Date storiche / Veltroni: noi siamo il nuovo

DATE STORICHE

 «Il nostro cammino inizia qui». Uolter : noi siamo il nuovo.

« Eccoli, i nuovi italiani. Sono così » –  agitando in alto il cuore, la politica e la morticina come una bandiera

 ROMA 14 Ottobre. Al quartier generale del tandem Walter Veltroni-Dario Franceschini, a piazza di Pietra a Roma, il nuovo segretario del Partito democratico aveva parlato davanti ai sostenitori che si erano radunati per festeggiarlo: “Questa è una serata che speravamo di vivere. 3,3 milioni di partecipanti sono per noi la notizia più importante”.

Era il 14 ottobre 2007 – “data storica che segnerà un punto fermo nella storia della democrazia italiana,” secondo Rosy Bindi – aperta e chiusa con le note di Jovanotti “Ho bisogno di te/ perché mi fido di te…”.

La colonna sonora non poteva essere offerta che da Jovanotti ( Io credo che a questo mondo/esista solo una grande chiesa/che passa da Che Guevara/e arriva fino a Madre Teresa ) .

Finito il ritornello, San Ualter riceveva il breve abbraccio dei suoi sostenitori ( “Ho bisogno di te/ perché mi fido di te…” ) e con un piccolo corteo si avviava a piazza Santi Apostoli per incontrare don Prodi, la beata Rosy Bindi e sant’ Enrico Letta.

Entrando nella pia sede dell’Ulivo, avrebbe sottolineato ancora una volta che “ Romano Prodi ed io abbiamo da dieci anni un rapporto a prova di bomba. Oggi abbiamo realizzato il sogno della nostra vita politica ”.

 Walter Veltroni (Lapresse)

MILANO, 11 e 59 di sabato 27 ottobre 2007.

 RITORNO AL FUTURO

 Cielo sereno, un ex polo industriale alla periferia nord di Milano diventato polo fieristico e così tanto hi-tech da sembrare quasi un terminal aeroportuale con sciami di persone capellone e signore un po’ hippie che vanno e vengono trascinando trolley. Colore predominante il verde, quello “vero” dell’erba che si vede sullo schermo televisivo.

Scorrono le immagini della Fiera di Rho-Pero , a Milano, dove si attende il discorso d’investitura di Veltroni a primo segretario del nuovo Partito democratico (Pd ).

Uolter arriva e tiene un discorso in cui in sintesi dice che "si è aperta una porta di speranza non solo per noi, ma per l’Italia. Spalancata da tre  milioni e mezzo di persone" che hanno votato alle primarie.

Insomma “il nostro cammino inizia qui ",noi siamo il nuovo";   e l’ “asse con Prodi " (vale a dire, come tutti sanno, questa traballante ossessione ) va bene così : “ irresponsabile voto ora.”

Tra l’altro parla di “ grande passo fatto per permettere al Paese di andare oltre, di proiettarsi verso il futuro."

Aggiunge, dopo una breve pausa: “Ma dobbiamo oggi progettare il passo ulteriore…" , o qualcosa del genere.

In conclusione ( ma forse è il discorso del 28 giugno al Lingotto di Torino, con tutte queste date storiche si fa un po’ di confusione)  chiede garbatamente di terminare il suo discorso con “ le parole pensate e scritte solo due mesi prima di morire  da una ragazza di quindici anni " che doveva andare in Africa con lui, ma che “ non c’è più"… Un brivido percorre la sala.

Insomma “Giulia” , così si chiamava la giovane corrispondente, è proprio morta. Però ha scritto “una lettera indirizzata ai suoi genitori nei giorni di Natale." – E certamente – vien da pensare – non è la storia della Piccola fiammiferaia della favola che in una fredda notte della fine dell’anno vola su in cielo dalla nonna perché indossa solo vestitini leggeri e non ha venduto neanche un fiammifero perché gente cattiva se ne sta a mangiare il tacchino caldo caldo sotto l’albero di Natale e non si cura dei ditini gelati e i geloni e quant’altro della povera piccola infelice che per riscaldarsi consuma fino all’ultimo fiammifero e poi muore sotto la neve che fiocca fiocca fiocca un attimino indifferente ingiusta e crudelissima eccetera.

Veltroni, il ciglio inumidito, si dà forza e coraggio, stringe i denti e legge la lettera della sventurata piccola italiana:

"Durante la malattia, devo ammetterlo, ho pensato spesso e volentieri di essere la persona più sfortunata del mondo, e per questo mi vergogno di me stessa e mi considero cattiva ed egoista. Non ho pensato che ci sono persone nel mondo che, oltre alla malattia, devono combattere contro fame e povertà. Per questo ho deciso di regalarvi (anzi, regalarci) un’adozione a distanza. Spero di avervi fatti felici. Mi dispiace di non avere un regalo che possiate scartare, ma spero così di lasciarvi sorpresi ."

"  Eccoooli, i nuovi italiani. Sono così. – esclama Veltroni  agitando in alto il cuore, la politica e la povera morticina come una bandiera, la nuova bandiera del Pd.

Quindi aggiunge, asciutto e composto: “ Sono i nostri figli, sono i nostri nipoti. A loro abbiamo il dovere di consegnare un’Italia unita, moderna, giusta."

Ha finito, anzi ha terminato. ( Forse qualcuno tra il pubblico si sarà pure grattato.)  In ogni caso, scoppia la stand ovation dei 2853 eletti alla prima Assemblea costituente del Pd, fra molta molta commozione, cori , saluti e baci anche alla morticina equa & solidale.

Non so se dopo un rinnovato e breve virile commosso abbraccio con i suoi sostenitori, non sia finita anche quest’oggi con le note di Jovanotti “Ho bisogno di te/ perché mi fido di te…", ma forse era Wonderful World…

Nota. Non prendo bene il canale e non sento esattamente cosa si dice oggi al TG3, qualche volta è meglio così.

LETTURA CONSIGLIATA:

La Piccola fiammiferaia

Una povera bambina camminava a piedi nudi per le strade della città.

La mamma le aveva dato un paio di pantofole, ma erano troppo grandi e la povera piccola le aveva perdute attraversando la strada…

su http://www.pinu.it/la%20fiammiferaia.htm

Oppure questi versi di Rimbaud, da Infanzia:

Che noia, l’ora del «caro corpo» e «caro cuore»!

E’ lei, la piccola morta, dietro i rosai. – La giovine mamma trapassata discende la scalca. – Il calesse del cugino stride sulla sabbia. – Il fratellino (è nelle Indie) là, davanti al tramonto, sul prato di narcisi. I vecchi che sono stati sepolti, in piedi, nel bastione delle viole.

 [… ]

Appoggio i gomiti sul tavolo; la lampada illumina vivissimamente questi giornali che sono tanto idiota da rileggere, questi libri privi d’interesse.

A una distanza enorme al disopra della mia sala sotterranea sorgono le case, si accumulano le brume. Il fango è rosso o nero. Città mostruosa, notte senza fine!

Meno in alto, vi sono fogne. Ai lati, null’altro che lo spessore del globo. Forse gli abissi d’azzuro, pozzi di fuoco? Forse è su questi piani che s’incontrano lune e comete, mari e favole.

Nelle ore d’amarezza, m’immagino sfere di zaffiro, di metallo. Sono padrone del silenzio. Perché mai una parvenza di spiraglio s’illividirebbe all’angolo della volta ? 

   Arthur Rimbaud

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