ONOREVOLI KAMIKAZE
DILIBERTO: «AL BILIONAIRE IMBOTTITO DI TRITOLO»
Ospite al programma “Le invasioni barbariche", condotto da Daria Bignardi su La 7, il severo Oliviero Diliberto, capo del Partito dei comunisti italiani al governo, alla domanda della conduttrice del programma se preferiva andare «in Sardegna a Villa Certosa (casa di Berlusconi) o al Billionaire (locale di Briatore in Sardegna)» , ha esitato un po’, poi ha testualmente risposto con un ghigno sinistro: «Al Billionaire, ma imbottito di tritolo».
L’esplosione in versione kamikaze di Oliviero Diliberto rivela una certa predisposizione alla barbarie. E ha provocato qualche polemica, anche se … a scoppio ritardato. Sulla cretinata o gaffe del ritardato Diliberia, che “ovviamente” non va preso in parola, forse ci sarà anche qualche interrogazione al riguardo per conoscere l’opinione del Presidente del Consiglio, alle prese con l’impasto e l’imbottitura di ben altre mozzarelle…
Più in generale, si dice che la cultura sia una forza umanizzatrice, che le energie dello spirito siano trasferibili a quelle del comportamento. Ma quale cultura e quale spirito affiorano in questo e in altri episodi di bestialità politica che oggi si susseguono in Italia ? Una cultura e uno spirito che non solo non riescono a opporre una resistenza adeguata alla bestialità politica, ma che spesso si levano essi stessi ad accoglierla, a celebrarla, a minimizzarla e a difenderla.
Attentato kamikaze nel centro di Gerusalemme
Perche ? Vengono in mente, a raffica, le ben più utili e opportune interrogazioni poste da George Steiner sul fallimento, che ormai sembra epocale, degli strumenti tradizionali della nostra civiltà: “ Perché? Quali sono i legami, per ora assai poco compresi, tra gli schemi mentali e psicologici della cultura superiore e le tentazioni del disumano? Matura forse nella civiltà letterata un gran senso di noia e di sazietà che la predispone allo sfogo della barbarie?" (George Steiner, dalla Prefazione a «Linguaggio e silenzio», Garzanti, Saggi blu , traduzione di Ruggero Bianchi, 1967). Noi veniamo dopo.