Israele e l'Occidente / L'antisemitismo va in analisi

  ISRAELE E L’OCCIDENTE

L’ANTISEMITISMO VA IN ANALISI


" Una parola stranamente ricorrente nei commenti, in Europa, sulla risposta israeliana alla dichiarazione di guerra dell’Hezbollah è «sproporzione»”.



 Ho ricevuto un commento al post “ D’Alema, ‘spropositato’ ” :

Chirac ha definito "aberrante" l’intervento israeliano in Libano.


D’Alema ha definito "sproporzionata" la reazione, invocando l’invio salvifico di truppe onusiane (respinto da Israele), anche a Gaza.

Missile Kassam, "proporzionato" ?

 I bambini di Sderot, Israele, reazione "adeguata" ?

Bernard Levy ha rilevato l’assurdità di certe affermazioni di politici europei riguardo la “proporzionalità” o meno della reazione israeliana.

Bernard Levy, però, si riferisce al Principio di Realtà, ovvero analizza la situazione adducendo argomentazioni razionali.

Jean-Paul Sartre, un altro francese, questa volta non – ebreo, e con una capacità di osservazione certamente non inferiore a quella di Levy, ha definito l’antisemitismo una passione, e le passioni, come ben sappiamo, sono impermeabili alle argomentazioni che si riferiscono al Principio di Realtà. Le passioni ubbidiscono esclusivamente ai dettami del Principio di Piacere.

La mia analisi si riferisce dunque alla sostanza della passione chiamata antisemitismo.

Come ho sostenuto nel mio saggio su Pinocchio. Il rito iniziatico di un burattino, e su “Rembrandt e il figliol prodigo” l’antisemitismo è l’odio inconscio per l’immagine del Padre. L’ebraismo infatti rappresenta la Religione del Padre, mentre il cristianesimo rappresenta la Religione del Figlio. Gli ebrei sono inconsciamente percepiti come i rappresentanti dell’istanza paterna. Chi odia inconsciamente il proprio padre, ovvero la sua immagine, odia anche gli ebrei.

Come ogni psicoanalista può confermare, un bambino dai due ai cinque anni, gli anni formativi in cui si formano le immagini che si porterà poi dietro tutta la vita, vive intensamente la fantasia che il proprio padre abbia un pene enorme, spropositato.

A nulla serve l’osservazione diretta del pene paterno che può anche non essere affatto enorme. L’immagine inconscia detta la cosiddetta “nozione” che il Padre abbia un pene enorme e spropositato.

Come ho sostenuto nel mio saggio su Pinocchio, il naso del burattino che cresceva simboleggia le sue erezioni. Il naso è un ovvio sostituto peniano. Da qui le vignette antisemite che rappresentano gli ebrei con un naso enorme. Ovvero, gli ebrei, in quanto sostituti del Padre e suoi rappresentanti hanno un pene enorme.

Inoltre, il bambino è terrorizzato dal pene paterno e lo teme come strumento della vendetta del Padre per le sue pulsioni aggressive inconsce. Il Padre con le sue erezioni punirà le erezioni del Figlio.

Quando si parla di “reazione” israeliana, ovviamente si intende “erezione” israeliana. Gli ebrei, i vicari di un padre adirato, dopo essere stati provocati hanno avuto un’erezione che scatena il terrore dei figli.

Ed ecco che la reazione – erezione israeliana viene considerata abnorme, “sproporzionata” ed “aberrante” come dalle parole di Chirac e di d’Alema.

Iakov Levi

Psychohistory: un approccio psicoanalitico alla storiaRiflessioni, saggi, analisi comparate di eventi e figure dalla storia ebraica e dei rapporti fra ebraismo e cultura occidentale. A cura di Iakov Levi. Sito in inglese e italiano.

Link: The Disproportionate Reaction of Israel

 ATTENZIONE CON QUESTI MISSILI KASSAM E I KATIUSCIA DI FABBRICAZIONE SIRIANA E IRANIANA, PERCHE’   PAPA’  – PER FORTUNA O SVENTURA  – SI E’ FINALMENTE E DAVVERO INCAZZATO SUL SERIO !

Carri armati israeliani  al confine con il Libano (Emblema)  Reazione-erezione israeliana

 v. L’antisemitismo va in analisi ( 2 )

 

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19 risposte a Israele e l'Occidente / L'antisemitismo va in analisi

  1. Shark80 scrive:

    Ciao Gianni, sei veramente un grande.

    Interessantissime queste riflessioni come le altre passate. E’stato proprio un peccato non poterti stare ad ascoltare su tutte le cose che conosci.

    Spero che ci rivedremo quando passo a Milano o tu capiti in Romagna.

    Ciao-

  2. anonimo scrive:

    Se Lei intendeva fare del semplice spam sul mio blog allora c’è riuscito benissimo, se invece voleva dire qualcosa d’intelligente, ha solo perso una buona occasione.

  3. giannidemartino scrive:

    “ Inoltre, 300 morti per due soldati rapiti, somiglia molto a quello che facevano i nazisti nell’Italia occupata (anzi peggio): 1 tedesco ucciso – 10 italiani…”.

    ‘ Somiglia molto’ ? Calunnia non molto originale, perché ricorrente e slegata dalle cause reali di questo conflitto, ma interessante.

    A offrircela è questa volta il sig. Armando Dumas, un contabile forse vittima del vittimismo organizzato, nel suo blog semplicemente intelligente dal titolo “Black & White, Misconoscimenti contemporanei”. Appunto.

    P.S. Aggiungerei che sembra da sciacalli morali aggirarsi fra le immagini dei poveri morti libanesi e anche degli uccisi, nel corso della Resistenza, dai nazisti nell’Italia occupata, solo per nutrire la propria passione antisemita; e poi venire qui a fare la lagna e a riproporre paragoni incongrui tra il fetore degli orrori della storia passata e quello degli errori, forse, e della tragedia di quella presente.

  4. anonimo scrive:

    …mi onoro dei suoi insulti, visto che la violenza verbale è l’unica cosa che Lei sa usare ma dia dell’antisemita a quelli della Sua stoffa anche se probabilmente il Suo livello culturale è così basso che non la apposta a credere che chi non la pensa come Lei è per forza un avversario. Del resto lo stile che usa Lei è simile a quello del Suo parigrado (a livello intellettuale) George Bush… ovvero chi non è con me è contro di me.

    Armando Dumas

  5. anonimo scrive:

    Su http://kelebek.splinder.com/ c’è la “controanalisi” della sua analisi.

    Saluti

    Ritvan Shehi

  6. giannidemartino scrive:

    Mah! Più che una “controanalisi” mi sembra una presa per il naso.

    D’altra parte è anche vero che l’argomento non poteva che prestarsi a qualche ardita sega mentale antimperialista…

    Grazie comunque ( anche a nome dei bisonti citati nella

    Vostra “controanalisi) per la segnalazione.

  7. anonimo scrive:

    Ma sa solo attaccare tutti coloro interagiscano con Lei?

    Ha forse problemi di socializzazione?

    Paolo Giorgi

  8. anonimo scrive:

    Mah, l’analisi di Iacov Levi non mi sembra convincente, come non lo è Freud quando vede l’agire umano influenzato in modo predominante dalla sessualità.

    Interessante mi pare però la sua premessa, ovvero che l’ebraismo sia la religione del ‘padre’, mentre quella cristiana sia quella del ‘figlio’. Mi sono chiesto che cosa rappresenti la religione musulmana. Forse è la religione di chi è ‘alla ricerca del padre’. Gli arabi discendono infatti da Ismaele, il figlio illegittimo che Abramo scaccia da sé. Chissà, l’attrattiva che la religione musulmana esercita su alcuni occidentali potrebbe essere proprio nel desiderio di ‘tornare al padre’! A questo proposito, aggiungerei che non è un mistero che il cristianesimo sia diventato la religione del Figlio … e della Madre, con il Padre del tutto assente, e non solo in termini di fede.

    Ciao

  9. anonimo scrive:

    Mah, l’analisi di Iacov Levi non mi sembra convincente, come non lo è Freud quando vede l’agire umano influenzato in modo predominante dalla sessualità.

    Interessante mi pare però la sua premessa, ovvero che l’ebraismo sia la religione del ‘padre’, mentre quella cristiana sia quella del ‘figlio’. Mi sono chiesto che cosa rappresenti la religione musulmana. Forse è la religione di chi è ‘alla ricerca del padre’. Gli arabi discendono infatti da Ismaele, il figlio illegittimo che Abramo scaccia da sé. Chissà, l’attrattiva che la religione musulmana esercita su alcuni occidentali potrebbe essere proprio nel desiderio di ‘tornare al padre’! A questo proposito, aggiungerei che non è un mistero che il cristianesimo sia diventato la religione del Figlio … e della Madre, con il Padre del tutto assente, e non solo in termini di fede.

    Ciao

  10. giannidemartino scrive:

    A proposito dell’accusa, ricorrente, di “sproporzione” nella reazione di Israele, e dell’ osservazione del professor Iakov Levi: ” Gli ebrei sono inconsciamente percepiti come i rappresentanti dell’istanza paterna. Chi odia inconsciamente il proprio padre, ovvero la sua immagine, odia anche gli ebrei”.

    Mi pare che l’immagine del genitore ritorni anche nelle affermazioni di Moriah Shlomot, che – come leggo nel “Corriere” del 31 luglio 2006, p. 9 – ” ha guidato Peace Now tra il 2000 e il 2002, urlando slogan contro il capo di Stato Maggiore Dan Halutz e il premier Ehud Olmert, insieme ai parlamentari dei partiti arabi”.

    Ricordando che Maarun al Ras, ai confini del Libano, dove i soldati di Tsahal hanno combattuto una delle battaglie più dure, ” fa parte del suo paesaggio d’infanzia”, visto che la sua famiglia vive ancora lì, nel kibbutz Baram, Moriah Shlomot, che è uno psichiatra infantile, dà una sua definizione di proporzionalità: ” C’è una differenza evidente tra un genitore che decide di punire e un genitore che abusa”.

    Per Shlomot, Israele è un genitore che abusa.

    Un saluto cordiale

    Gianni De Martino

    P.S. Ritornano in mente le pertinenti parole di Freud: ” Vittime e carnefici si ricordano della loro prima infanzia”.

  11. giannidemartino scrive:

    ISRAELE E L’OCCIDENTE

    L’ANTISEMITISMO VA IN ANALISI ( 2)

    A proposito dell’accusa, ricorrente, di “sproporzione” nella reazione di Israele, e dell’ osservazione del professor Iakov Levi: ” Gli ebrei sono inconsciamente percepiti come i rappresentanti dell’istanza paterna. Chi odia inconsciamente il proprio padre, ovvero la sua immagine, odia anche gli ebrei”. Cfr. L’ANTISEMITISMO VA IN ANALISI ( 1)

    Mi pare che l’immagine del genitore ritorni anche nelle affermazioni di Moriah Shlomot, che – come leggo nel “Corriere” del 31 luglio 2006, p. 9 – ” ha guidato Peace Now tra il 2000 e il 2002, urlando slogan contro il capo di Stato Maggiore Dan Halutz e il premier Ehud Olmert, insieme ai parlamentari dei partiti arabi”.

    Ricordando che Maarun al Ras, ai confini del Libano, dove i soldati di Tsahal hanno combattuto una delle battaglie più dure, ” fa parte del suo paesaggio d’infanzia”, visto che la sua famiglia vive ancora lì, nel kibbutz Baram, Moriah Shlomot, che è una psichiatra infantile, dà una sua definizione di proporzionalità: ” C’è una differenza evidente tra un genitore che decide di punire e un genitore che abusa”.

    Per Shlomot, Israele è un genitore che abusa.

    P.S. Ritornano in mente le pertinenti parole di Freud: ” Vittime e carnefici si ricordano della loro prima infanzia” ( GDM).

    Molto interessante. Sembrerebbe proprio così. Tuttavia ci si svela qui un punto ancora più interessante. Nei kibbutzim i padri non possono certo essere abusivi, in quanto l’educazione dei figli è affidata alla collettività. Particolarmente a Bar Am e nei kibbutzim dell’estrema sinistra, comunista, che fino a pochi anni fa toglievano i figli ai genitori ancora in fasce. IL problema in questi kibbutzim non è quindi quello di un padre abusivo, ma di un padre ASSENTE.

    Ed ecco che come ho affermato nei miei scritti un padre sadico non è il padre che infierisce fisicamente sui figli (quello è il padre che causa la nevrosi ossessiva con la sua iper – presenza), ma il padre assente, che viene percepito come realmente abusivo. Questo spiegherebbe molto bene il perchè si identifica con gli arabi, che soffrono della sindrome del padre assente (Islam). Interessante, proprio da questi kibbutzim vengono fuori grandi eroi (sempre pronti ad immolarsi a favore della patria) e grandi traditori pieni di auto odio (anche loro pronti ad immolarsi ma a favore del nemico.

    P.S. Molto interessante quello che mi ha riportato. Ne potrebbe venire fuori un articolo: “L’inclinazione all’estremo sacrificio e al tradimento nella gioventù dei kibbutzim”. Era un punto che mi turbava dagli anni del mio servizio militare, notare come questi giovani fossero piu’ intransigenti e fanatici degli altri.

    P.P.S. Interessante anche il commento del lettore sull’Islam come religione del padre assente [Cfr. Hoka Hey]. E’ proprio così. Infatti l’Occidente non si sente minacciato dall’Islam, malgrado lo dovrebbe essere, proprio poichè non si sente minacciato da un padre assente. Mentre invece l’ebraismo è la religione del padre presente, troppo presente, persino onnipresente ed abusivo e che non lascia spazio per madre e figlio. Da qui la percezione di minaccia ( I.L.).

  12. anonimo scrive:

    Credo vero quanto dice Levi, che “l’antisemitismo è l’odio inconscio per l’immagine del Padre”. Un po’ veloce però, direi, affermare che: ” L’ebraismo infatti rappresenta la Religione del Padre, mentre il cristianesimo rappresenta la Religione del Figlio”. Gesù è il ” Figlio del Padre”, e tutta la sua vicenda si compie nella più stretta unione tra i due ( e lo Spirito). Può odiare il Padre, e gli ebrei, chi si separa dal Figlio, o non l’ha mai incontrato. Da questo punto di vista l’antisemitismo, da dovunque venga, mi sembra, anche, la negazione del Cristianesimo. Non è un caso che l’antisemitismo si incroci così spesso con neopaganesimo, e neopoliteismo. Ciao, Claudio Risé

  13. anonimo scrive:

    Ovviamente mi sono espresso in maniera schematica per evidenziare il nocciolo del problema. Sono d’accordo che la religione cristiana, soprattutto nella versione cattolica, nella sua evoluzione più articolata rappresenti in realtà un compromesso tra Padre e Figlio, dal quale si può anche evincere una negazione dell’antisemitismo. In quanto a compromesso tra Padre e Figlio il cattolicesimo rappresenta l’espressione psicosesssuale più evoluta dello sviluppo umano, ed anche forse l’unico veicolo di civilizzazione. Infatti, senza un compromesso tra la generazione dei figli e quella dei padri non ci può essere nè società, nè tantomeno civilizzazione.

    L’ebraismo, trincerandosi nel potere assoluto del Padre, e negando l’istanza filiale, rappresenta una regressione psicosessuale. In questo senso si può dire che l’antisemitismo rappresenti una forma di difesa dallo stimolo a regredire, rappresentato appunto dall’ebraismo. Chi vuole saperne di più, trova quasi tutto in ‘Occidente e Oriente nello specchio di Dioniso e di Apollo’.

    Ho detto appositamente ‘cattolicesimo’, e non ‘cristianesimo’, poiché il protestantesimo rappresenta una regressione parziale dal compromesso cattolico tra Padre e Figlio, questa volta a favore del Figlio. Da qui la ferocia dell’antisemitismo luterano, in confronto a quello relativamente blando della Chiesa cattolica.

    L’espressione più feroce del luteranesimo è infatti il nazismo, anche se non voglio certo sostenere che ogni luterano sia anche nazista. No di certo. Tuttavia la Riforma ha preparato il terreno al nazismo. Anche su questo potete leggere su ‘Occidente e Oriente…’

    Saluti

    Iakov Levi

  14. anonimo scrive:

    Molto interessante. Anche se mi sembra che tutto l’aspetto dell’incarnazione e del rapporto del cristiano con essa (Eucaresta, rapporto col corpo, dell’uomo e di Cristo etc.), che riguarda appunto la relazione col Figlio, sia nel protestantesimo molto debole. Claudio Risé

  15. anonimo scrive:

    Mi sembra che gli aspetti rinnegati, o almeno messi da parte, nella versione protestante siano quelli che riguardano la condensazione tra Figlio e Padre. E’ infatti attraverso l’Eucaristia che si consuma la condensazione: “In nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”. Idem per quello che riguarda la Trinità. Infatti ho davanti una caricatura protestante del cinquecento, in cui si vede un pupazzo con tre teste e sotto la dicitura: “Il cerbero cattolico”.

    Il più grande insulto, poi, era chiamare qualcuno “papista”. Il Papa infatti, malgrado sia “Il vicario del Figlio” è anche una figura paterna, come il nome stesso suggerisce: “Santo Padre”.

    Iakov Levi

  16. giannidemartino scrive:

    A proposito dell’atteggiamento delle chiese luterane durante il Terzo Reich (1) .

    Nel maggio 1939 – afferma oggi ( 8 AGO 2006) la Bild – un gruppo di teologi evangelici fondò a Eisenach un ‘Istituto per la de-ebraizzazione’, allo scopo di “ripulire i testi sacri dalle influenze non ariane”.

    Uno dei frutti di tale opera di ‘ripulitura’ – afferma il quotidiano popolare – fu il volume ‘I tedeschi con Dio – un libro di fede tedesco’. In esso i teologi del Fuehrer misero a punto tra l’altro un compendio di 12 Comandamenti, due in più di quelli tradizionalmente noti. E un altro volume di canti religiosi dal titolo ‘Grande Dio, noi ti lodiamo’.

    Tanti termini ebraici – come ‘Geova’ o ‘Alleluja’ – furono semplicemente eliminati, mentre interi passi della Sacra Scrittura furono riscritti in chiave antiebraica.

    Il direttore del nuovo Istituto per la de-ebraizzazione, Walter Grundmann, fu nominato immediatamente professore dal Fuhrer, entusiasta del suo lavoro di ‘ripulitura’. >

    cfr. swissinfo – Hitler voleva far riscrivere Bibbia.

    Fonte: http://www.swissinfo.org/ita/mondo/agenzie/detail/Hitler_voleva_far_riscrivere_Bibbia.html?siteSect=143&sid=6954790&cKey=1154980582000

    V. anche :

    Hitler liess Bibel nach seinem Geschmack umschreiben

    1939 hat Hitler ein «Entjudungsinstitut» gründen lassen.

    http://www.20min.ch/day/story/20335035



    A proposito dell’atteggiamento della chiesa luterana nel Terzo Reich ( 2)

    RISPUNTANO LE TAVOLE DELLA LEGGE ELABORATE DA TREDICI CHIESE LUTERANE PER «DE-GIUDEIZZARE» IL CRISTIANESIMO

    Il programma stava già nel nome: «Istituto per lo studio e l’eliminazione degli influssi ebraici sulla vita religiosa tedesca». Comunemente noto come «Istituto per la de-giudeizzazione». Era stato fondato nel maggio del 1939 a Eisenach – la città di Bach e di Lutero – da tredici chiese regionali evangeliche, con lo scopo di eliminare qualunque traccia ebraica dal Nuovo Testamento e dal Libro evangelico dei Canti. (…)

    L’Istituto fu chiuso dalle gerarchie luterane nel 1945 e opportunamento dimenticato. Le decine di pubblicazioni ad altissima tiratura sparirono, ne restano poche copie in qualche biblioteca all’estero. Il dibattito storico nella Chiesa evangelica si aprì soltanto a metà degli anni Novanta e rimase sottotraccia. Ma adesso cinquanta studenti del Ginnasio «Martin Luther» di Eisenach hanno dedicato un intero anno alla questione e, insieme ai loro insegnanti, hanno allestito un’interessante mostra di documenti nel Municipio di Eisenach.

    (…) L’«Entjudungsinstitut» era ospitato nella stessa casa del seminario per predicatori evangelico-luterani. Lungo le scale e nelle aule non c’era il crocifisso, ma il ritratto di Hitler. Inizialmente impiegò ottanta persone – per lo più pastori e professori di teologia -, che nel periodo di massima fioritura divennero duecento. (…)

    Il direttore del Ginnasio di Eisenach che ha curato la mostra, Thomas Giesa, ha pronunciato parole molto dure sull’atteggiamento della Chiesa luterana nel Terzo Reich: «Ha preso una strada sciagurata e si è resa colpevole davanti al mondo ebraico. Oggi noi curiamo il dialogo tra le due religioni e, come cristiani, sottolineiamo le radici ebraiche della nostra fede. Rappresentare tutto ciò aiuterà a combattere l’antisemitismo».

    L’impegno suo e dei ragazzi è stato premiato: la mostra ha un grande successo.

    Fonte: Marina Verna – La Stampa>

  17. anonimo scrive:

    “Lungo le scale e nelle aule non c’era il crocifisso, ma il ritratto di Hitler. ”

    Infatti Hitler era l’estrema esacerbazione del processo di vittoria del Figlio sul Padre. Se il Cristo era venuto “in nome del Padre”, Hitler veniva solo a nome di se stesso, come rappresentante di un’orda di figli scatenata e ininibita. I nazisti giuravano sul sangue del fuhrer. Un’Eucaristia senza Padre, dunque. Un dio Figlio senza nessun compromesso e nessuna presenza paterna. Da qui la mancanza di inibizioni pulsionali nel nazismo. Mancando l’istanza paterna inibitrice, tutto era permesso.

    L’ebraismo, la religione del Padre presente e inibitore, veniva percepita come l’ostacolo da eliminare sulla strada dell’orgia pulsionale, del “tutto e’ permesso” fantasticato dai figli.

    Iakov Levi

  18. giannidemartino scrive:

    E nell’islam ? Quali sono le conseguenze di una religione costruita al di fuori del padre ? ( gdm).

    Questa, in sintesi, la risposta del professor Levi:

    < “ Una religione costruita sull'assenza paterna si articola sull'assenza del Principio di Realta' (l'IO), rappresentato dal Padre. Il Padre assente viene allucinato. Da qui il bisogno di suicidio come mezzo per ricongiungersi a un Padre assente. La nostalgia per il Padre, che nell'ebraismo e nel cristianesimo viene superata attraverso l'identificazione, nell'Islam non puo' venire superata per niente, poichè non ci si puo' identificare con qualcosa che non c'è. Mentre l'ebraismo è la religione della nevrosi ossessiva per una forte presenza paterna inibitrice, l'Islam e' al di fuori della nevrosi. E'
    la religione del delirio allucinatorio, la psicosi e la paranoia.

    In teoria la religione perfetta sarebbe proprio il cattolicesimo, se non fosse per il fluttuare continuo tra i due poli dell’ambivalenza verso il Padre, affetto e ostilita’. In Pinocchio ho menzionato la problematica legata a un cristianesimo che ogni tanto si sente troppo in colpa per avere superato il Padre, e quindi diventa anch’esso vulnerabile a fenomeni allucinatori, quasi come l’Islam. La differenza e’ che il cristianesimo possiede nel suo archivio mentale gli strumenti per superare le fasi regressive, proprio grazie alla chiave di identificazione con il Padre:”In nome del Padre e del figlio e dello spirito Santo”.

    L’Islam non possiede questi strumenti, e quindi non è in grado di risollevarsi dalla posizione di orda primitiva senza guida e in uno stato allucinatorio permanente.

    Se puo’ leggere in inglese, c’e’ tutto su “Why Islamic terror Now” ( http://www.geocities.com/psychohistory2001/WhyIslamicTerrorNow.html.)

    Cordiali saluti

    Iakov Levi * >

    * Psychohistory: un approccio psicoanalitico alla storia – Riflessioni, saggi, analisi comparate di eventi e figure dalla storia ebraica e dei rapporti fra ebraismo e cultura occidentale. A cura di Iakov Levi. Sito in inglese e italiano.http://www.geocities.com/psychohistory2001/index.html

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