L' islam non è una soluzione

  LA STAGIONE DEL TERRORE

L’ ISLAM NON E’ LA SOLUZIONE

Velo, sharia’a, jihad, sottomissione

 L’ Islam è la soluzione” è lo slogan dei fondamentalisti islamici, risalente a Sayyid Qutb ( 1906-1966), il leader della Fratellanza Musulmana (Hizb Al-Ikhwan Al-Muslimoon), tra gli iniziatori, con Hassan al-Banna , del revival dell’islam politico nel mondo. "Questo movimento – scrive Qutb – usa i metodi della predicazione e della persuasione per riformare le idee e le credenze e usa il potere fisico e la Jihad per abolire le organizzazioni e le autorità del sistema Jahili [non islamico, sistema letteralmente regredito all’epoca dell’ante-islam, cioè della jahilillya = ignoranza della sharia, ovvero dela Legge e del diritto di Allah ] che impediscono agli individui di riformare le proprie idee e le proprie credenze ma li forzano ad obbedire le loro regole erronee e a servire dei signori umani invece del Signore Onnipotente ( "Jihad per la causa di Allah", Capitolo IV di Pietre miliari Milestones, Ma’alim fi’l Tariq) .

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VIOLENZA ISLAMICA

di Giordano Bruno Guerri

da Il Giornale

«Quel che sta accadendo nelle periferie parigine e in altre città della Francia accadrà anche in Italia». Così ha dichiarato Romano Prodi. Il quale però ha aggiunto che alla rivolta si uniranno anche gli italiani più poveri, per le condizioni di «disagio e miseria» in cui si vive nelle nostre periferie.
Le parole del capo dell’Unione sono un esempio perfetto di come si possa partire da un dato oggettivo per arrivare a conclusioni strumentali e artefatte. È vero che anche l’Italia dovrà fare i conti con i problemi di integrazione e di scontentezza di molti extracomunitari, ma di certo non per le condizioni di miseria e di oppressione in cui vivono. Se fossero davvero queste le cause del loro scontento, è sensato pensare che avrebbero tentato una rivolta nei rispettivi Paesi, dai quali sono fuggiti per cercare – trovandole – migliori condizioni di vita e di lavoro.
Non è il generico mondo degli «extracomunitari» a scatenare le rivolte – ora e in futuro, oggi in Francia domani qui – ma una sua componente precisa e ben identificabile, quella islamica. In Europa, infatti, non ci sono state mai ribellioni, né spontanee né organizzate, da parte delle comunità filippine, dell’Est, o del Sud America, assai più numerose di quelle musulmane. Il discrimine è dunque quello religioso: da una parte gli extracomunitari ebrei, cattolici o cristiani, che si integrano più facilmente, pur tra mille difficoltà, nel nostro tessuto sociale; dall’altra le comunità islamiche, riottose a accettare le nostre regole, le nostre usanze, e tendenti invece a imporre regole che garantiscano la loro diversità, se non ancora a tentare di imporla a tutti. È il mondo islamico, del resto, a essere aggressivo verso i diversi e gli infedeli. È in quel mondo che si muovono agitatori di professione, estremisti e terroristi il cui unico scopo è incitare verso la rivolta le masse insoddisfatte. Così fomentate – dopo avere conquistato un benessere e una sicurezza impensabili nei loro Paesi – queste masse tendono a farne un trampolino di lancio verso nuove conquiste, a qualunque costo, piuttosto che un motivo di gratitudine. Francia e Gran Bretagna, Stati ex coloniali e per questo a alta densità di immigrazione, ne sono una prova, per quanto siano aperti a altre culture.

Sbaglia dunque chi crede che concedendo sempre di più ai riottosi (scuole, chador, parificazioni, ecc.) si ottenga il risultato di pacificarli. Caso mai, al contrario, si aumenta la loro forza e la loro capacità disgregatrice. La soluzione sta piuttosto nel mantenere rigide le norme, formate nei secoli, che ci accomunano e selezionare l’immigrazione per Paese di provenienza (…) .

E sbaglia, o mente, Prodi quando sostiene che a ribellarsi saranno anche ampie frange di «poveri» italiani. Se con il gioco delle statistiche è possibile aumentare a piacimento la quantità di connazionali che vivrebbero in miseria, sappiamo che in Italia non ci sono affatto le condizioni capaci di far nascere rivolte per il pane o per la libertà. È piuttosto possibile – come lo fu con il brigatismo rosso – che una minoranza estrema di professionisti dell’anti-Stato, stavolta non politici ma religiosi, riesca a spingere esagitati di ogni genere a atti di teppismo e di delinquenza nascosti sotto la maschera di fraternità, libertà, uguaglianza, mai usata così a sproposito.

 

E sono proprio posizioni come quelle di Prodi, ambigue, a favorire la nascita della violenza interna cui dovremo purtroppo fare fronte, prima o poi . »

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note sull’infezione jihadista in Europa

«Altro metodo jihadista. In passato, i musulmani che risiedono nella parte nord-occidentale dell’Europa hanno sviluppato tre diverse forme di jihad:

  • in Gran Bretagna è stata messa a punto una versione estremamente brutale che consiste nell’uccidere a caso i viaggiatori che utilizzano i mezzi di trasporto pubblico londinesi;

  • nei Paesi Bassi sono state prese di mira personalità del mondo politico e culturale, che sono state fatte oggetto di minacce e in alcuni casi hanno subito delle aggressioni;

  • e adesso in Francia è saltata fuori una versione che ricorre a una violenza più diffusa, in cui l’azione è meno letale, ma anche meno facile da ignorare politicamente. Non è ancora possibile distinguere chiaramente quali di questi o di altri metodi sia il più efficace, ma essendosi la variante britannica rivelata controproducente è probabile che le strategie olandese e francese verranno reiterate.» Leggi tutto in : Riflessioni sulla rivoluzione in Francia di Daniel Pipes


I FRATELLI DI TARIQ

«… Nell’inchiesta appena pubblicata – La conquête de l’Occident : le projet secret des islamistes Sylvan Besson , un giornalista svizzero specializzato in meticolose indagini sulle banche, descrive l’esistenza di una rete occulta di affiliati islamici (alcuni dei quali insediati in posizioni di potere) profondamente innervata in molti Stati europei. “La nostra entità è come quella di un corpo gelatinoso che si estende in tutte le direzioni e continua a crescere – scrive uno dei capi ai simpatizzanti della casa reale saudita che hanno partecipato fornendo loro soldi e protezione – Il nostro campo d’azione è il mondo intero”. Fondata negli anni Venti in reazione alla decadenza morale della società moderna, lo scopo della Fratellanza * è di consolidare il potere dei fedeli con scuole, centri islamici e moschee, e mezzi e strategie che a volte sono palesi, ma più spesso segreti. Le tappe della sua rapida ascesa in Europa, con base di partenza nella Svizzera del professore universitario Tariq Ramadan, e i documenti scoperti dimostrano che l’organizzazione ha tra i suoi piani quello di dominare la vita di tutti i musulmani del continente. Besson mette in guardia. Ora che gli Stati europei, per prevenire gli attentati e porre rimedio alle violenze, sentono l’urgenza di instaurare un dialogo con le comunità islamiche, in questo varco s’infilano i Fratelli musulmani. La Fratellanza tenta di proporsi come mediatore autorevole e moderato. Si presenta con gli interlocutori giusti: i loro quadri, ben organizzati e ben istruiti, appaiono intermediari ideali tra lo Stato colto alla sprovvista e desideroso di scorciatoie, e la popolazione irrequieta. Come scrive Besson, si può verificare proprio quello che i Fratelli avevano pianificato da lungo tempo, il controllo per interposta voce dei musulmani d’Europa.» Leggi tutto in :Parte dalla Svizzera di Ramadan la “ conquista” del Vecchio continente. Un libro lo racconta – il foglio

 * (جمعية الأخوان المسلمو, jamiat al-Ikhwan al-muslimun, letteralmente: società dei Fratelli musulmani)

I Fratelli Musulmani, Chi sono, cosa vogliono :

 "Man nahnu", Chi siamo : "Siamo una comunità di musulmani che invoca e chiede l’applicazione della sharia, la legge di Allah, e di vivere all’ombra dell’islam".

"Ahdafuna", I nostri obiettivi :"Noi vogliamo la persona musulmana, la famiglia musulmana, il popolo musulmano, il governo musulmano, lo stato che porti allo stato islamico, che raggruppi l’insieme dei musulmani e i loro paesi violentati, e che poi innalzi la bandiera del Jihad (guerra santa) e il vessillo del proselitismo a beneficio di Allah affinché tutto il mondo benefici degli insegnamenti dell’islam". FONTE: http://www.ikhwanonline.net/, sito ufficiale della casa madre egiziana dei Fratelli Musulmani, potente organizzazione fondamentalista islamica con numerose amicizie – tramite l’interfaccia rappresentata dalla corrente apparentemente meno estrema, cosiddetta neo-fondamentalista, legata a Qaradawi e allo stesso Tariq Ramadan – nel governo francese e nella sinistra europea. I Fratelli condannano sì Al Qaida e l’uccisione di ostaggi civili in Irak, ma appoggiano  sia la “resistenza” irakena sia il terrorismo di Hamas. ( Cfr. Panorama – Intervista al leader dell’ Ucoii – Unione delle comunità islamiche italiane, che pur negando ogni “legame organico” con la Fratellanza manifesta una “simpatia ideologica” per questo movimento “che nell’Islam" incarnerebbe " il pensiero riformista per eccellenza….”) .

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3 risposte a L' islam non è una soluzione

  1. EugenioCazzidui scrive:

    Se vuoi ti fornisco le prove che gli ebbrei di merda vogliono conquistare il mondo.

  2. giannidemartino scrive:

    Eugenio, non abbiamo alcun bisogno di altra fornitura di merda.

    Grazie, no.

  3. anonimo scrive:

    La soluzione sta piuttosto nel mantenere rigide le norme, formate nei secoli, che ci accomunano e selezionare l’immigrazione per Paese di provenienza.

    Anche i miti cadono, GB era il mio idolo.

    A parte l’errore di giudizio, contraddice con una linea il contenuto di un articolo.

    Balqis

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