SANGUE ITALIANO

13:44 –Nel filmato arrivato ieri all’emittente del Qatar al Jazeera “si vede soltanto Quattrocchi, non si vede nessunissima altra persona. Senza entrare nei dettagli, si vede Quattrocchi a cui viene sparato un colpo in testa. Poi, una piccola fossa accanto, e lo mettono lì dentro, dopo aver tolto il turbante con cui era avvolta la sua testa”. Lo ha detto Imad el Atrache, caporedattore della Tv.

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Le ultime parole pronunciate da Fabrizio Quattrocchi prima di morire

«Vi faccio vedere come muore un italiano»

ROMA – «Adesso vi faccio vedere come muore un italiano». Sono state queste le parole pronunciate da Fabrizio Quattrocchi subito prima di essere ucciso dai guerriglieri iracheni che lo hanno rapito. A riferirle è stato il ministro degli Esteri Franco Frattini, a margine di una conferenza. Fabrizio Quattrocchi è morto da eroe ha detto il titolare della Farnesina. «Sono stato autorizzato dalla madre e dalla sorella di Quattrocchi», ha detto il ministro, «a rivelare le ultime parole di questo ragazzo che è morto da coraggioso, direi da eroe. Quando gli assassini gli hanno puntato contro la pistola, ha cercato di togliersi il cappuccio e ha gridato “ora vi faccio vedere come muore un italiano” e lo hanno ucciso» ( Ansa).

DIES IRAE

Quantus tremor est futurus

Quando iudex est venturus,

Cuncta stricte discussurus!

Tuba mirum spargens sonum

Per sepulchra regionum

Coget omnes ante thronum…

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NAZISMO VERDE : NON ABBIAMO ANCORA TOCCATO IL FONDO


Non sarà facile. Il ripiego immediato sui valori cristiani e il pensare di rimettersi a cantare in gregoriano non ci salverà dalle acque.

Una gioventù verdeggiante di semplicioni, di acculturati e di semi-intellettuali animati da passioni guerriere emerge con violenza ed esplode sulla faccia del mondo in nome del Jihad dichiarato all’America e all’Europa e in azione ovunque, in Asia come in Africa e in Australia.

Non in tutta la gioventù del vasto mondo arabo-musulmana si è risvegliato il gusto del sangue. Anche se numerosi giovani possono essere attratti da esperienze radicali e dal fondamntalismo islamico, non tutti confluiscono in gruppi terroristi. D’altra parte, le organizzazioni terroriste hanno bisogno di poco personale. Ma è una sfida proveniente , complessivamente, da un mondo in piena effervescenza che conosciamo poco, mentre loro conoscono tutto, o quasi tutto, di noi.

E’ una sfida epocale, che ricorre anche al terrorismo ubiquitario e diffuso, che durerà decenni.

La necessaria risposta al terrorismo islamico e internazionale richiederà non solo la mobilitazione e la coordinazione unitaria di forze militari e di intelligence, ma anche risposte politicamente e culturalmente inventive, creative, produttive.

Con il Medio-oriente e specialmente con il Nordafrica – prossimo all’Italia per vicinanza geografica e profondità storica – occorrerà sviluppare soprattutto il dialogo, la collaborazione e l’amicizia con le forze sane di una cultura altra, nel riconoscimento del comune desiderio umano di evitare la sofferenza e realizzare modi di vita giusti e liberi, nel rispetto delle diversità e delle differenze reciproche.

Nel frattempo non si può negare che l’islàm che oggi occupa la scena è un islàm totalitario e aggressivo, una peste fondamentalista regressiva e jahidista che si configura essenzialmente come una guerra civile islamica fra musulmani, esportata anche in Europa.

Il nazismo verde non potrà mai vincere, perché pretendere al predominio del Sacro articolato alla Legge fissa e immutabile è una forma di follia totalitaria che urta contro la vita, e specialmente perché il nazismo verde procede con obiettivi e metodi fallaci e difettosi.

Anche se non vincerà, il nazismo verde è tuttavia determinato a mostrare, ancora una volta, quanto a fondo possa andare l’uomo, ed ha fatto e farà molto male ai musulmani, agli ebrei , agli occidentali e a chiunque si opponga alla propagazione del fanatismo maligno e dei potentati economici che lo appoggiano e se ne servono(gdm) .

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SOTTOMETTERE, TERRORIZZARE, UMILIARE

Il nazismo islamico e internazionale mira a umiliare, sottomettere e impaurire anche la fragile democrazia italiana. Ricorrendo al terrorismo ubiquitario e diffuso che sta ingannando i musulmani e cercando di distruggere il mondo libero, la peste verde si nutre di sangue italiano, oltre che di sangue israeliano, americano, spagnolo, europeo e del sangue di chiunque si opponga alla propagazione del fanatismo maligno.


Il testo inviato dagli assassini : «Ora toccherà agli altri tre»

Più volte Al Jazira ha mostrato in video il testo in arabo del comunicato con il «messaggio al popolo italiano» che i sequestratori hanno inviato insieme con il video dell’uccisione dell’ostaggio.

«Abbiamo ucciso uno dei quattro ostaggi nelle nostre mani – dice il messaggio trasmesso da al-Jazira – allo scopo di dare una lezione(…). Vi chiediamo ancora una volta di ribellarvi contro i vostri governanti e di rifiutare questa guerra ingiusta contro di noi, in modo che noi possiamo proteggere i vostri cittadini. Aspettiamo questo da voi, altrimenti li uccideremo uno ad uno».

Il messaggio è firmato da “Al katiba al khadra”, il sedicente «Gruppo della Falange Verde. Le Falangi di Maometto, profeta di Dio». L’esecuzione dell’italiano tramite due colpi di pistola in direzione della tempia sinistra della vittima, rivela però un assassinio di tipo laico-saddamita, non conforme all’interpretazione fondamentalista della sharia che prevede la messa a morte dell’ “infedele” o del musulmano “apostata” tramite sgozzamento. Si tratta quindi di assassini professionisti. Un altro particolare è “il turbante con cui era avvolta la testa”. Si tratta presumibilmente della kefiah, un telo bianco o a quadri come quell’orrenda cuffia palestinese fermata attorno alla testa da un cordone.

Dopo l’attentato ai militari italiani caduti a Nassriya, l’uccisione dell’ostaggio civile italiano Fabrizio Quattrocchi – trucidato in Irak da una sedicente “resistenza” orchestrata da al-Qaeda – il jihad ora raccoglie gruppi saddamiti, sciiti e sunniti wahabiti, provvisoriamente alleati per far fallire la ripresa dell’Irak. E’ una fase banditesca di una lunga stagione di perfidie, di paure e di barbarie organizzata, ce ne saranno altre.

( Nel frattempo, sarà anche policamente scorretto dirlo, ma mi è venuto un vero e proprio senso di nausea per la kefiah. Piace molto ai ragazzi dei centri sociali e piaceva anche a Pasolini, anche lui – come numerosi intellettuali italiani innamorati della cuffia di Arafat – sempre innamorato dell’uomo sbagliato e sedotto dalla barbarie).

Le democrazie dovranno attrezzarsi anche moralmente a non accettare “lezioni” dal terrorismo.

Chi ama le libertà e ancora gode della fragile felicità che resta, se non vuole contribuire alla perdita nichilista della bellezza, della giustizia e della speranza – tenace, in Europa, come le erbacce dei cimiteri – forse dovrebbe reimparare a pregare e ritrovare unità e consapevolezza del comune destino.

E’ , il nostro, un secolino per sempre sfregiato dalla crisi del mondo arabo-islamico in pieno marasma e dagli omicidi in nome di Allah. Che un Dio amico benedica e protegga il nostro popolo posto di fronte all’estremo del terrrorismo e del disumano. E sia reso onore al lavoro dei nostri connazionali e dei soldati nella causa della libertà, della giustizia e della pace.

AGGIORNAMENTO 17 Aprile 2004

Si teme per la sorte degli altri tre giovani ostaggi italiani minacciati di morte.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/04_Aprile/17/pop_parenti.shtml

Il messaggio dei parenti degli ostaggi trasmesso da al-Jazira

La supplica dei familiari
per Al Jazira
«Siamo i parenti dei tre ragazzi che avete con voi, siamo gente semplice come voi e ci rivolgiamo alla vostra coscienza religiosa di credenti in Dio chiamato diversamente dal nostro ma con molte radici in comune, un Dio che rispettiamo. Noi temiamo che il gesto che voi minacciate di compiere possa rivelarsi inutile e controproducente per la causa che voi sostenete. I nostri ragazzi sono partiti alla ricerca di un lavoro senza alcun altro motivo ideologico, anche voi siete genitori e potete capire la nostra angoscia. Risparmiate la vita dei nostri ragazzi che non hanno nulla a che fare con la politica. Vi supplichiamo, fateli tornare a casa al più presto».

E’ possibile che la regia politica che presiede ai sequestri in Iraq si renda conto, sofisticata com’è, che aver spettacolarizzato il barbaro trattamento dei tre ostaggi giapponesi, con il coltello puntato alla gola, e poi la brutale esecuzione di Fabrizio Quattrocchi, rischia di disgustare non solo gli occidentali o gli asiatici, ma l’intero universo mondo, compresi gli stessi musulmani più sensibili e riflessivi.

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LA PESTE VERDE

ROMAGli ostaggi italiani sono “amici del diavolo” per questo “li sgozzeremo”. Lo hanno detto i suoi sequestratori iracheni al giornalista francese Alexander Jordanov, liberato il giorno dell’esecuzione di Fabrizio Quattrocchi.

“Gli italiani sono amici del diavolo per questo li sgozzeremo” . Per uccidere a freddo un altro essere umano, occorre prima considerarlo non-umano e percepirlo come un “animale”, un “ingrato verso Allah” ( kuffar) o un “satana”. C’è un proverbio inglese che dice: ” Da’ un brutto nome al tuo cane e poi uccidilo”. Per un islamico integralista chi non si sottomette al “predominio di Allah” è un’entità disprezzabile fino all’asservimento o alla morte.

L’islam politico intende sottomettere e umiliare, e sembra aver dimenticato che, durante il nostro Medio-Evo, furono proprio le correnti musulmane che per poco riuscirono a tenere a bada l’ottuso legalismo islamico a contribuire all’avvento dell’umanesimo. L’islam politico e globalizzato ha ridotto l’islàm a poveri slogan regressivi e lunatici. Ed è pronto a mostrarci quanto l’islàm sia malato e quanto l’essere umano può sprofondare.

Il pericolo maggiore non è rappresentato solo dai suicidi-killer sugli autobus, nella metropolitana , nei supermercati e nei condomini delle città dell’Europa post-nazionale , ma da attacchi chimici e batteriologici – ormai dietro l’angolo.

  Le armi chimiche sono più facili da ottenerere della messa a punto dell’atomica islamica, un pericolo che è meno facile, ma non impossibile, nascondere.

Gli assassini lunatici islamici e internazionali non hanno ancora raggiunto il fondo. Ma nessun essere umano, per quanto ideologicamente abbagliato, spietato e intossicato dall’odio , è – alla fine, dopo l’orrore e il risveglio alla dura realtà – totalmente insensibile al dolore o alla felicità degli altri esseri umani.

O perlomeno è questa “simpatia” che dopo le catastrofi fa sembrare il cielo più ampio e lega le creature viventi , rendendo possibile la ripresa della vita sociale, della civiltà e della cultura. Anche per questo, in piena decadenza com’è, preda di affabulazioni e con obiettivi e metodi fallaci e difettosi, la galassia terrorista islamica e internazionale potrà fare molto male e sfregiare per sempre questo secolo, ma non potrà mai vincere.

Nel frattempo, occorre prepararsi, anche moralmente, al peggio e non trattare la dura realtà di questa Terza guerra mondiale “asimmetrica”, ubiquitaria, diffusa ed unilaterlmente dichiarata come se fosse un sogno o solo un incubo che passerà presto.

L’islàm malato e in pieno marasma ci ha portato la cattiva novella, per quanto possa sembrare inaudita è proprio così : la peste verde è peggio del nazismo – ma molti non ci credono ancora, nonostante le bombe e il sangue che gronda dai televisori e dai muri della casa comune – oppure ci credono solo di tanto in tanto. Proprio come avveniva durante l’ascesa sfolgorante della peste bruna.

Con la differenza che allora il nazismo era rappresentato da uno Stato europeo, la Germania percorsa da una gioventù entusiasta e da sogni di rivincita, la patria di Goethe che molti stentavano a credere potesse cadere così in basso, mentre oggi il nazismo verde, islamico e internazionale,è un cancro medio-orientale in piena effervescenza e metastasi. La malattita attraversa molti stati e le masse arabo-islamiche in piena espasione demografica, ed è fomentata dai potentati economici arabo-islamici che credono di poter trarre sofisticati vantaggi dalla prassi del terrorismo maligno che oggi sfida gli Stati Uniti, Israele e l’Eurasia, dilagando anche in Africa – che però è un cancro a scoppio ritardato, più lento del cancro arabo-islamico.

Si tratta di una malattia latente, con periodi di remissione e di espansione virulenta, che ha attraversato i secoli , si è frapposta con la spada tra l’Europa cristiana e l’Asia Induista e buddhista, distruggendo, impoverendo e rendendo lunatici, analfabeti e disperati i popoli colonizzati e sottomessi in nome del predominio di un Dio dai tratti astratti e violenti, una specie di Moloch allucinato o di Saddam Hussein cosmico che non conosce sconfitta, non riconosce la realtà, ma sogna solo e sempre la Vittoria, ad ogni costo.

Il malato conosce fasi di grande esaltazione, ma poi, sconfitto dalla realtà delle cose, non si riconosce nella sua stessa storia e cade in una terribile depressione, incolpando “ebrei” , “crociati” e “apostati” della propria malattia. Lentamente si riprende, in un suo mondo che egli ha ridotto a uno stato di beduinizzazione generalizzata. Legge qualche libro scritto dai wahabiti o dai Fratelli musulmani, studia in una università occidentale, impara ad usare il computer senza essere stato capace d’inventarlo, e diventa un semiletterato, un intellettuale arabo-islamico in crisi d’identità e di valori.

Per esaltarsi di nuovo, il fessacchiotto non ha che da ritrovare la propria identità di islamico puro e duro nella moschea costruita con i soldi del Comune, ritornando alle origini, come una specie di feto allucinato nel cerchio dei fratelli e della grande Umma. Al malato, che nel frattempo esce dalla moschea con gli occhi iniettati di sangue, dopo la predica dell’imam, oppure si è imbottito di esplosivi per far saltare qualche autobus, occorre naturalmente parlare con moderazione, non bisogna fare arrabbiare né i terroristi né i suoi fratelli in crisi d’identità personale ed epocale. E neanche mostrare loro donne senza veli e tutte quelle tette e quei culi che si vedono da noi, sennò quei cazzoni vanno fuori di testa.

Ma è proprio quando li si disprezza che ci si vela gli occhi, si gira la testa altrove e non si dice ai musulmani la verità. Naturalmente, più si cerca di blandirli, di togliere i crocefissi dalle scuole, di abolire la domenica come giorno festivo per dar loro il Venerdì, e si prepara loro un buon pasto senza mortadella in nome del “politicamente corretto”, del multiculturalismo d’accatto e del nostro “buon cuore”, più si rischia di farli arrabbiare e di farne esplodere qualcuno, in genere il più idiota del gruppo dei fratelli, a corto circuito.

AGGIORNAMENTO, 18 Aprile 2004

ULTIME NOTIZIE DAL JIHAD

Nel frattempo – gongolando per il vile destino che ci viene riservato dai suoi fratelli in Irak – Nemer Ammad, il rappresentante di Arafat in Italia – dice oggi alla stampa che il tono dei familiari degli ostaggi nella supplica trasmessa da al-Jazeera va bene. Occorre parlare ai sequestratori, dice Nemer Ammad, ” con moderazione”.

The Media in the War on Terror

Gli assassini e i prepotenti hanno – e non solo in queste ore difficili e delicate – il coltello dalla parte del manico… Il “consiglio” che Nemer Ammad ha voluto offrire agli italiani non poteva essere che quello di parlare sottovoce e di abbassare un pochino di più la testa…

Speculando sulla speranza e sull’angoscia che ci attanaglia tutti, bussa alla porta dei talk show televisivi anche l’imam di Porta Palazzo, a Torino , Bouriqui Bouchta. Già al centro delle cronache per le sue posizioni a favore del terrorista islamico Osama Bin Laden e per aver organizzato collette per finanziare il gruppo terrorista Hamas, ora si offre gentilmente di parlare lui ai sequestratori degli italiani in Irak, attraverso i telegiornali e le catene televisive arabe come al-Jazeera, la voce del Jihad.

Sarebbe un fatale errore credere di poter acquistare sicurezza e pace dai terroristi accettandone le “lezioni” e standosene tranquilli. Così come farsi “proteggere” da gruppi di musulmani da altri musulmani, riconoscendo in tal modo lo statuto di dhimmi a cui l’islàm mira a ridurre gli “infedeli”, ovvero i “kuffar” – gli “ingrati verso Allah”, come polemicamente in lingua araba vengono chiamati i non-musulmani. Non a caso alla dominazione e al colonialismo arabo-musulmano in Sicilia dobbiamo la parola mafia e la sua pratica radicata e diffusa nella vita di ogni giorno degli Italiani: prima di attaccare lo Stato e dividere il paese la mafia umilia la vita quotidiana delle persone.

Quelli che cercheranno di fare qualcosa per gli ostaggi presumibilmente avranno a che fare anche con le lungaggini dell’islàm mercantile e con una direzione politica dei sequestri in Iraq che tenderà a ricavare vantaggi politici – com’è avvenuto dopo la strage M11 con gli spagnoli zapateri.

 

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