Barbarie / Hanno ucciso suor Leonella

 HANNO UCCISO SUOR LEONELLA

Suor Leonella,  al secolo Rosa Sgorbati, uccisa domenica mattina a Mogadiscio all'esterno dell'ospedale di Sos Children dove quotidianamente assisteva circa 400 orfani (Ansa)L'ultima immagine di suor Leonella Sorbati (Ap)

 L’ultima immagine di Suor Leonella, originaria della provincia di Piacenza, appartenente alla congregazione delle Missionarie della Consolata, al secolo Rosa Sgorbati, uccisa domenica mattina a Mogadiscio da un commando islamista all’esterno dell’ospedale di Sos Villaggi dei Bambini dove quotidianamente assisteva circa 400 orfani . L’uccisione di suor Leonella Sgorbati è solo l’ultimo di una serie di attacchi contro la comunità italiana impegnata in missioni umanitarie in Somalia.

 ( Fermati dalla polizia locale alcuni giovani che farebbero parte della milizia Shabab di Hashi Ayro, noto anche come l’Afgano perché si è fatto le ossa a fianco dei talebani in Afghanistan. Ayro è ritenuto la nuova leva di al Qaeda in Somalia, dove secondo una recente informativa dei servizi si sono allenati 150 terroristi pronti a colpire in Europa ).

 VIRTU’ CRISTIANA

‘Perdono’, le ultime parole della suora uccisa

Suor Marzia Feurra, missionaria della consolata, racconta la tragedia e gli ultimi istanti della religiosa assassinata.
da Il Giorno

"Noi abbiamo creduto all’amore"

"…Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato", si legge alla fine del prologo del quarto Vangelo (Gv 1,18). Chi è Dio, lo sappiamo da Gesù Cristo: dall’unico che è Dio. È mediante Lui che veniamo in contatto con Dio.

Nell’epoca degli incontri multireligiosi siamo facilmente tentati di attenuare un po’ questa confessione centrale o addirittura di nasconderla. Ma con ciò non rendiamo un servizio all’incontro, né al dialogo. Con ciò rendiamo soltanto Dio meno accessibile, per gli altri e per noi stessi. È importante che noi poniamo in discussione in modo completo e non soltanto frammentario la nostra immagine di Dio. Per esserne capaci, deve crescere ed approfondirsi la nostra comunione personale con Cristo e il nostro amore per Lui. In questa nostra comune confessione e in questo nostro comune compito non esiste alcuna divisione tra noi. Vogliamo pregare, affinché questo fondamento comune si rafforzi sempre di più.

Con ciò ci troviamo già dentro al secondo argomento che intendevo toccare. Di esso si parla nel versetto 14 dove si legge: "Noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo". La parola centrale di questa frase è: μαρτυρουˆ μεν – testimoniamo, siamo testimoni. La confessione deve diventare testimonianza. La parola soggiacente μάρτυς rievoca il fatto, che il testimone di Gesù Cristo deve affermare la sua testimonianza con l’intera sua esistenza, con la vita e con la morte. L’autore della Lettera dice di sé: "Noi abbiamo veduto". Perché ha veduto, egli può essere testimone. Presuppone, però, che anche noi – le generazioni successive – siamo capaci di diventare vedenti, al fine di potere, come vedenti, dare testimonianza.

Preghiamo dunque il Signore di renderci vedenti! Aiutiamoci a vicenda a sviluppare questa capacità, per poter rendere vedenti anche gli uomini del nostro tempo, così che a loro volta, attraverso tutto il mondo da loro stessi costruito, riescano a riscoprire Dio! Perché, attraverso tutte le barriere storiche, possano di nuovo scorgere Gesù, il Figlio mandato da Dio, nel quale vediamo il Padre. Nel versetto 9 si dice che Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita. Non possiamo forse costatare oggi che solo mediante l’incontro con Gesù Cristo la vita diventa veramente vita? Essere testimone di Gesù Cristo significa soprattutto: essere testimone di un determinato modo di vivere. In un mondo pieno di confusione, noi dobbiamo dare nuovamente testimonianza degli orientamenti che rendono una vita veramente vita. Questo importante compito comune a tutti i credenti lo dobbiamo affrontare con grande decisione: è responsabilità dei cristiani, in questa ora, di rendere visibili quegli orientamenti di un giusto vivere, che a noi si sono chiariti in Gesù Cristo. Egli ha riassunto nel suo cammino di vita tutte le parole della Scrittura: "Ascoltatelo!" (Mc 9,7).

Con ciò siamo giunti alla terza parola che, in questa Lettura, volevo mettere in rilievo: agape – amore. È questa la parola guida di tutta la Lettera e specialmente del brano che abbiamo ascoltato. Agape, l’amore come ce l’insegna Giovanni, non ha nulla di sentimentale e nulla di esaltato; è qualcosa di totalmente sobrio e realistico. Ho cercato di spiegarne qualcosa nella mia Enciclica Deus caritas est. L’agape, l’amore è veramente la sintesi della Legge e dei Profeti. In essa è "avviluppato" tutto; un tutto, però, che nel quotidiano deve sempre di nuovo essere "sviluppato". Nel versetto 16 del nostro testo si trova la parola meravigliosa: "Noi abbiamo creduto all’amore". Sì, all’amore l’uomo può credere. Testimoniamo la nostra fede così che appaia come forza dell’amore, "perché il mondo creda" (Gv 17,21)

Celebrazione dei Vespri nel Duomo di Ratisbona. 12 settembre 2006. Dal Discorso del Papa. Testo integrale.

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