80 anni per Jerry Lewis

 80 anni per Jerry Lewis

Una vita vissuta tra risate e sofferenze

«Il mio compleanno? Un giorno come gli altri, fedele alla mia regola base: il rapporto con la vita deve essere, sempre, una love story». Joseph Levitch, noto come Jerry Lewis , compie 80 anni ( è nato nel 1926 a Newark, New York ) ma assicura di non avere una vera età e – come riferisce Giovanna Grassi in una corrispondenza da Las Vegas per il Corriere della Sera dice che si diverte a mettere nel suo sito le foto da giovane scapestrato e a sentirsi ragazzo con la figlia adolescente Danielle alla quale ha dedicato il suo recente libro «Dean & Me»  – dove narra il sodalizio con Dean Martin, iniziato nel 1946 e durato circa dieci anni. Per l’America fu un ritorno al sorriso dopo gli anni bui della guerra.

Maestro di comicità ci ha fatto divertire un giorno, per circa mezzo secolo, con strepitose gag visuali e i suoi Il delinquente delicato, del 1957, Il balio asciutto (1958) e Il Cenerentolo (1960): storia di un ragazzo dinoccolato, strabico e bruttino che, per una notte, si trasforma in un irresistibile seduttore. Dove vai sono guai è del 1963 e, dello stesso anno, Le folli notti del Dottor Jerryll, esilarante parodia del romanzo di Stevenson.

Negli Anni Sessanta Lewis dirige film in Gran Bretagna e Francia dove riceve un’accoglienza osannante per Scusi dov’è il fronte?, omaggio a Charlie Chaplin. E riviste sofisticate come i «Cahiers du cinema» e «Positif» sentenziano che i suoi film rivelano qualcosa di profondo sulla società americana che gli stessi americani non riescono a capire. «È stato più innovativo di Chaplin e di Keaton» decreta Jean-Luc Godard.

È il 1971: per nove anni, soprattutto per motivi di salute, l’attore si allontana dalle scene. Il ritorno avviene con Bentornato Picchiatello, del 1979, passerella di strepitose gag visuali. Nel film diretto da Martin Scorsese nel 1983 Re per una notte ( drammatico apologo sul bisogno di apparire che contraddistingue il nostro tempo ) , affronta un ruolo drammatico, quello di un personaggio cinico e impaurito, imbavagliato per la maggior parte del tempo con del nastro adesivo. Lo stesso anno,appare in una satira violenta sulla società americana intitolata Qua la mano picchiatello. Il suo ultimo ciak risale al 1995 in Funny Bones, dove interpreta il ruolo di Jack, un vecchio commediante dal doppio volto e fuori di testa. Alla 56a Mostra del cinema di Venezia, gli viene assegnato il Leone d’Oro alla Carriera.

«Bisogna essere matti per fare il comico», diceva Jerry Lewis solo due anni fa, di passaggio a Roma per promuovere una campagna contro il dolore. Sei figli, quattro by-pass, una quarantina di film come attore, una decina da regista, Jerry Lewis, che oggi è inchiodato ad una sedia a rotelle dopo un incidente che nel 1967 gli ha leso il midollo spinale, è anche noto per il suo impegno nel campo della beneficienza e nelle battaglie contro la malattia e l’invalidità. In particolare è l’ideatore e il promotore di Telethon (Television Marathon) nato su sua iniziativa negli stati Uniti nel 1966, con lo scopo di raccogliere fondi a favore della Muscular Dystrophy Association (Associazione per la Distrofia Muscolare). Una iniziativa che gli è valsa, nel 1977, una nomination al premio Nobel per la Pace.

Jerry Lewis – il Picchiatello, come lo chiamavano in Italia – è stato il grande interprete di una comicità ispirata ai grandi padri della tradizione comica americana come Chaplin, Keaton, Laurel, e alla trasfigurazione cinematografica di un personaggio classico, o meglio di un “carattere” della tradizione yiddish, lo Schlemiel, ossia il tipico individuo imbranato e perseguitato da una sfortuna dalla quale – dopo le urla, gli strani contorcimenti e gli schiamazzi con voce infantile – risollevarsi, ogni volta, con la propria faccia. Per essere amato, perché è questo il desiderio più profondo del clown.

– I film di Jerry Lewis

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4 risposte a 80 anni per Jerry Lewis

  1. Paolo-di-Lautreamont scrive:

    Hai fatto benissimo a ricordare questo Grande del cinema, uno dei pochi in grado di regalare un sorriso. Il che non è poco, anzi.

  2. swani scrive:

    Molto-molto interessante il tuo blog! 🙂 Complimenti.

    A ben rileggerti,

    Swan

  3. fabry2005 scrive:

    ciao, Gianni, davvero ben fatto questo tuo blog. mi piacerebbe sapere se gli scritti che hai indicato nel post sul mio blog siano reperibili in rete.

    un caro saluto

    fabry

  4. anonimo scrive:

    CINEMATERAPIA

    Un gruppo di scienziati dell’Università del Michigan (USA) ha elaborato una ricerca che dimostra come la visione di un film possa provocare sbalzi ormonali. In particolare, a mutare sono i livelli di progesterone e testosterone. Un gruppo-campione di persone è stato posto di fronte a tre film: il romantico I ponty di Madison County di Clint Eastwood, il violento Il padrino parte II di F.F.Coppola e un documentario sulla foresta amazzonica. Nessuna reazione di fronte al documentario, invece nei primi due casi il progesterone è aumentato del 10% sia negli uomini che nelle donne, mentre il testosterone—ormone legato all’aggressività—è calato paurosamente negli uomini ed è rimasto invariato nelle donne. La visione di un film, secondo gli scienziari americani, influisce dunque non solo a livello psicologico ma anche fisiologico. Questo passo in avanti nella ricerca conferma quanto già da una decina di anni si applica in Italia con la cinematerapia, di cui è un sostenitore lo psicologo e psicoterapeuta romano Giampiero Ciappina. Si tratta di una metodologia di “crescita personale” che si realizza visionando film insieme ad altri, sotto la guida di un gruppo di psicologi specializzati. La metodologia è applicabile anche singolarmente, ma la potenza energetica del gruppo, in media una cinquantina, fa da cassa di risonanza. Alla base della terapia c’è la ricerca di una “trasformazione” del paziente: i film devono avere un personaggio che, dopo una serie di difficoltà, riesce a cambiare. Finito il film si passa alla discussione e alla creazione di gruppetti di 15 persone circa che analizzano il tema più specificamente, entrando nel vissuto personale di ognuno. Ci si rivede poi tutti insieme e ognuno porta la propria testimonianza del lavoro fatto dentro se stesso e nel minigruppo.

    I film utilizzati più spesso sono

    Le ali della libertà di Frank Darabont (stesso discorso si può fare per Birdy di Alan Parker) che consentono di analizzare il tema dell’essere liberi. Il protagonista, l’attore Tim Robbins, è un carcerato che conquista la propria libertà non solo con l’evasione materiale, ma prendendo prima coscienza del proprio carceriere interiore. Molte persone non riescono a liberarsi di un carceriere interiore che può essere, ad esempio, la paura di diventare grandi.

    Altri film, come Forrest Gump di Robert Zemeckis, aiutano nella ricerca del pensiero positivo: come conquistarlo, come adottarlo nella quotidianità.

    Lezioni di tango di Sally Potter (che, nell’equilibrio che c’è nel tango, mostra l’equilibrio che dev’esserci nella vita) è adatto alla psicoterapia di coppia: nel tango i rapporti fra i ballerini sono armonici, nessuno dei due deve prevaricare la creatività dell’altro. Come nella vita.

    Infine L’uomo dei sogni con Kevin Costner o Qualcosa è cambiato con Jack Nicholson sono film sul superamento dei propri schemi e la possibilità di una metamorfosi.

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