Culti postmoderni / Il mito di Che Guevara

 

IL MITO DI CHE GUEVARA


Perché? Quali sono i legami, per ora assai poco compresi, tra gli schemi mentali e psicologici della cultura superiore e le tentazioni del disumano? Matura forse nella civiltà letterata un gran senso di noia e di sazietà che la predispone allo sfogo della barbarie?" (George Steiner, dalla Prefazione a Linguaggio e silenzio. Saggi sul linguaggio, la letteratura e l’inumano , Garzanti, Saggi blu , traduzione di Ruggero Bianchi, 1967).


ERNESTO CHE GUEVARA, HABANA 1959

Una delle cose più difficili è tener fermo un morto. Specialmente se lo si agita come un eroe pop e un santo postmoderno.

Il suo bel volto adorna “tazze, felpe, accendini, portachiavi, berretti, sciarpe, bandane, camicie, borse, jeans, confezioni di tè alle erbe”. E agitazione e agiografia hanno raggiunto l’apice in questi giorni, in cui cade il quarantesimo anniversario della morte del Che.

“Se hai passato i quaranta – scrive oggi 10 ottobre 2007 Fausto Carioti su “Libero” – niente di più facile che ti suoni in testa la erre moscia di Francesco Guccini: ‘Da qualche parte un giorno/dove non si saprà/dove non l’aspettate/il Che ritornerà’ . Chi ha qualche anno in meno deve arrangiarsi con Jovanotti: ‘Io credo che a questo mondo/esista solo una grande chiesa/che passa da Che Guevara/e arriva fino a Madre Teresa’.”

Ma i seguaci del culto  di San Hernesto de la Higuera conoscono la vera storia del loro eroe? Pare di no. “ Davvero non capisco come abbia fatto a diventare un’icona per molti giovani europei: ha firmato mazzi di condanne a morte ed è risaputo da tutti essere stato un assassino. So di una volta che uccise un giovane di quattordici anni, solo perché aveva fame ed aveva rubato da mangiare” ( Enrico Oliari , “Gay a Cuba, con intervista ad Alina Castro”, Pride, ottobre 2004).

Secondo gli studi storici e le testimonianze che affiorano tra chi lo conobbe e i perseguitati dal regime cubano – era un rivoluzionario ipocrita e moralista, responsabile dell’esecuzione sommaria dei membri del regime batista e attivo nella persecuzione dei "maricones", gli omosessuali cubani. È lo stesso Guevara a sintetizzare il proprio sanguinario ideale di giustiziere nel suo “Messaggio alla Tricontinentale” (1967): “L’odio come fattore di lotta – l’odio intransigente contro il nemico – che spinge oltre i limiti naturali dell’essere umano e lo trasforma in una reale, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere”.

Alvaro Vargas Llosa, nel suo libro Il mito Che Guevara e il futuro della libertà, ha raccolto una piccola antologia di citazioni dai diari e dagli altri scritti del Che. Il quale nel gennaio del 1954, appena arrivato a Cuba, scriveva alla moglie di sentirsi “vivo e assetato di sangue”.C’è un aspetto poco noto che merita di essere descritto: il moralismo del Che. “Nel 1958 – scrive Vargas Llosa – dopo aver preso la città di Sancti Spiritus, Guevara cercò (senza successo) di imporre una sorta di shar’ia regolamentando i rapporti fra i sessi, l’uso dell’alcol e le scommesse informali”. Il tutto all’insegna di un puritanesimo che il comandante Che Guevara non si sognava neppure di applicare nella sua vita personale.

Chissà perché tanti ragazzi europei (ma anche tanti ultrasessantenni) sono finiti con l’innamorarsi dell’uomo sbagliato. In Argentina, dove Ernesto Guevara nacque nel 1928, tra i giovani è diventato un modo di dire: “Tiengo una remera del Che y no sé por qué” ( “Ho una maglietta del Che, ma non so per quale motivo”). Quantomeno, i loro coetanei argentini la domanda se la pongono.

PROTESTA POR LA VENTA DE CAMISETAS (T-SHIRTS)
CON LA IMAGEN DEL ASESINO CHE GUEVARA 

Fonte: http://members.aol.com/Guanabacoa/che.html 

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«Vi sono innumerevoli forme di oppressione, alcune più sottili delle altre, talvolta abbellite dal richiamo alla giustizia sociale, talaltra mascherate dalla scusa della sicurezza. Per questo, riconoscere e denunciare il subdolo meccanismo psicologico per mezzo del quale i nemici della libertà cercano di indurci ad accettare una servitù volontaria è uno dei compiti più urgenti del nostro tempo». Alvaro Vargas Llosa , Il mito Che Guevara e il futuro della libertà , Edizioni Lindau, 2007 )

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