Psicostoria
RIUSCIRA’ LA CHIESA DI PIETRO A SALVARE, ANCORA UNA VOLTA, L’OCCIDENTE ?
Gentili amici,
A scanso di equivoci, vorrei solo chiarire la mia valutazione sulla posizione della Chiesa.
Non ho sostenuto che “sia la Chiesa a turbare l’uomo suggerendogli il dovere di piegarsi al volere della Provvidenza”, anzi direi che questa, imponendo all’uomo di piegarsi al volere della Divina Provvidenza, proponga una soluzione ai suddetti turbamenti.
La Chiesa impone all’uomo di sentirsi in colpa per le proprie pulsioni vitali, che Freud ha definito Eros. Cosa molto facile da fare in quanto l’uomo si sente in colpa a priori. La religione non può instillare nell’uomo qualcosa che questi non abbia già dentro di sé, ma riattiva i suddetti contenuti per poterli canalizzare in favore della propria ideologia. Come spiega il protagonista del racconto di Kafka “Il bagno penale”: “Nel nostro tribunale, la colpa non è mai messa in discussione." Facendo leva su questi sensi di colpa, viene anche esacerbato il turbamento. Ma la Chiesa dà anche tutte le risposte: se vi affiderete alla Divina Provvidenza, i vostri turbamenti verranno risolti. La sottomissione alla Salvezza, che è sempre dipendente dalla benevolenza divina, rappresenta anche la soluzione di ogni turbamento. Quindi, la Chiesa, rappresentando delle certezze, in un’epoca di turbamenti e perdita di direzione, viene percepita come un punto di riferimento, una solida àncora, lì dove mancano lidi di approdo. Non dimentichiamo che la Chiesa è quella che ha salvato la cultura occidentale dal disfacimento susseguente al crollo del mondo antico. Siamo davanti a una ripetizione. Anche allora, allucinazioni di martirio e di Paradiso riguadagnato, furono canalizzate in ideologia salvifica. La debolezza dell’Occidente di fronte ai martiri di Allah, è il sintomo più evidente di quanto ci si identifichi con questi aspiranti embrioni.
Se anche questa volta la Chiesa cattolica riuscirà a salvare l’Occidente, è una questione aperta. Personalmente ho qualche dubbio, ma lasciamo la profezia ai profeti. Sospetto che questa volta, se salvezza ci sarà, questa verrà semmai dai “New Born in Jesus” e altri militanti protestanti che si sono cinti della spada di Paolo. Le soluzioni da questi proposte sono molto meno ambigue dei balbettii esitanti che escono dal trono di Pietro.Iakov Levi
Non è facile, eppure comprendo che il senso di colpa resta “ il problema più importante dello sviluppo della cultura” ( Freud, 1929 ). Che “un po’” di senso di colpa sia salutare, la Chiesa cattolica lo sa molto bene, mi pare. Della Chiesa ammiro il modo in cui ha saputo trasmettere attraverso il tempo lo splendore estetico, il vigore intellettuale e la saggezza della civiltà greco-romana e di quella giudeo-cristiana. Personalmente non vivo la Chiesa come un oppio o un oppressore, e anzi sono dell’opinione che voler negare alla Chiesa ogni sapere sul bene sia una forma di odio viscerale, se non una tipica forma di sterile “rivolta di schiavi nella morale” ( l’espressione è di Nietzsche, che non è un mio maestro).
Per aiutare la Chiesa a salvare, ancora una volta, l’Occidente ( che tuttavia è mortale) è d’importanza decisiva accogliere la proposta del papa Benedetto XVI, ovvero, perlomeno come la recepiscono i cattolici più sensibili e riflessivi: quella di peccare con maggiore intelligenza, consapevolezza e grazia, comportandosi come se Dio esistesse. Per ritrovarsi nell’infinito ( “Oh,l’infinito? va’, citrullo!”, dico a me stesso) occorre prima distinguere tra il bene e il male e poi – dopo aver riconosciuto i propri errori, fatto penitenza, emendato e perdonato – unire. Altrimenti ci si dissipa nell’illimitato, nell’ illusione di una propria presunta innocenza naturale primordiale.
La Chiesa opera controcorrente, contro la dissipazione della memoria, della cultura, della stirpe, della persona cosiddetta civilizzata e della stessa lingua che lo dice. La Fede che la Chiesa cattolica propone attraverso l’incontro con Cristo mediato dai dogmi, dai riti, dalla sacramentalità dell’Eucaristia e la poetica della comunione, possiede caratteristiche di valutazione, rispetto e santificazione del corpo di carne, inteso come amore per la vita con le sue percezioni, emozioni e cognizioni e piaceri sensuali , che nell’etica protestante – e ancor più nell’islam iconoclasta, giurisprudenziale, nemico dell’apollineo, lunare, misticamente attratto dalla morte e portatore di un monoteismo dai tratti astratti e violenti – è condizionato dall’assenza della gratuità del dono e da maggiori proibizioni e divieti.
Non a caso Marshall McLuhan, lo studioso dei mass media convertito al cattolicesimo ( forse non molto amato da quei cattolici che non desiderano essere inquietati nel loro tran tran) riteneva la Chiesa cattolica il sale della modernità, ovvero della modernità tecnologica, in quanto portatrice di una fede reale e concreta quanto i sensi dell’udito, del tatto e della vista, senza dimenticare l’odorato ( l’incenso) che però è subordinato alla vista che permette una messa in prospettiva delle cose e una pluralità di punti vista – non limitati solo all’occhio corporeo, ma anche a quello della mente.
Personalmente sono grato alla Chiesa cattolica sia di Pietro che di Paolo (il cui insegnamento non è spiritualista, e neanche materialista, ma aperto all’Incondizionato e all’Inaudito ) per avermi avviato fin dalla prima infanzia al gioco ( specialmente a quello, molto educativo e formativo, della vittima e dei carnefici) e alla filosofia, alla psicologia e all’antropologia, alla poesia e alla musica, all’allegria e alla consapevolezza, alla libertà responsabile e all’amicizia.
Coinvolgendoci in una storia d’amore fra i figli e un Dio padre onnipotente che per amore s’incarna in Cristo Gesù e osa innalzari sulla croce , e additandoci, inoltre, la tomba vuota, la Chiesa cattolica forse ci ha raccontato una bella favola. E’ una favola che racconta dell’altro mondo in questo, e che quindi non spinge come nell’islam a dover ritornare in Paradiso troppo in fretta, ma anzi a vivere e a far vivere, cercando i modi dell’aiuto reciproco, come se fossimo dei fratelli e delle sorelle che si ricordano del padre, e anche della madre, dei nonni e dei maestri.
Forse è una favola, che tuttavia ci evita la sfiga di crederci tutti dei bastardi, tutti degli erranti disponibili ( come quei disertori che vagano smarriti tra le nebbie, chiedendosi quale guerra stanno combattendo e perché, avendo ormai perso il contatto con il quartier generale, o Superio che dir si voglia). Quella insegnata dalla Chiesa cattolica forse è una favola, ma è una bellissima favola in cui – personalmente – preferisco, anzi voglio credere; anche perché risveglia in noi il meglio che s’ignora e quello che in noi è ancora capace di venerazione, di rispetto e di osservanza – sia pure tra illuminazione e abbaglio, e tra rivolta e obbedienza ( per via del Peccato Originale e del libero arbitrio, che presumibilmente investe una parte della mente umana che si comporta come un sistema caotico intenzionale).
“Nessuno crede se non vuole” ( san Tommaso). L’insegnamento della Chiesa cattolica ( fossero pure “i balbettii esitanti che si escono dal trono di Pietro” ) forse non mi salverà dalla violenza della storia, dall’atrocità delle cose terrene e dal “disagio della civiltà" (Das ungluck in der kultur), ma mi libera da adesso e per sempre dalla disperazione.
D’altra parte, comprendo anche coloro che si sono cinti della spada di Paolo. E’ comprensibile: cos’altro avrebbero dovuto fare gli uomini una volta individuati quelli che buttano loro giù le torri e sgozzano uomini, donne e bambini anche in mondovisione ? Finché non arriverà il momento di rinfoderare la spada di Paolo, aggiungerei anche un’invocazione a san Michele e alla sua spada, se proprio necessario per evitare mali peggiori ( come per esempio l’uso , più volte minacciato dal lugubre regime nazi-islamico degli ayatollah, di lanciare missili a testata nucleare per distruggere Israele. In tal caso, ove sopravvissuto alla catastrofe, non parteciperei alle ripetitive fiaccolate di cordoglio e di protesta all’ONU dei tanti farisei e penitenti: fra quelli che non sanno e che non avranno mai saputo, a battersi il petto e a balbettare in lingue sia ancora barbare sia civilizzate sotto nebbie radiottive dal Medio-Oriente al Mediterraneo su su fino alla Norvegia).
P.S. Il professor Levi ha anche scritto: “ Uno dei sintomi del conflitto tra il mondo protestante militante e quello cattolico conciliante trasparisce nel diverso atteggiamento di Bush da quello dell’Europa e della Chiesa verso il fondamentalismo islamico. Bush, che non a caso è un New born in Jesus, ha preso la spada di Paolo, mentre la Chiesa tiene saldamente in mano le chiavi al Paradiso di Pietro”. ( cfr. Psychohistory: un approccio psicoanalitico alla storia ).
Si tratta di una questione complessa, esplorata con perizia e competenza dal professor Levi. A tale proposito non saprei che dire di più. Se non limitarmi a un’osservazione, sia pure per obliquo, che forse potrebbe essere utile: e cioè che tra la spada di Paolo ( portatore anche di un suo caratteristico “pungolo nella carne”) e le chiavi di Pietro ( a cui Gesù disse di rinfoderare la spada, prima di farsi prendere come agnello e crocifiggere ) esiste certamente una dialettica ambivalente, se non ambigua. Mi viene infatti in mente una raffigurazione di Pietro e Paolo che si trova nella mia città, Castellammare di Stabia ( Arcidiocesi di Sorrento) , dove ho trascorso gli anni della gioventù, al liceo dai padri salesiani. Si tratta di una placca in avorio ( presumibilmente un pettine liturgico del V secolo ) raffigurante i due apostoli che si abbracciano “prima del martirio”.
I due apostoli di Gesù simboleggerebbero la concordia e l’unità della Chiesa, e fra loro suppongo esista una dialettica ambivalente, se non ambigua: Paolo è stato, forse non a caso, raffigurato dall’artigiano con la barba lunga, ed è inconfondibilmente virile, mentre Pietro, per l’acconciatura e i fianchi assai marcati, sembrerebbe quasi una donna, se non fosse per la corta barba. Tutto ciò mi sembra rimandare all’inevitabile ambiguità di psiche e al formidabile compito – volenti o nolenti – conosciuto come “riconciliazione degli opposti”. E’ proprio qui che : "spinto così dall’Es, stretto dal Super Io, respinto dalla realtà, l’Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l’armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e noi comprendiamo perché tanto spesso non ci è possibile reprimere l’esclamazione : la vita non è facile!" (cfr. S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi, 31° lezione).
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Paolo della Sala de Le Guerre Civili ha scritto:
IL COMMENTO DI PAOLO ( giunto via mail perché il pc è andato in crash)
“ Il tema della questione di Levi è importante. Tuttavia, pur da protestante non ecclesiale (che cioè non "tifa" per nessuna chiesa, inclusa la sua, ma solo per la Chiesa invisibile…), non convince neanche me. Intanto la chiusa, che per salvare l’Europa bisogna "cingere la spada" protestantemente… No, e lo dico da sostenitore di tutte le politiche finora seguite dagli angloamericani e Israele (con alcune riserve su Israele, ma con qualche giustificazione da dare in più). La spada è stata necessaria SOLO perchè l’Europa si era venduta al nemico. La responsabilità della guerra è dei "pacifinti" di stato…
Secondo, la concezione della Chiesa cattolica che sale dal giudizio di Levi, è alquanto vecchiotta. Pur condividendola in parte, trovo molto più interessanti le fughe in avanti che alcuni cardinali (meno i vescovi) e una piccola parte del clero hanno avute, rispetto alla chiesa storica, e ancora più interessanti sono i movimenti del basso, quelli individuali: questi sì, protestanti, nel senso buono, cioé frutto di meditazione personale… e rapporto diretto con lo Spirito. Francamente il senso di colpa del cristiano, e anche di Freud, non lo sento più mio. Sento che esso esiste, ma solo per le masse. Spiega ad esempio il comportamento dei cattocomunisti, e di qualche riccone senza colori, ma bona lè. Tant’è vero che la gente sceglie l’ipocrisia, ma non l’asservimento alla chiesa. Il problema è l’asservimento mancato a Dio, e non più l’asservimento alla chiesa, di cui frega ai laicisti, ma non più molto a me”.
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Luigi Puddu : Innanzitutto Levi, da non cristiano, sembra avere (detto con il massimo rispetto) una sorta di conoscenza di seconda mano dell’argomento “Chiesa” e rende meno che nel suo ambito.
Noi crediamo “in” Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo; e crediamo “la” Chiesa (lo spazio esistenziale del pieno rapporto col Dio unitrino) e la crediamo una, santa, cattolica e apostolica. È una differenza di atteggiamento sostanziale: la Chiesa è Popolo “di” Dio, Corpo “di” Cristo, Tempio “dello” Spirito Santo e tanto più si dimostra “Chiesa” quanto più dice questa radicale appartenenza: che si esprime anche in una “dogmatica” (così come in una liturgia, in una morale, in una spiritualità), ma mai in una “ideologia”.
La Provvidenza, poi, non è primariamente un volere ma un ben-volere, l’iniziativa di Dio Padre che, benevolo fin dalle origini (e in nulla simile al padre kafkiano), ci ha infine, nella pienezza dei tempi, mandato Cristo Gesù, a stabilire la Nuova ed Eterna Alleanza nel suo sangue (e se l’uomo come uomo è nell’angoscia della colpa, in Lui è nella gioia del perdono).
È da uomini che hanno vissuto profondamente “l’amicizia di Cristo”, come San Benedetto, che la classicità è stata salvata e tramandata (e, se Dio vuole, lo sarà ancora).
E il fatto che papa Benedetto non sia un fondamentalista islamico, né un predicatore protestante, non autorizza a pensarlo come un “re tentenna”.
luigipuddu
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OSSERVAZIONI DI UN TOPOLINO
ULTIME NOTIZIE DAL LABIRINTO
E’ l’oceano della vita e della morte e pare un labirinto, non è vero ?
Una volta entrati nel labirinto non è facile avere la garanzia del ritorno. Anche perché la discesa in questo antro di Ciclope e kali yuga è molto facile, più difficile la risalita verso il venticello dell’alto ( inutile cercare di elevarsi tenendo sempre duro e in alto lo stendardo della Ragione, oppure tirandosi su per per i lacci delle scarpe firmate da uno spirito divino senza corpo, né memoria, né lingua, né mani per farci una carezza e al quale poter dire “Tu”! – attraverso un "tu" non privo di storicità). Riuscirà il nostro eroe a uccidere il Mostro, a salvare la sua bella e a ritornare sano e salvo a casa? Riuscirà la Chiesa cattolica a salvare, ancora una volta, l’Occidente ? E noi, se non l’anima, riusciremo a salvare perlomeno il culo, il formaggio e la psiche? Capisco i dubbi, gentili nuovi amici.
Continuo a pensare che se non ci fosse una spada da stringere convulsamente in una mano e un filo da seguire ( offerto in grazia di Arianna che per amore di quel ganzo ne regge l’altra estremità con mano sicura) somiglieremmo ancora a quei nostri lontani progenitori semiciechi, topi o sorci ad annusare l’aria del periodo Triassico ( o giù di lì) tremando acquattati tra le foglie del sottobosco di felci primordiali per l’arrivo tempestoso di qualche montagnoso carnivoro, dinosauro o crudelissimo drago della cui scomparsa presumibilmente non ci siamo ancora ripresi. Sì, perché questo labirinto sembra un oscuro ( e invischiante) guscio di chiocciola preistorica o trilobite, una ragnatela luminosa, un enorme formaggio fluorescente.
Questo più o meno ci dice il mito, uno dei miti maggiori dell’Occidente, quello di Teseo, così come ce lo siamo raccontato, trasmesso e cercato d’interpretare. In un’epoca cinica e disincantata, in cui psiche, quel drago prodigioso, sembra ormai ridotta a anguilla in scatola, riusciremo a ridurre Eros, Agape e Charitas a gestione ottimale dei bisogni? E soprattutto, per quanto riguarda la questione posta dal professor Levi, come conciliare – volendo – tutto questo ( compresa l’attrattiva torbida dell’insufficienza) sia con Paolo che cinge la spada ( egli stesso continuamente in dubbio e portatore di un suo caratteristico “pungolo nella carne”) con quella virile figura “con un cuore” che dice a Pietro “ rinfodera la spada”, e si lascia snobbare, tradire, bistrattatare e addirittura uccidere su una croce, gridando se non balbettando in un gemito “ Padre, perché mi abbandoni?”.
Già! Il diavolo, via Nietzsche e una pletora di devoti satanassi, lo predica morto da più di cent’anni; e( aspirando nell’aria e fra i campi di sterminio non solo dell’Europa il puzzo di quel nobile cadavere ) si ha l’impressione, quasi la concreta percezione, che Dio abbia voluto distogliere lo sguardo dalla sua più grande promessa, lasciandoci quaggiù nel secolino a sbrogliercela da soli sotto un cielo scipito e blu.
Eppure anche qui, nonostante tutto, la speranza rifiorisce, tenace, come le erbacce nei cimiteri ( erbacce, come dicono i sapientoni, forse solo perché non ne conoscono ancora le virtù).
Benedetto XVI salvaci tu…..