Convertito cristiano, rischia la pena di morte

 ISLAM E LIBERTA’ DI COSCIENZA

 CONVERTITO CRISTIANO, RISCHIA LA PENA DI MORTE

E’ il caso di Abdul Rahman, un cittadino afghano denunciato come apostata dai suoi familiari. Dopo un paio di settimane di carcere, l’infedele è stato portato davanti alla Corte Suprema. Durante il processo a suo carico a Kabul, scrive  AsiaNews, "Rahman ha confessato di essersi convertito 16 anni fa, dopo aver conosciuto un operatore sanitario di un gruppo cristiano che aiuta i profughi afgani in Pakistan". Secondo la stessa fonte, "il pubblico ministero, Abdul Wasi, ha detto di aver offerto all’imputato di cancellare le accuse a suo carico se fosse tornato musulmano, ma Rahman ha rifiutato". Per questo il pm, ha definito il comportamento del cristiano come un  inammissibile attacco all’islam e il giudice Ansarullah Mawlavezada ha quindi spiegato all’imputato che il ripudio della religione islamica è un atto grave di apostasia ( ردة ridda, ارتداد irtidâd), per cui la sharia, su cui la Costituzione afgana si basa, prevede la pena capitale per impiccagione, come richiesto dal pm. "Ha rinnegato l’islam, merita la morte”, ha commentato da parte sua il vice presidente della commissione (statale) dei Diritti Umani, Ahmad Fahim Hakim. “La Costituzione è basata sulla sharia” — ha dichiarato riferendosi alla legge coranica.

Secondo AsiaNews, quanto accade nel tribunale di Kabul "non è altro che l’applicazione della sharia, la legge islamica, su cui si basa la stessa Costituzione del Paese". "L’eventuale condanna a morte – commenta ancora l’agenzia del Pime – non solo preoccupa come violazione di uno dei diritti umani fondamentali, quello della libertà religiosa, ma sarebbe anche un brusco passo indietro, quasi una chiusura, nel cammino del dialogo con l’islam”. La conversione dei musulmani ad un’altra religione è punibile con la morte in Arabia Saudita, Mauritania, Sudan , Iran e ovunque venga instaurata la sharia come chiedono, anche in Europa * , i gruppi fondamentalisti. Altri paesi islamici, come l’ Algeria o come l’Egitto, colpiscono i convertiti con  privazione dei diritti civili.

  Si tratta di una profanazione delle fondamentali libertà dell’uomo, che implica islam e libertà di coscienza, un nodo non risolto all’interno dell’islam.

Nel caso di Abdul Rahman Italia e Germania non sono rimaste a guardare in silenzio . E il ministro degli Esteri Gianfranco Fini, intervenendo alla trasmissione di Canale Italia «Il tappeto volante» ha annunciato di avere « ragionevoli motivi per dire che non verrà eseguita la sentenza del cittadino afghano convertitosi al cristianesimo che potrebbe essere condannato alla pena capitale per apostasia».

 * Nota . "Colui che abbandona la sola vera religione dev’essere condannato a morte. Il peccatore avrà tre giorni di tempo per pentirsi, dopodichè la condanna diverrà esecutiva." Così si è espresso l’imam di Jönköping in una intervista rilasciata al quotidiano svedese "Expressen". Secondo un hadith poco attendibile a cui si rifanno i radicali, quello di ‘Ikrimah, Maometto avrebbe detto: “Chi cambia religione, uccidetelo”.

Abdul, un simbolo dei diritti di tutti di Magdi Allam – Corriere

Dobbiamo salvare non un Abdul Rahman, ma tutti gli Abdul Rahman: solo così ci salveremo tutti.

Affermiamo ad alta voce il diritto dei musulmani a convertirsi. Cominciando da casa nostra. Giorgio Paolucci e Camille Eid nel saggio I cristiani venuti dall’Islam, Storie di musulmani convertiti (Piemme, 2005), rivelano che in Italia tanti ex musulmani sono costretti a celare la loro fede cristiana e a praticare segretamente il culto cristiano perché rischiano la vita. È del tutto evidente che se non siamo in grado di garantire un diritto fondamentale di libertà personale ai musulmani in Italia, non lo potremo mai assicurare agli afghani”.

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Aggiornamento

Rahman salvo: è in Italia. Almeno lui…
korazym.org – 29 mar 2006

LIBRI

 A morte in nome di Allah – I martiri cristiani dalle origini dell’islam a oggi (Piemme)

  • Ai massacri ufficiali commessi sotto l’impero ottomano a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento si sono sostituiti quelli compiuti da gruppi fondamentalisti più o meno con la complicità del governo, come è avvenuto in Indonesia e a Timor Est. Semmai, oggi i casi vengono denunciati più in fretta e non sempre possono essere commessi impunemente. Certi governi, come quello pakistano, sanno di essere sotto osservazione e cercano di circoscrivere il fenomeno”.

 Prigionieri cristiani si fanno decapitare dai Saraceni (Les Livres du Graunt Caam, XIV sec. )

  • Dall`espulsione dei cristiani yemeniti sotto i primi califfi dell`islam fino ai martiri del XX secolo: i trappisti del monastero algerino di Tibhirine, mons. Claverie, i cristiani del Sudan, della Nigeria, dell`Egitto, dell`Indonesia, del Pakistan. Attraverso le pagine più cruente, il racconto delle tragiche vicende dei cristiani uccisi in nome di Allah nei secoli: un martirio che ha visto cadere uomini, donne, sacerdoti, monaci, missionari e talvolta anche bambini. La storia si estende anche ai fenomeni caldi dell`attualità: l’intolleranza dei regimi integralisti, gli attentati e le persecuzioni a danno delle comunità cristiane dei Paesi islamici. Quattordici secoli di islam, quattordici secoli di martirio cristiano. Con la sua narrazione globale, estesa nel tempo e nello spazio, degli atti dei martiri in terra musulmana, questo libro di Camille Eid è una prima assoluta. E` la storia della travolgente espansione del dominio islamico, e poi dei suoi splendori di civilizzazione, e poi del suo declino narrata da un punto di vista decisamente alternativo e non convenzionale.

                     (dalla prefazione di Sandro Magister)

Recensioni

Roberto Beretta – Il Timone  Luglio/Agosto 2004

Antonio Socci – Il Giornale 17 / 4 / 2004

Marina Corradi  – Tempi nr 26  24 / 6 / 2004

Giorgio Paolucci – Avvenire  15/ 4 / 2004

 

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