Vignette umoristiche/ Rida chi può

 VIGNETTE UMORISTICHE 

RIDA CHI PUO’

Au secours Voltaire, ils sont devenus fous ! aiuto Voltaire, questi sono diventati matti !” invoca giovedì il quotidiano France Soir in prima pagina. Sotto, una foto mostra dei musulmani che bruciano una bandiera della Danimarca. Bruciano la bandiera come se l’ intero popolo danese fosse responsabile delle vignette su Maometto, blandamente umoristiche, pubblicate da un giornale danese. Intanto cresce la rabbia organizzata nei paesi islamici, e mentre gruppi di semintellettuali musulmani  si dichiarano “choccati” e “umiliati” da un fumetto, l’Iran si prepara alla bomba atomica islamica, estremisti islamici massacrano cristiani nel Sud delle Filippine “ nel nome dell’islam”, sono pochi i musulmani sensibili e riflessivi che protestano. Sono più blasfemi i vignettisti che non i terroristi. Pare che i musulmani, nella maggior parte dei casi, si sentano offesi dalle vignette e non dai terroristi che fabbricano l’uomo-bomba e decapitano gli ostaggi in nome di Allah. Probabilmente sono abituati ad aver paura dell’islam fin da piccoli, mentre gli Europei si debbono ancora abituare. Con qualche eccezione che dimostra che c’è ancora qualcuno che resiste all’oscurantismo dilagante e all’oppressione che si prepara “nel nome dell’islam”. in Europa parte la proposta: che tutti i giornali pubblichino le vignette. La BBC ha iniziato. Glucksmann su Il Corriere di oggi avverte: "in democrazia non c’è censura preventiva. Se cediamo si introduce la Sharia in Europa".

E’ quanto in pratica chiedono numerosi gruppi e governi musulmani, che hanno intrapreso azioni di boicottaggio nei confronti della Danimarca e di qualsiasi altro paese che permetta a un proprio cittadino di esprimersi liberamente nei limiti delle leggi vigenti. Leggi che prevedono , da circa duecento anni in Europa, l’esercizio regolare della libertà di stampa e di espressione, compresa la libertà di fumetto, di caricatura anche delle divinità, di umorismo e di satira. Rida chi può. Poiché l’islam, iconoclasta fin dalla sua origine nel deserto, è ritornato – sull’onda del puritanesimo wahhbita, del salafismo rivoluzionario e di altre versioni politiche della religione islamica – a proibire ai propri fedeli ogni rappresentazione della figura umana e in particolare ogni rappresentazione del profeta dell’islam, tutti quelli che non sono musulmani sono obbligati a sottomettersi a questa proibizione o interdetto ?

Sarebbe assurdo. E tuttavia è questa la piega che le cose vanno prendendo, dal momento che parallelamente a gruppi musulmani organizzati che si dicono “umiliati e offesi” dalle vignette “incriminate”, definite "sataniche", si leva anche la minaccia di terroristi di matrice islamica per riuscire ad ottenere tramite la violenza e il terrore quello che non si potrebbe mai ottenere con la ragione. Ovvero indurre all’autocensura per paura. E, contemporaneamente, ottenere la saldatura di un’ unica, indistinta e globale comunità ideale, immaginaria, detta Umma, attorno al motivo, ricorrente, della “umiliazione” da parte dell’ Occidente.

Ma quale umiliazione ? 

Stiamo attraversando un periodo storico difficile e qualsiasi pretesto può essere utilizzato per iniziare una guerra di religione. Il mondo arabo soffre di complessi d’inferiorità e una semplice vignetta può aggravare la ferita dell’umiliazione” ( Amel Grami, islamologa all’Università Manuba di Tunisi, in una dichiarazione raccolta da Anna Barducci Majar per Il Foglio di oggi 3 febbraio).

Quelli che si sentono “umiliati” dalle vignette di un giornale danese, credono di esprimere l’islam e i musulmani e continuano a operare in una logica arcaica e sanguinaria d’onore e di dignità da ritrovare. Il motivo dell’umiliazione da parte dell’altro è un affetto semplice e potente che può smuovere le masse se abilmente manipolato, e innescare le più estreme logiche sacrificali per ritrovare l’onore perduto.

Nel caso dell’islam, l’onore perduto con il fumetto del vignettista danese, si somma all’evocazione delle Crociate, al ricordo dell’ abolizione del Califfato (1924) , al risentimento per il passato Colonialismo, alla non accettazione, per motivi religiosi, della creazione dello Stato d’Israele, e fonde nella roccia delle verità storiche la legittimazione del risentimento e della vendetta.

E’ questo il fine perguito anche da bin Laden. Solo che l’Occidente è anch’esso immaginario, presentato semplicisticamente come fuso in un sol blocco di “ miscredenti”, di “ingrati verso Al-lah” e di persone che non hanno nient’altro di meglio da fare che quello di “denigrare i musulmani” e di “complottare” per “far perdere la faccia all’islam”. Così, vediamo in mondovisione gruppi di terroristi di Al Aqsa circondare la sede Ue " fino a quando non arriveranno le scuse", mentre risuonano minacce ai cittadini francesi dopo la riproduzione delle vignette su France Soir : se si troveranno nei territori palestinesi saranno un obiettivo.

Il ricorso al motivo dell’umiliazione è un bel modo per scaricare sugli altri le colpe, anche storiche, delle proprie deficienze. E’ quel che fanno, distribuendosi i compiti, sia i gruppi islamisti radicali sia i gruppi terroristi che utilizzano il vocabolario dell’islam, allorché rivolgono ai musulmani l’appello al jihad, coinvolgendo numerose persone, specialmente giovani sfiduciati o disoccupati e semintellettuali in “crisi d’identità” della classe media in una vera e propria impostura. L’islam e i musulmani non sono assimilabili in un’unica ed indistinta entità che sente, vuole e abbassa la testa all’unisono ( abbassare la testa fino a terra è il senso latino di humiliare ). Sono gli islamisti, i barbuti e i terroristi ad aver sequestrato sia l’islam come religione sia l’Islam come civilizzazione plurale e prismatica, facendo loro “perdere la faccia” e sfregiando per sempre il nostro tempo e il secolo.

A Parigi, intanto, continuano gli episodi di autocensura. Il direttore di France Soir, che aveva pubblicato le vignette "incriminate", è stato licenziato dal proprietario, un franco-egiziano. (Corsera). Come nota opportunamente Paolo di Lautreamont : “ Immane contraddizione, quella dell’autocensura dei figli di Voltaire . Osservando che : “ In Italia, paese dove i più coraggiosi fanno le cariche dei gamberi, e i Quattrocchi vengono linciati da sindaci e presidenti di Provincia… non ci sono notizie di immagini “incriminate”, se non nei blog.” ( Oggi, venerdì 3 febbraio, anche in alcuni quotidiani come "Libero", "L’Opinione" e " Il Corriere"  – che pubblica anche un editoriale di Magdi Allam:Un nemico in casa: la Paura ). A indurre all’autocensura è un termine esplicativo ricorrente, diffuso anche dopo l’attentato dell’11 settembre alle Torri gemelle, trovando rapida eco e propagandato da numerosi media del pianeta. Questo termine è, ancora una volta, “umiliazione” : il motivo ricorrente dell’umiliazione e dell’islam, di un islam umiliato che risponderebbe con il terrore sacrificale, vendicandosi degli invidiatissimi Stati Uniti d’America, fari di quella libertà insopportabile che si chiama Occidente ( ovvero in arabo al Maghreb = la “Terra del Tramonto, dell’Oscurità, dell’Arroganza e degli Ingrati verso Al-lah”), accusati di essere, insieme agli Ebrei, gli autori di questa umiliazione. “ Questo motivo – spiega lo psichiatra tunisino Fethi Benslama ( in “La psychanalise à l’épreuve de l’islam”) è di una manipolazione pericolosa, tanto più che contiene una parte di verità che attiene alla sfera degli ‘affetti politici’ spostati e rigirati dalle vere ragioni. Sotto l’apparenza dell’atto di riconoscimento di un torto, che qua e là ha potuto enunciarsi nel modo del mea culpa ( “ Noi abbiamo umiliato i musulmani” ), erige tutta una serie di trappole infernali che autentificano il progetto di guerra delle civilizzazioni e apre un credito illimitato al terrore a venire”. Noi, in democrazia, siamo – forse al contrario dei musulmani ad oltranza – disposti più facilmente a perdonare chi ci ha offesi o addirittura umiliati, che non a perdonare chi vuole farci paura.

" Sono stanco dell’erosione della libertà d’espressione che si produce di soppiatto”, ha opportunamente spiegato il caporedattore del settimale norvegese che per solidarietà aveva riprodotto le vignette pubblicate dal quotidiano danese dopo che i giornalisti erano stati minacciati di morte. “ Con l’omicidio di Theo van Gogh ( giornalista, scrittore e cineasta olandese assassinato nel 2004 da un affilato alla cellula hofstadt), si è visto che non si trattava di minacce a vuoto. Oggi sappiamo che la libertà d’espressione nella nostra parte del mondo è minacciata da una religione non estranea al ricorso alla violenza”, ha aggiunto. Interrogato sui suoi timori di rappresaglie, il giornalista ha osservato che “ saremmo sulla cattiva strada se si dovesse cedere alla paura in questo campo”.

Di questo passo , prima o poi, con le buone e sempre più spesso con le cattive, ovvero con la minaccia di venire sgozzati come Theo van Gogh oppure di far saltare bestialmente in aria qualche metropolitana o supermercato, saremo costretti non solo a starcene tutti zitti, buoni e sottomessi alle mattane del primo lunatico di turno, ma anche :

  • a censurare i passi della Divina Commedia ( che, nel contesto del tempo in cui furono scritti, parlano del profeta dell’islam come di un eretico fomentatore di scismi e divisioni),

  • a oscurare gli splendidi affreschi della cappella Sistina, a ritirare dal pubblico la statua del David di Michelangelo ( che i fiorentini vollero come simbolo, umanissimo, delle ritrovate libertà civili) e metterlo in salvo prima che qualche fedele o organizzazione di fedeli ad oltranza lo distrugga come i talebani hanno distrutto le millenarie statue dei buddha in Afghanistan).

E ancora, poiché l’islam proibisce il vino e il maiale, definiti haram ( impuri), dovremo mangiare pane e prosciutto o mortadella avendo cura di non farlo davanti a uno che si definisce musulmano, e di bere un bicchiere di vino di nascosto.

E ancora, e di più sempre di più, si aprirebbe una voragine. Poiché l’islam, definendo se stesso “ il culto puro”, esclude Dio dalla logica della paternità, bandendo severamente come eresia “associazionista” punibile con la morte ogni nozione di generazione, saremo costretti a bandire i crocifissi prima dalle scuole e dagli uffici della Repubblica italiana, poi dalle case dei privati cittadini, fino a ridurci a balbettare di nascosto in qualche catacomba il “ Padre nostro”, certamente liberi dalla disperazione, ma non dal male rappresentato dalla paura di venire uditi da qualche musulmano o dhimmi vicino di condominio, ed essere consegnati nelle mani della polizia religiosa. Come accade oggi in Iran, in Arabia saudita e ovunque s’installi e governi il regime totalitario dei mullah e dei barbuti.

Senza confini

La follia del terrorismo maligno senza confini – follia postmoderna, borderline, nata nell’area della civilizzazione dell’Islam in pieno scisma e un marasma riccamente promosso e finanziato da potentati e da Stati islamisti – opera con la violenza come il nazismo, e impoverisce, avvilisce e mortifica la società civile come fa la mafia.

Non risparmiando né le persone e le istituzioni supposte o suggerite come “non musulmane”, né la vita umana, né i testi, né l’arte, né la parola.

Allah akbar..! Al-lah è il più grande!”: questa è oggi la lugubre litania, il folle mantra che nel nome dell’islam politico sequestra le molte storie e il vocabolario dell’islam, e si arroga il potere assoluto di mettersi bestialmente al di sopra della verità, della compassione , della giustizia – e oggi anche della libertà d’espressione. Riducendo gli spazi per la libertà d’espressione in Europa e impoverendo la vita quotidiana delle persone che avrebbero il diritto di essere libere dalla paura. Non a caso, il pontificato di papa Woytila, il santo Padre, si è aperto con l’invito a non avere paura, e si è concluso con il rinnovato augurio: “ Siate donne e uomini liberi”. Viene alla memoria una lettera di Paolo ai Galati, ho sottolineato alcuni versetti che mi sembrano significativi di una differenza che ci rende diversi ed ha sempre attirato da parte dei musulmani, fin dal Medioevo, l’accusa di essere “arroganti”, cioè liberi dalla vecchia legge e aperti alla novità dello spirito:

21Ditemi, voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse cosa dice la legge? 22Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. 23Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. 24Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar 25- il Sinai è un monte dell’Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. 26Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. 27Sta scritto infatti:

Rallègrati, sterile, che non partorisci,

grida nell’allegria tu che non conosci i dolori del parto,

perché molti sono i figli dell’abbandonata,

più di quelli della donna che ha marito.

28Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. 29E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. 30Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. 31Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera.( Lettera ai Galati, 4, 21-28).

Occorre capire che risulta insopportabile per un musulmano che si radichi nella lingua e la cultura araba, sentirsi ricordare di essere un saraceno, ovvero uno “schiavo di Sarah”, e figlio di Agar, la schiava ripudiata da Abramo e mandata, insieme al figlio Ismaele, mitico antenato degli Arabi, nel deserto, poiché questa aveva irriso la sterilità di Sarah. Che gli Arabi discendessero da Abramo, via Ismaele, il figlio della schiava ripudiata, è peraltro un’invenzione di Maometto, il dono che il profeta fece agli Arabi, allorché edificò una religione monoteista , nel VII secolo, al di fuori del padre. Fu l’invenzione geniale di Maometto, "l’orfano", quello di dare una soluzione islamica al tema fondamentale dell’abbandono. Fondamentale per tutte le creature umane, perché tutti prima o poi ci sentiamo abbandonati, anche se diamo a tale realtà esistenziale, emotiva e cognitiva soluzioni diverse ( come nel Giudaismo, nel Cristianesimo , nel Buddhismo, ecc.), oppure – come accade nella maggior parte dei casi – preferiamo dimenticarcene. Nel nome di Ismaele, che il Corano racconterà di essersi poi incontrato e riconciliato con il padre Abramo alla Mecca, dove insieme eressero la pietra nera alla Mecca, comincia qualcosa che può essere supposto essere come la soluzione propriamente araba e islamica al motivo dell’abbandono. E’ da allora che i figli dello spirito e quelli della carne sembrano incompatibili fra di loro, in preda a una rivalità mimetica basata sul rancore, sull’odio e su un’invidia per le nostre fragili libertà e il nostro saper ridere anche di noi stessi. I liberi saranno sempre oggetto di un odio che sembra inestinguibile ? Inestinguibile, come lo è la guerra incestuosa tra Caino e Abele che senza fine, e un giro di travestimenti multipli, va consumandosi su terra ?

Time out of joint”

Irradiandosi nel “nome dell’islam” e pretendendo di dover ripassare per i fondamenti e per l’origine allucinata, e di portare la salvezza, il totalitarismo islamista con la sua invidia, il rancore accumulato e la disperata volontà di distruggere ed autodistruggersi è in ascesa sfolgorante in un contesto spettacolare, psicostorico e geopolitico di vera e propria “crisi d’identità” e di “disperazione di massa” – in una situazione planetaria più generale le cui fratture liberano i germi dell’odio per le nostre libertà e della devastazione, proiettando le ombre di un conflitto mimetico su scala planetaria e del peggiore dei mondi a venire. Intanto terrorizzare, umiliare, dividere e sottomettere: è questa la strategia dell’islam politico. Fu proprio facendo i pazzi, peraltro, che gli Arabi e i musulmani riuscirono, tra il XII e il XIV secolo a logorare l’impero bizantino. Si offendavano a morte e operavano crudeli ritorsioni allorché, per esempio, li si chiamava saraceni. Tanto che l’editto di un imperatore ( non ricordo quale, dovrei fare una ricerca) proibiva a tutti e sanzionava severamente il pronunciare il termine “saraceno” per parlare dei musulmani. Tale dhimmitudine fu il prologo, insieme ad altri fattori economici e storici, della fine dei bizantini, sancita definitivamente dalla Caduta di Costantinopoli che arrivò infine dopo due anni di assedio da parte dei turchi guidati da Maometto II il 29 maggio 1453.

Nel mentre, con Shakespeare, “ time out of joint, il tempo è uscito fuori dai suoi cardini”, dare intelligibilità a tempi drammatici di ascesa di un nuovo, lunatico e verdeggiante oscurantismo di matrice islamica non è facile. E’ possibile, anzi probabile che si tratti dei primi  balbettii di una storia, non si sa se ancora barbara o già civilizzata, destinata a durare e a ripetersi per lunghi anni a venire… A meno, forse, di non sapere, o potere, compiere il salvifico e necessario lavoro per liberarsi dall’odio, dall’invidia, dalla sfiducia. E dall’attrattiva torbida dell’insufficienza dell’Europa e dei poveri Europei sempre in partenza, diventati erranti, quasi smarriti, moralmente impigriti, cinici, satolli, infingardi e disponibili, troppo disponibili.  O perlomeno così, oggi, pare.


publié par lkm dans: Humours choisies

Non te la prendere, Maometto… siamo stati TUTTI caricaturati, quassù”

p.s.Quelle vignette non irridevano simboli religiosi dell’Islam ma il terrorismo islamico: quello che fabbrica l’uomo-bomba chiamandolo shaid con linguaggio religioso e manda i video con gli ostaggi occidentali mentre vengono sgozzati "nel nome dell’islam". Non è giusto che i fondamentalisti, i jihadisti e i sinistri collaborazionisti offendano sia l’islam come religione di salute e di pace sia l’Islam come civilizzazione prismatica e plurale. 

Tanto è vero che anche in Egitto, lo scorso ottobre, un giornale arabo, Al Fager, ha pubblicato le vignette danesi, però nessuno se l’è presa …

Non possiamo, mi pare ( a meno di non introdurre la sharia’h anche in Europa) rinunciare alle nostre fragili e discutibili libertà e lasciare i musulmani più sensibili e riflessivi in balìa dei barbuti, del nuovo e sfolgorante oscurantismo e della bestialità dell’islam politico.

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