Aids: ogni due ore c'è un sieropositivo

 AIDS : OGNI DUE ORE C’E’ UN SIEROPOSITIVO

Lo sostiene l’Anlaids (l’associazione dei pazienti), presentando a Roma il XIX° Congresso AIDS e Sindromi correlate che si apre oggi, a Vibo Valentia: “ogni due ore una persona mediamente s’infetta e va ad aggiungersi agli altri 120mila sieropositivi attualmente presenti in Italia”.

I nuovi casi di malattia conclamata, nel primo semestre, sono 443. I malati sono attualmente 21 mila (55 mila dalla scoperta del virus nel 1982, il 62% dei quali è deceduto). La Regione a maggior numero di casi è la Lombardia, seguita da Emilia e Romagna, Umbria, Liguria e Toscana. Campania e Molise presentano un’incidenza quasi dieci volte inferiore alla Lombardia.

Alla conferenza stampa di Roma, il presidente Fernando Aiuti ha detto che il ricorso prudenziale al profilattico sta diventando sempre più un optional e sempre più numerosi sono, fra i pazienti, quelli con i "primi capelli bianchi".

Gianni Rezza, dell’ Istituto Superiore di Sanità, ha posto l’ accento sugli "inconsapevoli untori" ovvero chi non sa di essere infetto e che lo scopre casualmente, evitando fino a quel momento qualsiasi precauzione.

TORNA LA “VECCHIA SIGNORA”

Dopo l’Aids, fra le malattie che avvelenano i piaceri dell’amore, la sifilide è la  malattia sessualmente trasmissibile con il più alto tasso di mortalità, con una incidenza annua di 12 milioni di nuovi malati nel mondo. Nessuno ormai ci fa più caso: parlare di sifilide è come parlare di una malattia che appartiene al passato, almeno nei paesi occidentali. Ma purtroppo non è come si pensa perché è sempre minacciosamente presente. Già da tre anni fa il British medical Journal segnalò ben quattro focolai di infezione in Gran Bretagna ed altri focolai furono segnalati in Francia e negli Usa. Dal 1989 c’è stato un allarmante incremento del tasso di malattia nei paesi dell’Europa orientale, precedentemente appartenenti al blocco sovietico. L’incidenza della malattia era in quesi paesi del 5-15 per 100.000 nel 1990, ed è cresciuta fino al 120-170 per 100.000 alla fine del decennio. Soltanto dal 2.000 al 2001 in Italia si registrava un aumento del 92%, e dal 2001 al 2002 c’è stato un ulteriore aumento del 44%. Ad essere colpiti soprattutto i giovanissimi (ragazzi fra 14 e 16 anni e sieropositivi). Alle origini del fenomeno, insieme all’aumento dei viaggi, c’è la ripresa di comportamenti a rischio. E un calo di attenzione dei medici, che non sanno più riconoscerla. ( cfr. [PDF] Infezioni sessuali, torna la sifilide a Roma ). Pur non contestando il fatto che la sifilide venga trasmessa attraverso il sesso non sicuro, in uno studio pubblicato sulla rivista ‘Nature’” alcuni ricercatori britannici sostengono che le epidemie che finora erano state attribuite a fenomeni sociali, come la rivoluzione sessuale, siano in realtà causate dal declino immunitario della popolazione. ( cfr. La sifilide e la rivoluzione sessuale).

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LA FINE DI MAUPASSANT

Ho preso il mio medico per il collo e gli ho detto: “Imbecille, trova cos’ho o ti spacco”. “La sifilide” mi ha risposto. Confesso che non me l’aspettavo, ero molto turbato, ma alla fine ho detto “Quale rimedio?” Mi ha risposto: “Mercurio e iodurio di potassio”: allora andai da un altro Esculapio che fece la stessa diagnosi (…) Finirà che il mercurio diventerà il mio alimento abituale. I capelli mi cominciano a ricrescere (…) i peli del culo crescono come cespugli (…) Ho la sifilide! Finalmente la vera sifilide! (…) …e ne sono fiero, per tutti i diavoli, e disprezzo più di tutto i borghesi. Alleluja, ho la sifilide, e quindi non ho più paura di prenderla, e mi fotto le puttane, le sgualdrine, e dopo essermele fottute dico: “Ho la sifilide!” Loro hanno paura e io me la rido. (Lettera di Guy de Maupassant a Robert Pinchon, 2 marzo 1877).

Faceva scherzi anche peggiori. Una volta si dipinse una finta ulcera da lue sul glande e la mostrò tronfio all’amante che poi violentò, facendole credere di averla contagiata. Così almeno si legge nel Journal dei Goncourt (1° febbraio 1891), i quali, del resto, da un bel po’ trovavano Maupassant insopportabile (…).

Forse furono proprio stati psicotici da neurosifilide che gli fecero scrivere capolavori dell’horror come Le Horla (1887), così del resto pensava già l’amico Frank Harris (Ma vie et mes amours).

Fosse vero, la malattia avrebbe fatto emergere definitivamente il Maupassant “altro”: “l’inquilino nero” raccontato benissimo da Savinio (Maupassant e l’altro).

L’anno di Le Horla fu davvero quello in cui la testa si ridusse a “una scatola di emicranie” (lett. al dottor Henry Cazalis). – Poi, tra lisi e crisi, inevitabilmente sempre peggio.

Spigolando dalla corrispondenza: 1889 emorragie intestinali “come una partoriente”; 1890, “dopo dieci righe non so più assolutamente quel che sto scrivendo”; dal 1892 inizia il ricovero finale nella casa di cura del dottor Blanche, dove muore diciotto mesi dopo.

In uno degli ultimi delirî farneticava che avrebbe ucciso Dio fottendoLo, e passandoGli così la sua sifilide nera (G. Normandy, La fin de Maupassant).

Facilmente profetico era stato il paterno, e omosessuale sottile, Flaubert: “Giovanotto lubrico, tenete a freno il cazzo e limitatevi alla gioia delle fatiche letterarie” (G. FLAUBERT, Lettres à Maupassant, Paris 1942). Fonte: compagnosegreto.it/N°9/

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