Elogio della cattiva musica/ Ultimo saluto a Mario Merola

 ELOGIO DELLA CATTIVA MUSICA


L’ULTIMO SALUTO A MARIO MEROLA



CASTELLAMMARE DI STABIA. MARIO MEROLA SI E’ SPENTO A 72 ANNI. Ricordando il controverso  re della sceneggiata napoletana, definito da La Padania come il celebratore della monnezza di Napoli, mentre nella Basilica del Carmine e nella piazza gremita da migliaia di persone assiepate ovunque si svolgono i funerali  simili a una sceneggiata tra pianti, fuochi d’artificio e spintoni, anche a me ( forse perché con ascendenze familiari napoletane ) me fa male ‘o core" ... e mi viene in mente , per contrasto, questo “Elogio della cattiva musica” di Marcel Proust :

ELOGIO DELLA CATTIVA MUSICA

(da Les Plaisirs et le Jours)

Detestate la cattiva musica, non disprezzatela. Dal momento che la si suona e la si canta ben di più, e ben più appassionatamente, di quella buona, ben di più di quella buona si è riempita a poco a poco del sogno e delle lacrime degli uomini.

Consideratela per questo degna di venerazione.

Il suo posto, nullo nella storia dell’arte, è immenso nella storia sentimentale della società. Il rispetto, non dico l’amore, per la cattiva musica non è soltanto una forma di quel che si potrebbe chiamare la carità del buon gusto o il suo scetticismo, è anche la coscienza del ruolo sociale della musica. Quante melodie, di nessun pregio agli occhi di un artista, fan parte della schiera dei confidenti scelti dai giovanotti sentimentali e dalle innamorate!.

Quanti "Anelli d’oro", di "Ah! resta a lungo addormentata", le cui pagine vengono sfogliate ogni sera, tremando, da mani giustamente celebri, bagnate dagli occchi più belli del mondo con lacrime di cui il più puro maestro invidierebbe il malinconico e voluttuoso tributo – confidenti ingegnose ed ispirate che nobilitano il dolore ed esaltano il sogno e che, in cambio del segreto ardente che viene loro confidato offrono l’illusione inebriante della bellezza!

Come il popolo, la borghesia, l’esercito, la nobiltà, hanno gli stessi postini, portatori del lutto che li colpisce o della felicità che colma i loro cuori, così hanno gli stessi messaggeri d’amore, gli stessi confessori prediletti.

Sono i cattivi musicisti.

Un certo ritornello insopportabile, che ogni orecchio ben nato e ben educato rifiuta all’istante di ascoltare, ha accolto in sè il tesoro di migliaia di anime, conserva il segreto di migliaia di vite, di cui fu la viva l’ispirazione, la consolazione sempre pronta, sempre aperta sul leggio del pianoforte, la grazia sognante e l’ideale. Certi arpeggi, una certa "ripresa" han fatto risuonare nell’anima di più di un innamorato o di un sognatore le armonie del paradiso o la voce stessa dell’amata. Uno spartito di mediocri romanze, consumato per aver troppo servito, deve commuoverci come un cimitero o come un villaggio. Che importa che le case non abbiano stile, che le tombe scompaiano sotto le iscrizioni e gli ornamenti di cattivo gusto.

Da questa polvere può levarsi in volo, davanti ad una immaginazione abbastanza benevola e rispettosa da mettere a tacere un attimo la sua alterigia estetica, lo stormo delle anime recanti nel becco il sogno ancora verde che faceva loro presentire l’altro mondo, e le induceva a gioire o a piangere in questo. (Da Les Plaisirs et le Jours )

traduzione di Mariolina Bongiovanni Bertini, tratta dal volume: Marcel Proust , I piaceri e i giorni , Torino, Bollati Boringhieri, 1988.

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Una risposta a Elogio della cattiva musica/ Ultimo saluto a Mario Merola

  1. anonimo scrive:

    Bella la riflessione di Proust. Ma credo che pensasse ad una Pausini o ad un Ramazzotti, non ai rutti di Merola.

    Anch’io ho ascendenze napoletane, il nonno per la precisione. Forse proprio per questo mi incazzo per queste cafonaggini.

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