Consiglio di lettura ad uso dei musulmani e di quelli che non lo sono

          ADDENDUM

Consiglio di lettura ad uso dei musulmani e di quelli che non lo sono

Fethi Benslama, Déclaration d’insoumission : lettre à l’usage des musulmans et de ceux qui ne le sont pas, Editions Flammarion, Paris, 2005 [ Dichiarazione di non sottomissione: lettera ad uso dei musulmani e di quelli che non lo sono. ]

Dopo aver evocato i rapporti – spesso segnati da incomprensioni e misconoscimenti reciproci – tra islam e psicoanalisi, e mostrato i meccanismi psichici del delirio islamista “nazional-teo-scientista”*, l’analista tunisino Fethi Benslama prolunga il Manifesto delle libertà* * con un invito a un impegno comune tra i difensori dei valori della laicità e i musulmani. Propone ai musulmani di liberarsi dalla sottomissione e presenta la laicità come un’apertura per liberarsi dal mito identitario dell’islamismo.

    * “Avec l’aile la plus extrémiste du mouvement islamiste, nous sommes devant un délire, un délire de masse. Ce n’est pas la première fois dans l’histoire que des masses entières sont prises dans un délire. De tels phénomènes ont lieu lorsque des peuples s’aperçoivent que leurs références ne sont plus connectées avec le monde dans lequel ils vivent. Elles ne leur permettent plus de lire le présent. Au XXe siècle, la montée des mouvements d’extrême droite en Europe a eu la même origine. Le nazisme, en particulier, n’était-il pas une idéologie fondée sur une théorie biologique, un scientisme qui a conduit à un délire collectif dont on a pu voir les effets ? Il y a des dizaines d’autres exemples. On a souvent traficoté la lecture de la Bible pour la relier avec une approche prétendument scientifique, comme le font aujourd’hui les islamistes avec le Coran”.[Con l’ala più estremista del movimento islamista ci troviamo davanti a un delirio, un delirio di massa. Tali fenomeni accadono quando dei popoli si accorgono che i loro riferimenti non sono più connessi con il mondo nel quale vivono e non gli permettono più di leggere il presente. Nel XX secolo, l’ascesa dei movimenti di estrema destra in Europa ha avuto la stessa origine. Il nazismo, in particolare, non era forse un’ideologia fondata su una teoria biologica, uno scientismo che ha condotto a un delirio collettivo di cui si sono visti gli effetti? Spesso ci si è messi a manipolare la lettura della Bibbia per collegarla a un approccio falsamente scientifico, come fanno oggi gli islamisti con il Corano. ]

        ** Distinguere tra stato e religione, il manifesto islamico della libertà” (l’Opinione)

Il testo del documento dell’Associazione Manifesto delle libertà

Siamo donne e uomini che credono nei valori della laicità e della condivisione.

Siamo legati in differenti maniere all’Islam, ognuno secondo la propria storia personale. Siamo consapevoli della grave crisi che attraversa il mondo islamico, abbiamo pertanto deciso di impegnarci a creare condizioni politiche e intellettuali in grado di promuovere una cultura della libertà.

Spazio di una civilizzazione eterogenea in un mondo globalizzato, irriducibile al solo fatto religioso e ai soli musulmani, l’Islam oggi cristallizza numerosi pericoli: fascismo identitario e derive totalitarie, guerre civili e coloniali, dispotismi e dittature, ineguaglianza e ingiustizia, autodistruzione nichilista e odio dell’altro, nel mezzo di crescenti violenze politiche, religiose ed economiche.

Vogliamo opporci a queste forze distruttrici, di cui siamo insieme motore e bersaglio, con un’azione pubblica, aperta a ogni persona, senza distinzione di nascita o di appartenenza, che sottoscriva gli impegni necessari ad allargare l’orizzonte della speranza.Se il nostro principio è che la democrazia è caratteristica strutturale della politica, riteniamo che la sua realizzazione non può farsi per decreto, né essere imposta da spedizioni militari, ma dev’essere il risultato di una trasformazione critica e creativa. Tale azione deve toccare le strutture interne dell’Islam e modificare i rapporti ai suoi bordi geopolitici.Pertanto sosteniamo la separazione della politica dalla teologia: liberazione culturale di cui lo Stato laico dev’essere espressione istituzionale; affermiamo l’uguaglianza di diritto e di fatto delle donne e degli uomini, il che, nell’attuale situazione dell’Islam, costituisce il passaggio obbligato per ogni processo laico e democratico; combattiamo tutte le forme di razzismo e antisemitismo; contrastiamo con forza le discriminazioni contro le minoranze culturali, religiose e contro le libertà sessuali. In questo contesto, gli emigrati e i loro figli giocano un ruolo rilevante, perché interconnettono culture e civiltà diverse e incarnano un possibile avvenire democratico e condiviso.

Essere all’altezza di questa responsabilità implica una forte mobilitazione contro i processi di emarginazione, discriminazione e frammentazione politica. L’assenza di analisi critica della storia coloniale pesa ancora sul loro divenire. Promuoviamo la resistenza contro l’islamismo totalitario e gli stati dispotici che, congiuntamente, opprimono le donne e gli uomini nel mondo musulmano.Vogliamo convincere i governi a rinunciare alla strategia del doppio linguaggio e della democrazia rinviata o differita che ne è il corollario. Il loro impegno reale per la pace nelle zone di conflitto e di violenza politica è la condizione della loro credibilità. La nostra azione è transnazionale e mira a sviluppare e sostenere le esperienze di libertà nella società, nel pensiero, nelle arti, nel sapere. ” Fonte: http://www.manifeste.org

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