Il debutto di Lady Ahmadinejad

CIRCUS ISLAMICUS
IL DEBUTTO DI LADY AHMADINEDJAD
Il sito de quotidiano turco Hurriyet aveva tempo fa pubblicata una rara e spettrale immagine della first lady della Repubblica islamica dell’Iran.
İşte İran'ın first lady'si
Della moglie di Mahmoud Ahmadinejad, simile a una specie di polipo nero, non si conosceva il nome. Si sapeva solo che era un’assistente tecnica, che aveva rinunciato al lavoro per il suo cocco e si era chiusa in casa dove trascorreva quasi tutto il suo tempo badando a prendersi cura dei suoi tre bambini, a cucinare bei pranzetti e a farsi bella solo per Mahmoud – occupato a tempo pieno a costruire la Bomba, a preparare la strada al madhi e a reprimere nel sangue le manifestazioni dei suoi oppositori e quelle per la libertà e la democrazia.
 Quando Azam al-Sadat Farahi – questo il nome della Lady che con ben altra classe ha preso il posto di Soraya e Farah Diba – si è presentata l’altro ieri a Roma al «First ladies summit» dei Paesi non allineati, alla vigilia del vertice Fao sulla sicurezza alimentare, la sorpresa è stata mondiale.
 Azam al-Sadat Farahi (Ap)
La voilà ! Chador nero e fascinanti occhiali scuri fumé, rimanendo al suo posto, Azam al-Sadat Farahi ha preso la parola per scagliarsi contro "il capitalismo e la politica dell’occupazione", principali cause della povertà nel mondo. "Oggi abbiamo bisogno di un nuovo modello di consumo. Dobbiamo promuovere il modello di consumo basato sui bisogni così come lo spirito di collaborazione, beneficenza e generosità", ha dichiarato la signora Azam, azzannando, pardon, azzardando come esempio l’esperienza della Repubblica islamica dell’Iran dove, ha aggiunto, "l’ispirazione religiosa ha effettivamente aumentato la sicurezza alimentare della famiglia", presumibilmente tramite l’imposizione poliziesca del Ramadan obbligatorio.
 Invitata dalla moglie del raìs egiziano Husni Mubarak a parlare della Palestina, invece di ripetere la nota minaccia a Israele, che “dovrebbe sparire dalla carta geografica”, si è limitata a deplorare quello che ha definito "un chiaro esempio di insicurezza alimentare e medica" che è quello degli abitanti della Striscia di Gaza.
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In effetti, a Gaza sta diventando difficile costruire ancora Qassam da lanciare senza discernimento , nascondendosi dietro le donne e i bambini, sulla vicina popolazione civile di Israele. E le bambine hanno qualche difficoltà nel reperire materiale per costruire cinture esplosive per i loro soavi cuginetti. Invece di fabbricare missili sprecando tutti quei soldi – donati dall’America, dall’Ue, dai paesi arabi, dal Papa e persino dai boy scout – sarebbe  meglio mettere frutta, verdura e bistecche nei piatti degli abitanti di Gaza, ridotta da Hamas a un avamposto dell’Iran e del jihad. "Ci aspettiamo di vedere una fine immediata di questa enorme oppressione. Chiedo alla signora Mubarak di seguire questa questione e dare voce alle donne e ai bambini oppressi di Gaza in tutto il mondo", ha detto la signora Azam .
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 Nel concludere il suo discorso strappalacrime, dopo aver donato alle colleghe un libro intitolato «La sicurezza e l’etica nella famiglia iraniana»( sicurezza ed etica salvaguardate, tra l’altro, dalla lapidazione delle adultere e l’impiccagione dei gay, oltre che dalle ronde dei pii guardiani e delle guardiane della Virtù  islamica & repressione del Vizio, cioè la polizia religiosa ) Lady Ahmadinedjad ha spiegato che nel suo Paese è in atto un progetto che prevede un forte supporto nella diffusione dei diritti delle donne, i cui mariti devono garantire cibo, vestiti, compreso il chador, e la casa.
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E’ certo che grazie ad Azam al-Sadat Farahi, a cui il marito garantisce anche le guardie per limitarne i movimenti, i diritti delle donne, in Iran e nel mondo, conoscono un periodo di grande diffusione.

Sui siti iraniani in farsi, tra i numerosi commenti degli ammiratori scossi da tanta lungimiranza e bontà,   qualcuno ha scritto che tra le pieghe del nero chador spuntava un bel nasone. Un po’ congestionato per la prima esposizione al pubblico, ma aureolato di molta spiritualità.

P.S.

Intanto, in occasione dei festeggiamenti dei cinquant’anni della bambola Barbie, una Barbie internazionale con il burqa sarà messa all’asta insieme all’originale Fiat 500 «shock car» dedicata proprio alla bambola più famosa del mondo e ad altri oggetti pensati da Kartell, Cesare Paciotti e Assouline.
Barbie col burka
 
la Barbie con burqa , al momento esposta alla galleria… «Il Serraglio» insieme a 500 Bar­bie nere vestite con altrettanti capi unici realizza­ti da Eliana Lorena “secondo diverse tipologie e culture femminili”, sarà in  vendita all’asta benefica battuta da Sotheby’s per «Save the Children».
Per Eliana Lorena, realizzatrice della bella pensata, si tratta di «una provocazione innanzitutto per la donna occidentale che si dice libera ma poi proprio libera non è e infatti vende il suo corpo e la sua immagine».
È un’operazione « molto molto colta — spiega l’assessore alle politiche giovanili Rosa Maria Di Giorgi — perché realizzata secondo lo stile di Palazzo Vecchio, e gestita dal Museo dei Ragazzi di cui la Mattel è sponsor».
«Si tratta di una specie di viaggio nel tempo — continua l’assessore Di Giorgi — con Barbie che cerca idee innovative per la moda e le trova nella Firenze del Cinquecento ».
Insomma – purché le “diverse Culture femminili”,  la Moda e specialmente il Mercato non ne soffrano – un cinico omaggio all’oscurantismo e un bel ritorno al Medioevo prossimo venturo, “la ummah di domani”.
Barbie afghanaBarbie Afghana

 Donna Iraniana
 

Donne d’Iran. Il pudore per forza
 

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