La Tovaglia

LA TOVAGLIA
di Giovanni Pascoli
 
Le dicevano: – Bambina!
che tu non lasci mai stesa,
dalla sera alla mattina,
ma porta dove l’hai presa,
la tovaglia bianca, appena
ch’è terminata la cena!

Bada, che vengono i morti!
i tristi, i pallidi morti!
Entrano, ansimano muti.
Ognuno è tanto mai stanco!
E si fermano seduti
la notte intorno a quel bianco.

Stanno lì sino al domani,
col capo tra le due mani,
senza che nulla si senta,
sotto la lampada spenta. –

E` già grande la bambina:
la casa regge, e lavora:
fa il bucato e la cucina,
fa tutto al modo d’allora.
Pensa a tutto, ma non pensa
a sparecchiare la mensa.
Lascia che vengano i morti,
i buoni, i poveri morti.

Oh! la notte nera nera,
di vento, d’acqua, di neve,
lascia ch’entrino da sera,
col loro anelito lieve;
che alla mensa torno torno
riposino fino a giorno,
cercando fatti lontani
col capo tra le due mani.

Dalla sera alla mattina,
cercando cose lontane,
stanno fissi, a fronte china,
su qualche bricia di pane,
e volendo ricordare,
bevono lagrime amare.

Oh! non ricordano i morti,
i cari, i cari suoi morti!
– Pane, sì… pane si chiama,
che noi spezzammo concordi:
ricordate?… E` tela, a dama:
ce n’era tanta: ricordi?…

Queste?… Queste sono due,
come le vostre e le tue,
due nostre lagrime amare
cadute nel ricordare! –
 
Immagine
Il Giorno dei Morti di William Bouguereau (1825 – 1905)
Fotografia di Goupil & Cie
.
P.s. Se  avete resistito alla lettura di Pascoli, specialmente al Liceo, da giovani, significa che amate veramente la letteratura.
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