere consultando il lemma sophron nel Liddell-Scott – è composta da sos (sano) e da phren (letteralmente: diaframma). Nel linguaggio omerico il phren è connesso ora alle emozioni, ora – come nel caso della sophrosyne – alle capacità intellettuali. Apollo si dice saophron perché ha evitato di scontarsi con Poseidone, per il bene degli uomini [Il. XXI 462]; Penelope parla di sophrosyne nel senso di discernimento e sanità di mente [Od. 23.13]. Sophrosyne, dunque, è originariamente prudenza e consapevolezza dei propri limiti: in un mondo aristocratico fondato su un ideale competitivo dell’eccellenza, non può che essere una virtù marginale e subordinata.

Solo a partire dal VII secolo la sophrosyne comincia ad essere apprezzata: la transizione da una società aristocratica a una società “politica” comporta che la capacità di autolimitazione e di autocontrollo divenga una virtù civica e militare di fondamentale importanza. I sette sapienti (Biante, Chilone, Cleobulo, Pittaco, Solone, Periandro, Talete) sono autori di massime come “la misura è la cosa migliore” e “conosci te stesso” e vengono associati ad Apollo, divinità depositaria della sophrosyne. Una simile concomitanza fa capire che sarebbe riduttivo interpretare questa evoluzione “apollinea” come una prevaricazione dell’elemento intellettualistico su quello istintuale: la costruzione di una polis possibile richiedeva che l’intero spazio vitale della tradizione venisse ripensato e riorganizzato.

Da “L’invenzione della politica”, Fonte: http://bfp.sp.unipi.it/dida/invpol/

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“Se c’è un regime totalitario, totalitario di fatto e di diritto, è il regime della Chiesa, perché l’uomo appartiene totalmente alla Chiesa, deve appartenerle. E il rappresentante delle idee, dei pensieri e dei diritti di Dio, non è che la Chiesa” (Pio XI).

Fonte:grazie a : Malvino

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AIUTO! I CRISTIANI SE STANNO A MAGNA’ I LEONI

Obbedienza, ragazzi. Se non obbedite, vuol dire che li perseguitate. Eccome. Sentite come strilla da martire anche Sant’Antonio Socci : «… Se non bastava infatti il noto film premiato a Venezia, “Magdalene”, è arrivato adesso nelle sale la “La mala educaciòn” di Almodòvar (e, sul piccolo schermo, “La monaca di Monza” in prima serata). Nel frattempo è stato diffuso in milioni di copie il polpettone “Il codice da Vinci” che insieme agli altri citati “capolavori” – partecipa alla campagna: “Dàgli alla Chiesa Cattolica! Dàgli ai preti! Dàgli alle suore!”. Tanto chi vuoi che li difenda… Nemmeno loro si difendono, né si ribellano. Subiscono e tacciono. Sono come i neri in Alabama all’inizio del secolo…».

Non sarebbe la prima volta che una civilizzazione si ammala e incomincia a studiare da martire perché le resistenze alle rivendicazioni pulsionali che essa ha eretto ( simili a belle cattedrali, a lugubri minareti, a fatwe criminali, a sfolgoranti roghi di libri, ad appuntite foreste di difesa, a spari al silenziatore o a tagliole che tagliano nel vivo) si rivelano non più sufficienti. Nel nostro caso, per scongiurare una sempre possibile guerra civile più che un invito al jihad cristiano occorre imparare a gestire le emozioni religiose, l’odio e quell’altro malore che si chiama amore, e inventare anche parole nuove e nuovi modi di soggettivazione, attraverso i quali effettuare una distribuzione più appropriata dei limiti. Limiti della fedeltà e del disinteresse, barriere liberamente scelte, sulla base dell’ esperienza del “popolo di Dio” e non il dogma curiale in merito alla relazione con noi stessi, con gli altri e con gli universi. Insomma, barriere liberamente scelte, per il bene della città e la concordia civile – e tuttavia in movimento, certamente di passaggio “quaggiù” e forse in cammino, grazie a Dio, verso l’Apocalisse in un Tempo e in uno Spazio che comunque non sono una risposta.

Link

Il Cardinale Martino, presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace denuncia: “In Europa potenti lobby economiche e politiche…….”

Buttiglione: Alcuni articoli dalla stampa italiana dopo il suo discorso al Parlamento europeo e il voto di bocciatura degli eurodeputati.

Fonte: http://www.nuovaproposta.it/

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Calendario Romano 2005, da mettere al muro i preti più belli del mondo.


Maggiori informazioni sul sito: http://www.calendarioromano.org/

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2 risposte a

  1. Paolo-di-Lautreamont scrive:

    Mizzica, Gianni: che lenzuoloni!
    Cosa aggiungere?
    Da protestante concordo su tutto; come cristiano devo dire che diffido dai laici alla francese; come semplice pensante direi che il punto centrale è non predecidere che la omosessualità sia un peccato. Forse però lo è (in senso non ecclesiale, ma largo) la sessualità intesa come masturbazione in due, come consumo e replica infinita, come Xerox-amore, come menefreghismo. Quello forse è “peccato”. E ancora meglio: è peccato istituzionalizzare il vero rapporto gay come “matrimonio”. Di questo passo non ci sarebbe proprio nulla da eccepire sul matrimonio in comune tra una elefantessa e un uomo. Davvero non ci sarebbe una ragione per vietarlo.
    Anzi quasi quasi faccio domanda in Comune…

  2. giannidemartino scrive:

    Caro Paolo,
    occorre essere davvero politicamente corretti per scoprire, senza un brivido, un pachiderma che dorme nel tuo letto. Non sapevo che tu fossi un diverso, cioè una persona pachidermosessuale, ma animata da rivendicazioni tutto sommato abbastanza modeste. Naturalmente la tua inclinazione per quell’aliena è amore ed è del tutto convincente che tu voglia fare domanda al Comune per convolare a nozze con l’elefantina del tuo cuore senza se e senza ma. Al cuore non si comanda ed è giusto che tu abbia preso la nostra tessera dell’Arci-dumbo e lotti insieme a noi per l’emancipazione della comunità gbltp e la conquista della tua diversità nella normalità del matrimonio monogamico da strappare a quella oppressiva “aristocrazia” eterosessuale. Non ci sarebbe una ragione per vietare al popolo gblp il matrimonio che tanto desidera, se non la pachidermofobia imperante nei settori retrogradi della nostra società ( opinione pubblica, istituzioni, legislatore). Le tue nozze sono essenzialmente un problema di visibilità, di progresso e di libertà di scelta nell’uguaglianza, la libertà e la fraternità. E se così vuole la gente ( con tre “g”) in uno sventolare di aggressive bandierine arcobaleno e le mani tese verso una bella e formosa cosa tonda e stufa calda, Zapatero capirà…
    Non vedo l’ora in cui finalmente non sarai più discriminato, Paolo, e vedrai riconosciuti e omologati tutti i tuoi diritti ( i diritti civili e umani, così come anche quelli surreali e surrealisti). Non mancare d’ invitami in Comune, ci conto,  quando sposerai quel pachiderma per amore…Non santa, ahimè, ma ormai in qualità di sarta diplomata,  in regalo di nozze potrei portarti qualche nuovo lenzuolone…  Sai, per la sposa, trattandosi di un’elefantessa… Suppongo che la bella cerimonia patafisica sarà allietata dalla presenza di numerosi amici rigorosamente in coppia e compagni sinistrati, folte rappresentanze dei tanti guardiani dei bisogni con braghette o caftani rosa e con i gonfaloni, le telecamere e il lancio di tante noccioline…

    Con sentiti Auguri di una vita normale e di normali figli maschi
    gdm

    P.S. Vorrei aggiungere qualche osservazione sulla “sessualità come masturbazione a due”. Perché mai sospetti che possa essere un “peccato”, sia pure “ in senso non ecclesiale, ma largo” ? Certo capisco il rimpianto per le masturbazioni di una volta, dette in maniera più bella ed espressiva “pratiche solitarie”. Occorreva essere dei veri maestri del contrappunto per ricavarne in beata solitudine un qualche piacere quasi panico, con le orecchie ritte, tese al cigolìo di qualche divano, oppure al fruscio di qualche pagliaio o cespuglio rischiarato dalla fantasia e il gioco di una vera e propria irrealtà animata – magari figurandosi in dolce compagnia della signorina Cinquedita, o volendo anche della signora vedova Pugnetta, aureolata da quel suo tipico sex-appeal spettrale. Era quando il giovanotto, o la ragazza, prendeva confidenza con il proprio corpo in fiore e godeva di un eros fine a se stesso, riflesso di non so quale gratuita e divina beatitudine – forse solo la celebrazione, ancorché autistica, della ricchezza corrosiva della vita ( una specie di eccedenza mistica, che forse resta anche il segreto del linguaggio…). E capisco anche l’ondata successiva di quel delizioso panico che spingeva a cancellare in fretta questa o quella macchiolina incriminante. Quello che invece proprio non capisco, Paolo, è la tua apparente diffidenza, politicamente un po’ scorretta, mi pare, per la socializzazione a due di quella pratica. Perché no ? Vorresti che restasse canonicamente solitaria, rinchiusa nel privato ? Ma non sai che, oggi, il piacere per essere ammesso deve essere socialdemocraticamente e regolarmente condiviso? Di privato, ormai, non ci resta che la macchia ( per non dire della merda e della morte, rimosse e rifluite, per così dire con metafora mestruale, nell’imbuto del privato italiano, medio italiano, un tempo sognato rizomatico e desiderante, e da un po’ di tempo rivelatosi abbastanza meschino e polipesco…). Mi sorge il dubbio che forse nel sospettare di “peccato” la sessualità “intesa come masturbazione in due” l’accento non fosse posto tanto su “masturbazione”, bensì su “in due”, ovvero sul regime del re-coppia come sola condizione, demagogicamente ammessa, per regolare i rapporti con il corpo.. Se non “in due” prevedi forse masturbazione in tre, in quattro, in tanti ? Non so se è questo che auspicavi. In ogni caso, perché no? La gente ( con molte “g”) può fare quello che gli pare, e darsi una mano in tanti sarebbe un “sacco bello”, scomparirebbero “un attimino” anche le guerre. Molti se e ma sorgerebbero se il gruppo Onan, normalmente tesserato Arci, s’incaponisse nel voler contrarre matrimonio finché morte non li separi, previa regolare domanda su modulo prontamente predisposto ( ops! stavo per scrivere “predisposato”) dal Comune.
    …Cordiavolmente
    Gianni

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