LA “RETTA VIA

In un messaggio diffuso su internet ( http://www.islamic-minbar.com/forum/), le sedicenti “Brigate Abu Hafs al Masri-al Qaeda” hanno preannunciato “una guerra sanguinosa” contro l’Europa. “Faremo tremare le città dell’Europa e cominceremo con te, Berlusconi, e lo faremo finché non tornerai sulla retta via”.
“Dopo che la tregua decisa dal nostro sceicco Osama Bin Laden e’ scaduta, e non essendo voi ritornati sulla retta via, dichiariamo guerra contro di voi e contro i vostri popoli muti, il cui silenzio prova il fatto che vi appoggiano”, aggiunge il comunicato apparso su un sito islamico ( vedi – I siti web islamici e i loro sistemi host )

Le cellule integraliste islamiche che si dicono legate ad al Qaeda hanno poi lanciato via internet nuove minacce all’Italia e ad altri Paesi europei

“Non esiteremo a spargere altro sangue in tutte le parti d’Europa, a Roma e altrove, fino a quando vi saranno Paesi che si muoveranno nell’orbita della guglia dello scetticismo [della miscredenza] , l’America”, si legge in una dichiarazione datata 30 luglio e firmata dalle ‘Brigate Abu Hafs al-Masri’.

“Da qui, dall’Italia, dalla Gran Bretagna, dalla Bulgaria e da tutti i Paesi europei avvertiamo tutte le nostre unità di prepararsi a entrare in battaglia”, prosegue il messaggio.

D’altra parte, nella relazione semestrale che i servizi segreti italiani hanno consegnato, il 30 luglio, al Parlamento si legge che il terrorismo islamico “è un nemico in costante crescita”, alla ricerca di nuovi sistemi per procurare il maggior danno possibile ed ampliare l’effetto del terrore, non escluso l’utilizzo di armi chimiche-batteriologiche o radiologiche.

La nostra intelligence sottolinea anche che il rischio di attacchi arriva sia dall’azione di commando esteri, sia da cellule presenti nel Paese. In proposito, si segnala il ruolo delle moschee, «centri propulsori dell’attivismo militante». In particolare vengono citate quelle di Milano e Cremona, «quest’ultima evidenziatasi per la continuità in chiave radicale degli imam che si sono avvicendati sin dal 1998».

OSSERVAZIONI

Presi di mira gli europei, a meno che non ritornino sulla “retta via”.

Sirat al moustaqim, retta vita, è espressione coranica dalla Sura I detta Al-Fâtiha l’Aprente, perché essendo la prima sura si trova ad apertura del Corano.

Surah Al-Fatihah (The Opening)

Nella versione fondamentalista, così come in quella jahidista, “retta via” significa la via di un islam inteso come verità unica, al di fuori della quale non vi è che errore, miscredenza e ingratitudine, la cui guglia o sommità sarebbe rappresentata dall’America – il Grande Satana.

La tendenza all’esclusione, presente in ogni monoteismo, è aggravata dai processi di trasformazione che il mondo patriarcale tradizionale islamico ha conosciuto da mezzo secolo, sconvolgendo in maniera inedita tutti gli ancoraggi della civilizzazione arabo-islamica e lasciando emergere una cesura nella struttura del soggetto.

Alla base delle manifestazioni visibili, gli effetti inconsci di una tale cesura hanno portato a una regressione verso l’a-temporalità della lettera e modificato i regimi della ragione e della follia.

In soggetti in crisi d’identità, l’aggrapparsi alla lettera e l’evacuazione della metafora così come dell’esperienza storica genera un vero e proprio marasma paranoico-sacrificale. In questa ottica, il codice operazionale jahidista si troverebbe alla lettera nel Sacro Corano e Allah sarebbe il più grande stratega.

La Sura I detta Al-Fâtiha – l’Aprente, può essere contestualizzata e letta in molteplici modi, compresi i modi inclusivi o esclusivi. La lettura fondamentalista, sulla base di una tradizione che rifiuta ogni aggiornamento e dalla cui decomposizione è nato il nazi-teo-scientismo islamico che occupa la scena, è aggressivamente e fondamentalmente esclusiva.

Bismillah Ar-Rahman Ar-Raheem
Al-hamdu lillahi Rabb il-‘alamin
Ar-Rahman Ar-Raheem
Maliki yawmi-d-Din
Iyya-ka na’budu wa iyya-ka nasta’in
Ihdina-sirat al-mustaqim
Sirat al-ladhina an’amta ‘alai-him
Ghair il-Maghdubi ‘alai-him wa la-d-dallin

Ecco, ad esempio, la traduzione proposta dall’ Ucoii  ( Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia) nella versione a cura di Hamza Piccardo pubblicata da Edizioni Al Hikma (1994) e da Newton & Compton Editori ( Roma, 1996):

In nome di Allah , il Compassionevole, il Misericordioso

2 La lode [appartiene] ad Allah , Signore dei mondi,

3 il Compassionevole, il Misericordioso,

4 Re del Giorno del Giudizio .

5 Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto.

6 Guidaci sulla retta via,

7 la via di coloro che hai colmato di grazia , non di coloro che [sono incorsi] nella [Tua] ira , né degli sviati.

In nota, l’ultimo versetto, il versetto 7, viene così commentato :

«In questo ultimo versetto è contenuta l’affermazione che già prima della rivelazione del Corano la misericordia dell’Altisimo era operante tra gli uomini, producendo comportamenti fortemente illuminati dalla fede e guidati dal timor di Allah (gloria a Lui l’Altissimo). Secondo un commento di Ibn ‘Abbas (che Allah sia soddisfatto di lui) ” coloro che hai colmato dei Tuoi doni” sono i Sinceri (siddiqûn), quelli che hanno avuto il martirio testimoniando la fede (shuhadâ), i Devoti (salîhûn) ».

Alla fine della nota, a p. 25 dell’edizione Newton & Compton si legge:

« At-Tirmidhi da ‘ Adi ibn Hatim: l’Inviato di Allah ( pace e benedizione su di lui) disse: “ ‘ coloro che… nella Tua ira’ sono i giudei e “ coloro che… sono sviati” sono i cristiani”. Ahmad Ibn Hanbal: “ Un tale chiese all’Inviato di Allah ( pace e benedizione su di lui): “ O Inviato di Allah, chi sono ‘ coloro che sono [sono incorsi] nella Tua ira?’ “. Rispose:” ‘ I giudei ‘ ”. “ E chi sono gli sviati?”. Rispose : “ ‘ I cristiani’ “».

Alla luce sinistra di una tale nota i versetti 6 e 7 possono essere letti e compresi così:

6 Guidaci sulla retta via ( ovvero quella di un sistema dottrinario, spirituale e legale islamico che conduca gli individui e le masse attraverso questa prova terrena fino al premio dell’Altra Vita)

7 la via di coloro che hai colmato di grazia [ fra cui gli shuhadâ , i martiri-killer] , non di coloro che [sono incorsi] nella [Tua] ira [ gli ebrei, l’ “entità sionsta”, lo Stato d’Israele ] , né degli sviati [ i cristiani, i “crociati”, i Paesi che si muovono nell’orbita della guglia della miscredenza, l’America].

IL TERRORE ALL’OMBRA DEL CORANO

In effetti, oltre a al-Tirmidhi (d. 892), esiste tutta un’esegesi che ricollegandosi a una tradizione rimasta fissa al medio-evo e immuta afferma che con l’espressione Ghair il-Maghdubi l’Altissimo indica gli ebrei ( “Yahud”). Hamza Piccardo afferma che una tale esegesi si ricollega fedelmente alla tradizione. L’esegesi non è la teologia, né tantomeno una lettura critica oppure un’ermeneutica spiritualmente significativa. Qui “fedeltà” alla tradizione implica un rifiuto della metafora, del simbolo e di un’interpretazione storicamente contestualizzata e spiritualmente innovativa.

La conseguenza di questo tentativo bigotto di annullare il tempo è il sole di un islam sempre fisso allo zenith e apparentemente senza ombre. La scrittura si pretende perfetta, senza vuoti di senso o dubbi: una guida letteralmente infallibile che passa accanto alla differenza che è nelle parole e alle differenze nella differenza. Nel rifiuto della metafora, della poesia, dell’arte, della complessità e del lavoro della cultura si annida, ancora una volta, la tirannia.

Newton & Compton Editori, Roma 1996, pp. 608, Lire 9.900

La predicazione di una credenza che si pretende immacolata e come fusa in un sol blocco comporta la diffusione di un islam fisso e contratto, denso di ambiguità che si pensa di risolvere abbandonandosi a una semplicistica metafisica estroversa, ad affermazioni perentorie e all’autoassunzione di un compito immaginario: quello di purificare l’universo mondo fino al sacrificio della propria vita e di quella degli altri sulla retta via di un Dio unico dai tratti astratti e violenti.

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Delle molte storie della civilizzazione islamica e delle sue ricche e articolate spiritualità non restano che i poveri slogan di una religione decomposta e ricomposta in maniera semplicistica e globalizzata nei modi del nazi-teo-scientismo-islamico che oggi occupa la scena.

Roberto Hamza Piccardo, il segretario dell’Ucoii con un passato nell’estrema sinistra, ha del resto più volte rilasciato dichiarazioni ambigue e sinistre, fondate su una scelta selettiva dell’esegesi tradizionale. Eccone una dichiarazione sul terrorismo suicida: «Le operazioni di martirio che i palestinesi compiono ora nei territori occupati per liberarsi dall’oppressione, sono il grado più alto nel Jihad, e la morte nel compiere queste operazioni è considerata la forma più alta in assoluto di martirio. Nessuno può dire che la resistenza con tutti i mezzi possibili contro l’occupazione è un fatto illegittimo. È sbagliato, altresì, il tentativo di confondere il “martirio” con il “suicidio”, perché il suicida è un disperato a causa della sua vita, mentre il martirio è un atto eroico compiuto da una persona che sacrifica la sua anima sulla retta via di Dio per difendere se stessa, la patria, la comunità, la dignità, l’onore, la religione e i luoghi sacri» ( da: “Libero”29 ottobre 2002 , fonte: http://www.amislam.com/martinez.htm).

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La questione è in che misura una democrazia può tollerare non solo gli intolleranti ma anche gli ideologi delle uccisioni di civili ad opera dei martiri-killer.

I sostenitori delle uccisioni di civili come “obbligo religioso” rappresentano, di fatto, le quinte colonne di un totalitarismo che opera con perfidia e pretende di prendere in ostaggio l’islàm e i musulmani stessi in una percezione estremista e allucinata della realtà.

Il linguaggio religioso è un utile strumento per gli islamisti. Serve a rinforzare l’identità del gruppo. Quelli che non vi appartengono sono dei kuffar, dei miscredenti la cui esistenza impedirebbe il “Noi” della comunità d’essere lo stesso. Pertanto non si esita a proclamare la distruzione del proprio dell’altro, a volergli togliere ogni umanità, per lasciarlo nella nudità dell’animale scuoiato oppure per annetterlo.

I capi delle cellule criminali para-religiose sono dei califfi o degli emiri. I terroristi sono dei mujahidin e i martiri-killer sono degli shahada. Questi vecchi termini esistenti nel diritto musulmano danno una patina di sacralità a un progetto politico dagli obiettivi allucinati e dotato – benché ben finanziato – di metodi crudeli e fallaci che lo portano al suicidio confuso con l’ odio genocidario e con il gorgo vuoto del godimento identitario.

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«Allah Akhbar!». L’invocazione «Allah è il più grande», urlata e ripetuta, singolarmente e collettivamente, accompagna il barbaro sgozzamento e decapitazione del giovane americano Nick Berg.

Non esiste alcuna religione al di sopra della verità, della giustizia e del senso della comune umanità. D’altra parte l’islam non è una religione nel senso occidentale del termine ( religio), bensì din, che vuol dire “debito”: un debito nei confronti dell’Onnipotente non può che essere infinito… A meno che non intervenga una intermediazione, una remissione, oppure un compromesso ( “compromesso” è un termine che, non a caso, non esiste nella lingua araba…).

Le minacce apparse nei siti che si dicono vicino a al Qaeda riprendono una tradizione “anti-imperialista”, solo che questa volta le crudeli esazioni e le bombe – anche umane – vengono giustificate e messe in nome della shari’a. L’annuncio della creazione di un Fronte islamico mondiale, nomadico e deterritorializzato, di lotta contro i giudei e i crociati, da parte di bin Laden e Zawahiri, i due sceicchi, fin dal 1988 ha dato il tono. E la “guerra sanguinosa” che viene annunciata contro l’Europa ne è la conseguenza.

Non in reazione all’impegno dell’Italia, della Gran Bretagna, della Bulgaria e di altre nazioni per ridare stabilità e pace all’Irak, bensì per un progetto aggressivo che trova la sua giustificazione sacrale nel letteralismo ed è destinato a durare lunghi anni e a fallire: non prima però di aver dimostrato, ancora una volta, quanto in basso possa sprofondare l’uomo cosiddetto civilizzato quando smarrisce i propri punti di riferimento nella realtà e crede di trovarli nell’ atemporalità della lettera che uccide. Una lettera che gli islamisti debbono ai tradizionisti , ovvero ai morti che li governano e che viene scambiata per il messaggio dell’Eterno. Proprio come sempre.

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da La visione apocalittica

di Emanuele Ottolenghi

… La dicotomia tra barbarie e regno di Dio rivive la storia come un continuo scontro tra forze del bene e del male, dove il male periodicamente torna ad attaccare l’islam. Non esiste differenza tra i bizantini del Settimo secolo, i crociati del Dodicesimo, i napoleonici del Diciannovesimo, l’impero britannico e i sionisti del Ventesimo, o gli americani del Ventunesimo. Sono tutti crociati, reincarnazioni storiche di un unico filo conduttore al di fuori del tempo, espressione del male da contrastare. Per i fondamentalisti esiste un complotto giudaico attraverso la storia, che ha inizio nell’opposizione delle tribù ebraiche d’Arabia al Profeta. Tayymyia non a caso tuonava contro gli ebrei e invocava leggi molto più dure contro di loro di quanto non si fosse praticato fino ad allora. Oggi, quell’ostilità verso l’ebreo si rifà al falso dei Protocolli, e alla ossessiva convinzione (condivisa anche da certi occidentali) che esista un complotto mondiale ebraico che tiene le fila del potere e lo scatena in un’ennesima crociata contro l’islam. Ebrei e crociati: due faccie di uno stesso nemico che si ripresenta in un continuo scontro tra il bene e il male nella storia, letta in una chiave temporale lontana dalla logica secolarizzata dell’Occidente. Per questo Bush viene equiparato a Hulagu Khan da Saddam Hussein, per evocare la devastazione di Bagdad a opera del condottiero mongolo nel 1258. Il passato e il presente sono la stessa cosa, gli infedeli alle porte sono gli stessi, la storia si ripete ciclicamente. Ecco perché, di fronte all’inetta resistenza alla penetrazione occidentale dei regimi, i fondamentalisti oggi oppongono una strategia di esportazione del Jihad contro gli apostati ai loro alleati infedeli. La loro sconfitta farà crollare i regimi apostati, permetterà di ristabilire l’islam purificato delle scorie pagane e porterà la luce della rivelazione nel mondo alla fine dei giorni. Visione apocalittica che vien confermata da un dato sconcertante ma spesso trascurato: né bin-Laden né i suoi seguaci hanno chiarito la loro visione politica che seguirebbe la vittoria. La loro lotta non è uno scontro terreno, ma parte di un piano divino il cui compimento coincide con la conflagrazione cosmica della fine dei tempi. Non c’entra allora la Palestina, né la povertà è il fattore che spinge i «diseredati» a unirsi alla rivoluzione. Queste sono correlazioni causali spurie che derivano da una visione razionale ed economicista del mondo, tipica di una cultura illuminista e secolarizzata come quella occidentale. Ma è nella saldatura tra crisi e declino dell’islam di fronte all’avanzare della modernità, nei suoi risvolti socio-economici, politici cosí come religiosi, che si incaglia la visione ottimista della ricetta meccanicista di chi sostiene le riforme in Medio Oriente come toccasana dei suoi mali. Non sarà insomma la promessa di un lavoro e un computer per tutti, o di uno staterello palestinese a risolvere il problema. Lo scontro è teologico, le difficoltà socio-economiche ne sono i sintomi, non la causa… “ Fonte: Islam Radicale, Islam Moderato: male e cura o realtá e fantasia
La gabbia dell’autoriforma. Di Emanuele Ottolenghi. Apparso su Liberal, Anno IV, Numero 23

Link:

PDF]- Terrorismo per franchising

Intervista a Stefano Dambruoso, fonte: www.aspeninstitute.it

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