Napoli/ Possiamo sbarazzarci della cattiva musica ?

 ELOGIO DELLA CATTIVA MUSICA ( 2)

POSSIAMO SBARAZZARCI DELLA CATTIVA MUSICA ?

Proust ha scritto “ Elogio della cattiva musica” * da giovane, negli ultimi anni del XIX secolo, e quindi non aveva potuto conoscere la spaventosa fioritura della musica commerciale per l’intrattenimento di massa. Lo scrittore francese si riferiva piuttosto alle romances e alle musiche da ballo, espressione del cattivo gusto dell’epoca.

Era una cattiva musica che scendeva più in basso possibile, ma che tuttavia doveva avere un minimo di forza e di felicità espressive per poter esistere e far ballare la gente. Proust la detestava, ma come la musica commerciale di oggi, non era da disprezzare perché non era poi così stupida. O meglio, era nello stesso tempo stupida e vera, come sono stupide e vere tutte le canzoni d’amore.

Quanto ai “rutti” di Mario Merola appena scomparso ( che so: “Serenata smargiassa”, “Guapparia” , “L’urdemo Emigrante”, “Tu Ca Nun Chiagne” o il patetico, stupido e vero “Zappatore”), al cattivo gusto si allea anche quella “cafonaggine” che consiste nell’esprimere nel testo e nella musica il sentimento nella sua realtà non mediata, credendo così di “essere se stessi” e di essere “sinceri”.

La credenza nella “sincerità in sé” , quasi sempre è una stronzata. E il sentimento “espresso” nella realtà non mediata scade nel sentimentalismo e nella crudeltà che è nel sentimentalismo.

La musica che ne deriva , dispensata nei vicoli e tra le vongole “veraci” e la monnezza di Napoli dalla mattina alla sera dai mezzi meccanici di riproduzione, costituisce l’abbrutimento quotidiano delle orecchie e dell’universo sentimentale, se non sentimentaloide, degli uditori.

Di più, essa esprime un rapporto con la società e con la storia di Napoli menzognero e una pseudo-umanità del tipo “ Dei guappi, dei guappi, noi siamo tutti dei guappi!”, oltre che un erotismo dozzinale dagli accenti che più che popolareschi o popolari sono piccolo-borghesi – tutto ciò ferisce le orecchie.

Il sentimento è sostituito dalla sentimentalità, la forza espressiva diventa pathos a buon mercato, l’humour una specie di cattiveria che sogghigna furbescamente e quasi automaticamente.

L’emergenza criminalità & rifiuti e l’orrenda decadenza di Napoli sembrano avere oggi come emblema le canzoni di Merola, e non solo. Sono canzoni stupide, pericolose e vere come lo è l’amore per Napoli e gli equivoci che comporta l’amore per Napoli – una città dalla quale si vorrebbe fuggir via, quando invece forse sarebbe più produttivo chiedersi come sfuggirle.

Come sfuggire a Napoli , alla chitarra , a un po’ di luna e ai “cavalli di ritorno” in ogni quartiere ? … “N’ammurate E Te”… Come sfuggire alla sua lingua, al suo accento e alla sua cattiva musica? Una musica che sarà anche stupida e vera, ma che alla fine non consola né gli emigranti, né i migranti, né i tanti disperati smargiassi che – tra una piccola o grande trasgressione e l’altra – ancora piangono “Lacreme napulitane” tra tanti morti , troppi rifiuti e l’insicurezza ormai di massa, collettiva.

Insomma, possiamo sbarazzarci della cattiva musica e quando ?

Forse quando i popoli non avranno più bisogno di postini, portatori di cattive novelle e del lutto che li colpisce.

 Da leggere:

Napoli, città perduta. Saviano: “E voi dov’eravate?” “ [ … ] Si parla di subculture, ma la musica dei neomelodici viene ascoltata in tutto il Mezzogiorno, anzi in tutta Italia, e alcune delle loro canzoni, tra cui quelle scritte da Lovigino Giuliano, il boss di Forcella, entrano nella hit parade, rimbalzano nei villaggi turistici, finiscono in tv come se fossero esistite da sempre e per tutti [ … ]. ” Il postino Roberto Saviano all’ “Espresso”, in :

 http://espresso.repubblica.it/dettaglio/E%20voi%20dove%20eravate/1436068&ref=hpstr1

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* Eloge de la mauvaise musique

– Marcel Proust –


Détestez la mauvaise musique, ne la méprisez pas. Comme on la joue, la chante bien plus, bien plus passionnément que la bonne, bien plus qu’elle s’est peu à peu remplie du rêve et des larmes des hommes. Qu’elle vous soit par là vénérable. Sa place, nulle dans l’histoire de l’Art, est immense dans l’histoire sentimentale des sociétés. Le respect, je ne dis pas l’amour, de la mauvaise musique, n’est pas seulement une forme de ce qu’on pourrait appeler la charité du bon goût ou son scepticisme, c’est encore la conscience de l’importance du rôle social de la musique. Combien de mélodies, du nul prix aux yeux d’un artiste, sont au nombre des confidents élus par la foule des jeunes gens romanesques et des amoureuses. Que de "bagues d’or", de "Ah! Reste longtemps endormie", dont les feuillets sont tournés chaque soir en tremblant par des mains justement célèbres, trempés par les plus beaux yeux du monde de larmes dont le maître le plus pur envierait le mélancolique et voluptueux tribut – confidentes ingénieuses et inspirées qui ennoblissent le chagrin et exaltent le rêve, et en échange du secret ardent qu’on leur confie donnent l’enivrante illusion de la beauté. Le peuple, la bourgeoisie, l’armée, la noblesse, comme ils ont les mêmes facteurs porteurs du deuil qui les frappe ou du bonheur qui les comble, ont les mêmes invisibles messagers d’amour, les mêmes confesseurs bien-aimés. Ce sont les mauvais musiciens. Telle fâcheuse ritournelle que toute oreille bien née et bien élevée refuse à l’instant d’écouter, a reçu le trésor de milliers d’âmes, garde le secret de milliers de vies, dont elle fut l’inspiration vivante, la consolation toujours prête, toujours entrouverte sur le pupitre du piano, la grâce rêveuse et l’idéal. tels arpèges, telle "rentrée" ont fait résonner dans l’âme de plus d’un amoureux ou d’un rêveur les harmonies du paradis ou la voix même de la bien-aimée. Un cahier de mauvaises romances, usé pour avoir trop servi, doit nous toucher, comme un cimetière ou comme un village. Qu’importe que les maisons n’aient pas de style, que les tombes disparaissent sous les inscriptions et les ornements de mauvais goût. De cette poussière peut s’envoler, devant une imagination assez sympathique et respectueuse pour taire un moment ses dédains esthétiques, la nuée des âmes tenant au bec le rêve encore vert qui leur faisait pressentir l’autre monde, et jouir ou pleurer dans celui-ci. ( Estratto da Les plaisirs et les jours", Capitolo XIII).

 

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Una risposta a Napoli/ Possiamo sbarazzarci della cattiva musica ?

  1. marzia scrive:

    Salve, approdo qua casualmente.

    Concordo solo in parte con la tua disamina della musica partenopea e non perchè io viva a Salerno da 51 anni, ossia dalla nascita.

    Detesto chi riduce Napoli al mandolino e alla pizza.Per meglio dire lo combatto.

    Ma non si può disconoscere l’opera di Di Giacomo, dello stesso Totò che ha creato “Malafemina”.

    Nè che il testo creato da D’Annunzio ( ‘A vucchella) sia solo frutto una sfida ( se non erro scritta al caffè Gambrinus ) e nulla più.

    Rimango una cultrice delle melodie del grande salisburghese.

    ‘Sera

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