Bimbi strumentalizzati al Gay Pride
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Wilhelm Busch, Max et Moritz (1865) |
Per altri, l’assenza del Comune è soprattutto segno di mancanza di senso civico. Alessandro Cecchi Paone attacca frontalmente Albertini con toni illuminati, da requisizione rosa : “ Rudolph Giuliani, sindaco della tolleranza zero a New York – dice – ha sempre dato il patrocinio al Gay Pride e sfilato alla testa del corteo. Albertini è diventato famoso nel mondo per essersi fatto fotografare in mutande, ma poi si è opposto al patrocinio. In questo modo Milano, che era la capitale più avanzata del Paese, dimostra di aver rinunciato a questo ruolo”. Non si capisce il senso di quel “ma”: sembra di capire che per dimostrarsi sindaco di capitale avanzata occorra farsi fotografare in mutande, “ma” che poi si retrocede, non si è più à la page se non ci si ritiene obbligati a dare anche il patrocinio del Comune al Gay Pride, e a sfilare alla testa del corteo come un sanculotto travestito da Rudolph Giuliani.
Di fatto, quest’anno non sono le esibizioni di mutande griffate che divide la città: è soprattutto quel trenino pieno di bambini “ embedded ” che precedono il corteo dell’ “orgoglio GBLT ” che la divide e provoca polemiche nella giunta di Palazzo Marino. “ Ho sostenuto la bontà del patrocinio — osserva l’assessore all’Educazione Bruno Simini, che come il resto della giunta ha tuttavia disertato il corteo — però ritengo che i bambini non devono partecipare a manifestazioni, se non a quelle che riguardano i loro di diritti “ . La pensa al contrario Tiziana Maiolo: “ Siccome è una strumentalizzazione di tipo politico, non ci vedo nulla di male”. Poi aggiunge, aprendo solo mezzo occhio e ammettendo a denti stretti: “ Certo, alla fine può essere controproducente per chi l’ha fatta “ .
E infatti, il trenino dei bimbi al Gay Pride dà modo all’assessore di An Giovanni Bozzetti di attaccare, a ragion politica veduta: “Abbiamo fatto bene a non dare il patrocinio, altrimenti ci saremmo resi complici della strumentalizzazione dei bambini ”. Intanto il presidente della Provincia, Filippo Penati ( “ Sono qui per evitare a Milano una figuraccia”, bontà sua ), si fa appena intravedere al corteo dell’ “orgoglio omosessuale”, ma senza fascia tricolore, quindi partecipa a titolo individuale , come “testimonianza – afferma continuando a fare il pesce in barile – di quanto ha fatto la Provincia dando il suo patrocinio”.
Pur nella sua rozzezza da simpatico vilain, appaiono più sincere e sensate le osservazioni del ministro per le riforme istituzionali Roberto Calderoli, che è intervenuto senza mezzi termini sulla parata : “Milano nella sua storia ha visto di tutto, sia in bello che in brutto, ma la schifezza di utilizzare dei bimbi innocenti per sostenere le proprie perversioni, come sta avvenendo nel corteo del Gay Pride, gli mancava e credo che oggi si sia veramente toccato il fondo”. Quindi, come a voler quasi risalire dal fondo , appunto, della Padania ancestrale non più percorsa da sacre sorgenti, l’esponente della Lega Nord ha aggiunto raggelando la gaia , calda e laica atmosfera: “I bambini nati in coppie lesbiche da fecondazione eterologa, che vengono fatti sfilare in questo corteo, gridano vendetta a Dio: ciascuno può fare della propria vita sessuale quello che vuole, ma giocare con la vita e con la mente dei bimbi questo non è consentito”. Apriti cielo! Ma non ha letto l’ Emile di Jean Jacques Rousseau, non sa che il Boss è morto il secolo scorso e che è vietato vietare ?
Così a differenza del precedente Gay Pride milanese, estate 2003, il corteo passa davanti al Duomo: “ Quella piazza — ha spiegato con tono vescovile Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay — è il cuore della città. Noi viviamo a Milano per questo siamo passati da qui, non certo per mancare di rispetto al simbolo religioso ” . “Il Pride si è fatto a Milano perché viene sentita e riconosciuta capitale laica del Paese”, ribadiscono i prelati Benedino e Concia di Gayleft. Gigliola Toniollo conferma “la presenza in prima linea della Cgil per la parità di accesso ai diritti”. E Mancuso, riconfortato dalla fatwa emessa dai guardiani dei bisogni e della gestione ottimale dei bisogni della gente, può allora rivolgersi all’Unione con tono sbrigativo: “Deve prendere atto di un popolo che chiede un atto concreto: il Pacs. Altrimenti non daremo più il nostro voto”. L’altra Unione, quella degli atei devoti e agnostici praticanti, propone: “Facciamo santo Zapatero”.
L’Italia è infatti rappresentata da una giovane transessuale beatificata per l’occasione. Abito candido da sacra vittima , corona d’argento, fascia blu con la scritta: “ Repubblica laica ” . Ha i polsi incatenati. Cammina come agnello sacrificale tra due giovanottoni travestiti da guardie svizzere in rappresentanza del Vaticano, che terrebbe prigioniera l’Italia GBLT e tutti noi. Dietro l’allegoria da leggenda nera l’agnello sacrificale ( un arrosto che per la verità sente un po’ l’aglio ) sfilano coriandoli, palloncini, bandierine arcobaleno, parrucche, parrucchini, sanculotti con o senza “pacco”, le variegate sfaccettature del movimento neo-gay con le sue differenziazioni di “identità” sessuale (trans, lesbo, gay, bisex), di gusto sessuale (orsi, muscle, butch ecc.) e musica sfondatimpani e anche il messaggio ai politici dell’Unione, con il tono dell’ultimatum: “ O inserite la legge sulle coppie di fatto nel programma elettorale, o alle prossime elezioni non andremo a votare ”.
Fra il deputato ds e militante gay storico Franco Grillini benedicente e Nichi Vendola in trasferta dalla Puglia, troneggia Vladimir Luxuria, la drag queen diplomata più intellettuale del movimento GBLT ( è la teorica dello “sfaldamento del Bio-potere”) , che si presenta in abito scuro a palloncino con un disegno sul vestito che raffigura una cascata di spermatozoi in caduta libera verso un ovocita in paziente attesa: con quattro «Sì» scritti dentro un fumetto che si suppongono provenire a gran voce dagli spermatozoi. Meno sofisticato e più didascalico l’ anchorman Alessandro Cecchi Paone, che porta al collo un baldanzoso cartello ammonitore verso chi pensa di non andare a votare la prossima settimana: “Ponzio Pilato si è astenuto”. Gli va bene perché poco lontano c’è un gruppo di rappresentanza delle associazioni di omosessuali credenti, che di certo hanno incomiciato a ruminare coscienziosamente il riferimento evangelico nel foro interno: “ Se mi astengo non faccio niente per salvare Gesù ? Mea culpa: se non vado a votare sono un Ponzio Pilato! ”. Mah !
Nel corteo comunque c’è ottimismo, o perlomeno così pare.
Il deputato ds e militante gay storico Franco Grillini spera che sui Pacs si arrivi a un voto già prima delle prossime elezioni politiche, ma si dice convinto che “quando cambierà la legislatura, sarà sicuramente votato il diritto delle coppie di fatto”. Ma qualcuno gli fa osservare che votare è una cosa e approvare è un’altra. Con i chiari di luna del centrosinistra (vedi Rutelli) non è ancora scontato che la legge sul Pacs trovi spazio nel programma dell’Unione. Pecoraro Scanio allora evoca sotto un sole che ride la possibilità bisex di svolgere addirittura delle “primarie programmatiche”, mentre da un carro dell’Arcigay giunge un più diretto consiglio a Prodi: “ Sciogli anche tu le trecce al vento zapatero!”.
Mentre continuano le polemiche, i timori e i dubbi per quel trenino con i figli di lesbiche nati con la fecondazione assistita e messi nella testa del corteo per evitare che entrassero a contatto con la parte più esibizionista e fuori di testa o di melone dell’”orgoglio GBLT”, Paolo Ferigo, presidente Arcigay di Milano, prima che cominciasse la festa vera e propria con eventi che animeranno per tre settimane lo spazio Le Village ( ingresso 10 euro), ha raccomandato: “Non lasciate che il Pride finisca qui . Il Pride deve durare tutto l’anno. Siate orgogliosi della vostra dignità e della vostra condizione, insegniamo agli altri quanto valiamo e a non aver paura di noi”. Par quindi di capire che occorre lottare per conquistare duramente nello stesso tempo la propria diversità e l’uguaglianza, tramite una legge sul Pacs , e quindi continuare a spendere una grande quantità di energie GBLT per ottenere, gradualmente ( mica siamo in Spagna!) , il matrimonio indifferenziato e figli indifferenziati. Il Pride è una volta all’anno, il matrimonio e i figli, invece, volendoli per legge e con mente e cuore così aperti e illuminati, durano per sempre.
Scorrono, in coda, flash di futuro color rosa confetto uguale per tutti, spiragli di un Mondo Nuovo simile a un sempiterno asilo d’infanzia: messa nunziale a ritmo di flamenco; al posto di Maria, Penelope Cruz in un seguito senza fine di travestimenti multipli; si ai preti-torero o con la kefiah; sì alla nascita di un partito arcobaleno che adotta come simbolo la foglia di fico: un nuovo partito progressista nato all’ombra della quercia e dell’ulivo, mentre Prodi smette di sfogliare o potare margherite e si dà finalmente – come richiede il popolo che balla tra due lame di Toledo – alla coltivazione di finocchi; sì alla residenza estiva a Ibiza ma per i dissenzienti niente festa fetish, niente Shopping & Fucking e neanche un rinfrescante “Cocktail d’amore” per tutta la città, magari con accompagnamento di tortillas . E chi non beve con me peste lo colga! Ovvero la temibile “omofobia” definita dai giansenisti neo-gay con lo stesso linguaggio del vecchio controllo medico-psichiatrico “vera patologia moderna”, se non un crimine-peccato da scontare magari in cura in qualche centro di recupero gestito da suor Luxuria, all’ incrocio fra Kant e il marchese de Sade travestito da fabbricante di termini-feticcio. Zapatero ? Santo subito! Santo subito ! E i bambini ? Come nella favola crudele e vera di “Max e Moritz al ristorante”, c’è un Orco-panettiere che vorrebbe toglierli dal forno in cui sono cascati e metteterli nel freezer, ma alla fine forse i bimbi riusciranno a sfuggire all’Orco e alla lavatrice della mamma per ritornare, senza fretta, finalmente sani e salvi a casa.
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a.man.
interessante il suo blog..
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