Memoria di Auschwitz

Memoria di Auschwitz

65esimo anniversario dell’apertura del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau

 
Twilight of the West [Abendland], Anselm KIEFER 1989

         "Noi veniamo dopo. Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz. Dire che egli ha letto questi autori senza comprenderli o che il suo orecchio è rozzo, è un discorso banale e ipocrita.

In che modo questa conoscenza pesa sulla letteratura e la società, sulla speranza, divenuta quasi assiomatica dai tempi di Platone a quelli di Matthew Arnold, che la cultura sia una forza umanizzatrice, che le energie dello spirito siano trasferibili a quelle del comportamento?

Per giunta, non si tratta soltanto del fatto che gli strumenti tradizionali della civiltà – le università, le arti, il mondo librario – non sono riusciti a opporre una resistenza adeguata alla bestialità politica: spesso anzi essi si levarono ad accoglierla, a celebrarla, a difenderla.
 
Perché? Quali sono i legami, per ora assai poco compresi, tra gli schemi mentali e psicologici della cultura superiore e le tentazioni del disumano?
Matura forse nella civiltà letterata un gran senso di noia e di sazietà che la predispone allo sfogo della barbarie?"

          (George Steiner, dalla Prefazione a Linguaggio e silenzio, Garzanti,   traduzione di Ruggero Bianchi, 1967).


"Il Rapporto Goldstone: un pericoloso fraintendimento"
Audio da Radio radicale >

Pierluigi Battista, Laura Mirachian,  Ambasciatore italiano presso l’ONU a Ginevra, il Prof. Dore Gold, ex Ambasciatore israeliano presso l’ONU di New York, il Generale Giovanni Marizza, ex vice comandante della forza multinazionale in Iraq, Enrico Pianetta,  Presidente dell’Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele e l’on. Fiamma Nirenstein. Tutto il convegno grazie a Radio Radicale >link: http://www.radioradicale.it/scheda/295639.


 


Convegno organizzato da

Questa voce è stata pubblicata in Varie e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

2 risposte a Memoria di Auschwitz

  1. anonimo scrive:

    Penso che moltissimi intellettuali contemporanei, anche raffinatissimi nel loro campo, sono prontissimi ad abbracciare, in ogni occasione, le più diverse "teorie del complotto", il cui modello sono i Protocolli dei Savi di Sion. E se questo è possibile, è possibile tutto il resto.

    un saluto
    Fabio

  2. giannidemartino scrive:

    L’ossessione nazista del grande complotto ebraico ha già contribuito alla guerra più sanguinosa della storia e alle persecuzioni di milioni di innocenti.  L’antisemitismo è una passione, e, come tutte le passioni, refrattaria al principio di realtà – contro cui non può che opporsi affabulando a gran voce che  « Il fine ultimo degli ebrei … dopo aver conquistato il mondo … è di strappare dalle mani del Signore molte stelle e galassie… ». ( Lo scrive un raffinato intellettuale iraniano, commentando i Protocolli).
    Il guaio è che finti complotti cosmici ispirano vere carneficine sulla terra, in piccoli ripostigli insanguinati e sordidi campi di sterminio.  Di fronte all’orrorre della shoah, ricordare che «gli uomini», come dice il Vangelo di Giovanni, «preferirono le tenebre alla luce », non è una consolazione…
    Il falso libello usato per calunniare gli Ebrei è, oggi, insieme al « Corano » e al « Mein Kampf » un best seller nei paesi islamici. Nel giorno della memoria dello sterminio  degli Ebrei in Europa, il sacrificatore Ali Khamenei, uno dei capi delle cosiddette teste pensanti della rivoluzione post khomeinista sul punto di dotarsi dell’arma atomica, celebra la shoah minacciando che "un giorno Israele sarà distrutto".
    Stando così le cose, ecco degli Ebrei costretti a doversi difendere ( sia pure infelicemente, come capita ogniqualvolta si è nella necessità di doversi difendere) dall’aggressività dei vicini. Dire che i vicini sacrificatori sono ottenebrati dal risentimento, dall’invidia e da quello che Girard – teorico della fondazione sacrificale delle culture umane – definirebbe  « rivalità mimetica », non so se potrebbe essere di qualche aiuto o utilità.
    In ogni caso, anche se gli Stati e le bandiere non mi piacciono troppo ( preferirei i sacchi a pelo, come quand’ero  più giovane…) –  c’è un solo modo per ricordare la shoah: essere per il diritto di Israele ad esistere felicemente.
     Un saluto
     

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *