Un nuovo pericolo atomico: l’Iran

Ha come politica dichiarata “ la cancellazione nucleare di Israele dalla carta geografica”, secondo la gentile espressione dell’ex-presidente Hashemi Rafsanjani , ed è già in possesso di missili capaci di colpire fino in Israele, definito come “il più orribile evento della storia” che il mondo islamico “vomiterà fuori dalle proprie viscere” ( da Estirpare il male di D. Frum e R. Perle, edizioni Lindau). Alle parole di odio verso “l’ entità sionista” unisce decine di installazioni militari sospette ed è decisa a riprendere le attività di conversione dell’ uranio. La decisione unilaterale di riprendere il ciclo dell’arricchimento dell’uranio potrebbe indurre l’Agenzia internazionale per l’energia atomica a deferire Teheran davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu per eventuali sanzioni. Ma “ quel giorno – come ha dichiarato in un sermone Hashemi Rafsanjani – la strategia dell’ Occidente si troverà in un vicolo cieco, visto che una singola bomba atomica ha il potere di distruggere completamente Israele, mentre un contrattacco israeliano potrebbe portare solo danni parziali al mondo islamico”. Nello stesso tempo, l’Iran smentisce di perseguire un programma nucleare militare e insiste nel dire che le sue ambizioni nucleari sono finalizzate solamente alla produzione di energia e afferma che l’arricchimento dell’uranio è un diritto di sovranità a cui non rinuncerà mai. Sono le minacce provenienti dalle autorità di Teheran, rinnovate dopo l’ennesimo nulla di fatto nel negoziato con l’Unione europea per disinnescare la crisi provocata dal programma nucleare della Repubblica islamica.

La minaccia nucleare iraniana è seria

da La Stampa del 13 maggio 2005, pag. 10

di Arnaud Leparmentier

Therese Delpech è direttore degli affari strategici al CEA, il Commissariato per l’energia atomica.

Gli iraniani minacciano di riprendere il ciclo di arricchimento dell’uranio. Molti ritengono che non lo faranno prima delle elezioni presidenziali del 17 giugno. Secondo lei è un bluff?

L’Iran minaccia di riprendere le attività di conversione dell’uranio a Isfahan, non l’arricchimento propriamente inteso, che è una fase successiva. Non credo che sia un bluff. La ripetizione pressoché quotidiana della minaccia indica intenzioni serie. Ci si chiede i motivi di una simile decisione prima del voto del 17 giugno. Tanto più che l’ex presidente Rafsanjani ha comunicato che si candiderà e uno degli elementi della sua campagna elettorale è il riavvicinamento agli Stati Uniti: un simile annuncio non è certo il modo migliore per ottenerlo. Certo, ci si può interrogare sui rapporti fra Rasfanjani e Khamenei, ma non riesco a credere che la candidatura del primo sia stata annunciata senza l’avallo del secondo. Può darsi che l’Iran semplicemente ritenga che la sospensione concordata con l’Europa non serva ai suoi interessi, dal momento che non è bastata a dividere le tre capitali o le due rive dell’Atlantico – che ultimamente anzi si sono riavvicinate – e che non siano basi giuridiche per adire il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Si tratta a mio avviso di una scommessa. E di una scommessa pericolosa”.( continua…)

"If a day comes when the world of Islam is duly equipped with the arms Israel has in [its] possession, the strategy of colonialism would face a stalemate because application of an atomic bomb would not leave any thing in Israel but the same thing would just produce damage in the Islamic world." ( Iranian President Akbar Hashemi-Rafsanjani on July 14, 2001).

Dalla rete

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written by: Dafna Linzer
May 13, 2005

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