Festa della
IMMACOLATA CONCEZIONE
della
BEATA VERGINE MARIA
Jusepe de Ribera, Immacolata Concezione, 1635
Il dogma del concepimento della santa Vergine esente da ogni colpa del peccato originale prefigura per ognuno, ognuna, uno spazio di non-morte. Spes nostra, salve.
Maria è la speranza di tutti
di sant’ Alfonso Maria de Liguori
Gli eretici moderni non possono sopportare che noi salutiamo e chiamiamo Maria speranza nostra: Spes nostra, salve. Dicono che solo Dio è la speranza nostra, e che Dio maledice chi mette la sua speranza nella creatura: Maledictus homo qui confidit in homine (Ier. XVII, 5). Maria, esclamano, è creatura, e come una creatura ha da essere la speranza nostra? Questo dicono gli eretici; ma ciò non ostante la santa Chiesa vuole che ogni giorno tutti gli ecclesiastici e tutt’i religiosi alzino la voce, e da parte di tutt’i fedeli invochino e chiamino Maria con questo dolce nome di speranza nostra, speranza di tutti: Spes nostra, salve.
In due modi, dice san Tommaso l’Angelico, noi possiamo mettere la speranza in una persona, come cagion principale e come cagion di mezzo. Quelli che dal re sperano qualche grazia, la sperano dal re come signore, e la sperano dal suo ministro o favorito come intercessore. Se esce la grazia, principalmente viene dal re, ma viene per mezzo del suo favorito: onde ha ragione chi cerca la grazia di chiamare quel suo intercessore la sua speranza.
Il Re del cielo, perch’è bontà infinita, sommamente desidera di arricchirci delle sue grazie; ma perché dalla parte nostra è necessaria la confidenza, per accrescere in noi questa confidenza ci ha donato per madre e per avvocata la stessa sua Madre, a cui ha data tutta la potenza di aiutarci; e perciò vuole che in lei collochiamo le speranze della nostra salute e d’ogni nostro bene. – Quelli che mettono la loro speranza solo nelle creature senza dipendenza da Dio, come fanno i peccatori, che per acquistare l’amicizia e ‘l favore d’un uomo si contentano di disgustare Dio, certamente che questi son maledetti da Dio, come dice Isaia.. Ma quelli che sperano in Maria, come Madre di Dio, potente ad impetrare loro le grazie e la vita eterna, questi son benedetti e compiacciono il Cuore di Dio, che vuole vedere così onorata quella gran creatura, la quale più di tutti gli uomini ed angeli l’ha amato ed onorato in questo mondo.
Ond’è che noi giustamente chiamiamo la Vergine la nostra speranza, sperando, come dice il cardinal Bellarmino (De Beat. SS., l. II, c. 2), di ottenere per la sua intercessione quello che non otterressimo colle sole nostre preghiere. Noi la preghiamo, dice sant’ Anselmo, ut dignitas intercessoris suppleat inopiam nostram (De exc. V., c. 6). Sicché, soggiunge il santo, il supplicare la Vergine con tale speranza, non è diffidare della misericordia di Dio, ma temere della propria indisposizione: Unde Virginem interpellare, non est de divina misericordia diffidere, sed de propria indignitate formidare (Loc. cit.).
Con ragione dunque la santa Chiesa applica a Maria le parole dell’Ecclesiastico (Cap. XXIV) , con cui la chiama: Mater… sanctae spei, la madre che fa nascere in noi, non già la speranza vana de’ beni miserabili e transitori di questa vita, ma la speranza santa de’ beni immensi ed eterni della vita beata.
Ave, animae spes, così salutava sant’ Efrem la divina Madre: ave, Christianorum firma salus: ave, peccatorum adiutrix: ave, vallum fidelium et mundi salus ( De laud. Virg.): Dio ti salvi, diceva, o speranza dell’anima mia, o salute certa de’ Cristiani, o aiuto de’ peccatori, difesa de’ fedeli, e salute del mondo.
Ci avverte san Basilio che dopo Dio non abbiamo altra speranza, che Maria; e perciò la chiama, post Deum sola spes nostra. E sant’ Efrem, riflettendo all’ordine della presente provvidenza con cui Dio ha disposto che tutti quelli che si salvano s’abbiano a salvare per mezzo di Maria, le dice: Signora, non lasciate di custodirci e di porci sotto il manto della vostra protezione, giacché noi dopo Dio non abbiamo altra speranza che voi: Nobis non est alia quam a te fiducia, o Virgo sincerissima: sub alis tuae pietatis protege et custodi nos (S. Ephrem, de laud. Virg.).Lo stesso le dice san Tommaso da Villanova, chiamandola unico nostro rifugio, aiuto ed asilo: Tu unicum nostrum refugium, subsidium et asylum (Conc. 3, de Conc. Virg.).
Di ciò par che ne assegni la ragione san Bernardo, con dire: Intuere, homo, consilium Dei, consilium pietatis; redempturus humanum genus, universum pretium contulit in Maria (Serm. de Nat.): Guarda, o uomo, il disegno di Dio, disegno fatto per potere a noi con più abbondanza dispensare la sua misericordia: volendo egli redimere il genere umano, ha posto tutto il valore della Redenzione in mano di Maria, acciocché ella lo dispensi a sua voglia ( …).
E san Germano, riconoscendo in Maria il fonte d’ogni nostro bene e la liberazione da ogni male, così l’invoca: O Domina mea, sola mihi ex Deo solatium, itineris mei directio, debilitatis meae potentia, mendicitatis meae divitiae, vulnerum meorum medicina, dolorum meorum relevatio, vinculorum meorum solutio, salutis meae spes; exaudi orationes meas, miserere suspiriorum meorum, Domina mea, refugium, vita, auxilium, spes et robur meum (S. Germ., in encom. Deip.): O mia Signora, voi sola siete il mio sollievo donatomi da Dio, voi la guida del mio pellegrinaggio, voi la fortezza delle mie deboli forze, la ricchezza delle mie miserie, la liberazione delle mie catene, la speranza della mia salute; esaudite, vi prego, le mie suppliche, abbiate pietà de’ miei sospiri, voi che siete la mia regina, il rifugio, la vita, l’aiuto, la speranza e la fortezza mia.
Con ragione dunque sant’ Antonino applica a Maria quel passo della Sapienza: Venerunt autem mihi omnia bona pariter cum illa (cap. VII, 11). Giacché Maria è la madre e dispensatrice di tutti i beni, ben può dire il mondo, e specialmente chi nel mondo vive divoto di questa regina, che insieme colla divozione a Maria egli ha ottenuto ogni bene: Omnium bonorum mater est, et venerunt mihi omnia bona cum illa, scilicet Virgine, potest dicere mundus (S. Antonin., part. IV, tit. 15, c. 20). Onde poi diceva assolutamente l’abbate Cellense: Inventa Maria, invenitur omne bonum:19 Chi trova Maria trova ogni bene, trova tutte le grazie, tutte le virtù; poich’ella per mezzo della sua potente intercessione gli ottiene tutto ciò che gli abbisogna per farlo ricco della divina grazia. Ella ci fa sapere che tiene con sé tutte le ricchezze di Dio, cioè le divine misericordie, per dispensarle a beneficio de’ suoi amanti: Mecum sunt divitiae et opes superbae… ut ditem diligentes me (Sap. VIII, 21).Onde diceva san Bonaventura (In Spec.) che noi tutti dobbiamo tener sempre gli occhi alle mani di Maria, acciocché per suo mezzo riceviamo quel bene che desideriamo: Oculi omnium nostrum ad manus Mariae semper debent respicere, ut per manus eius aliquid boni accipiamus.
Caravaggio c. 1603-06
Oh quanti superbi colla divozione di Maria han trovata l’umiltà! quanti iracondi la mansuetudine! quanti ciechi la luce! quanti disperati la confidenza! quanti perduti la salute! E questo appunto ella predisse, allorché pronunciò in casa di Elisabetta in quel suo sublime cantico: Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generatione (Luc. II). Le quali parole ripetendo san.Bernardo, dice: Ex hoc beatam te dicent omnes generationes, quae omnibus generationibus vitam et gloriam genuisti (Serm. 2, in Pentec.).
Perciò tutte le genti vi chiameranno beata, perché a tutte le genti voi avete data la vita e la gloria; poiché in voi i peccatori trovano il perdono, e i giusti trovano la perseveranza nella divina grazia: In te peccatores veniam, iusti gratiam inveniunt in aeternum (S. Bernard., loc. cit.).
Onde il divoto Laspergio (Lib. IV, Min. op.) introduce il Signore che così parla al mondo: Matrem meam veneratione praecipua venerare: Uomini, dice, poveri figli di Adamo, che vivete in mezzo a tanti nemici ed a tante miserie, procurate di venerare con particolar affetto la Madre vostra. Ego enim mundo dedi in puritatis exemplum, in praesidium tutissimum, ut sit tribulatis asylum: Mentreché io ho data al mondo Maria per vostro esempio, acciocché da lei impariate a viver come si dee; e per vostro rifugio, acciocché a lei ricorriate nelle vostre afflizioni. Quam nemo formidet, nemo ad eam accedere trepidet. Propterea namque adeo feci eam mitem, adeo misericordem, ut neminem aspernat, nulli se neget; omnibus pietatis sinum apertum teneat, neminem a se redire tristem sinat:
Questa mia figlia, dice Dio, io l’ho fatta tale, che niuno possa temerne o possa aver ripugnanza di ricorrere a lei; perciò l’ho creata di natura così benigna e pietosa, ch’ella non sa disprezzare alcuno che a lei ricorre, non sa negare il suo favore ad alcuno che lo domanda.
Ella a tutti tiene aperto il manto di sua misericordia, e non permette che alcuno mai parta sconsolato da’ suoi piedi. Sia dunque sempre lodata e benedetta la bontà immensa del nostro Dio, che ci ha data questa gran madre ed avvocata così tenera ed amorosa.
O Dio, quanto son teneri i sentimenti di confidenza che avea l’innamorato san Bonaventura verso del nostro amantissimo Redentore Gesù, e verso della nostra amantissima avvocata Maria! (P. 3, Stim. div. am., c. 13). Quantumcumque me Deus praesciverit, scio quod seipsum negare non potest: M’abbia il Signore quanto si voglia riprovato, io so che egli non può negarsi a chi l’ama ed a chi di cuore lo cerca. Eum amplexabor, et si mihi non benedixerit, eum non dimittam; et sine me recedere non valebit: Io l’abbraccerò col mio amore, e se non mi benedice, non mai lo lascerò; ed egli senza me non potrà partirsi. In cavernis vulnerum suorum me abscondam, ibique extra se me invenire non poterit: Se altro non potrò, almeno mi nasconderò dentro le sue piaghe, ed iv’io restando, egli non potrà fuori di sé ritrovarmi.
In fine, soggiungeva, se il mio Redentore per le mie colpe mi discaccia da’ suoi piedi, io mi butterò ai piedi della sua Madre Maria, ed ivi prostrato non mi partirò, fintanto ch’ella non mi ottenga il perdono: Ad Matris suae pedes provolutus stabo, ut mihi veniam impetret. Poiché questa Madre di misericordia non sa né ha saputo mai non compatire le miserie e non contentare i miserabili che a lei ricorrono per aiuto: Ipsa enim non misereri ignorat, et miseris non satisfacere numquam scivit. Ideoque, concludea, ex compassione mihi ad indulgentiam Filium inclinabit: e perciò, se non per obbligo, almeno per compassione non lascerà d’indurre il Figlio a perdonarmi.
Mirateci dunque, concludiamo con Eutimio, mirateci pure cogli occhi vostri pietosi, o pietosissima nostra Madre; poiché noi siamo vostri servi e in voi abbiamo riposta tutta la nostra speranza: Respice, o Mater misericordiosissima, respice servos tuos; in te enim omnem spem nostram collocavimus .
( Sant’ Alfonso Maria de Liguori, da : Le Glorie di Maria – Opera Omnia di S. Alfonso Maria de Liguori (1696-1787) a cura della Provincia napoletana della Congregazione del SS.mo Redentore.
Fonte:http://www.intratext.com/)
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in rete:
Fonte: http://digilander.libero.it/mariaoggi/letteratura.htm
Concerto dell’Immacolata Concezione 2006: Donizetti
Venerdì 8 dicembre 2006 ore 21.00, Teatro Comunale di S. Oreste , Piazza Cavalieri Caccia , S. Oreste (RM) – Concerto dell’Immacolata Concezione 2006 Prima Parte: Dall’opera “ La Favorita” ( selezione di arie). Fonte :Art Entertainment « WordPress.com
Grazie della segnalazione a Stefano Mavilio
dal mio punto di vista si è data troppa importanza al ruolo che dà la chiesa a Maria ,Gesù disse alla madre “che ho a che fare con te?”Maria è la madre di CRISTO,lo sappiamo tutti ma non possiamo mettere tutto nelle sue mani,lei già è stata proclamata beata nella bibbia e su questo ne prendiamo atto,però è Dio che porta L”umanità alla redenzione ,non ci scordiamo che per fare capire agli uomini la verità Gesù ha dato la sua vita ed ha detto “io sono la via la verità e la vita.diamo più gloria a Dio e suo figlio.si fanno processioni e non si capisce il senso del regno che GESù è VENUTO a proclamare.la nostra salvezza avviene solo con Cristo.con questo non sto negando il ruolo di Maria ma non è il vero canale per arrivare a dio,ciao
Ti sono grata per aver dato spazio a Sant’Alfonso, che io amo ricordare nelle sue passeggiate sui Lattari (almeno così narrano le cronache) lungo il sentiero degli Dei.
Al di là della fede religiosa ci sono lacerti di passato che non possono essere elusi.
Buona domenica.
Senza contare questo mirabile Piero della Francesca: senza il dogma ( io sono la tra i primi a criticare tutta questa attenzione ) e Maria avrebbe avuto questa ispirazione?
Forse sì, forse no.
🙂
La vecchiaia, la malattia, la morte… Abbiamo tutti, talvolta, l’impressione che qualcosa dev’essere storto nell’universo o il multiverso… Nella figura di Maria si può scorgere, anche se non si è credenti, un’aspirazione generalmente umana, antropologicamente fondata, a una condizione per così dire pura, lieve, immacolata e davvero felice come quella che si pensa dovesse essere la condizione umana prima del peccato originale.
Maria è uno dei più bei nomi femminili e rappresenta qualcosa di non-decaduto, di fondamentalmente sano e accogliente nell’essere umano. E’ quel che chiamo “uno spazio di non morte”.
Certo, la chiesa cattolica attribuisce un grande ruolo a Maria, venerata come Theotokos (Madre di Dio): titolo dato nel 431 dal concilio di Efeso. E lo fa attraverso il dogma dell’Immacolata concezione della Beata Vergine Maria.
Una delle funzioni del dogma pare proprio quello di contenere saggiamente il proliferare dei più diversi “punti di vista”, delle incertezze e delle dispute e controversie mariologiche senza fine.
Volendo fare una battuta, perché no?, è come ricollocare al proprio posto quell’ “utero vagabondo” che – secondo una credenza egizia , universalmente diffusa presso greci e romani, fino all’Ottocento europeo – sarebbe la fonte dell’isteria…
In altre parole, ponendo un limite, sia pure dogmatico e quasi lapidario, alle più varie opinioni in merito a Maria, la Chiesa evita magistralmente che ci si dissipi nell’illimitato e il vacuo, e fa emergere un significato in accordo con la memoria delle nostre tradizioni antropologicamente e storicamente fondate e con il senso della Fede.
P.S. Si è data troppa importanza al ruolo che dà la Chiesa cattolica a Maria ? E questo perché si legge nella Scrittura che Gesù disse alla madre ‘che ho a che fare con te’?.
Si tratta di una risposta di Gesù alle parole di sua madre: “Che ho a che fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora” (Gv 2, 4).
Tuttavia – non per sottilizzare, ma per collocare quelle parole ( apparentemente negative) nel loro contesto – occorre osservare che non curante della risposta la madre di Gesù ordina ai domestici di riempire le giare di acqua, che si trasforma in vino. Di fronte a ciò, l’evangelista nota: “Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2, 11).
Anche in tal senso mi piace continuare a credere che se l’uomo è a immagine di Dio, la donna – specialmente se madre di quel Figlio pazzo d’amore per il Padre, per i fratelli e per le sorelle nello spirito santificatore – sia proprio la Gloria di Dio e la speranza nostra.
In ogni caso – in tempi di nichilismo attivo, di vagabondaggi e di tante erranze vane – mi pare più opportuno e dignitoso stare dalla parte della Chiesa con tutti i suoi dogmi salutari, anziché di coloro che ne contestano il benefico magistero e che l’attaccano.
P.P.S. Voglio – se in me resta ancora qualcosa capace di venerazione – venerare Maria e riporre in Lei ogni speranza… Si vede – dico a me stesso – che ho ormai un’età in cui finalmente non me ne frega niente se qualche vagabondo mi chiama “papista” o “figlio di Ruini”, e mi getta le patate…
Non ti spiace se evidenzio questo post e il tuo commento vero?
Guidata da Marzia, approdo lietamente al tuo blog. Trovo molto bello e interessante questo pezzo, anche per la completezza e la composizione delle narrazioni e delle interpretazioni.
Con simpatia. harmonia
Arrivo anch’io seguendo Marzia. Pagina ricca di opinioni e informazioni non banali…:)
Riguardo il post corrente… non entro in dispute sul dogma in quanto indifferente alle questioni spirituali.
ERRATA CORRIGE
“La vecchiaia, la malattia, la morte… Abbiamo tutti, talvolta, l’impressione che qualcosa dev’essere andato storto nell’universo o il multiverso…”.
IN LUOGO DI : ” dev’essere storto nell’universo o il multiverso eccetera”.
segnalo un libro che potrebbe essere in argomento:
http://www.librerianeapolis.it/pages/Schede/Santuari_Luoghi_di_Culto.html