AVIGDOR KAHALANI

  

Altipiano del Golan, 10 Novembre 2003. Gianni De Martino (a sin.) Incontra il Generale di Brigata Avigdor Kahalani ( al centro) – ex Ministro della Sicurezza Interna dello Stato e decorato con la « Medaglia al Valore » dell’esercito israeliano. Membro fondatore del partito “La Terza Via”, una formazione politica creata nel 1994 da politici e alti gradi dell’esercito, si oppone alla retrocessione dell’altipiano del Golan alla Siria. Avigdor Kahalani è autore di “ Le vette del coraggio” e di “La via del guerriero”.

Durante l’incontro avvenuto all’Emek Habachà, luogo dei combattimenti con i Siriani durante la guerra del Kippur (1973), Avigdor Kahalani, attualmente deputato alla Knesset, ha detto che il fondamentalismo islamico mina la dinamica di pace avviata con la Road Map. Secondo Kahalani, il terrorismo e gli atti di violenza perpretati dai gruppi estremisti islamisti contro le popolazioni civili israeliane a partire dal settembre 2000 con la nuova ondata terroristica e l’uso dei martiri-killer hanno grandemente contribuito al deterioramento delle relazioni arabo-israeliane. Il processo di pace, spiega, non può essere percorribile se i Palestinesi non rinunciano definitivamente a predicare il ricorso alla violenza contro Israele. Kahalani identifica inoltre una seconda grande minaccia alla sicurezza della regione : il rinforzo del potenziale nucleare di numerosi paesi arabi e musulmani radicali come l’Iran. Secondo questo specialista di questioni militari, i paesi occidentali debbono prendere tutte le disposizioni che s’impongono per frenare lo sviluppo delle forze nucleari strategiche dei regimi arabi autocrati che tentano con tutti i mezzi di minare il processo di pace. Questa temibile calamità rappresentata dalla minaccia nucleare rischia di fragilizzare seriamente la carta geopolitica del Medio-Oriente.


Le prospettive di pace nella regione sembrano allontanarsi sempre di più, a causa dei pregiudizi, della disinformazione e dell’odio che circondano Israele – memoria vivente della Shoà e fonte di disagio per la “buona coscienza” degli Europei, che s’illudono che se Israele “mollasse” di fronte a chi vuole sterminarla una terza volta, lo scenario mondiale potrebbe diventare più tranquillo. Purtroppo, pur aspirando alla pace “questa generazione – ha detto Kahalani – non conoscerà la pace. Siamo circondati da troppo odio. Vogliono gettarci a mare. E io non so nuotare…”.
Un mondo senza Israele sarebbe un mondo più brutto. Ma a trovarsi sotto la pressione del terrorismo oggi non c’è solo Israele. Dagli Stati Uniti a Israele, passando per i paesi del Maghreb, la Turchia e l’Europa, la miscela esplosiva di religione e politica incombe su ebrei e non ebrei , su chiunque si opponga alla propagazione del fanatismo maligno su scala planetaria e transnazionale. Naturalmente noi Italiani ripudiamo la guerra, ma se non comprendiamo che il terrorismo islamico in odio alle libertà del nostro mondo ci ha già scelti, unilateralmente, come “nemici”, la guerra ripudiata ci coglierà di sorpresa e impreparati. Quindi vi saranno – anche per noi Europei moralmente impigriti – ancora storie in movimento e ancora guai.

Gianni De Martino 

 

Ramat Agolan, 10 novembre 2003

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