VITTIME DEL LIBRO
“Uccidete gli infedeli ovunque li vedete, prendeteli, scagliatevi contro di loro e aspettateli dovunque…. Allah Akhbar! Allah Akhbar! Allah Akhbar..!”
“Se invece dovessimo colpire in Italia potremmo farci saltare davanti a I Gigli ( supermercato) o al cinema di fronte, così ci sarebbero migliaia di morti. Se Allah ci accoglie fra i suoi martiri, diventeremo gli angeli custodi delle nostre famiglie. Siamo martiri viventi (…)
Sceicco, quando penso alla strada del martirio, non credere che non abbia immaginato un’ alternativa. Ma anche se me la lastricassero con tutto l’oro del mondo, io non avrei dubbi. Non posso scegliere che la prima, non la cambierei con nient’altro e rimango sveglio tutta la notte. Mi sembra un progetto universale, grandissimo (…) Stare in Italia è pericoloso perché ci allontana dalla religione. E’ obbligatorio che un musulmano vada al jihad almeno una volta ogni due anni… E’ il momento di agire prima che sia troppo tardi. Siamo al punto di non ritorno…”. (Dalle registrazioni delle conversazioni dell’imam della moschea di Sorgane, vicino Firenze, arrestato insieme ad altri islamici jahidisti di origine tunisina e algerina nel corso dell’”Operazione Shaid” effettuata dalla D.I.G.O.S. tra l’8 e il 9 maggio 2004).
Non sono le parole a fare la guerra, ma la morte
Non tutti i musulmani sono fanatici. Ma il terrorismo intellettuale di numerosi musulmani, la glorificazione di un passato mitico e la diffusione delle ideologie jihadiste dell’odio verso gli ebrei, i cristiani e chiunque non si sottometta alla Legge islamica impediscono ogni presa di coscienza delle gravi carenze e delle lacune della civilizzazione islamica.
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Quella spavalderia mostrata dai terroristi brandendo un Kalashnikov, un RPG o i resti straziati di un nemico, scompare non appena li si ripaga con la loro arma più amata: il terrore. Il Generale Carlo Jean  nel suo saggio “I barbari e i borghesi” (da I quaderni speciali di Limes, del 4/2001) scrive che “si tratta in sostanza di dare maggiore spazio alle operazioni coperte dei servizi segreti, in pratica all’ uccisione dei capi terroristi e della loro manovalanza, quando non sia possibile catturarli o non esistano prove sufficenti per farli condannare. Si tratta di qualcosa di molto delicato, almeno negli Stati democratici. Ma presumibilmente non vi è alternativa, se non ci si vuole limitare a fare qualche minuto di silenzio e a condannare il terrorismo. Andiamo incontro a tempi duri…”.
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La Medina del Terzo millennio
Testo dal libro « Kamikaze made in EuropeRiuscirà l’Occidente a sconfiggere i terroristi islamici? » , di Magdi Allam ( edito da Mondadori)
Nellla percezione comune l’Occidente sarebbe una semplice e povera vittima dell’integralismo e del terrorismo islamico. Piaccia o meno la realtà è purtroppo assai diversa. Volente o nolente, consciamente o inconsciamente, a causa di un cocktail di ingenuità, ignoranza, dubbi, paure, cedimenti, errori e nefandezze, l’Occidente è di fatto uno sponsor di rilievo della più recente manifestazione dell’estremismo islamico.

Prima dell’ 11 settembre 2001 immaginavamo l’Occidente come una fortezza assediata e costretta a difendersi con tutti i mezzi dall’assalto degli estremisti provenienti dai Paesi musulmani. Ma una volta emersa la realtà della rete internazionale del terrorismo islamico globalizzato, si sono invertite le parti.

Oggi sono i Paesi musulmani ad accusarlo di essersi trasformato nella roccaforte islamica. E’ un dato di fatto che l’Occidente è diventato terra di esportazione non solo di un’ideologia islamica radicale, ma anche di mujahidin, i combattenti della jihad, la Guerra santa, e addirittura di shahid, i « martiri » dell’Islam pronti a immolarsi nel nome di Allah.

Certamente non è un caso se proprio l’Occidente è stato individuato come la Terra promessa dai paladini della riesumazione del mito della Umma, la Nazione dell’Islam. La Medina del Terzo millennio da dove i novelli muhajirun, gli emigranti che seguirono il profeta Mohammad ( Maometto) dopo la sua cacciata dalla Mecca nel 622, preparano la riscossa e la vittoria dell’Islam.

E’ ormai evidente che oggi l’Islam organizzato, il cosiddetto « popolo delle moschee » stanziato in Occidente, persegue il modello dello Stato teocratico che si annida in seno allo Stato di diritto. Adottando criteri di flessibilità, confronto e scontro a secondo dei rapporti di forza e della logica dell’opportunità.
Impegnando le armi della dissimulazione, del dialogo, della persuasione(…). Ma anche del plagio, della cieca sottomissione, del ricatto, delle intimidazioni, delle minacce, dell’anatema e della violenza. Facendo leva sulle garanzie costituzionali, sfruttando la tutela della legge e usurpando le libertà vigenti in un regime di democrazia. Per affermare gradualmente, in primo luogo, un potere religioso, politico, culturale e economico in seno alle comunità musulmane composte in maggioranza di persone moderate che aspirano a integrarsi pacificamente nel pieno rispetto delle leggi e nella condivisione dei valori comuni. E, in secondo luogo, per monopolizzare la rappresentanza dei musulmani presso le autorità locali al fine di imporre il proprio potere anche all’interno della società occidentale d’accoglienza.
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E non è un caso che l’Occidente sia diventato una roccaforte del radicalismo islamico che sforna aspiranti mujahidin.
Migliaia di combattenti islamici che sono andati a espletare la loro jihad (…) sui campi di battaglia in Afghanistan, Cecenia, Kashmir, Bosnia, Kosovo e Iraq.
Costituendo un esercito di musulmani occidentali o occidentalizzati pronti a intervenire in difesa della causa dell’Islam. Una realtà a tal punto radicata e diffusa da riuscire a trasformare l’Occidente in una fabbrica di aspiranti shahid. Dove il « martirio » si è imposto come un valore trasversale in grado di conquistare l’animo di religiosi e laici, uomini e donne, coniugati e single, con prole o senza.
Decine di kamikaze tra cui spiccano i protagonisti del più clamoroso attentato della Storia, l’ 11 settembre 2001, dell’America. L’evento più traumatico, con oltre tremila morti, e di maggiore impatto mediatico che ha segnato l’avvento della guerra del terrorismo islamico globalizzato all’Occidente e al sistema di valori condivisi dall’umanità.

Così come ci sono kamikaze che si fanno esplodere in Europa. Come ha fatto il marocchino Mostafa Chaouki il 28 marzo 2004 di fronte a un McDonald’s alle porte di Brescia, per fortuna senza causare vittime tra la gente. E come hanno fatto altri sei suoi connazionali a Madrid il 3 aprile 2004, tra cui Sarhane Fakhet, detto il Tunisino, ritenuto la mente della strage dell’ 11 marzo. Nell’esplosione hanno devastato una palazzina nel quartiere di Leganés e provocato la morte di un agente.

Ebbene ricordiamoci che l’ 11 settembre è stato pensato, preparato e attuato in Occidente. Da un gruppo di giovani immigrati laici convertiti alla causa del radicalismo islamico tramite l’adozione del valore del « martirio » . Si tratta della cellula di Amburgo capeggiata dall’ egiziano Mohammad Atta, uno studente modello che non aveva problemi economici e di inserimento socio- culturale. (…)

La ragione della sua improvvisa « follia » risiede probabilmente nella « crisi di identità » che l’ha portato a rifiutare il sistema di valori occidentali. Facendo invece propria l’alternativa forte e allettante dell’identità islamica radicale. Che l’ha fatto uscire dall’anonimato e dalla confusione interiore di un immigrato alla ricerca di se stesso in una metropoli occidentale. Per assicurargli l’onore illimitato tra i fratelli di fede e la gloria eterna nel Paradiso di Allah (…)
Per contro la strage di Madrid dell’ 11 marzo, costata la vita a 191 persone, ha rappresentato un salto di qualità. E’ il contesto in cui si è consumato il massacro che è sostanzialmente diverso. Esso vede infatti emergere una nuova e ben più pericolosa rete del terrorismo internazionale, cui fanno capo le molteplici sigle che a vario titolo fanno riferimento al terrorismo islamico globalizzato di Osama bin Laden, organizzazioni terroristiche occidentali autoctone, la sedicente Resistenza irachena e i circuiti antimperialisti mondiali in cui confluiscono gruppi estremisti di sinistra, destra, islamici, terzomondisti e nazionalisti. Uniti dal collante ideologico dell’antiamericanismo e dell’antiebraismo. Di fatto è la materializzazione dell’ « Asse del Male » ipotizzato enfaticamente dal presidente americano George W. Bush. Forse in qualche modo evocato. Che alla fine si è effettivamente materializzato.
Che lui aveva individuato in modo semplicistico in singoli Stati.
Ma che ora si rivela molto più temibile per la sua connotazione globalizzata e trasversale(…).

Ma soprattutto per il fatto che è un cavallo di Troia che ha sfondato le mura dell’Occidente, dilagando al suo interno grazie alla complicità degli estremisti di ogni risma autoctoni ed immigrati.

Tutto ciò significa che oggi l’Occidente sta fronteggiando una prova decisiva. Cruciale per la sopravvivenza della propria civiltà in cui si identificano lo Stato di diritto, la democrazia e la libertà.
E’ una guerra aggressiva, frontale e totale. (…) Che ha individuato nell’Iraq il fronte di prima linea. Con l’obiettivo di isolare e sconfiggere l’America. Per fare dell’Iraq il bastione della Jihad islamica e di una rivoluzione universale contro la superpotenza mondiale.
Coinvolgendo il più ampio arco di forze sovversive e violente dentro e fuori l’Occidente.
Le parti si sono invertite: i Paesi musulmani accusano l’Europa di essere sponsor dell’estremismo

di Magdi Allam

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In verità lo abbiamo fatto scendere in chiara lingua araba, affinché possiate comprendere (Il Sacro Corano, sura di Yûsuf, XII:2)

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