Non piangete per Arafat
di
Massimo Introvigne
(il Giornale,
11 novembre 2004)
Ci dispiace, ma proprio non ce la sentiamo di unirci al coro funebre che canta le lodi di Yasser Arafat. Dei morti non si dovrebbe dire che bene, ma in un momento politico così delicato bisogna anche evitare di dire bugie.
Non è vero che con Arafat scompare il padre del popolo della Palestina. Se il popolo palestinese dei Territori resta uno dei più poveri del mondo, la colpa è in buona parte di Arafat e della sua avida famiglia. Secondo la Cnn gli Arafat – negozianti e piccoli impiegati quando comincia l’ascesa di Yasser – sono tra le venti famiglie più ricche del mondo. Arafat e una quarantina di familiari – moderna versione di Alì Babà e dei quaranta ladroni – sono più ricchi di molte dinastie imprenditoriali europee. Personalmente, Yasser Arafat era il sesto capo di Stato o di governo più ricco del pianeta secondo la rivista Forbes: subito dopo la regina Elisabetta ma molto più avanti di Silvio Berlusconi.
Da dove vengono questi soldi? Non più dall’Arabia Saudita, che da tempo ha tagliato i fondi ad Arafat e preferisce sostenere Hamas. Il grosso viene dall’Unione Europea, che negli anni 2000 ha versato in media all’Autorità Nazionale Palestinese 232 milioni di Euro all’anno, senza contare i contributi indiretti passati tramite l’Onu. Un autentico fiume di denaro prelevato dalle tasche dei contribuenti europei, italiani compresi, che si è disperso per conti bancari di tutto il mondo e ha permesso al “padre del popolo” di diventare uno dei grandi miliardari internazionali mentre i suoi “figli” continuano a vivere di stenti. Si comprende come, quando si parla di lotta per l’eredità di Arafat in corso senza esclusione di colpi tra collaboratori e familiari, non si tratti solo di un’eredità politica.
Non è vero che Arafat era un uomo di pace. Certo, si può affermare che non utilizzava il grosso dei fondi europei per finanziare il terrorismo, visto che la parte più cospicua rimaneva nelle tasche sue, della moglie e di una variopinta corte dei miracoli. E tuttavia rimaneva abbastanza per sostenere gli attentati. Due avvocati che rappresentano i i familiari dei morti di nazionalità francese negli attentati suicidi in Israele in una causa davanti al Tribunale di Parigi dove chiedono che si accertino le responsabilità personali del leader palestinese nel terrorismo hanno appena pubblicato presso la casa editrice Albin Michel LE DOSSIER ARAFAT un’impressionante compilazione di documenti che attestano pagamenti sistematici da parte del raìs e dei suoi più diretti collaboratori a terroristi delle Brigate dei Martiri al-Aqsa (la branca laico-nazionalista del terrorismo palestinese, concorrente di quella religiosa di Hamas) e alle loro famiglie.
Emergono anche documenti politici, secondo cui Arafat incoraggiava consapevolmente gli attentati per rendere più difficile una pace che, favorendo una Palestina democratica, avrebbe permesso ai palestinesi di spazzare via il suo regime di corruzione. Non manca neppure qualche sordida storia di coltivazione e commercio di droga, in aggiunta al contrabbando e ai contatti con la criminalità organizzata di mezzo mondo.
Infine, non è vero che Arafat garantisse la Palestina dal caos. Ormai non controllava più gran che. Il caos era già scoppiato non perché gli ultra-fondamentalisti islamici fossero migliori di lui sul piano morale o politico, ma perché gli infiniti scheletri nell’armadio del raìs gli impedivano di condannarli, e tra le sue stesse truppe era scoppiata la guerra per dividersi il tesoro dei quaranta ladroni.
FONTE: http://www.cesnur.org/2004/mi_arafat2.htm
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IL LIBRO DI CUI NESSUNO PARLA
Come spiegare l’esplosione dell’ondata terroristica dopo gli accordi di Oslo ? Esiste un piano d’azione? Quale ruolo gioca Yasser Arafat? Chi decide gli attentati ? Chi li finanzia?
Per rispondere a tali questioni, due giuristi, Karin Calvo-Goller e Michel A. Calvo, hanno condotto in proprio un’inchiesta, in seguito a una denuncia presentata al Palazzo di giustizia di Parigi in merito alla morte di numerosi francesi negli attentati-suicidi palestinesi in Israele.
Grazie ai documenti raccolti da numerose organizzazioni non-governamentali, la realtà della macchina terrorista palestinese viene illuminata da una luce troppo cruda e molto scomoda per la “buona coscienza” occidentale e in particolare europea.
Per l’acquisto, il libro può essere richiesto ad Amazon : http://www.amazon.fr/exec/obidos/AS…8672502-8798519
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Come il terrorismo ha usato i soldi dell’Unione Europea
L’Autorità Palestinese ha usato decine di milioni di dollari ricevuti da donatori quali l’UE per finanziare il terrorismo, mentre l’Arabia Saudita ha donato un totale di 550 mila dollari a più di 100 famiglie di terroristi palestinesi..
Lo si legge nel rapporto intitolato “Il coinvolgimento di Arafat, degli alti funzionari e degli apparati dell’Autorità Palestinese nel terrorismo contro Israele, corruzione e crimine”. Il documento, preparato dai servizi di sicurezza è stato reso pubblico il 6 maggio 2002 dal Ministero degli Esteri israeliano e presentato al Presidente americano Bush in occasione della visita a Washington del Primo Ministro Ariel Sharon.
Compilato per lo più sulla base di documenti sequestrati negli uffici della Amministrazione Nazionale Palestinese di Ramallah, il dossier indica le prove del coinvolgimento e della responsabilità di Yasser Arafat e degli apparati dell’ANP in una serie di attività terroristiche contro Israele.
Secondo il Ministro senza portafoglio Dan Naveh, che ha presentato il Dossier ad una conferenza stampa del 5 maggio, i documenti fornirebbero la prova inequivocabile del coinvolgimento diretto di Arafat negli attacchi terroristici degli ultimi 18 mesi, in quanto “leader supremo” delle Brigate di Al Aqsa, filiazione della sua fazione politica Fatah.
Inoltre il rapporto spiega come centinaia di attivisti di Fatah che operano nel suo braccio armato, Tanzim, e le Brigate di Al Aksa, siano di fatto state pagate con i 9 milioni di dollari in trasferimenti mensili versati dall’UE all’Autorità Palestinese.
I fondi della UE, che secondo il rapporto ammonterebbero a mala pena al 10% del totale dell’attuale budget dell’Autorità Palestinese, insieme ai 45 milioni di dollari al mese provenienti dagli Stati Arabi, sarebbero stati trasferiti ai terroristi dall’Autorità Palestinese “inserendone i nomi nella lista del personale di sicurezza nazionale, nonostante il fatto che questi operino nel quadro delle branche di Tanzim e delle Brigate militari di Al Aksa.”
I documenti direttamente approvati dal leader palestinese e recanti la sua firma includono:
-lo stanziamento di 350 $ per 4 terroristi a Betlemme, firmato il 9 luglio 2001
-lo stanziamento di 600 $ a 3 alti comandanti di Tanzim, compresi quelli coinvolti nell’attacco terroristico alla cerimonia religiosa di Hadera (attacco del 17 gennaio 2002: 6 morti e 35 feriti), approvato il 19 settembre 2001
-trasferimento di 350 $ ad ognuno dei 12 terroristi di Fatah/Tanzim di Tulkarem che avevano partecipato ad attacchi mortali contro israeliani.
Inoltre, un documento non datato preparato dal Capo delle finanze palestinesi Fuad Shubaki e probabilmente approvato da Arafat stanziava 80 mila dollari per la costruzione di un vasto laboratorio per la produzione di armi, incluso un tornio e altri attrezzi per la lavorazione dei metalli necessari nella produzione di armi quali razzi e mortai. Tutte queste armi sono proibite dagli Accordi di Oslo.
Il rapporto contiene anche lettere di ringraziamento scritte da funzionari dell’Autorità palestinese al presidente irakeno Saddam Hussein per il suo sostegno finanziario all’Autorità palestinese.
Contenuti del dossier
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La dimensione ideologia e indottrinamento da parte di alti ufficiali dell’Autorità Palestinese
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Finanze e finanziamenti del terrorismoda parte di membri di ANP
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Gli apparati di sicurezza con cui ANP e Fatah sostengono il terrorismo
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Le Brigate di Al Aksa e Fatah sono in realtà un unico ente sotto la gestione di Yasser Arafat.
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L’approvvigionamento di armi da parte di ANP in violazione degli Accordi Internazionali
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Cooperazione tra ANP e gli Stati sponsor del terrorismo
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Corruzione in ANP
APPENDICE
Caratteristiche delle infrastrutture terroristiche sviluppate da ANP:
Jenin – la capitale di terroristi suicidi.
Nablus -la principale infrastruttura del terrorismo.
Betlemme -ingiustizie verso la popolazione cristiana
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