La pantera profumata

 POESIA
LA PANTERA PROFUMATA
Non sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili (Rm 8,26). 
Immagino che al momento di congedarsi il giovane ricco ( v. il post qui sotto) si sia ritrovato in uno strano vuoto. Non proprio un vuoto nichilista o nient’altro che un buco nella lingua, ma un vuoto come fresca traccia… l’odore e il segno del passaggio di un cacciatore e della preda…
L’amore non è un idillio, l’assenza è infinita, e il desiderio non è una cosa semplice. Forse il giovane sente, come un poeta o un innamorato, una continua e forte nostalgia di te.
Nel suo parlare umano, quasi delirante, oggi parla di te non più come di un maestro “buono”, se non buonista, ma come della “pantera profumata” di certe allegorie del Cristo che figurano nei bestiari medievali ( Physiologus e bestiario). E ti paragona alla poesia : una pantera splendida nell’immaginazione, che – come diceva Zanzotto in una intervista del 1981 in una scuola di Parma – se cerchi di normalizzare e standardizzare non si fa prendere neanche per la coda.  Ecco un desiderio più alto e più veloce della morte abituale.
Sarà pure un improvviso ed imprevisto scarto, ma dopo aver fatto sentire al giovane ricco il tuo profumo, balza su di lui come una pantera e travolgilo – ti prego, ti preghiamo… Non sei forse il suo Re dedito a una caccia rischiosa e irrinunciabile ?  
 
Batter my heart, three-personed God, for you
As yet but knock, breathe, shine, and seek to mend;
That I may rise, and stand, o’erthrow me, and bend
Your force to break, blow, burn, and make me new.
I, like an usurped town, to another due,
Labour to admit you, but Oh, to no end.
Reason, your viceroy in me, me should defend,
But is captived, and proves weak or untrue.
Yet dearly I love you, and would be loved fain,
But am betrothed unto your enemy:
Divorce me, untie or break that knot again,
Take me to you, imprison me, for I,
Except you enthrall me, never shall be free,
Nor ever chaste, except you ravish me.
 
Batti in breccia il mio cuore, o trino Dio; ché tu non hai fatto finora che bussare , spirare, splendere e cercar di emendare;
affinché io possa sorgere e drizzarmi, travolgimi ed avventa la tua possa su di me, a infrangermi, colpirmi, ardermi e rinnovarmi…
divorziami, sciogli o spezza quel nodo nuovamente, portami da te, imprigionami, ché se tu non mi fai schiavo, mai non sarò libero, né casto sarò mai, se tu non mi violenti ].
 John Donne (1572-1631), Poemi sacri, XIV
P.s.
A proposito del vuoto. "GUARDA QUESTA FINESTRA – dice Chuang -Tzu – NON È CHE UN BUCO VUOTO NEL MURO, MA GRAZIE AD ESSA TUTTA LA STANZA È PIENA DI LUCE".
 

Ma non ha raggiunto un amore
l’altissimo grado, se ancora 
ha cura di non esser veduto.
 
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